Come abbiamo fatto a non capire

Ora imperversa su tutti i media la foto che si può definire di un Trumpapa. Il castello di Leonardo Boff svetta minaccioso su di noi e rischia di farci ripiombare in una realtà kafkiana...
“Per quelli che dentro l’inverno
credono nella primavera”
Leonardo Boff
“Era Natale. Su questo non c’era alcun dubbio: l’atmosfera di buona volontà festaiola pervadeva le strade come un profumo di melassa, zuccheroso, denso e persistente. C’era ancora una giornata di tempo per completare gli acquisti di Natale, e questa notizia veniva inculcata nei cervelli degli abitanti della città con la stessa forza di un proclama di legge marziale: SOLO UN GIORNO PER GLI ACQUISTI DI NATALE! Era il grido di guerra dei commercianti, piccoli e grossi, e in quel ventiquattresimo giorno del dodicesimo mese del millenovecentosessantunesimo anno di nostro Signore serviva da esortazione: alla popolazione rimanevano ancora poche ore per aprire il portafoglio ed estrarre con dita stanche una carta di credito cincischiata” [1]
Gli scrittori di fantascienza sono i profeti dei nostri tempi. Vi lascio alla lettura del racconto per scoprire cosa riservi questa profezia.
I puristi del marketing sono in rivolta perché l’AI cancella per sempre quella creatività che li aveva fatti prosperare per molti decenni del secolo scorso. Eppure non ce lo dicono. Lo tengono gelosamente nascosto per non infrangere l’immagine di Re Mida che si sono così pazientemente costruiti. Ormai siamo soggiogati dalle politiche consumistiche in ogni angolo del nostro cervello e, in quanto esseri umani, la nostra libertà, i nostri diritti si sono vaporizzati. Le nostre idee progressiste, finalizzate alla costruzione di un mondo migliore, sono svanite. Stiamo vivendo in una confusione organizzata che non lascia più spazio alle illusioni democratiche.
In una trasmissione cult, per la sinistra italiana [2], Umberto Galimberti ha affermato che l’informazione non genera realtà ma è la realtà che è generata dall’informazione. Cercherò di essere il più preciso possibile:
“I media non ci forniscono il nostro rapporto con il mondo ma ci forniscono la rappresentazione di quel mondo. La rappresentazione lascia fuori la realtà. […] Del mondo non facciamo più esperienza […] Addirittura non abbiamo dei media che fanno il resoconto dei fatti ma fanno la costruzione dei fatti; non che li inventano ma un fatto che non viene trasmesso non ha rilevanza. I giovani compiono dei fatti per poterli trasmettere, registrare. [aggiungerei per potersi sentire reali, vivi] La visualizzazione, la registrazione contano molto più della realtà.”
Mai una frase fu talmente profetica: il medium è il messaggio (Marshall McLuhan 1911-1980). Quando fu scritta, alla fine degli anni Sessanta, lasciò tutti un po’ sorpresi e, devo confessarlo, per quanto mi riguarda, alquanto scettici. Era come negare il progresso, la validità degli strumenti tecnologici, anche se McLuhan si riferiva solo alla televisione. Le nuove tecnologie erano foriere di entusiasmo e di speranza per un futuro migliore.
Riflettiamoci un attimo: i resoconti delle guerre sono la descrizione reale delle guerre stesse oppure sono la rappresentazione di quello che noi ci immaginiamo accada in quelle regioni dilaniate dall’orrore generato dall’uomo [3]. Se fossero descrizioni reali sarebbero di una noia mortale in quanto assolutamente avulse dal benessere che ci circonda e che ci rende indifferenti. Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un’intervista realizzata a Khartoum (sono due anni, 15 aprile 2023, che in Sudan imperversa una ferocissima guerra civile) ad un soldato fatto prigioniero dalle milizie antigovernative che il giornalista si è affrettato a giudicare come feroci aguzzini. Se non fosse stata un’intervista ma una singola immagine e per di più in bianco e nero sarei stato certo che fosse un’immagine della barbarie nazi-fascista nei campi di concentramento. Anzi conoscendo la storia dell’olocausto e delle immagini dei sopravvissuti allo sterminio, ho compreso che in Sudan si è consumata una barbarie più veloce e repentina sotto gli occhi compassionevoli delle democrature occidentali. In poco più di due anni, il corpo di un sudanese era stato scarnificato esattamente nello stesso modo in cui, ottant’anni fa, si presentò il corpo di un ebreo sopravvissuto agli occhi dell’armata rossa di Stalin.
Ma torniamo ad argomenti che, all’apparenza, sembrano leggeri ed innocui. Il fenomeno degli influencer non è legato solo a esempi come quello di Chiara Ferragni ma ormai siamo giunti a una devastante pletora di baby influencer [4]. Parafrasando una famosa battuta sulla libertà di un film [5], mi verrebbe da dire “Realtà, realtà pur’o pappavallo l’adda pruvà”.
Ma oggi è tempo di conclave. Cosa mangiano i cardinali? Fanno shopping per le vie di Roma? E giù a fare domande su chi sarà il nuovo Papa. Almeno in questo la Chiesa, più o meno, riesce a non assoggettarsi ai dogmi consumistici della società del benessere che tanto ci sta a cuore
Il teologo brasiliano Leonardo Boff, nato a Santa Catarina nel 1938, in tempi non sospetti scriveva:
“Questa ispirazione liberatrice illuminò il modello di Chiesa che egli si proponeva di costruire. Non una Chiesa chiusa come un castello, immaginandola circondata da nemici da tutti i lati, provenienti dalla modernità con le sue conquiste e le sue libertà. A questa Chiesa chiusa egli contrappose una Chiesa in cammino verso i bisogni esistenziali, una Chiesa come ospedale da campo che accoglie tutti i feriti, senza chiedere loro quale sia il loro orientamento sessuale, la loro religione o ideologia: basta che siano esseri umani bisognosi.[…] È grazie a figure come queste che Dio ha ancora pietà della nostra malvagità e follia e ci ha tenuti in vita su questo piccolo e meraviglioso pianeta” [6].
Ora imperversa su tutti i media la foto che si può definire di un Trumpapa. Il castello di Leonardo Boff svetta minaccioso su di noi e rischia di farci ripiombare in una realtà kafkiana che sembrava essere ormai morta e sepolta nel secolo scorso. Ora però l’epoca della globalizzazione ci trascina in un vortice globale (il protezionismo dei dazi) dove non riusciamo a ergerci come i buoni, come i paladini della civiltà. Come abbiamo fatto a non capire e come potremo mai porre rimedio a una tale barbarie?
Certo è che le alternative sono un po’ come cadere dalla padella nella brace: immagino che la storia consegnerà Joe Biden come il peggior presidente della storia degli Stati Uniti, sia sul fronte interno ma soprattutto su quello internazionale. In Italia non siamo da meno: le opposizioni alla democratura di destra sono tutte concentrate su slogan anacronistici e pongono l’attenzione su beghe italiane che ormai non hanno più appeal nemmeno per Salvini né per la, ormai famosa, massaia di Abbiategrasso. Non ho soluzioni da proporre ma certo continuare a criticare ideologicamente i potenti della terra e anche quelli nostrani, sciorinando narrazioni vetuste, incancrenite e rappresentate solo per pochi intimi, che spesso mettono in scena feste e concerti che rilassano la mente nell’ormai abusata autoreferenzialità di gruppi più o meno numerosi, non sono soluzioni concrete.
Come abbiamo fatto a non accorgercene? Siamo di fronte a una confusione organizzata che ci governa e dirige verso lidi a noi sconosciuti e che non fanno riferimento a nessun teorema del passato che, purtroppo per noi, rimane ancora rassicurante.
Mi piace concludere con delle frasi lapidarie contenute nel racconto di fantascienza, citato all’inizio:
“Tutto quello che so è che io sono uno sconfitto, vecchio e inutile relitto di un’altra epoca. […] Vorrei che un Natale… un Natale solo… qualcuno di quelli che non hanno niente, di quei poveretti, diseredati, senza speranza e senza sogni… una volta sola vorrei poter vedere, a Natale, gli umili ereditare la Terra.”
Francesco ha aperto le porte della Chiesa al mondo e prego perché lo Spirito scenda sul Conclave e il successore di Pietro non richiuda quelle stesse porte sulla faccia dell’umanità.
[1] Rod Serling, “La notte degli umili”, contenuto in “Ai confini della realtà”, pubblicato dall’autore nel 1962 e inserito nella collana Mondadori di Urania nel 1990.
[2] La torre di Babele, vedi LA7 del 28/4/2025
[3] Francis Ford Coppola, Apocalypse Now, 1979
[4] Presa diretta, Baby influencer, puntata del 30/03/2025
[5] Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, 1984
[6] Leonardo Boff, Francesco d’Assisi e Francesco di Roma. Una nuova primavera nella Chiesa, EMI, 2014
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