Verità prêt-à-porter

Durissima posizione dell’Italia sul caso Regeni

di Adriano Todaro - mercoledì 13 aprile 2016 - 4025 letture

Sul cosiddetto caso di Giulio Regeni, il ragazzo scomparso il 25 gennaio scorso al Cairo, debbo dire che non sono per nulla d’accordo con i genitori e la sorella di Giulio. E non sono d’accordo perché loro continuano a ripetere che vogliono conoscere la verità sul ragazzo trovato morto in un fosso lungo la strada Cairo-Alessandria. In realtà la verità esiste, anzi, ne esistono nove di verità.

Vogliamo esaminare un po’ la situazione con calma? Bene. Allora seguite il mio ragionamento.

25 gennaio – Giulio Regeni scompare.

• 4 febbraio – Prima verità: Il suo corpo è trovato in un fosso e le autorità parlano d’incidente stradale. Seconda verità: il procuratore del Cairo, Ahmed Nagi, afferma che sul corpo ci sono segni di bruciature di sigaretta, torture, ferite da coltello e segni di "morte lenta". Tipici segni di tutti coloro che hanno incidenti stradali.

• 5 febbraio – Terza verità: era collegato ai Servizi.

• 6 febbraio – Quarta verità: la sicurezza egiziana fa sapere di aver arrestato due persone (poi rilasciate).

• 13 febbraio – Quinta verità: omicidio a sfondo omosessuale.

• 18 febbraio – Sesta verità: è stato un atto criminale. Settima verità: uccisione per mano dei Fratelli Musulmani per fare un dispetto ad Al Sisi.

• 23 febbraio – Il ministro dell’Interno egiziano, che deve essere un po’ meno intelligente del nostro, dà in pasto ai giornali l’ottava verità: vendetta per motivi personali.

• 24 marzo – Nona verità: uccisi "cinque sequestratori di stranieri", criminali comuni.

Ora noi stiamo sempre qui a dire che non sappiamo la verità di tutte le stragi e non solo. Una volta che abbiamo ben nove verità, ci lamentiamo ugualmente. Siamo incontentabili. Gli egiziani ci offrono le verità prêt-à-porter e i familiari di Giulio possono scegliere la verità che preferiscono. Lo spetto, come visto è ampio: preferite una verità che riguarda la criminalità? Oplà! Prendete la sesta. Preferite l’incidente stradale? Ecco la prima verità. Volete una verità che oggi va alla grande, con dentro un po’ di musulmani? Bene, utilizzate la settima verità. E così via.

Su questa vicenda avevamo già scritto nel passato e avevamo rilevato che il ministro che sembra gentile ma quando s’incazza è terribile, appunto Paolo Gentiloni, aveva rilasciato una dichiarazione pesantissima, che aveva fatto tremare anche la Piramide di Cheope: “Non ci accontenteremo di una verità di comodo né di piste improbabili”.

E, infatti, gli egiziani, spaventatissimi, non ci hanno dato “una verità di comodo” ma ben nove verità di comodo, le nove verità d’Egitto. E il ministro gentile e di nobile lignaggio, si è incazzato ancora e questa volta ha fatto tremare anche l’amico Al Sisi. Una paura che non dormiva più. “L’Italia non vorrà mica invaderci”, chiedeva a ogni italiano che incontrava in Egitto. Ma no, rispondevano gli italiani. E’ il solito teatrino. Bisogna tener buone le opposizioni. Ma perché, chiedeva lui, in Italia ci sono ancora le opposizioni? Massì rispondevano gli italiani, c’è anche uno, per esempio, che si chiama Pier Luigi. Ah beh! Allora, ha esclamato il golpista egiziano: “Sono sicuro che i legami egiziani, forti ed estesi, supereranno questi singoli episodi senza ripercussioni negative". Giulio, per l’amico dei nostri governanti, è diventato un “singolo episodio”.

Anche noi siamo sicuri com’eravamo sicuri che la delegazione egiziana che è arrivata a Roma il 5 aprile, avesse portato i documenti chiarificatori sulla morte del ragazzo italiano. Poco prima dell’arrivo era intervenuto ancora Paolino Gentilino che aveva tuonato: “Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo". Ora, questa della verità vera è proprio bella. Sembra uno scioglilingua e invece esiste la Verità Vera e la Verità Falsa. Indovinate Gentiloni e il Democristiano con i Nei per cosa sono? Sono per la Verità Vera. E Al Sisi? Per la Verità Vera. E quella Falsa. Data per dispersa.

La delegazione egiziana si è fatta un viaggetto, ha visto Roma, ha magnato la coda alla vaccinara e non ha chiarito nulla. Anzi ci ha preso per il culo, come del resto sapevamo, e ha prodotto non 3 mila pagine come promesso ma solo 20. Che andrebbero anche bene se dicessero qualcosa d’importante. In quelle 20 pagine, invece, non c’è nulla. Quello di Rignano, che definiva Al Sisi “grande statista”, non ha fatto ammenda e si è intestato, così, la figura di palta. Non che interessi molto a lui. Comunque era necessario dare una risposta forte all’Egitto.

Ed ecco, allora, le inique sanzioni italiane. Abbiamo richiamato, “per consultazioni”, l’ambasciatore italiano. Una paura… L’hanno già fatto in India e non è successo nulla. Segnalare l’Egitto come “Paese a rischio” così da bloccare il turismo? Veramente il turismo in Egitto è già bloccato di suo. Secondo la Repubblica dopo l’attentato al jet russo del febbraio scorso, sono state registrate circa un migliaio di presenze contro le 12.629 di dicembre 2015 e dei 34.404 dello stesso mese del 2014. Un calo registrato del 63 per cento.

E allora cosa facciamo? Si potrebbe dichiarare guerra. Gentiloni ha telefonato alla Pinotti ma lei non si fa trovare. Vediamo… E se stipulassimo un bel contratto con i militari egiziani? Ecco, così va meglio. Nel 2015 abbiamo stipulato contratti con il macellaio egiziano per 11 miliardi di euro. Vendiamoli ancora un po’ di armi. E quando gli portiamo le armi, ci facciamo accompagnare dall’ex ministra Guidi che se ne intende di contratti.

Insomma, qualcosa bisogna trovare per tacitare le opposizioni. E mentre i Grandi Cervelli pensano cosa propinare tartufescamente agli italiani, io vorrei dare un consiglio ai genitori e alla sorella di Giulio. Lasciate perdere tanto la verità, quella Vera, non la saprete mai. Voi cozzate non contro un muro di gomma ma contro un muro di melassa, dove tutto s’impasta con il cinismo della realpolitik.

D’altronde noi aspettiamo ancora di sapere qualcosa della strage di Portella delle Ginestre del 1947 e cosa è successo nella questura milanese quando per “un malore attivo” è morto Pino Pinelli, nel 1969. E poi le bombe, gli attentati, i mandati delle stragi e la trattativa Stato-mafia. Senza contare i vari Aldrovandi e Ilaria Alpi e la “macelleria”, questa volta non egiziana ma tutta italiana, compiuta a Genova nel 2001.

Voi state aspettandolo solo dal 25 gennaio 2016. Mettetevi in coda.


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