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La collana "Aion Eternamente attuali" di Unicopli

Dobbiamo a Luca Grecchi direttore della collana di Unicopli Aion Eternamente attuali una nuova iniziativa editoriale capace di rispondere al “deserto che avanza”.

di Salvatore A. Bravo - domenica 4 maggio 2025 - 351 letture

La collana Aion Eternamente attuali di Unicopli

Non è inusuale negli ultimi decenni imbattersi in dialoghi, polemiche e discussioni sul senso della cultura classica in un’epoca segnata dall’ipertecnologia e nella quale il tempo si frantuma in attimi giustapposti che si susseguono in modo tumultuoso. La temporalità incentrata sull’attimo e sull’inno idolatrico al progresso del ”fare senza il pensare” non può che guardare con sospetto la “cultura classica” caratterizzata dal lavoro dello spirito con il quale si riannodano gli attimi all’interno della temporalità progettante. La coscienza pone il tempo e il suo senso, e senza tale attività non vi è Umanesimo e non vi Umanità attualizzata nella sua eccellenza etica.

Per poter progettare la teoria e la prassi debbono essere in feconda relazione. La progettualità emerge, pertanto, dal processo teoretico forte, in quanto esso deve definire, in primis, la natura umana per procedere alla prassi. La cultura classica, dunque, si contrappone fortemente al regno del tempo fluido che evapora al sole dell’attimo.

L’attimo si connota per l’uso e per il consumo di tecnologie volte al calcolo e al dominio. Dominati e dominatori sono, in tal modo, consumati dalla dispersione temporale. La cultura classica deve confrontarsi con il rullo compressore del consumo illimitato che tutto fagocita e oblia nella sua corsa verso “il niente”. Il ritmo è incalzante ed è il “capitale” a determinare il tempo fino a definirlo con solo parametro della merce. I plessi temporali all’ombra del capitalismo hanno come unità di misura la produzione e il consumo della merce sempre più accelerato e irriflesso.

Nelle nuove generazioni, e non solo, i giorni, i mesi e gli anni sono ricordati per le esperienze corrosive del consumo che si affastellano senza produrre “il nuovo”.

La teoria e la prassi si scindono per lasciare spazio all’utile immediato. Il passato e il futuro si inabissano e fanno emergere una temporalità anonima e quantitativa senza memoria e ricordi. Il deserto avanza nel quotidiano e il pensiero arretra ed è vissuto con “pubblico fastidio”. La cultura classica è tollerata, solo se si limita a ricordare il passato senza avere nessun impatto paideutico nel presente. Deve prevalere sempre e comunque l’imperativo del “consumo acefalo”.

L’attimo non ha nel suo grembo la temporalità lunga e profonda della vita, ma è superficiale presenza che si radica in mille rivoli fino ad assimilare le vite, le comunità e i popoli all’interno della cornice della “nientificazione”. Al termine di questo percorso l’irrilevanza e l’indifferenziato regnano sovrani. La cultura classica è vissuta come un corpo estraneo che ricorda all’essere umano la sua natura politica e sociale, e specialmente rammenta con inquietudine che l’umanità è spirito; è concetto che trasforma le contraddizioni del mondo. La temporalità senza prassi, invece, determina la “fine della temporalità progettante”, di conseguenza l’essere umano si ritira dalla storia e dalla politica, in quanto non ha paradigmi per giudicare in modo olistico il proprio tempo, e specialmente, ha smarrito la definizione dialettica del valore-concetto di “bene”. Il grande vuoto è immediatamente occupato da una libertà autodistruttiva nella quale le soggettività narcisistiche si adattano al mondo fino a scomparire nei marosi di un tempo senza armonia e senza etica. Le soggettività narcisistiche sono “giganti dai piedi di argilla”, apparentemente prometeiche, ma in realtà pronte a cadere alla prima frustrazione.

In questo clima di lassismo tempestoso le discussioni sul senso della cultura classica si susseguono, l’intento è probabilmente saggiare “la residua popolarità della medesima” e dunque si attende che l’erosione di essa sia irreversibile per poterla eliminare e riporre nel “niente”. I suoi sicari sono tra di noi, talvolta sono ministri asserviti agli ordini del mercato, più spesso sono le stesse università nelle quali le facoltà umanistiche sono indotte per sopravvivere a imitare i metodi delle scienze sperimentali. In tal modo si dichiara “coram populo” la fine dell’identità epistemica della cultura classica e si proclamala la sua resa incondizionata al tempo che procede al ritmo della quantità senza qualità. La sua inutilità è coltivata nei luoghi deputati alla sua trasmissione viva e vivente. La cultura classica, in tal maniera, non ha più nulla da trasmettere, deve solo tacere per confondersi con lo scientismo. Le vittime divengono, di conseguenza, complici dei carnefici fino ad estremizzare i desideri dei padroni pur di compiacerli e alla fine l’unico scopo “avanzare nella carriera” usando i classici come mezzo e mai come fine e rendendoli “innocui” al potere. La mediocrazia è in questa dinamica “disumana troppo disumana”.

Progettare con i classici

Punti ottici di resistenza, e non certo di resilienza, continuano a illuminare la ”notte del mondo”. Dobbiamo a Luca Grecchi direttore della collana di Unicopli Aion Eternamente attuali una nuova iniziativa editoriale capace di rispondere al “deserto che avanza”. Ogni iniziativa di valore necessita di una comunità dialogante e disponibile a rischiarare il nuovo, e dunque, ad uscire dalla palude del “politicamente corretto”. Antonella Fabbrini e Chiara Gandolfi di Unicopli hanno coordinato l’iniziativa mostrando una ben rara lungimiranza.

L’impegno degli autori mostra che vi sono energie con cui è ancora possibile “sperare e agire”. La collana è “trasgressiva nel tempo dell’utile e del solo interesse personale”, in quanto, è mossa dalla “passione pensata” per la cultura classica e per la sua trasmissione ai giovani. Essa è per i giovani. La collana è stata denominata “Aion”, ovvero, sempre, e dunque in un momento storico in cui l’attimo senza memoria e profondità è la cifra di un tempo che si svela sempre più decadente e violento in modo polimorfico, l’Aion è una sfida lanciata al nostro tempo in direzione delle nuove generazioni. “Sempre” è la sintesi del tempo nelle sue dimensioni che si intrecciano per porre e creare il “nuovo” su fondamenta bel solide. Senza metafisica non vi è futuro, ma solo il lugubre trascorre dei giorni nel nichilismo disperato della conflittualità narcisistica.

Il presente quindi è il punto di unità del passato risemantizzato senza il quale la dimensione del futuro non può che risultare una vuota categoria. Aion dunque fa riferimento all’esperienza storica nella quale l’eterno (natura umana e bene) si svelano mediante il metodo d’indagine della cultura filosofica, la quale con lo sguardo profondo della civetta attraversa le parcellizzazioni, gli specialismi e la malinconia del frammento per valutare l’intero dopo aver definito il bene. Non si tratta di cogliere semplicemente le contraddizioni che scuotono con i loro lampi di guerra la totalità, ma di dare-donare risposte alle contraddizioni. A tale atteggiamento bisogna educare le nuove generazioni per favorire in loro la rappresentazione del “futuro collettivo”.

La cultura classica ci consente di riorientarci nel presente mediante la trama dei concetti che i classici con il loro impegno politico e filosofico hanno testimoniato. Naturalmente l’Aion è operazione di discernimento dialettico e creativo. Per risemantizzare i valori eterni della classicità necessita la consapevolezza dei diversi contesti storici tutta da costruire mediante il raffronto contrastivo tra epoche e modelli sociali.

Per progettare non ci sono protocolli precostituiti da applicare, ma esperienze veritative codificate da ripensare e con le quali formulare modelli economici e sociali che rispondano al presente e si sporgono verso il futuro. La collana ha dunque il merito di riattualizzare i classici, per cui non è costituita da saggi specialistici, ma da testi che ci riportano all’attualità dei classici. Il passato e il presente dialogano nei saggi degli autori e in tale dialettica si svela la postura ideologica di coloro che “decantano la fine” dei classici e inneggiano alla barbarie tecnologica liberata dai vincoli etici e governata dalla sola legge del profitto. I classici ci rammentano che non nasciamo “lupi”, ma lo si diventa, se non vi è la cura dell’alterità. La scelta della collana è pedagogica, etica e politica. Si rivolge alle nuove generazioni, e lasciatemi dire, i giovani sono oggetto in essa di rispetto. In media assistiamo a proposte editoriali e didattiche che minimizzano i contenuti e sposano la causa del “semplicismo”. I giovani sono valutati come “persone dimidiate”, in quanto appartengono all’era dell’immagine, per cui non sanno e non possono pensare la “complessità veritativa”.

La collana Aion non rununcia alla qualità, in quanto ha l’ambizione di sostenere la formazione dei giovani. I testi “sono e saranno” sempre caratterizzati da chiarezza espositiva e da profondità concettuale. I giovani sono intelligenti, pertanto devono essere nutriti con parole che consentono loro di crescere umanamente interrogandosi sul presente e sul futuro mediante le parole dei classici. L’impronta etica della collana è di particolare rilievo, in quanto “il bene comune” è al centro di ogni saggio. Non vi è comunità che nel bene comune e nel riconoscimento, pur nella differenza, della comune natura da attualizzare.

Molti ragazzi e molte ragazze soffrono di un male metafisico profondo che si manifesta con patologie incomprese nella loro complessità, pertanto ci si limita a contenere i sintomi, ma in realtà il dolore è il segno di domande che non trovano risposte. L’essere umano in quanto mortale non può che dare un senso alla sua esistenza, e se ciò viene a mancare, paure e inquietudini soverchiano le vite che si dischiudono al mondo sospingendole verso “il male di vivere”.

La dimensione politica è progettualità concreta e reale che trascende i processi di derealizzazione. La politica è impegno e responsabilità individuale e comunitaria. Essa con la sua attività sociale consente di entrare nella storia per partecipare alle sue trasformazioni.

La dimensione pedagogica ha lo scopo di donare metodologie e linguaggi con cui “decodificare il proprio tempo”. Non più fruitori passivi ma cittadini in cammino nella temporalità concreta e materiale. La collana ha lo scopo di insegnare ad essere liberi cittadini. La lettura dei classici si propone da “sempre” tale finalità pedagogica, etica e politica.

I classici ci insegnano, ancor oggi, a guardare con gli occhi della mente ciò che appare per decostruirlo e a riportare le parole al loro contesto. Nel tempo che ha sostituito la verità con la manipolazione dell’opinione pubblica la cultura classica insegna che viviamo in una caverna di immagini e di slogan i quali devono essere interpretati con il metodo dialettico e olistico che permette di svelare “i falsi universali e i falsi problemi”. I pensatori della classicità ci insegnano, come hanno testimoniato con le loro biografie, a pensare il proprio tempo per oggettivarlo.

La collana è un invito ai giovani a non fuggire il loro tempo e a non rifugiarsi nel mondo onirico e annichilente dei social ma a diventare protagonisti del proprio e dell’altrui destino, giacché in ogni “io” alberga il “noi”. La riconquista della propria identità non è mai nei testi “contrapposizione escludente” che innalza “barriere e fili spinati”, ma scoperta delle connessioni plurali tra Occidente ed Oriente.

L’impegno della collana sarà pluriennale, e in essa sono e saranno impegnati studiosi che hanno dato priorità alla trasmissione di un “sapere antico sempre attuale” con cui effettuare un riorientamento gestaltico.

Sono stati pubblicati già tre saggi [1] che attendono di essere letti per “ringiovanire il mondo”. In ultimo è utile rammentare che i pensatori, da sempre, hanno inaugurato nuove prospettive e nuovi campi di ricerca rileggendo i classici, ma senza idolatrarli, confrontandosi con essi per decodificare il loro tempo. Marx ed Hegel sono paradigmatici in questo. I pensatori, e lo siamo tutti per natura, attraverso la dimensione critica e dialettica hanno coltivato la prassi e la speranza senza le quali l’essere umano è inghiottito nelle logiche assimilatrici del proprio tempo.

Nel nostro tempo spesso la critica mai è accompagnata dalla speranza, in quanto ci si limita a descrivere contraddizioni e tragedie senza indicare la via per uscire dalla caverna tecnocratica in cui siamo situati. La collana Aion Eternamente attuali ha l’intento, dunque, di seminare parole per un mondo a misura di ogni essere umano, il cui scopo finale è “porre domande per difficili risposte”. Le nuove generazioni, ed è la scommessa di tutti coloro che collaborano alla collana, ne sono capaci, se sono educati con cura alla parola (logos) che libera da stereotipi e da vuote rigidità socialmente indotte. Il deserto che avanza fa risuonare il “Che fare?”. L’iniziativa editoriale è una risposta che non ha certo la pretesa di risolvere la drammatica condizione del nostro tempo, ma essa indica che il futuro riposa in iniziative piccole e grandi, esse sono tutte rilevanti, se perseguono la qualità anziché la pura quantità del profitto.

[1] Vedi al link: Edizioni Unicopli.


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