Versione solo testo di {Girodivite - Segnali dalle citta’ invisibili}

News e informazioni dalle città invisibili. Spazi liberi e autogestiti. Dal 1994 sul web.


Indice principale:

Articoli

Brevi

Articoli recenti

Rubrica : {Flash}

Persone: Alvaro Vitali, caratterista

Il mercoledì 25 giugno 2025 di redazione cinema

Alvaro Vitali, uno degli attori più noti della cosiddetta “commedia sexy all’italiana” degli anni Settanta e Ottanta, celebre soprattutto per aver interpretato il personaggio di Pierino, è morto a 75 anni. La scorsa settimana la moglie Stefania Corona aveva fatto sapere che era ricoverato da due settimane per le complicazioni di una broncopolmonite, ma poi era uscito dall’ospedale. Il suo manager fa sapere che è morto per un infarto.

Vitali era diventato un volto molto popolare del cinema comico italiano grazie a decine di film in cui interpretava personaggi grotteschi e spesso volgari. Il suo stile era diventato familiare a un pubblico larghissimo soprattutto tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, un periodo in cui le commedie puntavano su gag demenziali e slapstick (cioè che coinvolgono la fisicità dei personaggi), doppi sensi e su un umorismo piuttosto esplicito.

Oltre ai film della serie di Pierino, Vitali collaborò con alcuni tra i più attivi registi della commedia sexy all’italiana, come Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini, Bruno Corbucci e Ninì Grassia; recitò spesso accanto ad attrici che oggi sono diventate un simbolo di quel filone, come Edwige Fenech e Gloria Guida.

Nato a Roma il 3 febbraio 1950, Vitali esordì al cinema grazie a Federico Fellini, che lo notò durante un provino e lo scritturò per alcune piccole parti: fece il suo debutto in Satyricon (1969), in cui interpretava un giovane servitore in una delle scene ambientate durante i banchetti dell’antica Roma. Fellini lo richiamò poi per I clowns (1970) e Amarcord (1973).

Negli stessi anni, Vitali lavorò anche con altri registi attivi nel cinema comico e popolare, come Sergio Martino, Giuliano Carnimeo e Steno, spesso in film meno esplicitamente legati alla commedia sexy ma comunque costruiti su meccanismi simili.

Nel 1981 il regista Marino Girolami lo scelse per interpretare il personaggio di Pierino, lo scolaro sboccato e dispettoso che ricorre in molte popolari barzellette italiane, nel film Pierino contro tutti.

Fu il suo primo ruolo da protagonista, e quello che definì più di ogni altro la sua carriera: Vitali lo interpretò in altri cinque film, tutti di buon successo, ottenendo una grande popolarità.

L’immagine dello scolaretto adulto con il grembiule blu, la voce stridula e le battute sguaiate si radicò moltissimo nell’immaginario del pubblico, al punto che Vitali finì per essere identificato con quel personaggio per il resto della sua carriera. In diverse occasioni lui stesso raccontò che, anche quando recitava in altri film, continuava a essere visto sempre e soltanto come Pierino, e che distaccarsi da quel ruolo diventò sempre più difficile. «Vedo altri amici a cui offrono ruoli diversi, a me invece non hanno mai proposto niente. Per loro potevo essere solo Pierino», disse per esempio in un’intervista al Corriere della Sera di qualche mese fa.

Con la fine del successo della commedia sexy all’italiana, Vitali ebbe sempre più difficoltà a trovare nuovi ruoli. Negli anni Novanta e Duemila lavorò soprattutto in televisione, partecipando a programmi comici come Striscia la notizia e La sai l’ultima?, portando in giro piccoli spettacoli teatrali ispirati al personaggio di Pierino ed esibendosi come comparsa comica nei matrimoni. Nel 2009 tentò anche di rilanciare il personaggio di Pierino con un nuovo film: avrebbe dovuto intitolarsi Pierino torna ancora, ma alla fine le riprese furono annullate.

Negli ultimi anni aveva ottenuto qualche parte secondaria in qualche film comico, ma senza ottenere grandi riscontri: la sua ultima apparizione di un certo rilievo era stata in una puntata della serie Vita da Carlo, diretta e interpretata da Carlo Verdone.

Fonte: Il Post.


Addio ad Alvaro Vitali, il Pierino del cinema italiano

L’attore aveva 75 anni. Scoperto da Federico Fellini, raggiunse la notorietà con le commedie sexy all’italiana

Addio ad Alvaro Vitali. L’attore romano è morto oggi all’età di 75 anni. Era stato ricoverato in ospedale due settimane fa per una broncopolmonite recidiva.

Famoso per le commedie sexy all’italiana in particolare negli anni ‘70 e ’80, aveva recitato anche con Federico Fellini.

Fu proprio il grande regista riminese a scoprirlo durante un provino. L’esordio cinematografico nel 1969 con una piccola parte in "Fellini Satyricon" poi ancora in “I clowns” e “Roma”. Poi recitò in “Polvere di stelle”, diretto e interpretato da Alberto Sordi, e ancora con Fellini in “Amarcord”.

Dalla metà degli anni ‘70 comincia a partecipare a quelle che furono poi definite le commedie sexy all’italiana. Questi film gli danno notorietà e diventa protagonista di una serie di pellicole in cui interpreta Pierino: esattamente il personaggio immaginario che storicamente compare in numerose barzellette della tradizione italiana. Tra i film ricordiamo “Pierino contro tutti” e “Pierino colpisce ancora”.

Con la fine dell’epoca di quel tipo di commedie, Vitali passa un periodo di diversi anni lontano dai riflettori per poi tornare in televisione, in particolare con l’imitazione di Jean Todt, all’epoca direttore sportivo della Ferrari.

Di recente, Vitali aveva rivelato in tv di soffrire molto perché proprio quest’anno era finito il matrimonio, durato 27 anni, con Stefania Corona.

Fonte: RaiNews.


Alvaro Vitali, non solo attore della sexy commedia all’italiana

Si è spento nella sua Roma all’età di 75 anni, era stato ricoverato due settimane fa per una broncopolmonite recidiva

Un volto legato in modo indissolubile alla commedia all’italiana, anzi a quel filone definito sexy che oggi sarebbe considerato politicamente scorretto. Pochi ricordano però che Alvaro Vitali ha esordito, seppur con una piccola parte, con un grande regista come Fellini nel film Satyricon. Compare anche in Roma e Amarcord e nel film Polvere di stelle diretto e interpretato da Alberto Sordi.

Alvaro Vitali si è spento nella sua Roma all’età di 75 anni, era stato ricoverato due settimane fa per una broncopolmonite recidiva. Il suo personaggio più famoso era Pierino, quasi il suo alter ego. Dopo il tramonto dellre commedie sexy, era tornato sulle scene come imitatore in TV , sfruttando la somiglianza con Jean Todt, allora direttore della scuderia Ferrari. In tempi recenti si è parlato di lui per uno scambio polemico con la ex moglie Stefania Corona.

Fonte: RaiNews.


{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Libri e idee}

La Passione durevole e Costanzo Preve

Il mercoledì 25 giugno 2025 di Salvatore A. Bravo

Ci sono testi che svelano e rilevano in modo indiretto il problema onto-metafisico in cui siamo implicati. Uomini senza passione governano il pianeta, il potere e il senso di onnipotenza con operazioni di guerra valutate in modo autoreferenziale ”spettacolari” (Trump) sono il segno del vuoto di senso dell’Occidente.

Lo spettacolo minaccia di condurci verso uno scontro atomico senza ritorno, nel frattempo circa un migliaio di esseri umani hanno perso la vita nello scontro tra Israele-USA e Iran, mente a Gaza il genocidio continua a consumarsi nel silenzio mediatico abbagliato, è il caso di dire, dalle operazioni militari in Iran. La politica, passione sociale ed etica, è stata sostituita con il suo surrogato più squallido: la logica del dominio che diventa aggressività nichilistica incapace di “pensare le conseguenze” sociali, politiche e ambientali della guerra divenuta “spettacolo”.

Non c’è progettualità e dinanzi alla fine della potenza economica capitalistica si reagisce con la violenza, in quanto la dimensione della politica si è inabissata nell’irrazionalità del pan-economicismo oligarchico. Uomini senza passione per l’umano e senza amore per il proprio popolo governano il pianeta. A questi uomini che Nietzsche definì “ultimi uomini”, si contrappone la resistenza silenziosa degli uomini dalla “passione durevole”. Costanzo Preve ne fu un esempio intramontabile. Egli dedicò un testo alla Passione durevole, che non è un semplice testo, ma è l’oggettivazione della vita nel senso alto e nobile della parola.

La Passione durevole di Costanzo Preve è molto più che un semplice saggio di filosofia. Ne “La passione durevole” c’è l’anima carnale del “filosofo e di ogni essere umano che non si piega fatalmente alla società dello spettacolo” e che non reagisce alle congiunture della storia, ma che agisce su di esse mediante il bilancio critico dell’esperienza comunista sporgendosi, così, verso il “nuovo”. La passione durevole è vocazione filosofica che attraversa le intemperie della storia e delle vicissitudini personali senza disperdersi in inutili “giri e raggiri di vuote parole”.

Il leitmotiv del testo è la ricerca di nuovi processi in grado di condurre verso il comunismo libertario e solidale. Il filosofo torinese non si lascia abbagliare e traviare dalla “caduta” del comunismo reale, perché guarda in pieno volto la medusa della storia.

Costanzo Preve è “filosofo di razza”, per cui sa bene che la dimensione teoretica è condizione imprescindibile per la prassi. Teoria e prassi devono essere in fecondo connubio. La teoria necessita del livello organizzativo per saggiare la solidità teoretica, pertanto bisogna preparare il “nuovo” mediante il lungo lavoro dello spirito, senza il quale l’organizzazione si disfa in tatticismo privo di prospettiva e di strategia. Il “nuovo” è generato dalla passione durevole.

Il saggio riporta tre citazioni nell’introduzione di György Lukács. La prima ci riporta alla sorgente della filosofia: la passione durevole (l’espressione è di György Lukács), la quale è vocazione che resiste al tempo della giovinezza, sitibonda di giustizia e volta al comunismo che non si limita all’età giovanile, ma diviene senso della ricerca filosofica, penetrando ogni strato dell’anima e del corpo vissuto. Solo essa consente la libertà creativa e critica dalle strutture di potere e di dominio, posizionandosi, in tal modo, in un’area di libertà divergente, in cui “il capire”, è più importante che “l’appartenere”.

Coloro che sono mossi dalla profondità del “sentire pensato” non sono aggiogati alle strutture di potere, ma sono “spiriti liberi senza solitudine”; tale libertà permette loro di oltrepassare le cristallizzazioni ideologiche, per “osare il nuovo”. La rigenerazione del comunismo è possibile solo se è viva la radice profonda che tutto muove, ovvero la passione durevole: è questa la sorgente che fugge dalle maglie della gabbia d’acciaio dei disincanti, per ritornare nella storia senza la zavorra di “ingombranti nostalgie”. Generare il “nuovo”, dunque, è questa la vocazione della filosofia: ciò è possibile, in quanto i filosofi setacciano la realtà storica al filtro della coscienza critica, facendo emergere ciò che nella storia resta normalmente latente. Il comunismo non è stato sepolto dal crollo del Muro di Berlino: similmente, la filosofia non è esperienza antiquaria, prosciugata dal pensiero debole, né si esaurisce in una sequenza di pensatori e di concetti, ma al contrario è attività, è interalità di teoria e prassi in movimento.

Costanzo Preve da “filosofo” coltivò la passione per la verità senza la quale il comunismo è fragile ed esposto a veloci adattamenti del potere. Il comunismo non è riducibile a leggi economiche, è la verità della natura-eccellenza umana. Senza passione per la verità non vi è comunismo, ma una lugubre copia del medesimo. Con la caduta dei miti del “comunismo reale”: la borghesia al timone del sistema capitalistico, il proletariato classe universale e rivoluzionaria e la scansione stadiale della storia. La ricerca della verità permette di smascherare i miti del comunismo reale. La borghesia è soggetto sociale caratterizzato dalla coscienza infelice, mentre il capitalismo si riproduce in modo anonimo. Borghesia e capitalismo non sono sovrapponibili. Il proletariato, inoltre, non è mai stato classe rivoluzionaria [1]:

“Io con tutto il rispetto che ho per la classe operaia, ho fatto l’operaio anche io in Germania e così via, il rispetto che figuriamoci la ritengo una delle classi più incapace della storia e assolutamente più incapace dei contadini egizi o sumeri o così via, per una ragione molto precisa, se vuoi te la dico. La ragione fondamentale è questa, che mentre gli artigiani e i contadini sono in possesso delle tecniche di riproduzione lavorativa di quello che fanno, cioè il contadino sa cosa sta facendo, già non lo sa, l’operario deve andare in fabbrica e affidarsi all’ingegnere e al tecnico e al di fuori di questo non può fare nulla, dunque per sua stessa natura deve delegare le sue necessità e le sue affermazioni di potere a un ceto separato, a differenza di come credono i troschisti che pensano che la burocrazia sia una escrescenza patologica, quello che viene chiamato burocrazia è semplicemente la forma naturale con cui una classe socialmente impotente può affermarsi”. La ragione fondamentale è questa, che mentre gli artigiani e i contadini sono in possesso delle tecniche di riproduzione lavorativa di quello che fanno, cioè il contadino sa cosa sta facendo, già non lo sa, l’operario deve andare in fabbrica e affidarsi all’ingegnere e al tecnico e al di fuori di questo non può fare nulla, dunque per sua stessa natura deve delegare le sue necessità e le sue affermazioni di potere a un ceto separato, a differenza di come credono i troschisti che pensano che la burocrazia sia una escrescenza patologica, quello che viene chiamato burocrazia è semplicemente la forma naturale con cui una classe socialmente impotente può affermarsi”.

Il proletariato ha introiettato nella sua storia la dipendenza dai capi e capetti che nelle fabbriche gestivano le tecniche di produzione, mentre contadini e artigiani possedevano le tecniche di lavoro, ed è questa loro autonomia che ha favorito l’impeto rivoluzionario del mondo contadino.

Lo spazio emancipato dalla “burocrazia rossa” con le sue liturgie ideologiche e i suoi miti è possibilità di un nuovo inizio. La caduta dei miti che hanno sostenuto la narrazione comunista non conduce il filosofo nell’abisso dell’adattamento al nuovo corso della storia, ma raccoglie la sfida per intraprendere il personale percorso filosofico fuori dagli schemi precostituiti per ricercare nuovi sentieri orientati verso il comunismo. Nella cornice dominata dal “pensiero debole” riaffermò “il pensiero forte”.

Il “pensiero forte” fonda la verità senza dogmatismi e burocrazie timorose di “contaminazioni”. Senza fondazione metafisica nessun pensiero politico o filosofico può resistere e avanzare per affermarsi nel dinamismo della storia. Il pensiero forte non implica obbedienza e sudditanza, come spesso la società del politicamente corretto enuncia, in modo da inoculare preconcetti e rifiuti irriflessi verso la verità, ma è processo maieutico con il quale il soggetto liberamente si emancipa dall’errore ideologico. Solo in questo contesto “il comunismo” può riattivare la “speranza razionale” nel futuro. Il presente, in tal modo non è solo lo spazio e il tempo della resilienza, ossia della passività dei sudditi che debbono fatalmente accettare “l’eternizzazione dello stato presente”. Il pensiero forte è partecipazione, è forza passionale e razionale che entra nella storia per renderla conforme al concetto di ”genere”, ovvero dell’umanità che conosce se stessa e si umanizza oltrepassando i processi di reificazione. L’astratto è la biologicità dell’essere umano che attende di diventare concreta con il genere, mediante i processi dialettici di riconoscimento di sé attraverso la relazione con l’alterità:

“Senza attingere il livello della genericità, divenuto oggi storicamente possibile con il costituirsi del marxismo critico come pensiero mondiale nuovo, il rapporto fra singola persona e specie umana complessiva diventa impossibile, in quanto risulta mancante del momento della lotta contro le estraneazioni sociali, sede storicamente determinata della appropriazione privata della natura da parte dell’uomo. L’uomo si costituisce appunto in genere (e la specie non è appunto che il genere astrattamente «muto», che si dà direttamente nella sua biologicità non mediata dalla autoconsapevolezza storica e sociale) in quanto lavora e parla, e in quanto costruisce sempre nuovi e irreversibili livelli dell’essere sociale che diventano il suo «habitat» storico e culturale” [2].

La passione anticapitalistica nella contingenza storica connotata dal crollo del comunismo e dal totalitarismo del liberismo alienante non conduce alla disperazione coloro che pensano l’esperienza storica in cui sono implicati. Ancora una volta si pone “la domanda”, terribile ma imprescindibile, di Lenin: Che fare? Essa interpella la teoria, in primis, e la prassi e non si limita a registrare criticamente i dati e i fatti, ma propone risposte da condividere socraticamente. Il Che Fare è posto da Costanzo Preve nella consapevolezza della complessità e della problematicità del nostro tempo storico, per cui la domanda assurge anche a ruolo di “catalizzatrice di forze” che si ritrovano nel comune progetto comunista. Le passioni tristi del fatalismo sono così vinte dalla prassi della speranza che fonda con la verità legami politici e comunitari di resistenza e di emancipazione delle coscienze:

“È difficile oggi scrivere un Che fare? Forse è possibile, ma lo scrivente non ne è certamente capace. In prima approssimazione, è possibile dire che occorre compiere insieme, e contestualmente, un’operazione culturale (un rinnovamento radicale del marxismo), un’operazione antropologica (un nuovo tipo di militante comunista, un’operazione organizzativa (un nuovo tipo di casa comune dei comunisti). Queste tre operazioni devono in realtà essere condotte insieme, e la loro distinzione è qualcosa di necessariamente astratto e scolastico” [3].

Il “Che fare” deve scandagliare le ragioni profonde e archeologiche della crisi del comunismo, per rigenerarlo nel “nuovo”. Non è un’operazione elementare, poiché bisogna ricercare le ragioni del crollo analizzando i presupposti metafisici e storici del comunismo. Il marxismo va così riattualizzato nell’alveo di un nuovo contesto storico, e le categorie marxiane e marxiste devono tingersi della realtà storica in cui vanno calate affinché, con la decodifica di ciò che è stato, possano rifondare il comunismo:

“La relativizzazione del marxismo è invece a tutti gli effetti una sua storicizzazione materialistica che deve individuare le ragioni storiche delle sue crisi e delle sue discontinuità” [4].

Per uscire dalla gabbia d’acciaio del disincanto organico incentivato e sostenuto dal liberismo con l’edonismo senza cuore e con il cretinismo dello specialismo, l’approccio non può che essere olistico e materialistico, poiché, con il metodo d’analisi che ricompone la struttura e la sovrastruttura in un unico plesso razionale mediante l’ontologia dell’essere sociale, il soggetto riconquista la sua umanità. Non è più sussunto alle forze fatali della storia, ma diviene soggetto politico. È questa un’operazione disalienante, che può rappresentare l’inizio di una nuova faticosa emancipazione verso il comunismo libertario. Ed ecco che il motore nascosto di tale prassi che trasforma la storia è proprio la passione durevole, senza la quale si resta inchiodati ai “processi anonimi” di riproduzione del capitalismo e si cade nella trappola ideologica delle “sinistre arcobaleno”.

La vocazione filosofica pensa i processi di logicizzazione eccessiva che hanno irrigidito il comunismo nel fatalismo stadiale, per riportarlo alla multilinearità della storia. Solo la passione durevole può accettare la sfida della multilinearità della storia, per orientarla verso la democrazia radicale, nella quale l’individualismo ceda il passo all’individualità relazionale e partecipativa.

Il comunismo è possibilità latente che attende di essere definita in nuovi modi e formule rispondenti al presente e con i quali riappropriarsi dei chiavistelli della storia, ora apparentemente serrata, a causa dell’incombere del “pensiero debole”.

Insomma, alle passioni tristi del capitalismo assoluto si deve contrapporre la passione durevole.

É una regressione generale quella a cui assistiamo, fatale e letale, presentata come il prezzo da pagare per l’espansione del PIL, ma si occulta il dato mortifero: intere generazioni sono cancellate dall’olocausto mediatico. Intere generazioni depoliticizzate vivono il loro arco esistenziale come consumatori, sconosciute a se stesse e dunque reificate. Le passioni tristi sono la grammatica emotiva del capitalismo, sono finalizzate alla soddisfazione delle inquietanti e turbinose esigenze del mercato. É in atto una guerra culturale contri i popoli che bisogna riconoscere e decriptare nel suo potere infiltrante per riprendere il cammino della storia. Il pensiero debole è parte del dispositivo di guerra e di conquista delle menti e dei corpi. Le passioni tristi si possono definire solo alla luce razionale della passione durevole, essa la si può compiutamente esprimere con il termine tedesco Bestimmung, che per l’appunto significa passione durevole, vocazione, determinazione. La passione durevole si connota per il dialogo socratico, la sua profondità non ha confini, per cui l’atto della parola è portatore di rigenerazione continua. È vita che si rinnova nella storia e nella progettualità. La meraviglia filosofica, thauma (ϑαῦμα), è stupore dinanzi alle profondità infinite dell’essere umano che accoglie l’universo storico da rigenerare e di cui aver cura attraverso la prassi dialogica e comunitaria.

Passione durevole e filosofia coincidono fino a confondersi e fondersi, essa è fonte progettuale di resistenza anticapitalistica. Le passioni tristi sono invece l’addomesticamento nichilistico ad una mortifera pedagogia adattiva, che rende l’essere umano anonimo e interscambiabile, negandone il “genere” (cfr. citazione precedente). Il sistema si autoriproduce sulla leva delle passioni tristi e sulla “compiuta peccaminosità” e pertanto la passione durevole è il varco mediante il quale l’umanità può riappropriarsi della sua essenza storica:

”Il primo filosofo moderno che mette la gioventù in quanto tale al centro del suo sistema filosofico è Fichte, che usa la metafora del «ringiovimento» (Verjungen) per indicare il rinnovamento emancipativo della società, ed individua nella gioventù come categoria sociale il suo soggetto storico capace di portarci fuori dall’epoca della compiuta peccaminosità. Oggi tutto questo può sembrare illusorio e “romantico”, ma non bisogna dimenticare che la gioventù di cui parla Fichte non aveva vissuta un’infanzia all’ombra della play-station e dei modelli di consumo televisivi, un’adolescenza in una scuola degradata, ed un’incipiente maturità in un contesto di lavoro salariato flessibile e precario. In altre parole, ed usando una terminologia marxiana, Fichte non poteva neppure immaginare che cosa sarebbe potuto avvenire in un’epoca di sottomissione crescente del lavoro al capitale e di approfondimento orizzontale (la globalizzazione) e verticale (la manipolazione capillare) del modo di produzione capitalistico. [5]”

Il lavoro filosofico, può sembrare ingrato, in quanto le verità filosofiche non conoscono l’immediatezza della verifica. Le verità filosofiche non riconosciute nell’immediato dal contesto storico e sociale fioriscono successivamente, quando le congiunture storiche sono favorevoli, per questo spesso i filosofi vivono la loro esperienza di senso oggettivo in dolorosa contraddizione con la realtà storica. Per resistere a tali avversità, essi si nutrono da una fonte inesauribile e che sfugge ai processi parossistici del dominio: la passione durevole e questo fu proprio il caso di Costanzo Preve:

”Iniziamo dall’analisi di quella particolare disperazione, che potremo chiamare disperazione del filosofo. L’atleta non si dispera, ma perde oppure vince. L’imprenditore non si dispera, ma ha successo e si arricchisce oppure va in fallimento e perde tutto. Il ricercatore scientifico non si dispera, ma verifica le sue ipotesi, oppure vi rinuncia e sceglie un’altra strada. Il filosofo, invece, è quella peculiare figura che da un lato è spesso convinta di aver colto la “verità” della totalità sociale in cui vive, ma non potendo dimostrarla né con metodi scientifici (Galileo), né con metodi argomentativi (Habermas), e restandone tuttavia convinto, si dispera necessariamente per la sua penosa impotenza. Il problema sta allora nel modo in cui si elabora questa impotenza, dal momento che – come dice giustamente Lukács – «ci si dispera assai presto quando l’enunciazione di certe verità produce solo un’eco molto limitata» [6].

Costanzo Preve ebbe sempre la lucida chiarezza che verità ed esattezza non sono sovrapponibili. L’esattezza è tipica del metodo scientifico, per cui la filosofia deve essere fedele alla propria finalità epistemica. La passione durevole fu, per lui, occasione per difendere la specificità della filosofia dalla mediocrità di coloro che, pur dichiarandosi filosofi, abiuravano al metodo filosofico per imitare la scienza e il suo metodo. Il filosofo che “mima la verità scientifica” è portatore di un palese complesso di inferiorità e cercherà di adattare, senza successo, la filosofia alle scienze. Nell’imitazione c’è lo svelamento delle passioni tristi che abitano nelle Facoltà di Filosofia e che trasmettono una forma di sapere depotenziato della sua carica rivoluzionaria. Se si cade in questa trappola, la passione durevole corre un grave pericolo, in quanto si esige dalla filosofia ciò che essa “non è”, ciò alimenta un senso di frustrazione e d’impotenza, d’altra parte battere la via che conduce a posizioni di “aristocratico isolamento” è egualmente debilitante. Le “anime belle” sono sempre in odore di mediocrità. La passione durevole non si lascia catturare da tali inganni, poiché ha la limpida consapevolezza del metodo filosofico:

”La filosofia se la ride di Popper, Lakatos o Feyerabend. Si commette quindi un errore, quando si comincia a dubitare della propria visione filosofica, necessariamente indimostrabile con i metodi della fisica, perché raccoglie solo un’eco molto limitata. Dall’altro, si può cominciare a pensare che ciò che noi diciamo sia giusto, ma che il mondo esterno sia troppo coglione e corrotto per capirlo. In sostanza, al mondo ci sarebbero soltanto pochi saggi, cioè noi stessi ed i nostri più stretti sodali. Questa via, che definirei paranoico-nicciana, può soltanto portare alla distruzione fisica di chi la pratica. Dal momento che il buon senso è relativamente diffuso nel mondo, pur consentendo che il buon senso è quasi sempre l’ultimo dei metafisici, perché baluardo della «pseudo-concretezza» (Kosík), è storicamente poco probabile che nel mondo gli unici saggi siamo noi ed i nostri sodali. Bisogna quindi percorrere un’altra via” [7].

Essa consente di chiarire la differenza sostanziale tra ideologia e filosofia, la prima è gestita da burocrazie depositarie di “verità indiscutibili”, di cui conoscono linguaggi e protocolli con cui innalzano barrire per i “non addetti”. L’ideologia è il particolare che resiste all’universale; l’atteggiamento ideologico è difesa di interessi lobbistici o semplicemente di modelli di vita mai mediati dal concetto. L’ideologia è la cinta di trasmissione della riproduzione dei modi di produzione e dunque della sussunzione formale e materiale. Essa lavora per impedire il logos sokraticos e ogni forma di emancipazione comunitaria, è la corrente fredda del pensiero, oggi espressa compiutamente dall’economicismo. La passione durevole è la resistenza attiva, è l’autocoscienza che mentre rischia la marginalità sociale diventa il substrato dinamico del nuovo:

”La «passione durevole» per il comunismo, o se si vuole per la critica al capitalismo, presuppone dunque – per esistere e per essere coltivata e sviluppata – che ci si renda conto che essa da un lato coincide con il percorso della nostra vita umana concreta, necessariamente e fatalmente breve, ma che dall’altro essa è ideale, nel senso che va al di là della nostra stessa vita umana. Del resto, si tratta dello stesso concetto di «immortalità» presente in una lettera di Antonio Gramsci a sua madre, che era cattolica e non certo “marxista”, e il marxismo lo aveva probabilmente solo sentito nominare. Il marxismo è quindi idealismo non solo nel senso della scienza filosofica “tedesca” delle lettere di Marx ad Engels ed a Lassalle, ma in questo senso ben preciso. Mi rendo conto che questo provocherà una smorfietta epistemologico-positivistica nel marxista medio, ma non so proprio che cosa farci” [8].

Se l’abitudine all’adattamento prevale, il disincanto con il suo potere depressivo è dietro l’angolo. Ma il disincanto attende anche i comunisti che hanno creduto nella teoria del “crollismo”. Il comunismo, fatalmente, secondo le leggi del materialismo dialettico doveva realizzarsi. Il capitalismo sarebbe dovuto crollare fatalmente, ma al contrario, oggi, gode di buona salute. Molti rivoluzionari si sono riconvertiti velocemente dimostrando la fragilità della loro passione per il comunismo. La gabbia d’acciaio e il crollismo hanno messo alla prova col ferro e col fuoco la motivazione alla lotta perenne per il comunismo.

Costanzo Preve, dobbiamo dargliene atto, ha posto la passione per il comunismo a fondamento e al di sopra dell’esperienza storica. La chiarezza della verità e la ragion critica sono state il fondamento della sua ricerca filosofica e ciò gli ha consentito di non lasciarsi deviare dalle contingenze storiche. La fondazione metafisica è l’architrave della buona politica, non si è sudditi delle tempeste della storia, se la teoria è ben solida e nutre la prassi. D’altra parte la passione durevole non è un miracolo, essa si forma e si rafforza mediante la razionale fondazione della verità, è una pratica che rinverdisce con l’esperienza vissuta.

La crisi ha fatto emergere “il ventre molle del comunismo”. Costanzo Preve non ha deviato dal suo percorso, ha ricercato nuovi sentieri per giungere al comunismo. La sua solitudine, liberamente scelta, non è stata abitata dalle passioni del disincanto. La passione durevole è lo scudo che protegge dalle passioni tristi e dal disincanto, è il salvavita che consente di non essere fagocitati dai dispositivi di omologazione. Il binomio disincanto- passioni tristi è l’alfabeto emotivo del liberismo, il cui fine è vincere ogni resistenza a prescindere dalla cultura, dal censo, dal ruolo che si ricopre, è l’acido esiziale che ha il compito di corrodere la motivazione alla lotta. “Sii niente e non avrai paura” è il suo imperativo. Ad esso la passione durevole risponde non limitandosi alla critica, ma proponendo nuovi processi storici da sperimentare:

“Se scartiamo l’ipotesi di ricostruzione dopo il diluvio di un partito socialdemocratico classico, di un partito bolscevico, marxista leninista, e infine di un partito «nuovo» togliattiano, resta forse in piedi l’ipotesi di una struttura più leggera di tipo neocomunista, una sorta di lega democratica dei comunisti. Parlando di «struttura leggera» non alludo affatto come oggi è di moda, a un movimento di opinione (che viene chiamato «leggero» perché sostituisce i massmedia alle vecchie cellule e alle vecchie sezioni, come se la manipolazione dei media non fosse invece «pesante» come una montagna), oppure a un’organizzazione dotata di un «pensiero debole» (come se l’idea della fine del comunismo tipica del «pensiero debole» non fosse l’idea più forte prodotta dal capitalismo negli anni Ottanta). La «struttura leggera» di una nuova lega democratica di comunisti deve invece puntare sia su un pensiero forte, anzi fortissimo (marxismo rivoluzionario adeguato all’epoca) sia sull’organizzazione diretta e militante dei lavoratori e degli sfruttati. La sua «leggerezza» dunque, è una modalità della moderna guerra di posizione contro il capitalismo, che i soggetti sociali oppressi conducono oggi con un’altissima capacità di autoorganizzazione e di coordinamento flessibile” [9].

La ricerca filosofica non è un vuoto ciarlare o critica mordace fine a se stessa, essa è percorso veritativo, è passione per la verità da tradurre in prassi politica. Costanzo Preve ha mantenuto fede all’XI Tesi su Feuerbach, per la quale la filosofia non deve solo contemplare il mondo, ma anche trasformarlo: pertanto, solo la “passione durevole” è autenticamente rivoluzionaria e non è mai paga di ricercare, malgrado le condizioni strutturali avverse della storia. Tirando le fila, la rivoluzione necessita per affermarsi di “pensiero forte”, a cui corrisponde “la passione durevole”. Nel mondo umano le circostanze storiche devono essere pensate, concettualizzate e ascoltate nella loro terrifica veridicità, affinché il progetto comunista possa essere “possibilità reale”. La caduta del Muro di Berlino, sembra dirci Costanzo Preve, non deve intimorirci, ma richiede “più passione e più impegno” al fine di rimettere in moto i processi storici. Non vi è mai “la fine della storia”, ma un nuovo cominciamento è sempre possibile, esso non cancella il passato, ma lo risemantizza dialetticamente per riorientarsi dopo la “caduta”.

Il saggio di Costanzo Preve è di ausilio agli uomini e alle donne che non si sono lasciati turlupinare e saccheggiare dalla potente macchina d’azione del capitalismo, che erode il pensiero forte e le passioni per compensarle con le illusioni dell’individualismo amorfo. Il disincanto non è l’ultima parola, ciascuno di noi è chiamato a vivere la “passione durevole” e a coltivarla, e uno dei modi possibili è riorientarci verso i filosofi che l’hanno vissuta in pienezza. La passione durevole connota i filosofi e coloro che hanno rigettato la “resilienza” e hanno scelto la lotta lunga quanto la vita.

Costanzo Preve non si definiva “intellettuale”, perché volle essere fino alla fine “filosofo dalla passione durevole”:

“Gramsci stesso, che è allievo di Sorel, lo capisce e vuol far diventare gli intellettuali organici alla classe operaia. Soltanto che però l’organicità è al partito. e a questo punto il PC ha, dopo il 1945, educato migliaia di intellettuali che poi hanno fatto il doppio salto mortale dopo il 1991 e di cui i rappresentanti fondamentali sono D’Alema, il baffetto bombardatore e Napolitano, l’uomo della guerra di Libia scusatemi la mia violenza verbale questa è la prima cosa la seconda definizione è quella di Bourdieu, sull’intellettuale, che io condivido Bourdieu definisce gli intellettuali come gruppo dominato della classe dominante in quanto gli intellettuali hanno un capitale, chiamato capitale culturale che possono vendere sul mercato però quello che loro dicono può essere comprato soltanto se la classe dominante lo compra caso contrario non può essere comprato non è un caso che la filosofia di Preve non venga comprata perché effettivamente non serve a niente, almeno indirettamente non serve a Marchionne ma neppure Landini non so se è chiaro la cosa” [10].

Le passioni tristi connotano, invece, “l’ultimo uomo” compiutamente espresso nel suo tenace adattarsi al mercato divenuto l’assoluto dell’Occidente. L’ultimo uomo è l’antitesi del filosofo, pertanto rappresenta pienamente la contrapposizione verità-nichilismo. Ancora una opposizione dialettica, il filosofo si contrappone all’ultimo uomo, essi sono un antitesi approssimativa, giacché l’ultimo uomo è una figura ideale, quasi un archetipo. Costanzo Preve nella sua opera ha posto la sua attenzione di studioso sull’ultimo uomo nietzscheano, ha valorizzato del pensatore tedesco tale figura, mentre la cultura ufficiale ha posto sugli altari l’oltreuomo/superuomo. Nietzsche fu filosofo lontano dalla sensibilità filosofica e umana di Costanzo Preve, ma ancora una volta il suo nuotare controcorrente gli ha permesso di concentrare in una figura simbolica, “l’ultimo uomo”, e passioni tristi di un’epoca che ha smarrito l’impegno per la verità con la soddisfazione delle “vogliuzze quotidiane” per abbracciare un algido ateismo. Dove tace la verità regna l’ateismo. All’ultimo uomo divenuto l’emblema dell’Occidente la filosofia risponde con la “passione durevole” per la verità e per la giustizia sociale:

“Per dirla in modo sintetico, il “grande” filosofo non è quello che dice cose più simili a quelle che pensiamo noi per nostro conto, e soltanto le dice in forma più persuasiva, stringente e sistematica, per cui gli altri filosofi diventano sempre più piccoli mano a mano che si allontanano da noi. Questa concezione del grande filosofo è narcisistica, ombelicale ed autoreferenziale, e confonde i filosofi con i guru carismatici di cui hanno bisogno i deboli di spirito e di intelletto. Paradossalmente, il grande filosofo è quello che “resiste” di più alle nostre possibili obiezioni, fino a farci indirettamente capire (anche se è ormai morto da secoli) che noi non abbiamo ancora affatto “risolto” un problema, ma esso permane aperto. Trasferito nello scenario trimillenario della storia della filosofia occidentale, i “grandi filosofi” sono appunto quelli che ci insegnano di più perché “resistono” di più alle nostre confutazioni, e dunque per estensione alle confutazioni di milioni di persone simili a noi” [11].

La filosofia che si perde nel chiacchiericcio colto da salotto o nelle eterne ricostruzioni ermeneutiche dei pensatori è affetta dalle passioni tristi ed è perciò sterile. Solo la Bestimmung è creativa e libera e, di conseguenza, è in grado di coltivare il “nuovo nella storia” analizzando le contraddizioni con la radicalità del metodo filosofico. Alla luce di quanto detto, si può affermare che Costanzo Preve fu “semplicemente un filosofo” che conservò intatta la “passione durevole”. La passione durevole è da contrapporre alla guerra, solo mediante la Bestimmung la dimensione politica e dialogica può trascendere la logica della conflittualità-spettacolo per riportare “il senso del limite” dove regna il delirio del dominio che non conosce alternative all’eterno ritorno dell’economicismo senza prospettiva. Nel nostro tempo governano il pianeta uomini senza passione e i popoli sono plebi aggiogati a tali logiche. Si può rompere l’assedio del nichilismo imperante anche con un libro che ci è d’ausilio per ritornare nella storia da resistenti. Il resto è una “scommessa di impegno individuale e collettivo” da consegnare al futuro.

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Flash}

Trump annuncia il cessate il fuoco tra Iran e Israele

Il mercoledì 25 giugno 2025 di cirignotta

Trump annuncia nei suoi canali social di avere raggiunto un accordo per il cessate il fuoco tra Iran e Israele con la mediazione del Qatar. Una strategia di finzione per indicarsi come super partes e accreditarsi come mediatore, esattamente come per le trattative in Ucraina. Trump dichiara alle prime ore del 24 giugno: "Un accordo completo è stato raggiunto tra Israele e Iran per un cessate il fuoco totale e assoluto (tra circa 6 ore, quando Israele e Iran completeranno le loro attuali missioni finali), della durata di 12 ore, al termine delle quali la guerra sarà considerata finita! L’Iran inizierà ufficialmente il cessate il fuoco, e dopo la 12a ora, Israele inizierà il cessate il fuoco. Quindi, dopo le 24 ora Medio Oriente, la conclusione ufficiale della guerra di 12 giorni sarà accolta con applausi da tutto il mondo".

Secondo Trump: "Durante ogni fase del cessate il fuoco, l’altra parte manterrà la pace e il rispetto. A patto che tutto vada come previsto voglio congratularmi con entrambi i paesi, Israele e Iran, per la loro resistenza, coraggio e ’intelligenza’ che ha permesso loro di porre fine a quella che dovrebbe essere chiamata la ’guerra dei 12 giorni”.

Alle 9.30 del 24 giugno e solo dopo 3 ore e mezza la smentita dei due belligeranti sul cessate il fuoco che hanno violato entrambi gli accordi, Israele ha denunciato una violazione del cessate il fuoco da parte iraniana, sostenendo che dei missili avrebbero raggiunto il proprio territorio, un’accusa respinta al mittente dalla Repubblica islamica. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, ha promesso che lo Stato ebraico avrebbe risposto “con forza” colpendo direttamente “il cuore di Teheran” con “attacchi intensi”. L’Iran lancia di contro i suoi missili in risposta all’attacco con missile lanciato su Beersheva che ha colpito direttamente due stanze di sicurezza, uccidendo le persone al loro interno. Tre membri di una famiglia sono stati uccisi in una delle stanze di sicurezza. (Fonte Ansa)

La furia di Donald Trump emerge nelle sue dichiarazioni in cui accusa Israele e Iran di avere violato il cessate il fuoco, nella dichiarazione traspare la insoddisfazione nei confronti di entrambe le parti ed in particolare per Israele che ha violato gli accordi raggiunti. Secondo il presidente americano occorre esprimere piena fiducia nel fatto che il potenziale nucleare dell’Iran sia "esaurito" e che il paese "non sarà mai in grado di ripristinare il suo programma nucleare". Dopo questo post Israele ha ufficializzato il cessate il fuoco.

Alla fine di questi 12 giorni di guerra gli Stati Uniti sperano di avere raggiunto l’obbiettivo principale quello di ritardare il programma nucleare iraniano da 6 mesi a probabilmente solo 1 anno. Nell’accordo l’Iran non fa nessun passo indietro sull’arricchimento. Come indicato dalla BBC Persian “In realtà, l’Iran è il vincitore di questa guerra. Israele non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo principale, rovesciare la Repubblica Islamica, e ha subito una distruzione senza precedenti nella storia di Israele".

Israele, dalla sua parte, può anche cantare vittoria, ma ha meno da festeggiare rispetto all’Iran: nessun cambio di regime con obbiettivo fallito. Non è stato disattivato il programma nucleare iraniano. Non è stata distrutta la forza di volontà e l’unità nazionale dell’Iran.

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Libri e idee}

Altri mondi (12): Sperduta tra il nulla e l’addio

Il mercoledì 25 giugno 2025 di Alessandra Calanchi

Anche di questo autore faremo il bis (abbiamo recensito Alla luce del nostro nuovo sole). Il titolo (come il precedente) è tratto da una frase pronunciata in un film: in questo caso si tratta di Million Dollar Baby (Clint Eastwood 2005), “Tra le querce e i cedri dispersi tra il nulla e l’addio.”

Questo nuovo romanzo di Ruggeri parte da un’irrefrenabile crescita demografica che ha reso invivibile il pianeta Arret (proviamo a leggerlo al contrario?), tanto che nel 2022 viene promulgata la Legge sull’Astinenza Sessuale (qualcuno ricorderà Il mondo nuovo di Huxley) e addirittura si paventa “l’imposizione del suicidio programmato come ‘arma di limitazione di massa’” (p. 10). Fin qui nulla di particolarmente originale. Ma poi le cose si complicano… non dirò altro, perché le vicende sono da seguire passo passo (e ricordatevi di respirare fra una pagina e l’altra!) e di fatto diventano assolutamente originali anche se ricche di omaggi e riferimenti (per esempio, la Polizia Morale ci rimanda ai romanzi e racconti di Orwell e Philip K, Dick, e purtroppo anche alla Repubblica Islamica dell’Iran di oggi).

Un romanzo acuto e intelligente, che declina il viaggio del tempo in un modo nuovo e suggestivo, e che tratta le questioni di genere con la competenza di un medico e la sensibilità di un vero artista. Due protagoniste fantastiche, fluide, due viaggiatrici radicali. Ne farei un film.

Una sola nota: purtroppo, a differenza di Arret, sulla Terra non c’è “carenza di guerre planetarie” (p. 10). Ci penseremo da soli a distruggerci.

JPEG - 218.7 Kb
Copertina di Sperduta tra il nulla e l’addio, di Enrico Ruggeri

Enrico Ruggeri è un medico con la passione della letteratura e del cinema. Laureatosi al DAMS di Bologna, ha pubblicato la sua tesi dal titolo Tutto il mondo ride. La nascita della commedia cinematografica sovietica (2010). Ha pubblicato, prima di questo, altri due romanzi: Giulia che visse nel futuro (2022) e Marricord (2022).


{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Rispetto}

Rispetto n. 27 - Che Barba...

Il mercoledì 25 giugno 2025 di Franco Novembrini

Dopo gli infuocati, politicamente s’intende, ultimi consigli comunali l’attuale Junta sembra muoversi ed infatti l’assessore Barba ha fatto sapere che nei probabilmente infuocati giorni di Luglio ed Agosto molto asfalto sarà usato nelle strade e nei viali di VLS1929. Certo non si parla di date precise e molti lavori sono condizionati da quelli per la posa della fibra ottica ma sembra che da ottobre avremo molte strade senza buche. Vedremo e, se del caso, ne renderemo edotti i cittadini.

Notiamo che nei comunicati non si parla di marciapiedi ne di nuova segnali indicanti gli attraversamenti pedonali e ne di ridipingere gli stalli dei parcheggi che sono pressoché lasciati alla fantasia degli automobilisti, vedi quelli di piazza Daelli quelli dell’inizio di via Fratelli Bandiera dove oltretutto non c’è un attraversamento pedonale pur essendoci una fermata di autobus che con la loro mole impediscono la vista dei pedoni che sono costretti ad attraversare con carrelli o carrozzine per andare nei negozi vicini o al bar.

Dei marciapiedi lascio il compito agli umarèll, gli occhiuti volontari del Comune, che senz’altro avranno notato e segnalato questi inconvenienti. I marciapiedi sono in stato pietoso e due come pavimentazione e troppo stretti perché due persone si possano incrociare. Già che siamo in tema di controllo vorrei che la Locale, oppure i già citati umarèll facessero una fermata in via Amatore Sciesa al n. 25 per vedere che all’ingresso di un magazzino edile c’è una grata per scolo di acque piovane coperta da una lastra di acciaio non sufficientemente grande è rotta con una buca che in caso di passaggio ammalorata ed una buca che potrebbe provocare la caduta di un pedone o di una bici arrecandogli fratture rovinose.

Se poi i citati controllori si spostassero pochi metri avanti all’incrocio di via Sciesa con via Manara potrebbero osservare una scena completa di dissesto urbano: prima cosa un cantiere edile che doveva ristrutturare i locali e terminarli, secondo il cartello dei lavori quando era ancora visibile, entro dicembre 2021, poi che lo stesso cantiere è abbandonato con una cancellata dalla quale si può facilmente accedervi, come è stato visto fare diverse volte. Insomma come era d’uso all’Ecomostro. In ultimo se fosse rivolto lo sguardo alla pavimentazione di quel tratto di via Manara si vedrebbe una zona che dovrebbe essere recuperata dal degrado nella quale è lasciata e se fosse avanzata una certa quantità di asfalto non sarebbe male usarlo per la strada e i marciapiedi. Però che Barba e che noia segnalare le stesse cose.

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Flash}

Crisi al Consiglio Comunale di Lentini: la maggioranza perde pezzi e credibilità

Il martedì 24 giugno 2025 di Giuseppe Castiglia

JPEG - 80.6 Kb
Maria Cunsolo M5S e Ciro Greco PD al CC di Lentini

Il debutto della consigliera Francesca Reale, subentrata ufficialmente tra i banchi consiliari, ha rappresentato uno dei pochi momenti concreti della giornata. La Reale ha aderito al gruppo MPA, rafforzando teoricamente il fronte della maggioranza. Ma la teoria, a Lentini, fa fatica a trasformarsi in pratica: solo 7 consiglieri di maggioranza su 16 erano presenti in aula. Troppo pochi per deliberare. E infatti tutto si è sciolto come neve al sole.

Dure le parole dell’opposizione.

Il consigliere PD Ciro Greco ha accusato l’MPA di aver assunto il controllo completo dell’amministrazione, diventando di fatto "il vero padrone della Giunta Municipale", mentre il sindaco Lo Faro sarebbe ormai relegato al ruolo di semplice "passacarte". Greco ha definito l’attuale situazione una “grande agonia per la nostra città”, sottolineando l’assenza di fatti, numeri e leadership.

Non meno tagliente la consigliera del M5S Maria Cunsolo, che ha parlato di una maggioranza "evanescente" e "monocolore", incapace persino di garantire la surroga di un consigliere senza l’aiuto dell’opposizione. Il suo intervento si è trasformato in una requisitoria sull’inefficienza amministrativa: dalla carenza idrica che ha lasciato a secco gran parte della città, alle strade dissestate, alla mancanza di disinfestazioni e alla situazione “disumana” di alcuni uffici comunali privi di climatizzazione.

"La città è ormai al capolinea", ha dichiarato la consigliera Cunsolo, riferendosi a un’amministrazione che – a suo dire – si regge solo su improvvisazione e promesse non mantenute.

"Ogni giorno è sempre peggio", ha concluso. Il messaggio è chiaro: l’opposizione si compatta nel denunciare l’impotenza politica dell’attuale maggioranza, mentre i cittadini restano spettatori, spesso frustrati, di un copione che si ripete…ma per quanto tempo ancora?

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {:.: Città invisibili}

San Berillo (Catania), una festa per non rinunciare alla speranza

Il martedì 24 giugno 2025 di Redazione

Doveva essere una festa e certamente lo è stata. Soprattutto per i bambini, anche molto piccoli, che hanno potuto giocare sulla pista gialla di Spazio Clatù, mentre fratellini e amichetti appena più grandi sperimentavano gli attrezzi da circo proposti dagli animatori dell’associazione. A poca distanza, ragazzi bianchi e neri si rimandavano un pallone insieme ai giocatori della San Berillo Calcio ASD, mentre – in cima alle scale – i musicanti facevano risuonare voce e strumenti e, ai piedi delle scale, si vendevano pomodori, peperoni e melanzane della Cooperativa Agricola Dokulaa, profumati al basilico.

Avrete già capito che parliamo del secondo mercatino, “Insieme per San Berillo”, organizzato in piazza Falcone dall’Osservatorio Urbano e Laboratorio Politico, e che le scale sono quelle della Chiesa del Crocifisso delle buona Morte, dove con Pippo Gliozzo parroco e adesso con Piero Belluso, che ne ha raccolto il testimone, la contaminazione tra razze, religioni e ceti sociali è stata, ed è, giornalmente vissuta e incoraggiata.

I banchetti di autofinanziamento del Centro Astalli, della Casa della Mercede, di Mani Tese e di altre associazioni, da Penelope a Fieri, esponendo tessuti, vasetti, oggetti colorati, hanno contribuito al clima festoso. E intanto i medici di ‘Un battito e un respiro’ e di ‘Italian Help Sistem for Life’ effettuavano screening sanitari a chi lo chiedeva, come avviene nelle Piazze della Salute. E (non stupitevi…) erano soprattutto i giovani a chiederlo.

L’allegria di questo tranquillo e caldo pomeriggio di fine settimana ha avuto, tuttavia, un contraltare doloroso. Sono stati i disegni dei bambini di Gaza, già in mostra alla CGIL, che rappresentano non solo bombe e carri armati ma anche quotidianità e bellezza, per lo più perdute. Chi voleva, poteva scegliere e acquistare una delle riproduzioni in cartolina o prenotare la copia ingrandita del disegno prescelto.

Ma nessuno poteva eludere, dentro di sé, “la” domanda inquietante. Come fare festa se accade tutto questo? Se bambini innocenti muoiono sotto le bombe, per fame, per mancanza di famaci e attrezzature mediche? E se questa furia devastatrice non si ferma ma si allarga ad altri fronti?

Come fare festa se incombe la minaccia di una guerra globale? E se in mare continuano a morire i migranti che cercano di attraversarlo, come domenica ci ha ricordato nel cortile della CGIL, l’evento (The Game) organizzato dal Centro Astalli in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato?

JPEG - 144.8 Kb
Catania San Berillo - Spazio Clatu

Nessuno ha cercato di scansare queste domande. Neanche gli organizzatori del mercatino di sabato, tanto è vero che le ha espresse in modo chiaro, già nella lettera di invito, Nino Bellia, docente, artista e animatore delle iniziative dell’Osservatorio insieme ad altri amici attivi e generosi delle associazioni che ne fanno parte, tra cui la garbatissima e ferma Elvira Brancè, e la giovane e appassionata Anna Bellia.

Ha provato a rispondere, Nino. Così.

“Festa, sì. Se festa significa ridisegnare e rilanciare l’aquilone dell’utopia, la più potente e perforante delle bombe perforanti, la più deflagrante e radioattiva di qualsiasi atomica… Offrire un’opportunità di resilienza al dolore e alla morte decisi a tavolino, con lungimiranza criminale, dai serial killers delle Nazioni che contano. Festa, sì, se festa significa ostinata dichiarazione di bellezza e di fiducia in questa vita, la vita che ci fu data e che nessuno può toglierci, e nell’umanità, nell’essenza profonda della nostra umanità. Se festa significa incontrarsi e conoscersi, in amicizia, in pace e in Pace. E se festa significa continuare a sperare contro ogni speranza…che festa sia!”

San Berillo, una festa per non rinunciare alla speranza. Questo articolo è stato diffuso da Pressenza.


{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

Taobuk: oggi l’ultima giornata, appuntamento rinnovato dal 18 al 22 giugno 2026 a Taormina

Il martedì 24 giugno 2025 di Redazione Zerobook

Taormina, 23 giugno. Si chiude oggi la XV edizione di Taobuk, il festival internazionale del libro a Taormina, ideato e diretto da Antonella Ferrara. Annunciate le date della prossima edizione: appuntamento rinnovato dal 18 al 22 giugno 2026.

Confini. Oltre 200 ospiti provenienti da circa 30 Paesi - scrittori, artisti, scienziati, intellettuali, politici ed economisti - si sono incontrati a Taormina per riflettere sul concetto di "Confini". Una parola che non conosce contraddizione nella sua ambivalenza, una dualità che è propria di ogni linea di demarcazione, dal latino cum-finis, limite comune. Il confine è dunque spazio da condividere e rispettare al tempo stesso, nell’accettazione delle reciproche identità, individuali e collettive, geografiche ed esistenziali. Eppure, il confine fisico o metafisico, materiale o ideale, continua spesso a essere inteso come chiusura invalicabile nei rapporti interpersonali come nel macrocosmo delle nazioni, impedendo la libera circolazione delle persone e soprattutto del loro pensiero.

Il bilancio di Antonella Ferrara. “Le parole come ponti. Per varcare le soglie senza violarle. Per abitare come spazio comune ogni frontiera. È questo il messaggio portante di Taobuk 2025, che ha attraversato il tema dei confini per riaffermare quanto sia irrinunciabile - e possibile - il rispetto reciproco. Vuoi nelle relazioni individuali che collettive, dentro noi stessi e in rapporto con l’altro. Chiudiamo la quindicesima edizione con la mente e il cuore colmi di gratitudine per la qualità dei contenuti proposti e per la risposta del pubblico. In un contesto di crescente interconnessione, l’esigenza di abbattere i muri e adottare il lessico dell’accoglienza diventa infatti fondamentale per agire con responsabilità in un frangente turbato dal crescendo globale di violenza e intolleranza” ha detto la presidente e direttrice del festival, Antonella Ferrara. “E già un primo bilancio ci conferma di essere andati oltre le aspettative. Autorevoli personalità – scrittori, artisti, scienziati, protagonisti della cultura e del pensiero civile – provenienti da ogni angolo del globo hanno portato il loro originale contributo esplorando il concept in tutte le sue sfumature: geografica e geopolitica, emotiva, identitaria, creativa. Abbiamo viaggiato attraverso narrazioni che superano barriere e pregiudizi, celebrato memorie comuni – dai 70 anni della Conferenza di Messina che ha posto le prime basi dell’Europa unita ai 50 anni di Horcynus Orca – e immaginato nuovi orizzonti per il mondo pacificato che vorremmo. Perché Taobuk ha sempre creduto nella forza del dialogo interculturale e ha scelto come agorà la Sicilia, che per stratificazioni storiche e retaggio torna a rivendicare la propria centralità nel Mediterraneo allargato. Diciamo, infine, grazie alle istituzioni, ai partner, alla comunità civile e artistica: ci congediamo da questa edizione proiettati già avanti, con entusiasmo sempre più vivo, verso ciò che potremo ancora scoprire insieme. Senza preconcetti, senza paura”.

La declinazione dei “Confini”, gli eventi. E come ricorda la direttrice Ferrara sono stati molti gli eventi che hanno esplorato il senso della parola “Confine”, a partire dalle celebrazioni dei 70 anni della Conferenza di Messina e Taormina, che hanno inaugurato Taobuk con una riunione dei ministri dei Paesi fondatori dell’Europa, perché oggi nuovamente il Mediterraneo è al centro di nuove e complesse crisi, ma è anche il luogo dove si giocano essenziali sfide per il futuro. E ancora anniversari, come quello per i 50 anni di Horcynus Orca, l’opera di Stefano D’Arrigo dove i confini si mostrano nella loro molteplice valenza, perché molti sono quelli che il protagonista ‘Ndrja Cambria dovrà varcare: geografici, ideologici, linguistici, esistenziali. Quella a cui il pubblico ha assistito in anteprima assoluta al Teatro Antico di Taormina è stata un’opera transmediale, diretta da Gep Cucco con la sonorizzazione dal vivo di Max Casacci, con le voci di Vinicio Capossela, Caterina Murino, Linda Gennari e l’amichevole partecipazione del regista Davide Livermore. E poi anche quest’anno i Taobuk Award, i premi assegnati dal comitato scientifico del festival, destinati a personalità di altissimo profilo letterario, artistico, scientifico o dell’impegno civile, le cui esperienze umane e professionali hanno profonde connessioni con il tema del festival. La serata di Gala che ha riempito il Teatro Antico di Taormina sarà trasmessa su Rai1 mercoledì 2 luglio alle 23.15. Un filone dedicato al tema della legalità curato dalla giornalista Elvira Terranova ha portato sul palco di Taobuk, fra gli altri, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il magistrato Nicola Gratteri. Spazio al cinema con i dialoghi curati da Federico Pontiggia con Pierfrancesco Favino e Anna Ferzetti, Monica Guerritore e Maria Sole Tognazzi, ma anche alla danza con l’esibizione del primo ballerino dell’Opéra di Parigi, il 27enne siciliano Andrea Sarri e la performance della Compagnia Nazionale Aterballetto. Focus anche sull’intelligenza artificiale per il ciclo di incontri curati da Massimo Sideri, giornalista e docente presso Università LUISS e realizzati in collaborazione con l’Università di Messina. I sei incontri hanno offerto una guida per comprendere quale sia l’eredità delle Lezioni americane a 40 anni dalla loro pubblicazione e dalla scomparsa di Italo Calvino.

Gli ospiti. E ancora sul concetto e le complessità dei “Confini” e il loro rapporto con la letteratura si sono misurati gli ospiti di Taobuk. Se Peter Cameron pensa che i confini siano “quelli della lingua”, la scrittrice e attivista nicaraguense, Gioconda Belli, ha aggiunto: “Nel mio caso cerco di spezzarli, io vengo dal Nicaragua, vivo in una dittatura e l’unico modo che ho per spezzare questi limiti e queste frontiere che vogliono imporci è resistere. È per questo che la letteratura per me è un atto di resistenza, è un modo per dire che non mi lascio obbligare da nessuno, che la libertà è mia e non me la toglieranno mai”. Ma i confini hanno anche una valenza positiva, per Antonio Spadaro, infatti, “sembrano essere qualcosa che va difeso. In realtà i confini mettono in contatto due realtà che sono differenti, due territori che sono differenti, allora la grande sfida è proprio questa: il dialogo”. E sul potere della letteratura e della scrittura Anne Applebaum, Premio Strega Saggistica Internazionale, ha aggiunto: “Darsi del tempo, stare da soli con un libro è il modo migliore per prendere la distanza, per rinfrescarsi, per uscire da sé stessi e dal nostro quotidiano per poi essere pronti a rituffarsi in tutte le difficoltà che abbiamo”. Ancora sulla forza della parola lo scrittore Javier Cercas, a Taobuk, si è domandato se la letteratura possa salvare il mondo: “È una domanda - ha detto - a cui noi rispondiamo con sarcasmo, con un po’ di cinismo, ma la risposta che più mi piace è quella che ha dato Jean Marie Ecclésiaux: “forse la letteratura ha già salvato il mondo”. Una riflessione sulla necessità di interessarsi a ciò che accade fuori è arrivata da Anna Foa, prima vincitrice del Premio Strega Saggistica che ha spiegato: “Nessuno può restare indifferente di fronte a quello che succede, nessuno può restare indifferente di fronte ai soldati che sparano su delle persone che vanno a cercare un po’ di farina e un po’ di pane”. Ancora di confini ha parlato lo scrittore algerino Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul che, per eludere la censura militare, ha adottato il nome della moglie: “Per me i confini esistono solo dentro il nostro cervello, dentro la nostra mente, stanno qui. Sono stati creati per dividere gli umani, per permettere ad alcuni di accaparrarsi dei territori, diventare re, principi e oggi presidenti. Per me i confini sono un modo come un altro di mettersi gli uni contro gli altri, sono dei muri culturali, storici, sociali che non ci permettono di essere in coesione perfetta con il nostro prossimo”. L’artista dissidente cinese Ai Weiwei ha spiegato: “Credo che l’unico confine di cui si debba essere spaventati è il confine del nostro cuore, perché noi ci tagliamo fuori dagli altri e cerchiamo, così facendo, di escludere le differenze”. L’architetto Mario Cucinella, invece, ha sottolineato l’importanza di preservare un confine oggi a rischio, “quello fra uomo e natura”. Mentre l’attrice Whoopi Goldberg ha detto “Io non credo ai confini, anche perché i confini non si vedono. Non potendoli vedere, come fai a crederci? Te lo deve dire qualcuno che c’è un confine. E poi, se c’è qualcuno che ti dice ‘oggi il confine è qui’, la settimana dopo cambia idea e ti dice ‘ora il confine è lì’. Ho sempre seguito il suggerimento di mia mamma, che giustamente mi diceva ‘vai dove vuoi, no? Perché non puoi andare dove vuoi?’ Lei ha sempre avuto paura che qualcuno chiudesse la porta e le impedisse di andare dove volesse. Quindi anche io vado dove voglio. E devo dire che ho fatto bene ad ascoltarla”.

La 15° edizione di Taobuk è realizzata grazie al sostegno della Regione Siciliana, Fondazione Taormina Arte Sicilia, con il supporto di Città di Taormina. Medaglia del Presidente della Repubblica, sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo, in collaborazione con Commissione Europea, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Unesco con il contributo di Ministero della Cultura, Parco Archeologico Naxos Taormina, Università degli Studi di Messina, Università degli Studi di Catania; Gold Partner: ENI, BPER. Official Partner: ENEL, Caronte&Turist, COOP. Partner Fondazione Bonino Pulejo, Società Aeroporto di Catania, Aeroporto di Catania, Ambasciata di Spagna in Italia, Instituto Cervantes di Palermo, Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, Ubik Librerie. E in collaborazione con Fondazione Goffredo e Maria Bellonci, Galleria Continua, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Vittorio Occorsio, Four Seasons Domenico Palace, Delta Marriott, Casa Cuseni, Dell’Oglio, Atelier Le Colonne, Electrolux e AGM Professional. Official Wine Cusumano. Official drink Montenegro Co-Produttore Musicale Teatro Massimo Bellini di Catania; Official Car Nuova Sport Car; Partner tecnici Compagnia della Bellezza, Truccheria Cherie, Sanbenedetto, Interbus, Don Corleone, Dante Negro, Mohd, Sansone Pavimenti, Moak

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Movimento}

Incontro con Frank Romano

Il lunedì 23 giugno 2025 di Piero Buscemi

Voltarsi dall’altra parte è sinonimo di complicità. Vale per qualsiasi situazione che obbliga esporsi e schierarsi in difesa dei diritti umani. E complicità è come dire indifferenza, un sentimento che fa sottovalutare la gravità delle cose. I colpi inflitti dalla guerra che ogni giorno diventano il quotidiano di chi subisce un conflitto, di generazione in generazione, senza alcuna prospettiva futura che possa cambiare il presente.

L’incontro svoltosi alla Villa Ragno a Santa Teresa di Riva è stata l’occasione per ribadire certi concetti, dati per scontati, ma con la necessità di sostenerli in ogni occasione di incontro e di dibattito. Ospite d’onore l’attivista Frank Romano che ha invitato i presenti a condividere e a diffondere l’idea di pace e di convivenza, unica panacea alle diatribe sociali che da sempre caratterizzano i rapporti dei popoli di ogni angolo del mondo.

L’incontro ha avuto come obiettivo quello di proporre ai comuni di elaborare una specifica mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina, al quale hanno aderito il Comitato Palestina e circolo Rifondazione, il Comitato jonico beni comuni, l’Anpi Messina jonica F. Garufi e il Circolo PD.

Preceduto dall’intervento della portavoce del Comitato per il sostegno al popolo palestinese della riviera jonica messinese che ha organizzato l’evento, Stefania De Marco che, nel riassumere la tragica situazione che sta vivendo il popolo Palestinese, attaccato dall’arroganza dell’esercito israeliano e dalla politica annientatrice di Netanyahu, Primo ministro di Israele, deciso a cancellare dalla Storia i Palestinesi, ha invitato i presenti alla mobilitazione e alla reazione civile, evidenziando la necessità di esporsi e unirsi in un unico grido di dissenso a quanto i potenti del mondo cercano di imporci da troppo tempo.

Sulla stessa linea d’onda l’intervento di Frank Romano, ospite d’onore dell’incontro, l’attivista di Freedom Flotilla Coalition che, in merito all’eventualità di "esporsi", è davvero un esperto. Arrestato qualche anno fa dalle milizie israeliane ed espulso da Israele, accusato di disturbare le attività dell’esercito nello svolgimento del loro dovere, oggi vive tra la Francia e gli Stati Uniti, continuando imperterrito a sostenere il diritto di esistere dello Stato di Palestina e la fine del genocidio che si sta compiendo, tra l’indifferenza e la complicità, già menzionate, degli Stati alleati alla politca bellica di Israele e degli Stati Uniti.

Nel suo intervento, accolorato e invitante, ha coinvolto la platea a supporto di una giusta causa, quella che ha il sapore della pace, dei diritti umani e, soprattutto, del rispetto della vita di migliaia di civili che, come abbiamo più volte sostenuto, sono le dirette vittime delle conseguenze della follia bellica.

Ci ha raccontato i dettagli della vicenda della Madleen, la nave battente bandiera britannica, diretta a Gaza qualche settimana fa con l’intento di portare aiuti umanitari alla popolazione e assaltata dall’esercito israeliano. La nave era partita dal porto di Catania e ospitava a bordo l’attivista svedese Greta Thunberg. È stata bloccata in acque internazionali dalle autorità israeliane con la scusante di minimizzare l’iniziativa come mera attività propagandistica. Anche in questo caso, i governi internazionali hanno preferito "voltarsi" dall’altra parte, in pieno smacco delle più semplici e degne di rispetto norme internazionali.

Frank Romano, prendendo spunto da questo increscioso episodio di abuso di potere gratuito nei confronti dei civili che, sulla guerra a Gaza, oggi allargata all’Iran, non abbiano lo stesso punto di vista, pur ammettendo che nessuna soluzione da bacchetta magica è plausibile davanti all’arroganza dei potenti del mondo, l’unica reazione rimane quella di mobilitarsi e continuare a manifestare un’idea diversa del mondo, arrivando ad auspicare che non una, ma due, tre e forse anche di più, navi possano seguire l’esempio della Madleen e continuare la missione interrotta.

L’attivista franco-americano è stato chiaro nel suo discorso, evitando di trincerarsi su false speranze e sogni ad occhi aperti che rischiano di infrangersi nella dura realtà. Non c’è altro modo se non quello di aggregarsi, unire le forze e gli intenti, in un numero esponenziale di attivisti che, con idee diverse e spirito di coesione, aprino le porte della solidarietà e delle menti ottuse che, in una guerra, hanno riposto la loro ragione del vivere.

Frank Romano, con la giusta ironia che una sana follia richiede davanti all’indole malsana sparsa nel mondo, ha invitato indirettamente il nostro governo ad accogliere il primo ministro Netanyahu in Italia, con le forze dell’ordine pronte ad applicare il provvedimento della Corte Penale Internazionale, che ne prevede l’arresto per violazione del diritto internazionale umanitario. Un auspicio che, oltre a lasciare interdetti gli astanti, dubbiosi sulla serietà della provocazione sarcastica dell’attivista, ha voluto assumere i connotati della fantapolitica.

La fantapolitica che confonde i cittadini davanti alla scheda elettorale, ogni qualvolta si illudono di dare una scossa alle vicende del nostro Paese nel segreto dell’urna. La stessa che porta a sostenere coalizioni politiche con le quali, forse, andare a braccetto ogni tanto nelle piazze pensando di manifestare un’idea diversa da quella dei nostri governanti, finendo spesso per essere "complici", già i complici di un’incoerenza politica che non fa percepire una semplice regola: non si può scegliere un leader politico che si riempe la bocca di frasi fatte sulla pace e poi firma il finanziamento al riarmo.

Non si può far parte di un’immagine da condividere nei social, accanto a un pacifista per puro spirito propagandistico politico, soffocando nell’ipocrisia un ideale ben lontano da quello della pace ad ogni costo e della convivenza dei popoli, contro qualsiasi forma di discriminazione etnica, aggiungiamo noi.

Vogliamo chiudere, unendoci all’appello sincero di Frank Romano, prendendo a prestito un verso di una canzone di Fiorella Mannoia che contiene più che un invito, un vero e proprio dovere che non abbiamo più il tempo di ignorare: "Scegli da che parte stare".

JPEG - 119.5 Kb
Incontro con Frank Romano
JPEG - 87.9 Kb
Stefania De Marco
JPEG - 85.3 Kb
Frank Romano
JPEG - 89.6 Kb
I relatori

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Flash}

Appello alla mobilitazione contro la guerra, il genocidio e il riarmo

Il lunedì 23 giugno 2025 di Alessandro Marescotti

Inceppare il meccanismo

C’è un meccanismo che va inceppato. Funziona con una logica spietata, gira veloce, consuma vite e coscienze. È il meccanismo della guerra globale, quello che oggi spinge verso l’abisso, alimentato da leader irresponsabili come Trump e Netanyahu. Le loro azioni — l’attacco all’Iran, il genocidio a Gaza — rischiano di innescare una catena di reazioni che potrebbe travolgere il mondo intero.

La prima rotella da inceppare è la guerra. Non possiamo restare neutrali di fronte a un’escalation che, con l’uso di armi sempre più sofisticate e distruttive, avvicina il pianeta alla terza guerra mondiale. Non dobbiamo partecipare, né attivamente né con il nostro silenzio. Esprimere la contrarietà è un dovere morale e civile. La guerra non è un destino: è una scelta. E si può scegliere di starne fuori.

La seconda rotella è il genocidio in corso. Sotto i nostri occhi, con l’impunità di chi si sente protetto da alleanze e complicità internazionali, viene cancellato un popolo. Chi tace diventa complice. Ogni voce che si leva contro questo crimine è un granello di sabbia negli ingranaggi dell’indifferenza.

La terza rotella è il riarmo. Una corsa folle che prosciuga risorse, distrugge il welfare, approfondisce le disuguaglianze. In nome della “sicurezza”, si destabilizza l’intera società. Ma quale sicurezza, se l’Europa (UE + UK) spende tre volte più della Russia? Se la NATO investe dieci volte più? Non è difesa: è una truffa basata sulla paura. Per alimentarla, distorcono dati, manipolano la percezione collettiva, ma non hanno un solo argomento razionale a sostegno.

E intanto, i tre disastri si alimentano a vicenda: guerra, genocidio, riarmo. Tutti prodotti di una stessa alleanza pericolosa, quella fra la lobby militare e una classe politica ormai delegittimata, incapace di visione, ma abilissima nel vendere armi e terrore.

Che fare? Inceppare il meccanismo. Non è un’utopia. È un’urgenza. Ovunque dobbiamo costruire gruppi attivi contro la guerra, il genocidio e il riarmo. Ritirare il nostro consenso. Far crescere la consapevolezza. Denunciare la complicità e smascherare le bugie. Perché ogni macchina, anche la più infernale, può essere fermata.

Chiunque si mobilita segnali le proprie iniziative su www.peacelink.it/segnala

Tutti i gruppi attivi e le associazioni segnalino la propria presenza sul territorio cliccando su www.peacelink.it/associazioni

È il momento di organizzarsi, rendersi visibili e agire.

{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Flash}

Persone: Arnaldo Pomodoro, scultore

Il lunedì 23 giugno 2025 di Redazione

Arnaldo Pomodoro, uno degli scultori italiani contemporanei più famosi, è morto domenica 22 giugno 2025 a Milano il giorno prima di compiere 99 anni. Era noto soprattutto per le sue sfere di bronzo che attraverso delle spaccature rivelavano complessi meccanismi interni. Oggi sono esposte nei luoghi pubblici di diverse città italiane e straniere, come il palazzo della Farnesina a Roma e i Musei Vaticani, o il Trinity College di Dublino.

Sono in particolare le opere esposte nelle città ad aver reso famigliare lo stile di Pomodoro al grande pubblico, il genere di artista le cui opere sono note anche più dell’autore: è suo anche il Disco Grande attualmente in piazza Meda a Milano, o l’obelisco in ferro noto come “Lancia di Luce” a Terni, le colonne installate a Pavia e Spoleto. La notizia della morte di Pomodoro è stata data dalla direttrice generale della fondazione milanese che porta il suo nome, Carlotta Montebello.

Pomodoro era nato in provincia di Rimini nel 1926. Aveva vissuto l’infanzia a Pesaro studiando da geometra per poi dedicarsi alla scultura. Dal 1954, dopo un periodo trascorso a Roma, viveva e lavorava a Milano. All’inizio degli anni Sessanta Pomodoro aveva preso parte, con Lucio Fontana e altri artisti, al gruppo informale “Continuità”, dove aveva iniziato la sua ricerca sulle forme della geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi in bronzo lucido «squarciati, corrosi, scavati nel loro intimo», come si dice sul suo sito «con l’intento di romperne la perfezione e scoprire il mistero che vi è racchiuso».

La contrapposizione tra la perfezione della forma geometrica e la complessità dell’interno diventerà da lì in poi una costante nella sua produzione. Nel 1966 gli era stat commissionata una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l’Expo di Montreal e che ora si trova a Roma di fronte alla Farnesina. È stata la prima delle molte opere dell’artista che hanno trovato collocazione negli spazi pubblici di varie città: Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt, Dublino, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, di fronte alle Nazioni Unite a New York o nella sede parigina dell’Unesco.

Pomodoro si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività realizzando macchine sceniche per numerosi lavori teatrali, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica. Ha insegnato nei dipartimenti d’arte di alcune università americane tra cui Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College, e ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti.

Pomodoro ha realizzato anche molte opere ambientali tra cui il Labirinto di Milano: una gigantesca struttura sotterranea di 170 metri quadrati e alta 3 metri e 80 che è tornata visitabile a marzo, dopo un anno di chiusura dovuta alla ristrutturazione dello showroom di Fendi, in via Solari 35, dove si trova. Prima di essere la sede del marchio di moda, l’edificio era una fabbrica, la Officine Meccaniche Riva Calzoni, dove Pomodoro aveva stabilito la sua fondazione dal 2005 al 2011 e dove aveva realizzato il labirinto (sul quale aveva iniziato a lavorare nel 1995). Dal 2011 la fondazione è tornata nella sua sede storica di via Vigevano e lo spazio è passato a Fendi, ma il labirinto non si poteva spostare per via delle dimensioni ed è rimasto nell’edificio.

Al suo interno si trovano molti riferimenti alla storia artistica di Pomodoro: al teatro, alla sua tecnica di incisione e alle sculture che ha realizzato. È fatto principalmente in vetroresina (con alcune parti in rame), ed è colorato per simulare il bronzo, il materiale preferito dallo scultore, che però sarebbe stato troppo costoso e pesante per essere usato per un’opera così grande.

Fonte: Il Post.


È morto Arnaldo Pomodoro, addio a un gigante della scultura contemporanea

Noto per le sue iconiche sfere di bronzo, avrebbe compiuto oggi 99 anni

Arnaldo Pomodoro si è spento domenica 22 giugno, a Milano alla vigilia del compimento dei suoi 99 anni, nella sua casa. Lo comunica la Fondazione che porta il suo nome, diretta da Carlotta Montebello. Lo scultore, noto tra l’altro, per le sue iconiche sfere di bronzo, era nato il 23 giugno del 1926 a Morciano di Romagna.

Era il fratello di Giò Pomodoro, anch’egli scultore, scomparso nel 2002.

’’Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa’’, lo ricorda la direttrice generale della Fondazione.

"Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile...“, sono le parole dell’artista riportate nella nota.

"La Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni, continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale - si legge ancora - attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società".

"Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti", conclude la nota firmata Carlotta Montebello Direttore generale della Fondazione.

Le sfere di Pomodoro

Tra le sue opere più amate, le sfere di bronzo che, scomponendosi, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca e alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell’interno.

Le sue sculture sono presenti in diverse città del mondo, quali Lampedusa, Sorrento, Rimini, Pesaro, Genova, Roma, Milano, Pavia, Terni, Torino, Tivoli, Belluno, San Giovanni Rotondo (nella basilica di Padre Pio di Renzo Piano) Copenaghen, Brisbane, Dublino (nel Trinity College), Los Angeles, oltre a figurare al Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, nei maggiori musei mondiali e all’ONU.

Gli inizi, il gruppo Continuità

Arnaldo Pomodoro, studi da geometra, scoprì presto la sua passione per il metallo e la scultura. Orafo in un primo momento, è negli anni Cinquanta che inizia a realizzare le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame segni che in rilievo creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tridimensione.

"Per me - aveva raccontato l’artista già ultranovantenne - è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali". Con Lucio Fontana ed altri fonda il gruppo Continuità.

Il primo linguaggio scultoreo di Pomodoro è fatto di altorilievi, attraversati da una scrittura cuneiforme, arcaica, simbolica. Una "scrittura del tempo", come la definì. A partire dagli anni Sessanta, inizia a lavorare a forme geometriche solide utilizzando bronzo, piombo, stagno e cemento: i materiali scelti da Pomodoro sono sempre strumenti di una ricerca filosofica- sfere, cubi, cilindri, dischi, coni - costruite in bronzo lucente, poi spezzate, aperte, squarciate. L’esterno è perfetto e levigato, l’interno è disordinato, tecnico, organico: una metafora plastica del contrasto tra apparenza e sostanza. Questa dialettica diventerà la cifra stilistica di Pomodoro. Ogni sua opera è uno spazio da esplorare, un’architettura mentale, un organismo vivente. Pomodoro stesso parlava delle sue sculture come "macchine mitologiche". Pomodoro non ha mai accettato che la scultura fosse solo oggetto. La sua arte è spaziale, ambientale, totale. A partire dagli anni Sessanta, con opere come "La Colonna del viaggiatore" (1962), "Grande Radar" (1963), "Sfera con Sfera" (1966), "Cilindro costruito" (1968-70) e "Mole circolare" (1968-70) l’artista ha esplorato l’interazione tra scultura e ambiente. Non si tratta solo di dimensioni monumentali: Pomodoro vuole che le sue opere siano attraversate, vissute, indagate. Vuole che lo spettatore si perda dentro di esse, come in un labirinto dell’essere. Il culmine di questa aspirazione è forse l’opera "Ingresso nel labirinto", dedicata all’epopea di Gilgamesh, un’installazione ambientale che travalica i confini della scultura per trasformarsi in un’esperienza mitica, una soglia esistenziale. Altrove, con opere come il "Carapace" (2010) - la cantina-scultura per la famiglia Lunelli a Bevagna - Pomodoro ha fuso arte e architettura in un gesto unico: creare un luogo da abitare esteticamente, spiritualmente, culturalmente. La produzione artistica di Pomodoro è immensa e disseminata in tutto il mondo. Le sue opere pubbliche sono presenti, ad esempio, a Roma, Milano, Copenaghen, Brisbane, Dublino, New York, Parigi, Los Angeles e Darmstadt. Tra le sue opere più iconiche: "Colonna del viaggiatore" (1962), opera pionieristica nella scultura volumetrica, realizzata per "Sculture nella città" a Spoleto; "Disco Solare" (1991), donato alla Russia e collocato a Mosca durante il disgelo post-sovietico; "Papyrus" (1992) a Darmstadt, in Germania; "Lancia di Luce" (1995), obelisco in acciaio e rame a Terni; il portale bronzeo del Duomo di Cefalù (1998); gli arredi sacri nella chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, in collaborazione con l’archistar Renzo Piano. Numerose sono le sue opere ambientali: dal progetto per il cimitero di Urbino del 1973 scavato dentro la collina urbinate, poi non realizzato a causa di contrasti e problemi locali, a "Moto terreno solare", il lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, dalla Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, all’environment "Ingresso nel labirinto", dedicato all’epopea di Gilgamesh. Pomodoro ha anche progettato scenografie teatrali di grande impatto, per tragedie greche, drammi contemporanei, opere liriche, ricevendo il Premio Ubu per le sue creazioni sceniche.

Fonte: RaiNews.


{Consultare} l'articolo con forum.


Rubrica : {Movimento}

“Noi bruciamo le bandiere. Loro invece bruciano i bambini”. L’intervento di Giorgio Cremaschi alla manifestazione "Disarmiamoli"

Il lunedì 23 giugno 2025 di Laura Tussi

“Siamo una marea. Siamo decine di migliaia perché abbiamo scelto la parte giusta nel modo giusto. Ora sapete perché. Prima gli studenti hanno bruciato tre bandiere. La bandiera della guerra: quella della Nato. La bandiera del genocidio: quella di Israele. La bandiera dell’ipocrisia: quella dell’Unione Europea”. Sono le parole di Giorgio Cremaschi alla manifestazione di ieri a Roma. “Noi – ha spiegato il sindacalista e militante politico – diciamo a quelli che torcono il naso che noi bruciamo le bandiere. Loro invece bruciano i bambini. Siamo qui in piazza per dire una cosa chiara. E’ finito il tempo delle mezze parole ed è finito il tempo di dire una cosa sul palco e una in piazza”. Cremaschi si è poi rivolto “ai compagni e alle compagne che sono andati all’altra manifestazione – pare meno di noi”. E ha scandito: “ve lo diciamo con chiarezza: noi non scendiamo più in piazza con chi da un lato dice no alla guerra e poi in Europa vota il riarmo insieme al governo fascista, il riarmo e l’uso dei fondi del PNRR per fare le armi come ha fatto il centro sinistra. Basta con queste ipocrisie e con questi compromessi”.

“Oggi – ha proclamato Cremaschi – la resistenza Palestinese ci indica di stare da una parte sola. Un nemico: l’imperialismo occidentale e la Nato e Israele e poi ci sono i popoli che resistono e che lottano.

E noi siamo con loro perché la loro libertà è la nostra libertà”.

Secondo il sindacalista e militante politico, “la bandiera della Palestina non è solo la bandiera della libertà di Palestina. Non è solo la bandiera della resistenza palestinese. Ma è la bandiera della libertà di tutti i popoli del mondo. È la nostra bandiera della libertà. Senza compromessi senza giochi e sotterfugi”.

“L’antifascismo – ha osservato Cremaschi – oggi è l’antisionismo. È l’antimperialismo. Contro la Nato. Contro le armi. Contro la guerra. E tutti i suoi complici avanti con la libertà della Palestina senza sé e senza ma!” Prevede Cremaschi, in vista del vertice NATO all’ Aja, che “tra pochi giorni la Nato e gli Usa chiederanno di alzare la nostra spesa militare al 3,5% del Pil. E il nostro governo “sovranista” piegherà la testa e obbedirà”.

La colpevole ambiguità del Governo Meloni

Cremaschi ha quindi analizzato la posizione colpevolmente ambigua del nostro Paese: “dicono – ha rilevato – che non ci sono soldi, ma per la loro guerra li trovano sempre.

Intanto, i prezzi salgono, gli stipendi restano fermi, e la vita diventa ogni giorno più dura.

Chi governa ha scelto da che parte stare: con le banche, con le multinazionali, con le imprese di armi, con i criminali di guerra che portano avanti un genocidio sotto i nostri occhi.

Gli stessi che ci chiedono di fare sacrifici, di lavorare di più, che ci cacciano dalle nostre case, che distruggono il nostro pianeta per portare avanti i loro interessi, si uniscono intorno a un’unica verità: ‘Non c’è alternativa al riarmo’”. “Noi – ha proclamato il sindacalista – non ci stiamo. Noi non ci arrendiamo. Siamo partiti in decine di migliaia da piazza Vittorio Emanuele a Roma, per dire chiaramente che un’alternativa al riarmo esiste.

ABBIAMO DATO UN SEGNALE E UN AVVERTIMENTO AL GOVERNO MELONI. SE FIRMA IL RIARMO SARÀ UN AUTUNNO CALDISSIMO.

Siamo i portuali che si rifiutano di caricare strumenti di guerra sulle navi. Che lottano per un disarmo generalizzato.

Siamo gli studenti che lottano nelle scuole e nelle università per sostenere la resistenza del popolo palestinese, perché non ci sarà pace finché ci sarà occupazione. Vogliamo l’isolamento diplomatico e commerciale di Israele, che é l’unica soluzione al genocidio e alla guerra in Medio Oriente.

Siamo i lavoratori e le lavoratrici che scioperano per spendere di meno in armi e di più per salari dignitosi, per case accessibili, per una sanità pubblica che funzioni. Vogliamo l’uscita dell’Italia dalla Nato e lo scioglimento della Nato e di qualsiasi alleanza militarista.

Siamo le giovani e i giovani che vogliono salvare il pianeta. Vogliamo la riconversione delle industrie di armi verso produzioni utili alla transizione ecologica.

Ci hanno detto che è impossibile. Ma non è la verità. La storia non può essere scritta né da 10 miliardari, né da pochi potenti. Solo il popolo salva il popolo.

DISARMIAMOLI!”

{Consultare} l'articolo con forum.


Ultime brevi

Rubrica : {Eventi in giro}

Assordanti silenzi

Il mercoledì 6 giugno 2012

Dall’8 giugno e fino al 23, a Ortigia (Siracusa) in via Roma 30 - da Spazio30 Ortigia - collettiva di Bertrand/ Lasagna/Mirabile

mostra-486x1024

Una collettiva di pittura , che spazia dal figurativo all’astrazione, il titolo prende spunto da una citazione del libro di Francesco Antonio Lepore (la bestemmia del silenzio), a proposito di un libro di Milan Kundera (la vita è altrove) dove si parla di silenzio assordante ”solo il vero poeta sa che cosa sia l’immenso desiderio di non essere poeta, il desiderio di abbandonare la casa degli specchi, in cui regna un silenzio assordante”

In expo:

Bertrand / Lasagna / Mrabile

Spazio 30, Via Roma 30, Siracusa. Dall’8 Giugno 2012

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

A Niscemi la Carovana antimafie e No MUOS

Il domenica 3 giugno 2012

A Niscemi la Carovana antimafie e No MUOS

La Carovana contro tutte le mafie alza il tiro contro il dilagante processo di militarizzazione del Mezzogiorno. Lunedì 4 giugno, Niscemi ospiterà la tappa chiave siciliana dell’evento internazionale promosso da Arci, Libera e Avviso Pubblico con la collaborazione di Cgil, Cisl, Uil, Banca Etica, Ligue de L’Enseignement e Ucca. L’appuntamento è per le ore 17 per un giro di conoscenza della “Sughereta”, la riserva naturale in contrada Ulmo sono in corso i devastanti lavori di realizzazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa. Alle 18, proprio di fronte ai cantieri i quella che nelle logiche dei Signori di Morte darà l’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo, Comitati No MUOS, giornalisti, ricercatori ed esponenti del volontariato denunceranno in diretta streaming la rilevanza criminale e criminogena dello strumento militare. Poi, alle 20, tutti in piazza per un happening di parole, suoni e immagini per ribadire il No al MUOS e per un Mediterraneo di pace, con un legame ideale con la straordinaria stagione di manifestazioni, 30 anni fa, contro i missili nucleari Cruise di Comiso.

Saranno in tanti a giungere a Niscemi per testimoniare la centralità della lotta contro le disumanizzanti tecnologie di guerra che Usa e Nato puntano a installare in Sicilia (oltre al MUOS, gli aerei senza pilota Global Hawk e Predator). Da Paolo Beni (presidente nazionale Arci) ad Alessandro Cobianchi (responsabile nazionale Carovane antimafie), da Luigi Ciotti (presidente Libera) a Giovanni Di Martino (vicepresidente di Avviso Pubblico) e Antonio Riolo (segreteria regionale Cgil). E i giornalisti Nino Amadore, Oliviero Beha, Attilio Bolzoni e Riccardo Orioles con i musicisti Toti Poeta e Cisco dei Modena City Ramblers. Ma saranno soprattutto le ragazze e i ragazzi dei Comitati No MUOS sorti in Sicilia ad animare l’evento e raccontare la loro voglia di vivere liberi dall’orrore delle guerre e dalle micidiali microonde elettromagnetiche. “Il 4 giugno, così come è stato lo scorso 4 aprile a Comiso e il 19 maggio a Vittoria, ricorderemo attivamente il sacrificio di Pio la Torre e Rosario Di Salvo, vittime del connubio mafia-militarizzazione”, spiega Irene C. del Movimento No MUOS di Niscemi. “Dalla realizzazione della base nucleare di Comiso all’espansione dello scalo di Sigonella, l’infiltrazione nei lavori delle grandi organizzazioni criminali è stata una costante. Ciò sta avvenendo nella più totale impunità pure per i lavori di realizzazione del sistema satellitare di Niscemi”. Le basi in cemento armato su cui stanno per essere montate le maxiantenne del MUOS portano la firma della Calcestruzzi Piazza Srl, un’azienda locale che a fine 2011 è stata esclusa dall’albo dei fornitori di fiducia dell’amministrazione provinciale di Caltanissetta e del Comune di Niscemi. I provvedimenti sono stati decisi dopo che la Prefettura, il 7 novembre, aveva reso noto che a seguito delle verifiche disposte dalle normative in materia di certificazione antimafia erano “emersi elementi tali da non potere escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della società”. Secondo quando evidenziato dal sen. Giuseppe Lumia (Pd), il titolare de facto, Vincenzo Piazza, apparirebbe infatti “fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”. Ciononostante, le forze armate italiane e statunitensi non hanno ritenuto di dover intervenire per revocare il subappalto alla Calcestruzzi Piazza. L’1 aprile 2012, i titolari dell’azienda hanno deciso di rispondere ai presunti “detrattori”. Con un colpo ad effetto, hanno annunciato la chiusura dell’azienda e il licenziamento degli otto dipendenti con contratto a tempo indeterminato. “Dobbiamo interrompere il rapporto di lavoro a causa dei gravi problemi economici che attraversa l’azienda per la mancanza di commesse”, ha spiegato uno dei titolari. I responsabili? “Alcuni giornalisti e i soliti professionisti antimafia che infangano il nostro buon nome”. Lunedì 7 maggio, mentre a Niscemi erano ancora aperte le urne per il rinnovo del consiglio comunale, uno dei Piazza ha minacciato in piazza di darsi fuoco con la benzina. Al centro delle invettive, sempre gli stessi cronisti “calunniatori” e gli “invidiosi” per la commessa militare.

Da quando No MUOS significa No Mafia, il clima in città è tornato a farsi pesante. E la Carovana assume il compito di portare solidarietà a tutti quei giovani che sognano ancora una Niscemi libera dalle basi di guerra e dalla criminalità.

Antonio Mazzeo

CG

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

Catania: i film di Giugno all’Arena Argentina

Il venerdì 1 giugno 2012

Catania: i film di Giugno all’Arena Argentina

http://www.cinestudio.eu/arena-argentina-programma-giugno/

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Flash}

“Non si svolgerà la parata militare del 2 giugno"

Il mercoledì 30 maggio 2012

“Non si svolgerà la parata militare del 2 giugno Roma. La parata militare del 2 giugno, quest’anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far si che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali.” 11 maggio 1976

Via: http://3nding.tumblr.com/

Vedi online: 3nding.tumblr.com

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Flash}

Sidra, la vertenza continua

Il domenica 27 maggio 2012

Si è tenuta ieri mattina la conferenza stampa del circolo Città Futura PRC – FdS sulla questione della mancata restituzione agli utenti Sidra del canone « fognature e depurazione ». Maria Merlini, segretaria del circolo, ha brevemente ripreso le varie tappe della vicenda: questo canone – riscosso dalla Sidra dal 2006 al 2008, raddoppiando le bollette – è stato dichiarato illegittimo dalla sentenza n.335/2008 della Corte Costituzionale nel caso di abitazioni la cui rete fognaria non sia collegata ad un depuratore, cioè – per quanto riguarda Catania – per l’80% degli utenti. Già all’indomani della sentenza il circolo Città Futura, che fin dall’inizio aveva denunciato l’iniquità della riscossione di questo canone, si era subito attivato per permettere ai cittadini di chiedere alla Sidra il rimborso delle somme riscosse illegittimamente, consegnando moltissime richieste formali di rimborso agli uffici della società. Un provvedimento normativo del 2009 ha imposto la restituzione del canone entro il 2013, previa autorizzazione degli ATO. Ma nonostante l’ATO competente abbia deliberato già nel 2010 la restituzione del canone, quantificandone l’ammontare complessivo in quasi 2 milioni e mezzo di euro, la Sidra non ha ancora restituito nulla agli utenti, nascondendosi dietro un ipotetico conflitto di attribuzione tra l’ATO, la Sidra ed il Comune di Catania, che della Sidra è unico azionista. Per questa ragione il circolo Città Futura nei giorni scorsi ha incontrato il Prefetto di Catania, che ha dichiarato che si attiverà immediatamente contattando i tre soggetti interessati, affinchè venga fatta chiarezza sulla vicenda e vengano finalmente restituite ai cittadini le somme illegittimamente loro imposte. A conclusione della conferenza stampa, Luca Cangemi – del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra – ha denunciato come l’atteggiamento della Sidra sia ancor più inaccettabile in un contesto di grave crisi economica ed occupazionale, in cui la restituzione di queste somme indebitamente riscosse potrebbe dare un pur piccolo sollievo ai cittadini, già alle prese con l’aumento di altre tasse e servizi come la TARSU e l’IMU, annunciando che in mancanza di una rapida soluzione della vicenda il circolo Città Futura organizzerà un’azione legale degli utenti per pretendere dalla Sidra quanto dovuto.

http://circolocittafutura.blogspot.it/2012/05/sidra-la-vertenza-continua.html

Vedi online: http://circolocittafutura.blogspot....

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

31 maggio Catania circolo città futura ore 19,30: inaugurazione mostra ORGOGLIOSE R/ESISTENZE

Il venerdì 25 maggio 2012

giovedì 31 maggio, dalle ore 19,30, al circolo città futura, via Gargano 37 Catania inaugurazione della mostra, a cura del collettivo LGBTQ IbrideVoci, ORGOGLIOSE R/ESISTENZE: 18 anni di movimento gay/lesbo/trans/queer a Catania videoproiezione "Orgogliosa Resistenza: volti e corpi del Pride", foto di Alberta Dionisi AperiCena... una serata di incontro e socialità con bar e buffet a volontà a prezzi anticrisi

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

martedì 29 maggio ore 19 seminario su "Attacco al valore legale del titolo di studio e distruzione dell’università pubblica"

Il venerdì 25 maggio 2012

ATTACCO AL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO E DISTRUZIONE DELL’UNIVERSITÀ PUBBLICA

Seminario di approfondimento

martedì 29 maggio ore 19 via Gargano 37

Coordina:

Luca Cangemi (segretario circolo PRC Olga Benario)

Intervengono:

Giuliana Barbarino (collettivo Gatti Fisici);

Nunzio Famoso (già preside Facoltà di Lingue);

Felice Rappazzo (docente Università di Catania);

Chiara Rizzica (coordinamento precari della ricerca)

Circolo Olga Benario

Rifondazione Comunista – FdS

Via Gargano, 37 Catania

Fb: PRC Catania Olga Benario - circolo.olgabenario@libero.it

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

Giovedi’ 24 Maggio ore 18:30, Catania, la Feltrinelli presenta: Chi ha ucciso Pio La Torre?

Il mercoledì 23 maggio 2012

la Feltrinelli Libri e Musica

Giovedi’ 24 Maggio

alle ore 18

presso il bistrot de la Feltrinelli Libri e Musica

di via Etnea 285 a Catania

PAOLO MONDANI

e

ARMANDO SORRENTINO

presentano

CHI HA UCCISO

PIO LA TORRE?

Omicidio di mafia o politico?

La verità sulla morte

del più importante dirigente comunista assassinato in Italia

CASTELVECCHI

intervengono

ADRIANA LAUDANI

e

PINELLA LEOCATA

inoltre ha assicurato la sua presenza

il Procuratore della Repubblica di Catania

GIOVANNI SALVI

Pio La Torre viene ucciso il 30 aprile 1982. Indagini farraginose e un lunghissimo processo indicheranno come movente dell’omicidio la proposta di legge sulla confisca dei patrimoni mafiosi, di cui era stato il più deciso sostenitore. Esecutore: Cosa Nostra. Un movente tranquillizzante. Un mandante rimasto nell’ombra. In realtà, con la morte di La Torre si compie un ciclo di grandi omicidi politici iniziati con l’uccisione, nel 1978, di Aldo Moro e proseguito, nel 1980, con la soppressione di Piersanti Mattarella, presidente democristiano della Regione Sicilia. Uomini che volevano un’Italia libera dal peso della mafia politica e dall’influenza delle superpotenze. Dalle carte dei servizi segreti risulta che La Torre viene pedinato fino a una settimana prima della morte. Nel 1976, la sua relazione di minoranza alla Commissione parlamentare Antimafia passerà alla storia come il primo atto di accusa contro la Dc di Lima, Gioia, Ciancimino e la mafia finanziaria. Nel 1980, in Parlamento non teme di “spiegare” l’omicidio Mattarella con il caso Sindona e con la riscoperta di una vocazione americana della mafia siciliana. È La Torre a conoscere i risvolti più segreti dell’attività del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; a comprendere il peso della P2; a intuire la posta in gioco con l’installazione della base missilistica Usa a Comiso; a intravedere, con nove anni di anticipo, il peso di strutture come Gladio. Raccoglie e riceve documenti riservati, appunta tutto in una grande agenda: di questo non si troverà nulla. Nei mesi che precedono il suo assassinio, La Torre torna in Sicilia a guidare il Pci fuori dalle secche del consociativismo, nel tormentato tentativo di ridare smalto a un partito spento. Trent’anni dopo l’omicidio, l’esperienza complessa e straordinaria di La Torre spiega molto delle sorti attuali della sinistra e della democrazia nel nostro Paese. E, per la prima volta, si cerca di leggere in controluce un delitto colmo di episodi per troppo tempo tenuti all’oscuro.

Paolo Mondani è giornalista d’inchiesta. Nel 1997 ha collaborato agli Speciali di Raidue. Sempre per la Rai ha lavorato come inviato per Circus, Raggio Verde, Sciuscià, ed Emergenza Guerra. Nel 2003 è stato coautore di Report insieme a Milena Gabanelli. Nel 2006 è stato a fianco di Michele Santoro in AnnoZero. Dal 2007 è di nuovo firma di punta di Report su Raitre. Tra le suo pubblicazioni «Soldi di famiglia» (Rizzoli).

Armando Sorrentino è avvocato. E’ stato il legale della parte civile Pci-Pds nel processo per l’uccisione di Pio La Torre e di Rosario Salvo. Ha rappresentato la parte civile nei processi per la Strage di Capaci e nel «Borsellino ter». Inizia l’attività negli uffici legali della Cgil, a lungo militante e dirigente locale del Pci-Prs, oggi è impegnato nell’Anpi e con l’Associazione dei Giuristi Democratici.

Grazie e a ritrovarci

Sonia Patanìa

Sonia Patanìa
 Responsabile Comunicazione e Eventi
 La Feltrinelli Libri e Musica
 via Etnea 285, Catania
 eventi.catania@lafeltrinelli.it

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Flash}

Un tentativo di strage: comunicato stampa UDI

Il martedì 22 maggio 2012

Comunicato stampa

19 maggio 2012 – Italia Scuola Morvillo-Falcone

Un sabato mattina di primavera: attentato in istituto professionale di Brindisi - Una morta, un’altra in pericolo di vita, altre ferite e feriti.

Un tentativo di strage …

Una strage di giovani che andavano a imparare in un istituto professionale di tecnica, di moda.

Un istituto frequentato prevalentemente da giovani donne.

Altissimo è il valore simbolico della scelta del luogo, una scuola dove le giovani vanno ad apprendere conoscenze e costruire saperi per lavorare e costruirsi una vita libera e migliore. Significa tante cose la scelta del luogo, basta volerli vedere tutti questi significati, come li ha visti chi ha preparato l’attentato.

Qualunque sia la matrice, qualsiasi possa essere la valenza politica sia di attacco alle istituzioni, o terrorismo di vario stampo, una cosa è certa, che la conta delle morti violente di giovani donne subisce un aumento repentino nel panorama miserevole dei femminicidi quasi quotidiani in ogni parte d’Italia. Che la violenza spietata e disumana, singola o collettiva che sia, si manifesta ancora una volta.

Comunque la si voglia chiamare, questa è la cronaca della arretratezza di un paese che si annovera fra le potenze economiche mondiali, e che si ammanta di una democrazia di cui le donne non possono usufruire né in casa né fuori casa.

Quante sono le morti violente delle donne ogni anno? Nel 2012 in aumento progressivo e, nell’insieme, ogni anno centinaia, una strage che è solo la punta dell’iceberg della violenza maschile. Violenza a cui si aggiunge questa che crea lutto, dolore e terrore in tutto il paese. Paura che entra nelle coscienze perché abbatte uno degli ultimi luoghi, la scuola, considerati generalmente sicuri. Bisogna fermare questa violenza singola e collettiva.

Bisogna porre argine in ogni modo alla strage, prima, durante e dopo qualsiasi indagine o summit.

Non è più tempo di parole e di opinioni, è tempo di scelte, rimedi e di coscienza civile.

Un intero anno abbiamo passato con l’UDI, in tante e tante in tutta Italia con la Staffetta di donne contro la violenza sulle donne, da 25 novembre 2008 al 25 novembre 2009. Su, su dalla Sicilia alla Lombardia.

Fino all’ONU, a New York siamo andate. E ancora siamo qui a fare la conta delle morte e ferite, senza una legge, senza un allarme, senza prevenzione, senza contrasto, senza nessun tentativo di modificare seriamente la cultura della violenza individuandone le radici storiche e politiche.

In poche parole senza alcun intervento adeguato di chi ci rappresenta, amministra ed emana leggi.

Le nostre istituzioni dovrebbero condividere con noi il nostro perenne lutto, e devono riconoscere la nostra grande generosità di donne che sempre collaborano e sopportano nella speranza di una pace meritata. Devono riconoscere l’ingiustizia della condizione di terrore quotidiano in cui siamo costrette a vivere, e devono trovare sempre i colpevoli e garantire una pena certa, devono adoperarsi a promulgare leggi di contrasto e prevenzione alla violenza, di qualsiasi forma e tipo. Perché è un guadagno per tutte e tutti.

Quante volte ancora dovremo piangere vite di donne spezzate per capriccio o per esercizio arbitrario di un potere personale o collettivo, che in Italia purtroppo è ancora monopolio del genere maschile?

Il dolore per Melissa e le altre ragazze e ragazzi è indicibile e può essere espresso solo in parte con la condivisione del terribile dolore dei loro genitori, degli insegnanti e di tutti coloro che riconoscono il valore della vita umana.

UDI Unione Donne in Italia

Sede nazionale Archivio centrale Via dell’Arco di Parma 15 - 00186 Roma Tel 06 6865884 Fax 06 68807103 udinazionale@gmail.com www.udinazionale.org

“Io non compro Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro, Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa fino a quando tutte le operaie OMSA - Faenza non verranno riassunte”

{Consultare} la breve con il forum.


Rubrica : {Eventi in giro}

Un mito antropologico televisivo, di Maria Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo Catania, mercoledì 9 maggio 2012, ore 21 ZO centro culture contemporanee

Il lunedì 21 maggio 2012

“L’Italia che non si vede” Rassegna di cinema del reale

Un mito antropologico televisivo, di Maria Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo Catania, mercoledì 9 maggio 2012, ore 21 ZO centro culture contemporanee

Martedì 22 maggio, alle ore 21, presso il centro culture contemporanee ZO, quinto e ultimo appuntamento con “L’Italia che non si vede”, rassegna nazionale di cinema del reale promossa a Catania dall’officina culturale South Media (circolo UCCA). In programma, per la sezione “Le immagini perdute”, “Un mito antropologico televisivo”, un film nato attraverso il lavoro e la ricerca di malastradafilm film, pensato, discusso e montato da Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo.

Presentato con successo all’ultima edizione del Torino Film Festival, nella sezione Italiana.doc, Menzione Speciale “Premio UCCA Venticittà”, Un mito antropologico televisivo è un film pretesto pensato per introdurre nel dibattito culturale l’idea di antropologia televisiva, intesa come chiave di lettura di un racconto popolare non ancora affrontato dalla storiografia, nonché strumento di ricostituzione di comunità attraverso la visione della televisione come soggetto di narrazione. In mezzo un patrimonio enorme custodito da centinaia di piccole emittenti che passo dopo passo gli autori stanno cercando di recuperare, conservare e pubblicare.

Attraverso l’uso di riprese video realizzate tra il 1992 e il 1994 (periodo chiave per la storia siciliana e italiana) e provenienti da una televisione locale della provincia di Catania il racconto televisivo penetra nella storia popolare di una nazione per comporre così il quadro delle sue difficoltà, descrivendone la sua natura più profonda. La telecamera coglie frammenti di quotidiano e li restituisce dopo anni ancora carichi della loro capacità di descrivere la nostra società, invitandoci a mettere in atto una lettura antropologica della narrazione televisiva.

Ufficio stampa: info@southmedia.it 349 1549450 www.southmedia.it

CG

{Consultare} la breve con il forum.


NOTE :

[1] Dal video Youtube “Costanzo Preve Filosofia e capitalismo Parte II genesi del capitalismo e crollo del comunismo”.

[2] Costanzo Preve, La Passione durevole, Vangelista, Milano 1989, pp. 74 75.

[3] Ibidem, pag. 123.

[4] Ibidem, pag. 125.

[5] Costanzo Preve, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia, Petite Plaisance Pistoia, 2013 pag. 462.

[6] Ibidem, pp. 460-461.

[7] Ibidem, pag.461.

[8] Ibidem, pag.461.

[9] Costanzo Preve, La Passione durevole, Vangelista, Milano 1989, pp. 145-146.

[10] Da youtube: Costanzo Preve: Filosofia e capitalismo - Parte 3 (intellettuali, destra-sinistra, imperialismo).

[11] Costanzo Preve, A duecento anni dalla morte di Immanuel Kant (1804-2004). Considerazioni attuali sul rapporto fra la filosofia classica tedesca ed il marxismo, Petite Plaisance Pistoia, pag. 6.


Ricerca nel sito di Girodivite :

{Girodivite - Segnali dalle citta’ invisibili} {Mappa del sito}