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È morto il giornalista Aldo Tortorella, ex partigiano e dirigente del Partito Comunista
È morto a 98 anni il giornalista Aldo Tortorella, ex partigiano e per molti anni dirigente del Partito Comunista Italiano nella segreteria di Enrico Berlinguer. Nato a Napoli nel 1926, durante la Seconda guerra mondiale Tortorella partecipò alla Resistenza a Milano, dove si fece conoscere con il nome di “partigiano Alessio”: fu arrestato dai fascisti ma riuscì a fuggire dal carcere e continuò a partecipare alla Resistenza a Genova. Dopo la Liberazione divenne redattore capo dell’edizione ligure dell’Unità, il giornale del Partito Comunista, e dal 1970 al 1975 fu direttore dell’edizione nazionale. Venne eletto deputato per la prima volta nel 1972 e restò in parlamento fino al 1994: al contempo fu a lungo responsabile nazionale della cultura del PCI. Più di recente aveva fondato l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e diretto il bimestrale Critica marxista assieme ad Aldo Zanardo.
Fonte: Il Post.
Morto a 98 anni Aldo Tortorella, storico dirigente del Pci
Partecipò alla Resistenza, ricordato come "il partigiano Alessio". Contrario alla svolta di Occhetto, rimase nel Pds, poi Ds che lasciò nel 1998 al tempo del governo D’Alema. L’Anpi: "Parlamentare e intellettuale di straordinaria levatura"
"Con infinito dolore annuncio la scomparsa del carissimo Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, parlamentare, intellettuale di straordinaria levatura, un punto di riferimento per tutta l’Anpi e per tutte le antifasciste egli antifascisti. Un compagno". Lo annuncia il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo.
A dare la notizia anche il Manifesto che ricorda così il percorso di Tortorella: "Era nato a Napoli nel luglio del 1926, partecipò giovanissimo alla Resistenza, i fascisti lo catturarono ma lui riuscì a fuggire. Giornalista, ha cominciato nelle pagine di Genova dell’Unità ed è stato negli anni Settanta direttore dell’edizione nazionale. Parlamentare per molti anni, responsabile nazionale della cultura per il PCI, è stato nella segreteria di Berlinguer. Contrario alla svolta di Occhetto, è rimasto nel Pds e poi Ds che ha lasciato nel 1998 al tempo del governo D’Alema e della guerra del Kosovo. Ha fondato e diretto negli ultimi 25 anni l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra. Con il manifesto e il gruppo delle sue fondatrici e fondatori, in particolare con Rossana Rossanda come racconta lui stesso nel pezzo a lei dedicato tratto dallo speciale per il centenario, ha sempre avuto un rapporto stretto di confronto, critiche e discussioni serrate. Confronto che continuava ancora. Lo piangiamo nel ricordo di una vita intensa. Ci mancherà".
Il cordoglio della politica
"È morto Aldo Tortorella. Un grande comunista italiano, combattente instancabile per la giustizia e la libertà in Italia e nel mondo. Mi inchino alla sua memoria". Così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd.
"Stanotte ci ha lasciato Aldo Tortorella. Partigiano, antifascista, giornalista e dirigente comunista. Fondatore e presidente dell’associazione per il rinnovamento della Sinistra. Aveva quasi 100 anni Aldo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di chiacchierare qualche volta con lui. Se ne va una personalità di primissimo piano della sinistra italiana. Uno di quelli che non hanno mai smesso di occuparsi con passione e tenacia delle cose del mondo, dalla parte della giustizia sociale, della pace del lavoro. Ricordo la sua ironia sempre tagliente e fulminante. Un abbraccio ai suoi familiari e a chi gli ha voluto bene. Ci mancherà", scrive sui social Nicola Fratoianni, leader di Avs .
"Con grande dolore ho appreso la notizia della scomparsa di Aldo Tortorella. Un comunista italiano. Un partigiano, dirigente politico di primissimo piano e intellettuale che con le sue idee e impegno ha contribuito a rendere più forte la democrazia italiana. Per tanti di noi, di un’altra generazione, è stato un esempio straordinario di come la politica può e deve essere passione, difesa di valori e ideali. Una missione per servire la Costituzione. Conservo per me bellissimi ricordi di lunghe chiacchierate dalle quali cercavo di assorbire tutta la forza del suo pensiero autorevole. Ciao Aldo", ha commentato Nicola Zingaretti sui social l’europarlamentare Pd.
Fonte: RaiNews.
Una intervista ad Aldo Tortorella su Berlinguer, L’Unità, 19 maggio 2024
Aldo Tortorella su Wikipedia.
Aldo Tortorella
Nato a Napoli il 10 luglio 1926, giornalista, filosofo, parlamentare e dirigente comunista.
Ha trascorso la giovinezza tra Liguria e Lombardia ed era ancora studente quando è entrato nella Resistenza a Milano. Responsabile degli studenti antifascisti con Gillo Pontecorvo, Tortorella si era trasferito a Genova alla fine del 1944 (dopo una rocambolesca evasione, travestito da donna, dall’Ospedale militare milanese dove era ristretto), per riorganizzarvi, col nome di battaglia di "Alessio", le file del Fronte della Gioventù. Per lunghi mesi "Alessio" organizza nel capoluogo ligure la propaganda e la lotta armata, soprattutto nelle zone operaie del Ponente della città, che il 24 aprile del 1945 vedrà la resa dei nazifascisti. Quando, il 25 aprile, l’Unità non più clandestina annuncia la Liberazione, è un ragazzo di 19 anni il redattore capo dell’edizione ligure del giornale del Partito comunista. Nella redazione di Genova Tortorella resta sino al 1957 con Gelasio Adamoli. Tra una missione nella Jugoslavia di Tito e un’altra nella Polonia di Gomulka, passando da Budapest appena "normalizzata" dalla repressione sovietica, Tortorella riesce a non trascurare gli studi filosofici e, nel 1956, a laurearsi con Antonio Banfi, con una tesi sul "concetto di libertà in Spinoza". È del 1957 il trasferimento a Milano, dove subentra a Davide Lajolo nella direzione de l’Unità. In seguito diverrà segretario della Federazione milanese del PCI e poi del Comitato regionale lombardo. Direttore nazionale de l’Unità dal 1970 al 1975, nel 1971 Tortorella è eletto per la prima volta deputato. Confermato sino al 1994, è stato responsabile della politica culturale del PCI durante la segreteria di Enrico Berlinguer e anche di quella delle "questioni dello Stato" con Alessandro Natta, col quale si oppose - insieme a Pietro Ingrao - alla "svolta della Bolognina" di Achille Occhetto. Esce dal PDS quando, durante la guerra del Kosovo, il governo D’Alema decide di appoggiare l’intervento della NATO. Oggi dirige, con Aldo Zanardo, il rinato bimestrale Critica Marxista e presiede l’ARS (Associazione per il rinnovamento della sinistra).
Fonte: ANPI.
Intervista ad Aldo Tortorella, Pandora, 17 aprile 2015.
La rivista Critica marxista, che dirigeva, ha ripubblicato un suo editoriale del 2023 (che trovate anche in pdf qui su Girodivite).
Il saluto della redazione di Critica marxista su fb:
Dobbiamo purtroppo dare la notizia della scomparsa del direttore di Critica Marxista Aldo Tortorella. Già partigiano, direttore dell’Unità dirigente del Pci, stretto collaboratore di Enrico Berlinguer negli ultimi anni di vita, direttore già negli anni 80 della prima serie della rivista, Tortorella dopo la fine del Pci decise, con altre compagne e compagni di rilevare la testata dando vita alla sua "seconda serie". Di cui è stato direttore, con Aldo Zanardo, fino all’ultimo, interpretando lucidamente coi suoi editoriali l’evoluzione della situazione politica e della sinistra, non solo italiana. Ciao compagno, grazie per tutto ciò che ci hai insegnato e trasmesso!
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Devo ad Aldo Bonomi, “amico ritrovato” al Festival Bergamo Città Impresa – lo scorso novembre 2024 - la segnalazione di Il leone e la volpe, un volume pubblicato nel 1995 da Einaudi e riproposto nel 2023, che inspiegabilmente mi era sfuggito. In un confronto appassionato Francesco Leonetti e Paolo Volponi rileggono il Novecento con uno sguardo intriso di nostalgia e utopia, sognando una "civiltà produttiva".
Il libro rappresenta un dialogo profondo e stimolante su temi politici, sociali e letterari. Il titolo richiama l’immagine classica della dialettica tra forza e astuzia, suggerendo un confronto tra strategie differenti nell’interpretare la realtà e nell’intervenire culturalmente. Leonetti e Volponi hanno attraversato alcune delle fasi più complesse della storia italiana contemporanea, dal dopoguerra alla crisi del sistema industriale, fino alle trasformazioni politiche e culturali degli anni Ottanta e Novanta. Entrambi condivisero l’esperienza della rivista Officina, fondata con Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi, un punto di riferimento per una generazione di scrittori impegnati nella riflessione sulla società e sulla letteratura.
L’opera nasce in un contesto di forte tensione tra impegno politico e sperimentazione artistica, con l’obiettivo di fornire una lettura critica del presente e delle sue contraddizioni. Il confronto tra Leonetti e Volponi diviene così una testimonianza del rapporto tra cultura e potere, tra arte e società, in un’epoca segnata da mutamenti profondi e spesso contraddittori. Uno dei temi centrali affrontati è il ruolo dell’intellettuale nella società contemporanea.
Volponi, forte della sua esperienza nel mondo industriale (in particolare presso Olivetti), esprime una visione critica della modernizzazione e delle sue conseguenze sull’individuo. Leonetti, invece, insiste sulla necessità di un approccio teorico e politico più strutturato, che tenga conto delle dinamiche storiche e dell’importanza di un intervento consapevole nella realtà sociale. Il volume esplora il legame tra scrittura e impegno politico, interrogandosi sul valore dell’arte come strumento di trasformazione sociale. La discussione si sofferma sui diversi modi in cui la letteratura può incidere sulla realtà: da un lato la denuncia e l’analisi critica, dall’altro la sperimentazione linguistica e narrativa come atto politico.
Entrambi gli autori riflettono sulla crisi del modello industriale italiano, il cui declino, già evidente negli anni Ottanta, ha avuto conseguenze devastanti sia sul piano economico che su quello umano e culturale. Volponi evidenzia come questa crisi abbia determinato una perdita d’identità per la classe operaia e per l’intellettuale stesso. Leonetti, a sua volta, fa riferimento alle ricerche di Aldo Bonomi per analizzare il mutamento della classe operaia e la nascita di nuove configurazioni sociali legate alla crisi industriale e alla riconfigurazione del lavoro.
Un altro aspetto fondamentale dell’opera è la riflessione sulla lingua e sulla sua funzione politica. Per Leonetti e Volponi, ricercare nuove forme espressive significa sfidare le convenzioni, rifiutando il linguaggio del potere per proporre alternative capaci di dar voce alle contraddizioni del presente.
Il libro, articolato in una serie di scambi tra i due autori, adotta un’impostazione dialogica, offrendo un confronto di idee e posizioni differenti. Lo stile, a tratti polemico e ironico, è sempre sorretto da una profondità intellettuale, con continui riferimenti storici, filosofici e letterari. Il linguaggio ricco e sfaccettato riflette la volontà di entrambi di evitare semplificazioni, affrontando la complessità della realtà con strumenti adeguati.
Il leone e la volpe è una preziosa testimonianza del dibattito culturale italiano del secondo Novecento, capace di offrire spunti di riflessione ancora attuali. Il confronto tra Leonetti e Volponi evidenzia le loro differenze di approccio, ma anche la comune volontà di interrogarsi sul ruolo della letteratura e dell’intellettuale in un’epoca di trasformazioni radicali. Il libro rappresenta un documento storico e un invito a riflettere sulle responsabilità dell’arte e del pensiero critico nel mondo contemporaneo.
Oggi viviamo una fase di disaffezione verso la politica, caratterizzata da personalismi, opportunismo e distanza dai cittadini. Volponi denuncerebbe la mancanza di una visione collettiva e il progressivo svuotamento delle ideologie. La precarizzazione e la digitalizzazione dell’economia hanno amplificato il senso di alienazione da lui già intravisto nelle fabbriche del Novecento. Criticherebbe l’assenza di politiche sociali efficaci e la crescita delle disuguaglianze. Da intellettuale, si indignerebbe per la marginalizzazione della cultura e dell’istruzione, denuncerebbe l’impoverimento della scuola e dell’università e l’appiattimento del dibattito pubblico a favore del sensazionalismo e della superficialità. Un ulteriore tema per lui che nel suo legame con il paesaggio marchigiano, aveva già anticipato molte delle riflessioni ecologiste contemporanee, sarebbe la crisi ambientale.
Volponi oggi sarebbe una voce forte contro il consumo di suolo, l’inquinamento e l’inazione politica di fronte al cambiamento climatico. Nonostante la sua critica feroce alla società capitalista, Paolo Volponi non era un pessimista: credeva nella possibilità di trasformare la società attraverso l’impegno e la consapevolezza, anche per questo incoraggerebbe le nuove generazioni a lottare per un futuro più giusto e sosterrebbe i movimenti di protesta giovanile per il clima e i diritti sociali.
Oggi con la sua lucidità visionaria e la sua capacità di muoversi tra narrativa, politica e poesia con la medesima intensità, sarebbe una voce scomoda nella denuncia delle contraddizioni e delle ingiustizie che attanagliano la società. Un pensiero il suo, ancora attuale e necessario, che richiama a non desistere e ribadisce che letteratura e pensiero critico possono cambiare il mondo.
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Anche da morti a Lentini non si riposa in pace per mancanza di luoghi dove riposare, mettere un fiore, fermarsi per una preghiera e raccontarsi. Un luogo di dolore ma di ricordi perché c’è la storia di una città con i suoi tanti volti e le sue inevitabili contraddizioni. Un ritrovarsi di generazioni diverse e una parte di noi nel suo scorrere del tempo.
Per questo insieme di motivi dovremmo avere una cura particolare da non tralasciare all’incuria e al disinteresse. Loro non ci vedono ma ci parlano. Parlano alla nostra coscienza. Forse è proprio questo che non si capisce e che dovremmo farlo capire a chi governa questa città. Un luogo specchio di una città irriconoscibile, insicura e priva di stimoli per un cambio di passo.
La vicenda della mancanza del prosieguo della costruzione dei loculi, che ho ascoltato nell’assemblea del Pd di Lentini, ha dell’incredibile. Ci sono dei cittadini che hanno versato delle somme per i loculi all’impresa costruttrice che, ad oggi, non sanno come andrà a finire in quanto è nato un contezioso tra il Comune e l’impresa. Ma è possibile che su una vicenda così delicata che non riguarda solo chi ha versato le somme, ma la città nel suo insieme, non ci sia un consiglio comunale aperto per capire quello che è avvenuto e come l’amministrazione intenda risolvere la questione?
L’amministrazione se c’è deve parlare e confrontarsi senza scappare. Non si scappa, anche se è diventato un nuovo modo di fare politica. Ritornare alla buona prassi dei consigli comunali aperti fa bene alla democrazia e alla stessa amministrazione, sempre che ci si voglia confrontare con gli eletti e con i comuni cittadini. Se non questo al sindaco non gli resta che l’invio di qualche video. Nemmeno questo non penso, altrimenti non ci resta che affidarci a qualche artista per la storia.
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Caro Volponov [1], come stai?
"Come sto caro mio barone di Lentini? Sto come sta il mondo, perché non si può stare bene se intorno c’è ingiustizia. Ma se mi chiedi se sono ancora vivo, allora sì, sono vivo in ogni parola che ho scritto, in ogni idea che non si è lasciata piegare. E tu, come stai?"
Io sto in piedi e talvolta mi siedo, naturalmente per riposarmi.
"Bravo. Stare in piedi è già un atto di resistenza, e sedersi solo per riposare significa non essersi ancora arresi. L’importante è non sdraiarsi mai davanti al potere. Bene. L’importante è sapere sempre perché ci si alza e perché ci si siede. Chi sa questo, non si farà mai mettere a terra del tutto. Cosa vuoi chiedermi, su parla, dì?"
Nei tuoi romanzi, spesso il mondo industriale si intreccia con quello poetico. Come hai vissuto questa dualità?
Volponi: "Non vedo una dualità, ma piuttosto una lotta incessante. L’industria è stata la grande illusione del Novecento: prometteva progresso, ma spesso ha schiacciato l’uomo, rendendolo un ingranaggio di un sistema che non ha anima. La poesia, invece, è ciò che può restituire dignità all’uomo, farlo respirare, dargli voce. Nei miei libri ho cercato di raccontare questa battaglia: l’operaio, l’intellettuale, il dirigente, tutti intrappolati in una macchina che li sovrasta."
La tua esperienza in Olivetti ha influenzato la tua visione del mondo del lavoro?
Volponi: "Adriano Olivetti era un visionario, uno dei pochi industriali che capiva che un’impresa non può vivere senza un’idea di società. Lì ho visto il tentativo, forse l’unico in Italia, di conciliare industria e umanità. Ma poi ho visto anche il tradimento di quell’idea. L’Italia ha scelto la speculazione, il profitto cieco, il lavoro alienante. Io ho sempre cercato di denunciare questo fallimento."
Se potessi riscrivere il futuro dell’Italia, quali valori metteresti al centro?
Volponi: "La giustizia sociale, la cultura, la libertà di pensiero. Ma temo che siamo andati nella direzione opposta: oggi l’Italia è un paese che si è dimenticato della sua gente, che ha svuotato la scuola, che ha reso il lavoro una condanna e non un diritto. Serve una rivoluzione morale, prima ancora che politica."
Credi che il ruolo dello scrittore sia cambiato con l’avvento del digitale e dei social media?
Volponi: "Lo scrittore deve sempre restare una voce fuori dal coro, anche se oggi il coro è più rumoroso che mai. I social illudono di dare voce a tutti, ma spesso amplificano solo il conformismo. Uno scrittore vero non deve rincorrere il pubblico, deve disturbare, deve far pensare. Se oggi scrivessi, probabilmente sarei ancora più scomodo di quanto non lo fossi già."
Se potessi scrivere un romanzo ambientato nel presente, quale sarebbe il tuo protagonista?
Volponi: "Sarebbe qualcuno ai margini, come sempre. Forse un giovane precario, uno che lotta per non essere inghiottito dalla mediocrità del suo tempo. Oppure un ex operaio, uno di quelli che ha visto il declino dell’industria e non sa più che posto abbia nel mondo. Il mio protagonista sarebbe un uomo in lotta, perché è solo nella lotta che l’uomo si riconosce veramente."
Qual è il messaggio più importante che vorresti lasciare ai lettori delle nuove generazioni?
Volponi: "Non accettate il mondo così com’è. Leggete, studiate, ribellatevi. La letteratura non serve solo a raccontare, ma a trasformare. Il potere vuole uomini docili, io voglio lettori inquieti. Solo chi è inquieto può cambiare qualcosa."
Tu hai raccontato il conflitto tra l’individuo e il potere, tra l’uomo e la macchina sociale. Credi che oggi ci sia ancora spazio per la ribellione o il sistema ha ormai vinto del tutto. Paolo rispose col suo solito tono lucido e combattivo, con un velo di amarezza, ma senza mai rinunciare del tutto alla speranza.
"Il sistema vince solo quando l’uomo smette di pensare, quando accetta senza più interrogarsi. Certo, oggi la ribellione è più difficile: il potere non ha più il volto brutale delle fabbriche ottocentesche, si è fatto più sottile, più persuasivo. Ti convince che non c’è alternativa, che il mondo è così e non può essere cambiato. Ma io non ci credo. La ribellione esiste sempre, anche quando sembra invisibile: è in chi ancora rifiuta di piegarsi, in chi legge, in chi non si accontenta di sopravvivere. La letteratura stessa è una forma di resistenza, perché costringe a guardare oltre la superficie. Quindi no, il sistema non ha vinto. Ma chi vuole combatterlo deve essere più ostinato, più consapevole, più libero."
Lo salutai a braccia aperte. E lui, forse un po’ sorpreso ma con sincera gratitudine, con un gesto asciutto, senza troppa enfasi, come chi non è abituato agli abbracci facili, ma sa riconoscere un’accoglienza autentica col suo sguardo profondo mi rispose:
"Grazie. Non è facile trovare chi ti accoglie davvero, senza chiederti di cambiare o di spiegarti troppo. E ora dimmi, com’è mutato il mondo?"
Che ti devo dire? Il mondo pare che ci si rivolti contro. Pensa te… c’è addirittura un generale che dice che “è un mondo al contrario”. Buon Compleanno, Paolo!
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Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, rappresentano una lunga serie di omicidi ignorati sia dai media internazionali sia dal governo centrale di Kinshasa, distante in tutti i sensi dal martoriato Nord Kivu. Il genere umano esce nuovamente sconfitto dalla violenza incontrollata, dall’assenza di giustizia, dall’affermarsi dell’assenza di speranza. E di speranza ne portavano tanta l’ambasciatore Luca Attanasio, il giovane carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista del WFP Mustapha Milambo: tre persone che hanno creduto in un futuro migliore, senza povertà, ingiustizie, violenza. Abbiamo la responsabilità di custodire quei valori caduti nel territorio di Nyiragongo per far sì che possano mettere radici, che diventino alberi e che un giorno possano nutrire gli affamati di speranza.
L’uccisione di Luca Attanasio e delle due persone che lo accompagnavano non è un caso, ma “una grande questione collettiva”.
Salvatore Attanasio racconta il figlio Luca ambasciatore d’Italia che credeva fermamente nella pace e voleva un Congo libero dai soprusi, dalla guerra genocida e dallo sfruttamento dei più fragili da parte dei poteri forti. Luca era dalla nostra parte: documentava, fotografava, denunciava. Mi chiedo se non è per questo che lo hanno assassinato, come nel 1996 uccisero il cardinale Munzihirva.
Il sangue versato del giusto, reclama giustizia per 6 milioni di morti. Il governo deve denunciare i massacri all’Est e smascherarne i mandanti. Investire sulla giustizia distributiva è investire sulla pace. Salute per tutti, scuola per tutti: queste le sfide per costruire la pace.
Non vogliamo che Luca sia morto invano.
Luca potrebbero averlo eliminato perché denunciava il traffico dei minerali e lo sfruttamento dei minori. E’ solo un’ipotesi. Ma il suo agire fuori dagli schemi burocratici del corpo diplomatico gli aveva creato dei nemici.
Come si può fermare tutta questa mostruosità? Smettendo di vendere le armi, anzi smettendo di scambiare armi con minerali preziosi.
Il Governo deve riaprire la cooperazione allo sviluppo in Congo. Non c’è solidarietà senza giustizia. Non basta limitarsi all’emergenza e agli aiuti umanitari che aumentano dipendenza. Vogliamo progetti di sviluppo.
A che è servita MONUSCO, la forza di pace, i caschi blu? Non hanno protetto Luca. In Congo serve giustizia distributiva, scuola gratuita, salute per tutti. Se aiutiamo lo sviluppo avremo la pace. E soprattutto bisogna smettere di vendere armi ai cosiddetti ribelli, longa manus delle transnazionali, coltan in cambio di armi: che affare!
Scuola non per tutti, ma per i ricchi. Idem per la salute. Milioni di morti ogni anno all’Est in Congo. Come si può fermare tutta questa mostruosità? Smettendo di vendere le armi, anzi smettendo di scambiare armi con minerali preziosi.
Armi in cambio di coltan: che affare per i signori della guerra!
Luca non è morto invano. La sua morte ha smascherato 6 milioni di morti anonimi di una guerra di esproprio finanziata dalle transnazionali. L’Europa farebbe bene a investire maggiormente nella missione di mantenimento della pace e della sicurezza in Centro Africa.
Intervista a Salvatore Attanasio
Luca nasce a Saronno il 23 maggio del 1977 da papà Salvatore e mamma Alida Maggi. Ma ha vissuto fin dalla nascita a Limbiate in provincia di Monza e Brianza. Ci ha lasciato nel 2003 quando, avendo vinto il concorso diplomatico del Ministero degli Esteri, si è trasferito a Roma.
L’infanzia è trascorsa serenamente in famiglia, molto seguito dalla nonna materna Anna, donna di una fede incrollabile che ha forgiato in Luca un animo sensibile e cristiano. Puoi parlarci di lui?
Luca ragazzo era un sognatore che amava la pittura, la poesia ma non disdegnava i momenti di svago con gli amici di sempre in oratorio. Dopo la scuola media ha frequentato il Liceo Scientifico E. Majorana di Desio. Nel rendimento scolastico era nella media, ma la sua curiosità e libertà di pensiero lo mettevano al centro dell’attenzione. Durante il periodo liceale, Luca ha subito una profonda mutazione che da ragazzo un po’ ribelle lo ha trasformato in un giovane pragmatico pronto a discutere per far valere le sue idee.
Dopo il Liceo, Luca ha deciso di frequentare l’Università “Luigi Bocconi” iscrivendosi alla Facoltà di Economia Aziendale, dopo aver superato i test di ingresso molto selettivi. Correva l’anno 1995. E poi come prosegue gli studi?
Nel 1999, si è trasferito negli Stati Uniti all’Università di Richmond (Virginia) per il programma di interscambio tra Università. Qui ha frequentato e superato con ottimi voti 4 esami. Rientrato in Italia, ha terminato il ciclo di studi in Bocconi dove si è laureato con il massimo dei voti e lode il 18 Aprile 2001.
Luca aveva importanti offerte di Lavoro da Società di Consulenza Aziendali e da primarie Banche Internazionali, ma decise di servire l’Italia: voleva essere un Diplomatico. Come procede il suo percorso?
Nel 2002 si iscrive al Master di Diplomazia Internazionale presso l’ISPI a Milano , corso propedeutico al Concorso di Diplomazia, che superò con profitto. Nello stesso anno partecipa al Concorso Diplomatico, uno dei più difficili e selettivi della nostra Repubblica, che non superò causa la scarsa conoscenza della lingua francese, lingua obbligatoria tra le materie del concorso. Luca non si dà per vinto, inizia a studiare con impegno il francese e l’anno successivo ( 2003) supera il concorso.
A dicembre dello stesso anno entra nell’organico del Ministero Affari Esteri, noto come Farnesina, iniziando così la Sua Carriera Diplomatica. Una importante esperienza. Come puoi descriverla?
Trascorre i primi due anni lavorando alla Farnesina presso la Direzione Generale per L’Africa dove si fa notare per il Suo modo propositivo, le Sue idee originali tanto che nel 2006 fu inviato presso l’Ambasciata d’Italia a Berna in qualità di Responsabile Commerciale anche se non aveva ancora maturato l’anzianità lavorativa sufficiente per tale ruolo. Nei 4 anni di permanenza a Berna si fa notare per le Sue capacità relazionali e la pragmaticità con cui operava, tanto da ricevere diverse note di merito dai Suoi superiori.
Nel 2010 viene inviato come Console Generale a Casablanca (Marocco), anche in questo caso non avendo la sufficiente anzianità per quel ruolo. In che senso Luca rivoluziona letteralmente il consolato?
Negli anni di permanenza in Marocco, Luca rivoluziona il Consolato. Lo fa ristrutturare, ammodernare e soprattutto cambia il modo di lavorare negli uffici consolari tanto da far diventare il Consolato di Casablanca tra i primi al mondo per efficienza. Si fa finanziare un impianto fotovoltaico che verrà installato al Consolato diventando così il primo Consolato Italiano verde.
Nel Suo ruolo istituzionale, non mancava quell’umanità e generosità che ha caratterizzato tutta la sua vita. Puoi parlarcene?
Si recava periodicamente nelle carceri marocchine a visitare i nostri connazionali per verificare le condizioni in cui versavano e il trattamento ricevuto, preoccupandosi di dar loro anche un ricovero nel periodo di tempo tra l’uscita dal carcere e il rimpatrio in Italia. Era presente nella comunità italiana molto numerosa in Marocco visitando periodicamente tutte le Sedi Consolari preoccupandosi di dare assistenza ai nostri connazionali.
A Casablanca nel 2011 conosce Zakia Seddiki che diventerà sua moglie nel 2015. Incontro molto importante per la vita di Luca.
Certamente, infatti, nel 2013 viene richiamato a Roma per un importante incarico alla Farnesina dove resterà fino a settembre del 2015. Zakia lo segue nella Sua nuova missione ed a gennaio del 2015, si sposano con rito civile presso il Municipio di Roma.
A settembre viene inviato ad Abuja sede dell’Ambasciata D’Italia in Nigeria dove si trasferirà con la moglie Zakia con l’incarico di Primo Consigliere d’Ambasciata, di fatto Vice Ambasciatore.
Luca ovunque si distingue per il suo approccio totalmente innovativo. Studia la realtà del territorio e, tra le tante iniziative redige un progetto di cooperazione per contrastare il traffico di esseri umani e la prostituzione proveniente dalla Nigeria. Giusto?
Il progetto ebbe il parere favorevole della rappresentanza UE ad Abuja e sarebbe stato finanziato dalla UE per circa 50 milioni di euro in 3 o 4 anni. Luca lavorò a questo progetto con una passione umanitaria straordinaria. Nel settembre del 2017 viene nominato Ambasciatore d’Italia a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e qui si trasferisce con la famiglia. Luca ha fatto tantissimo per questa terra.
Si rende subito conto delle condizioni di miseria della popolazione soprattutto dei bambini abbandonati che vagano per la città. Di fronte a tanta povertà, insieme alla moglie Zakia decide di fondare a Kinshasa l’associazione MamaSofia con lo scopo di dare assistenza sanitaria ai bambini e alle donne.
Attua un piano per distribuire del cibo nella città ai poveri diseredati. Visita le comunità italiane sparse sul territorio, oltre a Kinshasa, in Congo Centrale, nella regione del Kivu, dando concreto supporto e aiuto ai nostri connazionali soprattutto ai missionari che operano nelle zone più sperdute del Congo. Non tralascia il Suo compito istituzionale sviluppando un lavoro di relazioni con il Governo congolese poiché la nostra Ambasciata era priva di Ambasciatore da oltre un anno. Durante la permanenza a Kinshasa è stato apprezzato per il Suo impegno istituzionale sia dagli italiani che dai congolesi.
Che tipo di aiuto possono dare gli ambasciatori alla grande causa della pace tra i popoli?
Gli Ambasciatori rappresentano lo Stato nei Paesi in cui operano. Essi sono l’espressione dei Governi del proprio Paese, pertanto, secondo me, il loro lavoro è fondamentale per costruire relazioni di cooperazione con lo Stato ospitante atte a garantire certamente la sicurezza dei nostri connazionali, ma anche a contribuire, nel rispetto dei ruoli istituzionali, al benessere e allo sviluppo della Nazione ospite, specialmente in quelle terre dove la stabilità e la giustizia sociale sono una chimera, ma basilari per una pace vera.
Nel 2020, per il Suo impegno per la pace tra i popoli, viene insignito del Premio Internazionale Nassiriya per la Pace. In tale occasione, tenne un discorso che oggi risuona come il Suo testamento morale:“ ….molte di quelle cose che noi diamo per scontate come la salute, l’istruzione, la pace in Congo non lo sono, forse su queste cose dobbiamo costruire il nostro futuro…. “, inoltre : “ … fare l’Ambasciatore è una missione, a volte pericolosa, ma quando sei un rappresentante delle istituzioni hai il dovere morale di dare l’esempio …”.
Sarebbe rientrato a Roma con la famiglia a settembre del 2021. Purtroppo, il 22 febbraio dello stesso anno, un agguato terroristico a Kibumba, a pochi chilometri da Goma nella regione del Nord Kivu (RDC), ha spezzato la Sua vita lasciando nella disperazione i familiari, gli amici e la Nazione intera.
Numerose sono state le testimonianze di cordoglio. Solo al Ministero degli Esteri sono Giunti oltre 5.000 messaggi di cordoglio. E anche i riconoscimenti istituzionali?
Numerosi sono i riconoscimenti di istituzioni e organizzazioni umanitarie alla memoria. In particolare: Iscrizione nel “Libro d’oro “ custodito nella sala Guillet del Ministero degli Esteri riservato a personalità che hanno onorato il nostro Paese.
Intitolazione della Sala del Concorso Diplomatico presso il Ministero degli Affari Esteri.
Il 20 Dicembre del 2021, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito “La GRAN CROCE D’ONORE dell’Ordine STELLA D’ITALIA" alla memoria. La più alta onorificenza della nostra Repubblica per chi ha onorato l’Italia nel mondo.
Ancora oggi, a distanza di 4 anni dalla scomparsa, numerosi sono i riconoscimenti e le intitolazioni di sedi istituzionali a Lui dedicate.
Luca, Ambasciatore a soli 40 anni, tra i più giovani Ambasciatori al mondo, gigante di umanità e generosità, è stato il pioniere di una Diplomazia generativa e innovativa, un vero costruttore di pace ed ECCELLENZA della nostra Repubblica. Un esempio per le giovani generazioni e per l’intera Diplomazia Italiana.
Sognava un mondo migliore, purtroppo il Suo sogno è stato interrotto il 22 febbraio del 2021. Aveva solo 43 anni.
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L’assemblea era stata anticipata da un comunicato stampa diffuso dal PD cittadino. Durante l’incontro, sono stati affrontati temi cruciali come i loculi pagati dai cittadini ma mai realizzati, le tariffe cimiteriali aumentate a dismisura, le concessioni negate anche ai familiari degli aventi diritto e i servizi che non funzionano.
I partecipanti hanno avuto l’opportunità di elencare e approfondire con cura tutti i danni causati dall’attuale Amministrazione a causa della totale inerzia sul problema e di concordare le iniziative da intraprendere per risolvere queste problematiche.
L’obiettivo principale dell’assemblea era far conoscere ai cittadini la verità su quanto sta accadendo al cimitero di Lentini e impedire che l’Amministrazione per incapacità ed inerzia possa danneggiare il luogo sacro che custodisce i loro affetti più cari.
L’incontro si è concluso con un forte appello all’unità e alla collaborazione tra i cittadini per proteggere il cimitero e garantire una degna sepoltura ai propri cari e con la possibilità di coinvolgere anche il Prefetto affinché questo problema sia al più presto risolto.
Buona Visione
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Il numero 1086 di Girodivite, mercoledì 5 gennaio 2025: "Megghiu campari di nostalgia, ca di rimpianti" (È meglio vivere di nostalgia, che di rimpianti).
In questo numero:
** Lentini: Lo streaming Video “Assemblea Pubblica sui Seri Problemi del Cimitero” ** , di Giuseppe Castiglia - 5 febbraio 2025
Lentini, 5 febbraio 2025 - Si è svolta ieri l’attesa assemblea pubblica per discutere delle gravi problematiche legate al cimitero comunale di Lentini. L’incontro, che si è tenuto presso la sala sopra il bar Navarria in via Conte Alaimo n. 12, ha visto la partecipazione di numerosi cittadini preoccupati per la situazione del cimitero.
> https://www.girodivite.it/Lentini-Lo-streaming-Video,37516.html
** La rete “No ddl Sicurezza” a Bruxelles ** , di Amnesty - 5 febbraio 2025
Il 4 e il 5 febbraio la rete italiana “No ddl Sicurezza – A Pieno Regime”, di cui Amnesty International Italia fa parte, sarà a Bruxelles per portare all’attenzione del Parlamento europeo le proprie istanze contro il disegno di legge Sicurezza 1236 (ddl Sicurezza), attualmente in discussione in Senato.
> https://www.girodivite.it/La-rete-No-ddl-Sicurezza-a.html
** La Romania sta diventando la discarica europea dei rifiuti tessili ** , di GREENPEACE - 5 febbraio 2025
Un articolo di Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia dal 2015.
> https://www.girodivite.it/La-Romania-sta-diventando-la.html
** Dal Sud Sudan alle pagine di Lancet ** , di Amref Italia - 5 febbraio 2025
Per portare la lotta alle malattie neglette nel cuore dell’Europa. Intervista al Dr. Stephen Jada in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie tropicali Neglette (NTDs)
> https://www.girodivite.it/Dal-Sud-Sudan-alle-pagine-di.html
** Giochi di mafia ** , di francoplat - 5 febbraio 2025
Vince il Premio "As d’Or" 2024 in Francia un gioco prodotto dalla tedesca Boardgame Atelier ed è polemica in Italia
> https://www.girodivite.it/Giochi-di-mafia.html
** Il Governo fa cassa a spese dei poveri ** , di Redazione Lavoro - 5 febbraio 2025
I dati Inps sull’Assegno d’Inclusione. Una analisi di Massimo Pasquini (Diogene)
> https://www.girodivite.it/Il-Governo-fa-cassa-a-spese-dei.html
** Guadagniamo di meno ** , di Redazione - 5 febbraio 2025
Tra i giovani under30 la retribuzione media oraria (11,9 euro) è del 36,4% inferiore a quella dei dipendenti over50. Le lavoratrici dipendenti guadagnano 6mila euro in meno dei lavoratori . Articolo di Giovanni Caprio (Pressenza)
> https://www.girodivite.it/Guadagniamo-di-meno.html
** Nucleare: sette domande al Ministro ** , di Redazione - 5 febbraio 2025
Il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha consegnato al Governo un Disegno di Legge per il ritorno della produzione di energia nucleare in Italia. Prefigura un radioso futuro per il Paese... Articolo di Marco Bersani (Il Manifesto/ATTAC Italia)
> https://www.girodivite.it/Nucleare-sette-domande-al-Ministro.html
** I Dazi di Trump e la Nuova Geopolitica commerciale ** , di cirignotta - 5 febbraio 2025
Inizia con il 2025 la nuova guerra commerciale che si svilupperà a livello globale specie nel raggio d’influenza americano e del mondo conosciuto.
> https://www.girodivite.it/I-Dazi-di-Trump-e-la-Nuova.html
** Innovazione e Cultura Digitale: il caso DicHulter ** , di Massimo Stefano Russo - 5 febbraio 2025
DicHulter rappresenta un esempio concreto di come le nuove tecnologie possano essere messe al servizio del patrimonio culturale, garantendone la conservazione e la diffusione
> https://www.girodivite.it/Innovazione-e-Cultura-Digitale-il.html
** Una breve riflessione sul PCI ** , di Nello Russo - 5 febbraio 2025
Il Partito Comunista Italiano è stato e resta il più grande e il più forte tra i partiti comunisti dell’Occidente. È stato il faro indiscusso di tante battaglie, che partono dalla resistenza al fascismo e passano dalle lotte nelle fabbriche...
> https://www.girodivite.it/Una-breve-riflessione-sul-PCI.html
** Quando il dominio dona la carezza dell’immagine ** , di Salvatore A. Bravo - 5 febbraio 2025
Semanticidio e caverna: il mito della caverna platonica non è una semplice metafora, è un’immagine polifocale: si fa parola per configurarsi in concetto...
> https://www.girodivite.it/Quando-il-dominio-dona-la-carezza.html
** Figure retoriche (2): Metafora ** , di Alessandra Calanchi - 5 febbraio 2025
‘I media non dicono alle persone cosa pensare. Ma hanno una palese influenza nel dire alle persone cosa pensare riguardo a qualcosa’ afferma Doherty.
> https://www.girodivite.it/Figure-retoriche-2-Metafora.html
** TikTok a Roccaraso ** , di Adriano Todaro - 5 febbraio 2025
Alla Gazzetta di Mantova entra la Confindustria – Direttori editoriali questi sconosciuti – Meloni aumenta i seguaci – WhatsApp usata per spiare giornalisti – L’Espresso si rinnova
> https://www.girodivite.it/TikTok-a-Roccaraso.html
** Rispetto n. 6 - Marciapiedi 2 ** , di Franco Novembrini - 5 febbraio 2025
La questione dei marciapiedi di VLS1929 merita una seconda notazione perché le elezioni hanno premiato un sindaco che aveva adottato lo slogan "con i piedi per terra", ma vediamo dove la cosa è quasi irrealizzabile.
> https://www.girodivite.it/Rispetto-n-6-Marciapiedi-2.html
** Ennesimo Consiglio Comunale, quello di ieri, rinviato ad oggi per mancanza del numero legale ** , di Giuseppe Castiglia - 4 febbraio 2025
Sembrerebbe che la maggioranza dei consiglieri che sostiene il Sindaco Lo Faro, non esiste più e non c’è. Oramai è diventata prassi per l’amministrazione Lo Faro quella di non riuscire ad organizzare la maggioranza per poter espletare in prima battuta un Consiglio Comunale. Anche ieri l’amministrazione Lo Faro (tris) non è riuscita ad organizzare la presenza dei Consiglieri che lo sostengono, dovendo rinviare il Consiglio comunale ad oggi.
> https://www.girodivite.it/Ennesimo-Consiglio-Comunale-quello.html
** Lentini, Istituto "Moncada" - Presentato il n. 25 dei Quaderni del Mediterraneo ** , di Giuseppe Castiglia - 4 febbraio 2025
Presentato il n. 25 dei Quaderni del Mediterraneo, annuario storico dei beni culturali giunto al trentaduesimo anno di edizione, nell’accogliente cornice dell’Istituto di Istruzione Superiore “A. Moncada” di Lentini
> https://www.girodivite.it/Lentini-Istituto-Moncada.html
** Turismo: il progetto The Best of Western Sicily torna alla Bit di Milano al via domenica ** , di Redazione - 4 febbraio 2025
Il progetto The Best of Western Sicily, che mette insieme diversi partner per promuovere il territorio della Sicilia Occidentale, torna alla Bit, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano la cui 45esima edizione è in programma da domenica 9 febbraio a martedì 11 febbraio al quartiere fieristico di Rho. Per il quinto anno consecutivo, l’iniziativa si conferma come uno degli appuntamenti principali per promuovere la Sicilia Occidentale come meta turistica d’eccellenza, ricca di bellezze (...)
> https://www.girodivite.it/Turismo-il-progetto-The-Best-of.html
** Vincen Garcia live: il secondo appuntamento di Visioninmusica 2025 verso il sold out (7 febbraio - Terni, Auditorium Gazzoli) ** , di Redazione Risonanze - 3 febbraio 2025
Si avvia verso il tutto esaurito il secondo concerto della stagione Visioninmusica 2025: Vincen Garcia si prepara a conquistare il pubblico dell’Auditorium Gazzoli di Terni dove salirà sul palco venerdì 7 febbraio alle ore 21:00 accompagnato da Andoni Narvaez alla chitarra, Manu Pardo alla tromba, David Cases al sassofono e Jairo Ubiano alla batteria. Il poliedrico musicista spagnolo, che mescola influenze jazz, soul e musica latina in una combinazione irresistibile, promette di incantare il (...)
> https://www.girodivite.it/Vincen-Garcia-live-il-secondo.html
** Il futuro è già qui: cosa può fare davvero l’intelligenza artificiale? ** , di Massimo Stefano Russo - 2 febbraio 2025
Il futuro è già qui / Barbara Gallavotti. - Milano : Mondadori Libri, 2024. - 252 p. - (Strade blu). - ISBN 978-88-04-74065-0
> https://www.girodivite.it/Il-futuro-e-gia-qui-cosa-puo-fare.html
** Milano e oltre ** , di Alberto Giovanni Biuso - 2 febbraio 2025
Le immagini di Carlo Orsi al Museo di Milano - Palazzo Morando
> https://www.girodivite.it/Milano-e-oltre.html
** Sanzione senza precedenti al Movimento No Ponte ** , di Redazione - 2 febbraio 2025
𝐔𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐚𝐜𝐜𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨: 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐓𝐫𝐢𝐛𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐈𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐡𝐢 𝐨𝐬𝐚 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥 𝐩𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐧𝐚!
In una incomprensibile (ma non tanto) sentenza, il Tribunale delle Imprese di Roma nei giorni scorsi ha inflitto una sanzione senza precedenti nei confronti di coloro che tentano di bloccare la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.
In particolare il gruppo di 104 cittadinə che aveva presentato una class action per prevenire la realizzazione del (...)
> https://www.girodivite.it/Sanzione-senza-precedenti-al.html
** Spaghetti di riso con le sarde e pomodorini secchi ** , di Piero Buscemi - 1 febbraio 2025
Una variante orientale di uno dei piatti più famosi della cucina siciliana
> https://www.girodivite.it/Spaghetti-di-riso-con-le-sarde-e.html
** La Meloni nervosa ** , di Luigi Boggio - 1 febbraio 2025
Sia serena e sempre con serenità vada a riferire in Parlamento sul torturatore libico Almasri, invece di sventolare, in giro per i video, un foglio di carta che...
> https://www.girodivite.it/La-Meloni-nervosa.html
** Del paesaggio sonoro e del rumore come fenomeni sociali ** , di Massimo Stefano Russo - 1 febbraio 2025
Il paesaggio e il rumore sono fenomeni sociali che emergono dall’interazione tra dimensione fisica e costruzione culturale. Entrambi modellati da dinamiche di potere, processi economici e pratiche sociali...
> https://www.girodivite.it/Del-paesaggio-sonoro-e-del-rumore.html
** Processi di omologazione ** , di Salvatore A. Bravo - 1 febbraio 2025
Per tornare ad essere diversi e liberi bisogna sottrarsi con la politica alla gravità della forza che sussume e devitalizza. A tutto questo dobbiamo dire il nostro “no” e testimoniarlo con la prassi.
> https://www.girodivite.it/Processi-di-omologazione.html
** Post/teca Gennaio 2025 ** , di Sergej - 1 febbraio 2025
Il numero 01.2025 di Post/teca
> https://www.girodivite.it/Post-teca-Gennaio-2025.html
** Persone: Marianne Faithfull, cantante ** , di Redazione Risonanze - 31 gennaio 2025
È morta Marianne Faithfull, icona della Swinging London e storica compagna di Mick Jagger
> https://www.girodivite.it/Persone-Marianne-Faithfull.html
** Assemblea Pubblica: Seri problemi al Cimitero di Lentini ** , di Giuseppe Castiglia - 31 gennaio 2025
I cittadini di Lentini sono invitati a partecipare ad un’assemblea pubblica per discutere delle problematiche legate al cimitero comunale. L’incontro si terrà martedì 4 febbraio alle ore 18.00 presso la sala sopra il bar Navarria in via Conte Alaimo n. 12.
> https://www.girodivite.it/Assemblea-Pubblica-Seri-problemi.html
** Recepimento Ecotassa: Grazie al M5S Sicilia, più risorse ai Comuni ** , di Giuseppe Castiglia - 30 gennaio 2025
“Finalmente la Regione Siciliana si adegua al resto d’Italia colmando un vuoto normativo e garantendo risorse ai Comuni dove insistono discariche pubbliche e private. Inoltre grazie ad un nostro emendamento la percentuale dell’ecotassa trasferita ai comuni passa dal 25% al 35%. La legge targata Movimento 5 Stelle è stata approvata in queste ore a Sala d’Ercole”.
> https://www.girodivite.it/Recepimento-Ecotassa-Grazie-al-M5S.html
** Parliamo di Trump ** , di Salvatore A. Bravo - 29 gennaio 2025
Nel frattempo la violenza sta diventando la normalità in cui l’occidente affonda. L’Europa con i suoi capi e e le sue capesse si inchina al nuovo padrone e segue la scia, il rischio è che l’Europa scompaia nella scia del suo asservimento.
> https://www.girodivite.it/Parliamo-di-Trump.html
** Lecce ** , di Alberto Giovanni Biuso - 29 gennaio 2025
Un soggiorno
> https://www.girodivite.it/Lecce.html
** "Tutto su Vittorio De Sica": A Roma la presentazione del saggio collettivo di critici italiani e francesi (11 febbraio, Cinema Caravaggio) ** , di redazione cinema - 29 gennaio 2025
Martedì 11 febbraio 2025 – Ore 18:30
Presentazione del libro
TUTTO SU VITTORIO DE SICA
Autore, attore, seduttore
a cura di Jean A. Gili e Piero Spila
Prefazione di René de Ceccatty
Intervengono:
Piero Spila (curatore del volume)
Catello Masullo (presidente Cinecircolo Romano)
Franco Montini (critico cinematografico)
Gianni Gremese (editore)
A seguire:
proiezione del film
MIRACOLO A MILANO (1951)
di Vittorio De Sica
CINEMA CARAVAGGIO
Via Giovanni Paisiello 24 - ROMA
Ingresso libero (...)
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Una mobilitazione diffusa e ampia dal basso ha unito organizzazioni della società civile, sindacati, associazioni, movimenti e reti mutualistiche nella piattaforma No ddl Sicurezza, con l’obiettivo di denunciare la deriva autoritaria che il governo Meloni sta alimentando in Italia. Tale dinamica si intreccia con tendenze securitarie analoghe in altre parti d’Europa e del mondo.
Il 4 febbraio, a Bruxelles, la rete ha organizzato una conferenza stampa, sostenuta da europarlamentari italiani. Nel corso dei due giorni parteciperà inoltre a eventi e iniziative assembleari di confronto e coesione con altre reti e movimenti europei. L’obiettivo è portare in Europa un grido d’allarme in difesa delle libertà, dei diritti e della democrazia.
In questo momento storico anche la rete “In difesa di” (rete Idd), che solitamente opera a livello globale nei territori di conflitto per difendere le persone attiviste, si sta occupando di svolgere la propria missione in Italia, fornendo supporto e accompagnamento legale a chi manifesta pacificamente e rischia di subire carcere, fogli di via, violenze e intimidazioni.
Anche la rete Idd sollecita il nostro paese e l’Unione europea ad assumersi le proprie responsabilità storiche nella difesa della democrazia e dell’uguaglianza, contrastando le derive politiche che portano alla militarizzazione e alla marginalizzazione sociale.
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In un’epoca segnata dal fast fashion, dove i vestiti vengono acquistati e gettati via con una rapidità impressionante, spesso si tende a pensare che gli abiti dismessi possano avere una seconda vita. Tuttavia la realtà è ben diversa, come dimostra il caso della Romania che sta diventando la discarica d’Europa per i rifiuti tessili.
Ogni settimana, il Paese importa tra 50 e 100 camion carichi di abiti di seconda mano, principalmente provenienti dalla Germania. Tra il 2020 e il 2023, sono arrivate oltre 125.000 tonnellate di vestiti usati, con la Germania che ha contribuito per metà di questa cifra. Ma anche aziende italiane sembrano essere coinvolte. Numeri da capogiro che mettono in evidenza una tendenza inquietante: i Paesi più poveri stanno diventando vittime di un “colonialismo dei rifiuti” responsabile di una drammatica crisi sanitaria e ambientale.
La valle del Jiului soffoca sotto i rifiuti tessili
Un tempo centro dell’attività mineraria, oggi la valle del Jiului è un punto di arrivo per migliaia di tonnellate di scarti che – in teoria – dovrebbero essere abiti usati, ma che in realtà invece restano in gran parte inutilizzabili. Questi vestiti, troppo rovinati per essere venduti, vengono abbandonati illegalmente in corsi d’acqua e nei campi, dove vengono spesso bruciati, inquinando gravemente l’ambiente, l’acqua e il suolo.
Le conseguenze sulla salute dei residenti sono devastanti. La maggior parte di questi abiti è fatta di fibre in plastica che rendono difficile il loro riciclo. Nel tempo, gli abiti depositati nei corsi d’acqua finiscono per scomporsi in piccole particelle di fibre di plastica che possono finire a loro volta nella catena alimentare, attraverso l’acqua o attraverso il cibo che le persone mangiano, come spiega Maddy Cobbing, ricercatrice per la campagna Overconsumption and Detox di Greenpeace Germania.
Il colonialismo dei rifiuti tessili
Molti di questi rifiuti tessili provengono da aziende e negozi che si occupano di abiti di seconda mano in Europa. Ma come arrivano in Romania? La risposta sta nel meccanismo di smaltimento dei rifiuti di Paesi che inviano i propri rifiuti in altri stati perché, ad esempio, non hanno abbastanza spazio nelle discariche cittadine, non hanno le strutture necessarie per riciclare i rifiuti oppure perché, pur avendo le strutture, il trattamento dei rifiuti risulta molto costoso. Basti pensare che – secondo quanto riportato dagli ispettori ambientali – in Germania, lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti tessili costa circa 500 euro, mentre in Romania, lo smaltimento della stessa quantità di rifiuti, nello stesso tipo di discarica, costa circa 40 euro.
La Romania è così diventata un punto di raccolta per gli scarti europei, spesso mascherati da abiti usati inutilizzabili. Secondo le indagini di Rise Project, le aziende che si occupano dell’importazione acquistano vestiti in sacchi neri, dove articoli di bassa o pessima qualità vengono mescolati con abiti indossabili. I contratti stipulati non permettono agli acquirenti di ispezionare la qualità dei vestiti né di restituirli. Questo meccanismo permette a questi rifiuti di finire, in gran parte, nelle mani di aziende che li bruciano o che li smaltiscono in discariche abusive o nei letti dei fiumi. Le rive del fiume Jiu, ad esempio, sono diventate vere e proprie discariche a cielo aperto dove spesso le comunità povere raccolgono vestiti e calzature da bruciare al posto della legna da ardere, troppo costosa da acquistare.,
Ad alimentare il flusso di questi rifiuti è soprattutto la Germania, che tra il 2020 e il 2023 ha inviato in Romania oltre 125.000 tonnellate di vestiti, ovvero metà del volume totale importato. Ma non è tutto. Secondo l’inchiesta Rise Project, anche dei rivenditori collegati alla mafia italiana avrebbero firmato contratti per spedire rifiuti tessili illegali nei cementifici rumeni.
Oggi la valle del Jiului è considerata la regione della Romania con i maggiori problemi a livello nazionale per quanto riguarda i rifiuti tessili. Almeno tre grandi aziende della Jiului Valley sono sotto inchiesta da parte dei procuratori per il ruolo chiave che rivestono nell’importazione illegale di rifiuti.
L’industria della moda deve essere ripensata in chiave sostenibile
La Romania sta vivendo un dramma ambientale e sanitario a causa dell’importazione massiva di rifiuti tessili mascherati da abiti di seconda mano. L’incapacità di gestire questi rifiuti, unita a un sistema che favorisce il loro smaltimento illegale, sta portando il Paese a diventare una discarica a cielo aperto. È urgente che l’Europa prenda misure per regolamentare il commercio di abiti usati, limitare le importazioni ai soli capi che possano davvero avere una seconda vita e garantire che il ciclo di vita dei vestiti sia davvero sostenibile, evitando che i Paesi più vulnerabili diventino il ricettacolo dei nostri scarti.
Il fenomeno del fast fashion gioca un ruolo cruciale in questa crisi: l’acquisto e il consumo sfrenato di abiti a basso costo, che rapidamente perdono valore, alimenta una spirale di spreco che non solo danneggia l’ambiente ma aggrava anche le disuguaglianze globali, costringendo i Paesi più poveri a sopportare il peso dei nostri rifiuti. È ora che le grandi aziende di moda si assumano la responsabilità dell’intero ciclo di vita dei loro prodotti, comprese le fasi di smaltimento e riciclo, tramite un sistema efficace di “Responsabilità estesa del produttore” (EPR) a livello globale. Non possiamo restare a guardare: la moda deve diventare un’industria virtuosa e a misura di pianeta.
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“Quando ho incontrato un padre con cinque figli affetti da epilessia, ho capito che non si trattava solo di ricerca, ma di portare la voce di queste persone al mondo intero.” Così il Dott. Stephen Jada, medico e ricercatore, racconta uno dei momenti più significativi del suo lavoro nel Sud Sudan. La sua missione è combattere le malattie tropicali neglette (NTDs), affrontando la povertà e le disuguaglianze che le alimentano.
Il Dr. Stephen Jada, medico e ricercatore, ha dedicato la sua carriera alla lotta contro le malattie tropicali neglette (NTDs). Dopo aver iniziato come clinico, ha orientato la sua attività verso la salute pubblica e la ricerca, concentrandosi sull’oncocercosi e le sue comorbidità, come l’epilessia e il nodding syndrome. Nel 2023, è stato coautore di uno studio pubblicato su The Lancet, che ha monitorato per due anni gli effetti dei trattamenti sull’oncocercosi, dimostrando come prevenire l’epilessia e la nodding syndrome. Inoltre, nel 2024 ha difeso la sua tesi di dottorato presso l’Università di Anversa, un approfondito studio epidemiologico, sociale ed entomologico sull’epilessia associata all’oncocercosi.
Cosa sono le malattie tropicali neglette e quanto sono diffuse?
Le NTDs sono un gruppo di malattie causate da parassiti, batteri, virus e funghi, che colpiscono oltre un miliardo di persone nel mondo. Si concentrano nelle aree tropicali e colpiscono prevalentemente comunità impoverite. Nel Sud Sudan, ospitiamo 19 delle 20 malattie neglette conosciute a livello globale. Molte di queste sono legate alla mancanza di acqua potabile, servizi sanitari e istruzione.
Come è iniziata la sua collaborazione con l’Università di Anversa?
Nel 2019 ho incontrato il Professor Robert Colebunders durante una visita sul campo. Da lì è nata una collaborazione che ha portato alla mappatura dell’epilessia associata all’oncocercosi in tre contee del Sud Sudan. Questo lavoro ha suscitato interesse internazionale e ha gettato le basi per ulteriori ricerche.
Quali risultati ha ottenuto con le sue ricerche?
Abbiamo dimostrato che interventi semplici, come il trattamento di massa con ivermectina, possono prevenire l’epilessia associata all’oncocercosi. Grazie a questi dati, il Ministero della Salute del Sud Sudan ha intensificato i trattamenti, passando da una somministrazione annuale a due. Questo ha già portato a una riduzione dei nuovi casi.
Nel 2024 ha discusso la sua tesi di dottorato all’Università di Anversa, nel cuore dell’Europa,, cosa ha significato questo momento?
Quando ho iniziato la mia ricerca, pensavo fosse un piccolo progetto, limitato alla mappatura dell’epilessia associata all’oncocercosi. Col tempo, però, abbiamo capito il potenziale di attirare l’attenzione internazionale. Il primo contatto con l’Università di Anversa risale al 2019, con il Professor Robert Colebunders, e da lì, nel 2020, abbiamo avviato una collaborazione formale che ha portato, quest’anno, alla discussione della mia tesi di dottorato proprio ad Anversa.
In questa occasione, però, non pensavo solo ai dati. Ogni parola, ogni dato, mappa o immagine portava con sé le storie ed il loro grido di aiuto, come se fosse finalmente la loro occasione per essere ascoltati e visti ed io fossi la loro voce. Molti dei presenti non erano mai stati in Sud Sudan, ma durante la presentazione ho percepito che capivano la gravità della situazione e il bisogno urgente di agire. È stata un’esperienza potente, che ha dato valore non solo alla ricerca, ma anche alla resilienza delle comunità dimenticate.
Può raccontarci un momento significativo del suo lavoro sul campo?
Un giorno ho visitato la casa di un nostro guardiano che lavora per Amref. Cinque dei suoi sette figli erano affetti da epilessia, e uno di loro è morto durante le nostre ricerche. Nonostante questo, lui continuava a collaborare con noi, mostrando una forza incredibile. La sua resilienza mi ha ispirato a continuare questa lotta. Un altro episodio indimenticabile è stato l’incontro con una madre che aveva perso due figli a causa del nodding syndrome. Nonostante il dolore, mi ha raccontato come avesse iniziato a sensibilizzare il suo villaggio sull’importanza dei trattamenti preventivi. Queste storie sono la testimonianza vivente dell’importanza di portare speranza in queste comunità dimenticate.
Perché è importante che anche i paesi del Nord globale si interessino a queste malattie?
Le NTDs non sono solo un problema del Sud del mondo. Investire nella loro eliminazione migliora la salute pubblica globale, riduce le disuguaglianze e promuove lo sviluppo economico. Inoltre, può limitare le migrazioni forzate e rafforzare la stabilità internazionale.
Cosa significa per lei aver pubblicato un articolo su Lancet?
È stato un traguardo importante. Abbiamo monitorato per due anni gli effetti del trattamento di massa sull’oncocercosi e dimostrato che è possibile prevenire l’epilessia e il nodding syndrome. Questo ha portato a nuove politiche sanitarie e a una maggiore consapevolezza sull’importanza degli interventi preventivi.
Quali sono le sfide future nella lotta contro le NTDs?
Oltre a prevenire nuovi casi, dobbiamo garantire cure a lungo termine a chi è già affetto. I finanziamenti per i trattamenti cronici sono scarsi, e questo limita le possibilità di aiutare le persone già colpite da epilessia o nodding syndrome. La lotta contro le malattie tropicali neglette richiede il contributo di tutti. Dobbiamo unire le forze per migliorare la salute, ridurre le disuguaglianze e dare speranza a milioni di persone che vivono in condizioni di estrema povertà.
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L’Europa non si smentisce, fatica a trovare una lingua comune, una comune griglia valoriale.
Che cosa è successo? Il gioco “La famiglia – The Great Mafia War”, ideato da Maximiliam Maria Thiel e volto a simulare la guerra di mafia degli anni Ottanta in Sicilia, è sbarcato nel nostro Paese, distribuito da molte piattaforme online, e ha immediatamente suscitato le reazioni indignate di Maria Falcone, sorella di Giovanni, oltre che dell’onorevole Alessandro De Leo di FI, il quale ha chiesto al presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, di contrastare in ogni modo la diffusione di questo risiko in salsa siciliana che offende la memoria di chi è caduto per contrastare la violenza mafiosa.
The Great Mafia War invita i partecipanti a competere per il «controllo dei mandamenti delle famiglie mafiose siciliane», avvalendosi di autobombe, uccidendo soldati, costruendo laboratori per le droghe e le barche per trasportare gli stupefacenti e per il contrabbando. Insomma, è in gioco il dominio sulla Sicilia ed è necessario avere sangue freddo e capacità strategiche, costi quel che costi.
Il sessantaduenne Thiel, progettista tedesco di giochi da tavolo, fatica a comprendere le ragioni di tanto clamore attorno alla sua creatura. Attraverso alcune interviste al “Guardian” e a “La Repubblica”, Thiel spiega che il suo intento non era certo quello di offendere la memoria delle vittime, che «nel gioco solo i mafiosi muoiono, eliminandosi a vicenda», che la sua ideazione, infatti, tratta di vicende tutte interne alla criminalità, che non intende affatto banalizzare la lotta al crimine mafioso e, ancora, che «ci sono più di 500 giochi sulla mafia in commercio […]. Sono convinto di non aver fatto nulla di male».
A ben vedere, Thiel qualche ragione ce l’ha. Chi scrive non è in grado di computare con precisione il riferimento quantitativo del progettista tedesco ai cinquecento giochi in commercio aventi quale tema quello mafioso, ma da una rapida navigazione in Rete affiorano, qua e là, le tracce piuttosto evidenti di una certa affezione dei creatori di gioco – da tavolo oppure online – per Cosa nostra e compagnia bella. Non che ci fossero dubbi a riguardo; il tema della commercializzazione del brand mafioso era già stato trattato su queste pagine e anche di recente ci si era tornati, con un riferimento ai souvenir mafiosi venduti nel centro di Palermo e osteggiati ad Agrigento dal sindaco della città.
«Sei pronto a diventare il più famigerato Boss della Mafia»? Questo chiede ai potenziali acquirenti di “The Grand Mafia Global” (progettato per iPad) la piattaforma; una vicenda accattivante, a quanto pare, perché «è dalla morte del nostro vecchio Padrino che all’interno della famiglia si sente la mancanza di un forte leader, una persona che possa unire tutte le bande mafiose». Dunque, si rende necessario che il giocatore più abile riunisca ladri, mercenari, atleti (sic!), uomini d’affari per conquistare l’intero mondo mafioso.
Magari, dopo aver dominato sull’iPad, ci si potrebbe volgere a un gioco di strategia, “Mafia World: Bloody War”, interpretando il ruolo di un mafioso costretto a occuparsi degli affari della “famiglia” dopo essersene allontanato, perché suo padre, il capo dei capi, è stato assassinato ed è necessario rimettere a posto le cose. Insomma, non c’è pace nell’universo ludico delle mafie. Ma le prospettive sono allettanti, almeno stando a quanto prometteva pomposamente “La Cosa Nostra”, un gioco da tavolo gestionale ormai fuori distribuzione. La descrizione dettagliata non chiede commenti: gli ideatori spiegano che si avrà l’occasione di «giocare nel ruolo di un boss della mafia alle prese con la gestione di tutte quelle attività malavitose che vi permetteranno di guadagnare una quantità spropositata di denaro sporco, ma pur sempre denaro (grassetto mio)! Arruolate nuovi gangster per le varie attività tra cui estorsioni, corruzioni, traffico di droga e prostituzione, ogni tipo di attività non vi spaventa!».
Si delinea un quadro sul quale diventa difficile moralizzare. Guadagnare una quantità spropositata di denaro, magari con metodi illeciti, è davvero così dissonante come messaggio rispetto a quello che apprendiamo giorno dopo giorno? Un po’ come le pubblicità meno candide, i giochi da tavolo spazzolano dalla realtà meccanismi e dinamiche, slogan e mantra condivisi, li sdoganano ammorbidendoli su un ripiano di cartone, li sublimano mitigandone le asperità materiali – in fondo non è denaro vero e i morti sono morti finti – e consentono ai meno talentuosi in materia criminale, ai deboli che si dicono buoni perché non hanno unghie per graffiare – parafrasando liberamente Nietzsche – di avere almeno una rivincita ideale nel mondo di carta.
Se entriamo, come promette la pubblicità del gioco, in “Rio Crime City”, inizieremo la nostra ascesa come delinquenti alle prime armi nei bassifondi di Rio, potremmo scalare «la vetta come [temuti] boss mafiosi» e dominare «la città attraverso brutali guerre tra gang, audaci rapine e inseguimenti ad alta velocità». Lo stesso accade in “Mafia Kings”, gioco da tavolo nel corso del quale, «con il tuo esercito di mafiosi e gangster, dovrai reclutare capi da una varietà di bande criminali tra cui Yakuza, Cosa nostra e la mafia irlandese, per costruire la tua squadra e affrontare il potente boss della banda a guardia di ogni territorio del consiglio».
Ecco, il potere è servito! Chissà cosa ne pensa il potere non virtuale, quello politico, di questa proliferazione di giochi dal sapore mafioso. Cinque anni fa circa, fu una deputata grillina, Stefania Ascari, a presentare un’interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro dell’Interno, a quello dello Sviluppo economico e a quello della Giustizia, ponendo la domanda diretta: «può un videogioco contribuire ad accreditare un’immagine ‘positiva’ della criminalità organizzata, spingendo i giovani ad adoperare una certa indulgenza nel giudicare il comportamento animalesco di chi ammazza a sangue freddo»? E, a titolo esemplificativo, citava alcuni prodotti che si aggiungono a quelli sopra riportati: “Mafia City”, “Mafia Empire”, “Mafioso: giochi di gangster”, “Gioco della Mafia”, “City Mafia Gods”, “Mafia Familes” e, ancora, “Narcos: Cartel Wars”.
Non risultano risposte decisive alla domanda. Ma l’estroso progettista tedesco dell’ultima creazione in merito non argomenta in modo errato quando afferma che, in commercio, vi sono decine e decine, centinaia di prodotti consimili. Perché, dunque, sbraitare tanto? Senza considerare che non ci si dovrebbe indignare per un gioco quando la pedagogia nera, la catechesi della violenza quale mezzo di asservimento dell’uomo sull’uomo o su ogni altro aspetto del creato, è largamente dispensata dalla realtà, diffusamente elargita da un modello di relazioni umane che, come si è detto, non disdegnano l’affermazione economica a discapito dell’altro anche attraverso i mezzi più ignobili. Forse, ci siamo dimenticati perché le mafie allignano e si espandono? Sarà colpa dei videogiochi. Oppure, abbiamo dimenticato i tanti nuovi schiavi che garantiscono l’adeguato rifornimento di coltan per i nostri cellulari o di conserve per i nostri sughi?
Thiel, il creatore di The Great Mafia War, probabilmente non merita di ricevere il Nobel per la pace, né di essere annoverato tra le più luminose figure di pedagogisti del nuovo millennio. Ma, se dovessimo iniziare seriamente una qualsiasi forma di contrasto alle mafie, dovremmo cercare altrove, là dove i soldi e i morti sono veri, in quell’alambicco della realtà dove si produce l’esito più infausto del sapiens, il gorillone egoista e rapace che Thiel e compagni identificano come un efficace strumento per propagandare i loro prodotti e, perché no, assicurarsi qualche profitto. Pecunia non olet.
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È stato pubblicato dall’Inps il rapporto dell’Osservatorio su Assegno di Inclusione (ADI) e Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), le due misure che, a partire rispettivamente da gennaio 2024 e da settembre 2023, hanno sostituito Reddito e Pensione di Cittadinanza.
ADI che il Governo aveva presentato come lo strumento per contrastare i furbetti del divano, sostenuti dal reddito di cittadinanza, con un approccio innovativo di contrasto alla povertà e per la promozione di un efficace inserimento lavorativo. Dai dati pubblicati dall’Inps, si apprende che alla data del 31 dicembre 2024, i nuclei familiari con domanda accolta per l’Assegno di Inclusione sono stati poco meno di 760 mila, coinvolgendo complessivamente 1,82 milioni di persone.
L’importo medio mensile del beneficio ADI è stato pari a 620 euro, con una maggiore concentrazione dei beneficiari nelle regioni meridionali, in linea con la precedente misura del Reddito di Cittadinanza. Nel solo mese di dicembre 2024 il numero di nuclei beneficiari di pagamenti ADI è stato pari a quasi 608 mila, con importo medio erogato di 627 euro. Riguardo a questi 608 mila nuclei:
• in 235mila sono presenti minori;
• in 229mila sono presenti disabili;
• in 302mila sono presenti persone di almeno 60 anni di età;
• in 12mila ci sono persone in condizioni di “svantaggio”.
Per quanto riguarda il Supporto per la Formazione e il Lavoro, dall’inizio della prestazione, ovvero settembre 2023, sono 133 mila le persone che hanno percepito almeno un pagamento, con una prevalenza di beneficiari nelle regioni del Sud e nelle Isole.
Dopo oltre 12 mesi, a dicembre 2024, i beneficiari in pagamento sono circa 68 mila, il 48% appartiene alla fascia di età compresa tra i 50 e i 59 anni, una fascia d’età vulnerabile nel mercato del lavoro, ma si tratta di un numero esiguo.
In merito alla relazione tra i nuclei percettori di RdC/PdC che erano 1,07 milioni a luglio 2023 e le nuove misure, oggi solo il 60% è risultato successivamente percettore di ADI/SFL.
Il 25% dei nuclei non risulta aver presentato domanda né per ADI né per SFL, ma bisogna rammentare che i requisiti rispetto al reddito di cittadinanza erano più restrittivi, mentre il 15% delle domande non sono state accolte.
A commento di questi dati non si può non segnalare come emerga, dai dati pubblicati dall’Inps, che con ADI e SFL la platea dei cittadini in povertà assoluta che erano coperti dal RdC è di fatto dimezzata.
In pratica se si sommano le famiglie che hanno ricevuto, almeno un pagamento dell’Assegno di inclusione a coloro che hanno ricevuto il SFL si evidenzia come rimangono escluse la metà delle persone che in passato beneficiavano del Reddito di cittadinanza.
Al di là della propaganda del Governo, giova ricordare, che con il reddito di cittadinanza nel 2020, malgrado il Covid, 258 mila percettori di RdC ‘occupabili’ hanno trovato lavoro, pari al 19% e che nel 2021 il loro numero è salito a 314mila (24,5%). Nel 2022 tale percentuale è stata del 22,4% per un totale di 297mila individui.
Numeri più significativi di quelli risultati con l’attuazione dell’assegno di inclusione che doveva, al contrario, contrastare i furbetti del divano.
In realtà l’obiettivo raggiunto dal Governo è stato fare cassa, o meglio usare i poveri “risparmiando” 2,3 miliardi di euro.
Ora, accertato che senza risposte sono rimaste la metà delle famiglie e delle persone che potevano contare sul Reddito di Cittadinanza, una misura di carattere universale contro la povertà, se l’obiettivo reale del Governo era quello di fare cassa sui poveri, il Governo lo ha raggiunto in pieno.
L’articolo di Massimo Pasquini è stato diffuso da Diogene.
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Dall’8 giugno e fino al 23, a Ortigia (Siracusa) in via Roma 30 - da Spazio30 Ortigia - collettiva di Bertrand/ Lasagna/Mirabile
Una collettiva di pittura , che spazia dal figurativo all’astrazione, il titolo prende spunto da una citazione del libro di Francesco Antonio Lepore (la bestemmia del silenzio), a proposito di un libro di Milan Kundera (la vita è altrove) dove si parla di silenzio assordante ”solo il vero poeta sa che cosa sia l’immenso desiderio di non essere poeta, il desiderio di abbandonare la casa degli specchi, in cui regna un silenzio assordante”
In expo:
Bertrand / Lasagna / Mrabile
Spazio 30, Via Roma 30, Siracusa. Dall’8 Giugno 2012
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A Niscemi la Carovana antimafie e No MUOS
La Carovana contro tutte le mafie alza il tiro contro il dilagante processo di militarizzazione del Mezzogiorno. Lunedì 4 giugno, Niscemi ospiterà la tappa chiave siciliana dell’evento internazionale promosso da Arci, Libera e Avviso Pubblico con la collaborazione di Cgil, Cisl, Uil, Banca Etica, Ligue de L’Enseignement e Ucca. L’appuntamento è per le ore 17 per un giro di conoscenza della “Sughereta”, la riserva naturale in contrada Ulmo sono in corso i devastanti lavori di realizzazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa. Alle 18, proprio di fronte ai cantieri i quella che nelle logiche dei Signori di Morte darà l’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo, Comitati No MUOS, giornalisti, ricercatori ed esponenti del volontariato denunceranno in diretta streaming la rilevanza criminale e criminogena dello strumento militare. Poi, alle 20, tutti in piazza per un happening di parole, suoni e immagini per ribadire il No al MUOS e per un Mediterraneo di pace, con un legame ideale con la straordinaria stagione di manifestazioni, 30 anni fa, contro i missili nucleari Cruise di Comiso.
Saranno in tanti a giungere a Niscemi per testimoniare la centralità della lotta contro le disumanizzanti tecnologie di guerra che Usa e Nato puntano a installare in Sicilia (oltre al MUOS, gli aerei senza pilota Global Hawk e Predator). Da Paolo Beni (presidente nazionale Arci) ad Alessandro Cobianchi (responsabile nazionale Carovane antimafie), da Luigi Ciotti (presidente Libera) a Giovanni Di Martino (vicepresidente di Avviso Pubblico) e Antonio Riolo (segreteria regionale Cgil). E i giornalisti Nino Amadore, Oliviero Beha, Attilio Bolzoni e Riccardo Orioles con i musicisti Toti Poeta e Cisco dei Modena City Ramblers. Ma saranno soprattutto le ragazze e i ragazzi dei Comitati No MUOS sorti in Sicilia ad animare l’evento e raccontare la loro voglia di vivere liberi dall’orrore delle guerre e dalle micidiali microonde elettromagnetiche. “Il 4 giugno, così come è stato lo scorso 4 aprile a Comiso e il 19 maggio a Vittoria, ricorderemo attivamente il sacrificio di Pio la Torre e Rosario Di Salvo, vittime del connubio mafia-militarizzazione”, spiega Irene C. del Movimento No MUOS di Niscemi. “Dalla realizzazione della base nucleare di Comiso all’espansione dello scalo di Sigonella, l’infiltrazione nei lavori delle grandi organizzazioni criminali è stata una costante. Ciò sta avvenendo nella più totale impunità pure per i lavori di realizzazione del sistema satellitare di Niscemi”. Le basi in cemento armato su cui stanno per essere montate le maxiantenne del MUOS portano la firma della Calcestruzzi Piazza Srl, un’azienda locale che a fine 2011 è stata esclusa dall’albo dei fornitori di fiducia dell’amministrazione provinciale di Caltanissetta e del Comune di Niscemi. I provvedimenti sono stati decisi dopo che la Prefettura, il 7 novembre, aveva reso noto che a seguito delle verifiche disposte dalle normative in materia di certificazione antimafia erano “emersi elementi tali da non potere escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della società”. Secondo quando evidenziato dal sen. Giuseppe Lumia (Pd), il titolare de facto, Vincenzo Piazza, apparirebbe infatti “fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”. Ciononostante, le forze armate italiane e statunitensi non hanno ritenuto di dover intervenire per revocare il subappalto alla Calcestruzzi Piazza. L’1 aprile 2012, i titolari dell’azienda hanno deciso di rispondere ai presunti “detrattori”. Con un colpo ad effetto, hanno annunciato la chiusura dell’azienda e il licenziamento degli otto dipendenti con contratto a tempo indeterminato. “Dobbiamo interrompere il rapporto di lavoro a causa dei gravi problemi economici che attraversa l’azienda per la mancanza di commesse”, ha spiegato uno dei titolari. I responsabili? “Alcuni giornalisti e i soliti professionisti antimafia che infangano il nostro buon nome”. Lunedì 7 maggio, mentre a Niscemi erano ancora aperte le urne per il rinnovo del consiglio comunale, uno dei Piazza ha minacciato in piazza di darsi fuoco con la benzina. Al centro delle invettive, sempre gli stessi cronisti “calunniatori” e gli “invidiosi” per la commessa militare.
Da quando No MUOS significa No Mafia, il clima in città è tornato a farsi pesante. E la Carovana assume il compito di portare solidarietà a tutti quei giovani che sognano ancora una Niscemi libera dalle basi di guerra e dalla criminalità.
Antonio Mazzeo
CG
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Catania: i film di Giugno all’Arena Argentina
http://www.cinestudio.eu/arena-argentina-programma-giugno/
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“Non si svolgerà la parata militare del 2 giugno Roma. La parata militare del 2 giugno, quest’anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far si che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali.” 11 maggio 1976
Via: http://3nding.tumblr.com/
Vedi online: 3nding.tumblr.com
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Si è tenuta ieri mattina la conferenza stampa del circolo Città Futura PRC – FdS sulla questione della mancata restituzione agli utenti Sidra del canone « fognature e depurazione ». Maria Merlini, segretaria del circolo, ha brevemente ripreso le varie tappe della vicenda: questo canone – riscosso dalla Sidra dal 2006 al 2008, raddoppiando le bollette – è stato dichiarato illegittimo dalla sentenza n.335/2008 della Corte Costituzionale nel caso di abitazioni la cui rete fognaria non sia collegata ad un depuratore, cioè – per quanto riguarda Catania – per l’80% degli utenti. Già all’indomani della sentenza il circolo Città Futura, che fin dall’inizio aveva denunciato l’iniquità della riscossione di questo canone, si era subito attivato per permettere ai cittadini di chiedere alla Sidra il rimborso delle somme riscosse illegittimamente, consegnando moltissime richieste formali di rimborso agli uffici della società. Un provvedimento normativo del 2009 ha imposto la restituzione del canone entro il 2013, previa autorizzazione degli ATO. Ma nonostante l’ATO competente abbia deliberato già nel 2010 la restituzione del canone, quantificandone l’ammontare complessivo in quasi 2 milioni e mezzo di euro, la Sidra non ha ancora restituito nulla agli utenti, nascondendosi dietro un ipotetico conflitto di attribuzione tra l’ATO, la Sidra ed il Comune di Catania, che della Sidra è unico azionista. Per questa ragione il circolo Città Futura nei giorni scorsi ha incontrato il Prefetto di Catania, che ha dichiarato che si attiverà immediatamente contattando i tre soggetti interessati, affinchè venga fatta chiarezza sulla vicenda e vengano finalmente restituite ai cittadini le somme illegittimamente loro imposte. A conclusione della conferenza stampa, Luca Cangemi – del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra – ha denunciato come l’atteggiamento della Sidra sia ancor più inaccettabile in un contesto di grave crisi economica ed occupazionale, in cui la restituzione di queste somme indebitamente riscosse potrebbe dare un pur piccolo sollievo ai cittadini, già alle prese con l’aumento di altre tasse e servizi come la TARSU e l’IMU, annunciando che in mancanza di una rapida soluzione della vicenda il circolo Città Futura organizzerà un’azione legale degli utenti per pretendere dalla Sidra quanto dovuto.
http://circolocittafutura.blogspot.it/2012/05/sidra-la-vertenza-continua.html
Vedi online: http://circolocittafutura.blogspot....
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giovedì 31 maggio, dalle ore 19,30, al circolo città futura, via Gargano 37 Catania inaugurazione della mostra, a cura del collettivo LGBTQ IbrideVoci, ORGOGLIOSE R/ESISTENZE: 18 anni di movimento gay/lesbo/trans/queer a Catania videoproiezione "Orgogliosa Resistenza: volti e corpi del Pride", foto di Alberta Dionisi AperiCena... una serata di incontro e socialità con bar e buffet a volontà a prezzi anticrisi
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ATTACCO AL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO E DISTRUZIONE DELL’UNIVERSITÀ PUBBLICA
Seminario di approfondimento
martedì 29 maggio ore 19 via Gargano 37
Coordina:
Luca Cangemi (segretario circolo PRC Olga Benario)
Intervengono:
Giuliana Barbarino (collettivo Gatti Fisici);
Nunzio Famoso (già preside Facoltà di Lingue);
Felice Rappazzo (docente Università di Catania);
Chiara Rizzica (coordinamento precari della ricerca)
Circolo Olga Benario
Rifondazione Comunista – FdS
Via Gargano, 37 Catania
Fb: PRC Catania Olga Benario - circolo.olgabenario@libero.it
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la Feltrinelli Libri e Musica
Giovedi’ 24 Maggio
alle ore 18
presso il bistrot de la Feltrinelli Libri e Musica
di via Etnea 285 a Catania
PAOLO MONDANI
e
ARMANDO SORRENTINO
presentano
CHI HA UCCISO
PIO LA TORRE?
Omicidio di mafia o politico?
La verità sulla morte
del più importante dirigente comunista assassinato in Italia
CASTELVECCHI
intervengono
ADRIANA LAUDANI
e
PINELLA LEOCATA
inoltre ha assicurato la sua presenza
il Procuratore della Repubblica di Catania
GIOVANNI SALVI
Pio La Torre viene ucciso il 30 aprile 1982. Indagini farraginose e un lunghissimo processo indicheranno come movente dell’omicidio la proposta di legge sulla confisca dei patrimoni mafiosi, di cui era stato il più deciso sostenitore. Esecutore: Cosa Nostra. Un movente tranquillizzante. Un mandante rimasto nell’ombra. In realtà, con la morte di La Torre si compie un ciclo di grandi omicidi politici iniziati con l’uccisione, nel 1978, di Aldo Moro e proseguito, nel 1980, con la soppressione di Piersanti Mattarella, presidente democristiano della Regione Sicilia. Uomini che volevano un’Italia libera dal peso della mafia politica e dall’influenza delle superpotenze. Dalle carte dei servizi segreti risulta che La Torre viene pedinato fino a una settimana prima della morte. Nel 1976, la sua relazione di minoranza alla Commissione parlamentare Antimafia passerà alla storia come il primo atto di accusa contro la Dc di Lima, Gioia, Ciancimino e la mafia finanziaria. Nel 1980, in Parlamento non teme di “spiegare” l’omicidio Mattarella con il caso Sindona e con la riscoperta di una vocazione americana della mafia siciliana. È La Torre a conoscere i risvolti più segreti dell’attività del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; a comprendere il peso della P2; a intuire la posta in gioco con l’installazione della base missilistica Usa a Comiso; a intravedere, con nove anni di anticipo, il peso di strutture come Gladio. Raccoglie e riceve documenti riservati, appunta tutto in una grande agenda: di questo non si troverà nulla. Nei mesi che precedono il suo assassinio, La Torre torna in Sicilia a guidare il Pci fuori dalle secche del consociativismo, nel tormentato tentativo di ridare smalto a un partito spento. Trent’anni dopo l’omicidio, l’esperienza complessa e straordinaria di La Torre spiega molto delle sorti attuali della sinistra e della democrazia nel nostro Paese. E, per la prima volta, si cerca di leggere in controluce un delitto colmo di episodi per troppo tempo tenuti all’oscuro.
Paolo Mondani è giornalista d’inchiesta. Nel 1997 ha collaborato agli Speciali di Raidue. Sempre per la Rai ha lavorato come inviato per Circus, Raggio Verde, Sciuscià, ed Emergenza Guerra. Nel 2003 è stato coautore di Report insieme a Milena Gabanelli. Nel 2006 è stato a fianco di Michele Santoro in AnnoZero. Dal 2007 è di nuovo firma di punta di Report su Raitre. Tra le suo pubblicazioni «Soldi di famiglia» (Rizzoli).
Armando Sorrentino è avvocato. E’ stato il legale della parte civile Pci-Pds nel processo per l’uccisione di Pio La Torre e di Rosario Salvo. Ha rappresentato la parte civile nei processi per la Strage di Capaci e nel «Borsellino ter». Inizia l’attività negli uffici legali della Cgil, a lungo militante e dirigente locale del Pci-Prs, oggi è impegnato nell’Anpi e con l’Associazione dei Giuristi Democratici.
Grazie e a ritrovarci
Sonia Patanìa
Sonia Patanìa
Responsabile Comunicazione e Eventi
La Feltrinelli Libri e Musica
via Etnea 285, Catania
eventi.catania@lafeltrinelli.it
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Comunicato stampa
19 maggio 2012 – Italia Scuola Morvillo-Falcone
Un sabato mattina di primavera: attentato in istituto professionale di Brindisi - Una morta, un’altra in pericolo di vita, altre ferite e feriti.
Un tentativo di strage …
Una strage di giovani che andavano a imparare in un istituto professionale di tecnica, di moda.
Un istituto frequentato prevalentemente da giovani donne.
Altissimo è il valore simbolico della scelta del luogo, una scuola dove le giovani vanno ad apprendere conoscenze e costruire saperi per lavorare e costruirsi una vita libera e migliore. Significa tante cose la scelta del luogo, basta volerli vedere tutti questi significati, come li ha visti chi ha preparato l’attentato.
Qualunque sia la matrice, qualsiasi possa essere la valenza politica sia di attacco alle istituzioni, o terrorismo di vario stampo, una cosa è certa, che la conta delle morti violente di giovani donne subisce un aumento repentino nel panorama miserevole dei femminicidi quasi quotidiani in ogni parte d’Italia. Che la violenza spietata e disumana, singola o collettiva che sia, si manifesta ancora una volta.
Comunque la si voglia chiamare, questa è la cronaca della arretratezza di un paese che si annovera fra le potenze economiche mondiali, e che si ammanta di una democrazia di cui le donne non possono usufruire né in casa né fuori casa.
Quante sono le morti violente delle donne ogni anno? Nel 2012 in aumento progressivo e, nell’insieme, ogni anno centinaia, una strage che è solo la punta dell’iceberg della violenza maschile. Violenza a cui si aggiunge questa che crea lutto, dolore e terrore in tutto il paese. Paura che entra nelle coscienze perché abbatte uno degli ultimi luoghi, la scuola, considerati generalmente sicuri. Bisogna fermare questa violenza singola e collettiva.
Bisogna porre argine in ogni modo alla strage, prima, durante e dopo qualsiasi indagine o summit.
Non è più tempo di parole e di opinioni, è tempo di scelte, rimedi e di coscienza civile.
Un intero anno abbiamo passato con l’UDI, in tante e tante in tutta Italia con la Staffetta di donne contro la violenza sulle donne, da 25 novembre 2008 al 25 novembre 2009. Su, su dalla Sicilia alla Lombardia.
Fino all’ONU, a New York siamo andate. E ancora siamo qui a fare la conta delle morte e ferite, senza una legge, senza un allarme, senza prevenzione, senza contrasto, senza nessun tentativo di modificare seriamente la cultura della violenza individuandone le radici storiche e politiche.
In poche parole senza alcun intervento adeguato di chi ci rappresenta, amministra ed emana leggi.
Le nostre istituzioni dovrebbero condividere con noi il nostro perenne lutto, e devono riconoscere la nostra grande generosità di donne che sempre collaborano e sopportano nella speranza di una pace meritata. Devono riconoscere l’ingiustizia della condizione di terrore quotidiano in cui siamo costrette a vivere, e devono trovare sempre i colpevoli e garantire una pena certa, devono adoperarsi a promulgare leggi di contrasto e prevenzione alla violenza, di qualsiasi forma e tipo. Perché è un guadagno per tutte e tutti.
Quante volte ancora dovremo piangere vite di donne spezzate per capriccio o per esercizio arbitrario di un potere personale o collettivo, che in Italia purtroppo è ancora monopolio del genere maschile?
Il dolore per Melissa e le altre ragazze e ragazzi è indicibile e può essere espresso solo in parte con la condivisione del terribile dolore dei loro genitori, degli insegnanti e di tutti coloro che riconoscono il valore della vita umana.
UDI Unione Donne in Italia
Sede nazionale Archivio centrale Via dell’Arco di Parma 15 - 00186 Roma Tel 06 6865884 Fax 06 68807103 udinazionale@gmail.com www.udinazionale.org
“Io non compro Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro, Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa fino a quando tutte le operaie OMSA - Faenza non verranno riassunte”
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“L’Italia che non si vede” Rassegna di cinema del reale
Un mito antropologico televisivo, di Maria Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo Catania, mercoledì 9 maggio 2012, ore 21 ZO centro culture contemporanee
Martedì 22 maggio, alle ore 21, presso il centro culture contemporanee ZO, quinto e ultimo appuntamento con “L’Italia che non si vede”, rassegna nazionale di cinema del reale promossa a Catania dall’officina culturale South Media (circolo UCCA). In programma, per la sezione “Le immagini perdute”, “Un mito antropologico televisivo”, un film nato attraverso il lavoro e la ricerca di malastradafilm film, pensato, discusso e montato da Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo.
Presentato con successo all’ultima edizione del Torino Film Festival, nella sezione Italiana.doc, Menzione Speciale “Premio UCCA Venticittà”, Un mito antropologico televisivo è un film pretesto pensato per introdurre nel dibattito culturale l’idea di antropologia televisiva, intesa come chiave di lettura di un racconto popolare non ancora affrontato dalla storiografia, nonché strumento di ricostituzione di comunità attraverso la visione della televisione come soggetto di narrazione. In mezzo un patrimonio enorme custodito da centinaia di piccole emittenti che passo dopo passo gli autori stanno cercando di recuperare, conservare e pubblicare.
Attraverso l’uso di riprese video realizzate tra il 1992 e il 1994 (periodo chiave per la storia siciliana e italiana) e provenienti da una televisione locale della provincia di Catania il racconto televisivo penetra nella storia popolare di una nazione per comporre così il quadro delle sue difficoltà, descrivendone la sua natura più profonda. La telecamera coglie frammenti di quotidiano e li restituisce dopo anni ancora carichi della loro capacità di descrivere la nostra società, invitandoci a mettere in atto una lettura antropologica della narrazione televisiva.
Ufficio stampa: info@southmedia.it 349 1549450 www.southmedia.it
CG
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[1] Vòlponov era il nome con cui Massimo S. Russo si rivolgeva amichevolmente a Paolo Volponi.
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