Di Befana in Befana...

La videro giungere in volo cavalcando un enorme albero sradicato: un tronco di sicomoro.

di Deborah A. Simoncini - lunedì 6 gennaio 2025 - 479 letture

La videro giungere in volo cavalcando un enorme albero sradicato: un tronco di sicomoro.

<< “Lo zodiaco ha poco e niente di casuale e io arrivo sempre puntuale e canto: “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la Befana!” Tutta infervorata si mise a dimenare le braccia e declamare con voce stentorea: “Fulmini e saette. Teste di rame! Polpette!”>>.

Nel planare verso il terreno piano del pascolo inciampò e rimase lì ferma, col vento sul viso. Per attraversare il campo dovette passare sotto una recinzione di filo spinato. L’acqua profonda scorreva rapida. Si sedette sull’erba secca in fondo all’isola accanto al lato più lento del fiume, attirata da quel punto. Si alzò quando notò una piccola rana verde, per metà dentro e per metà fuori dell’acqua che se stava lì, senza saltare. Si avvicinò con passo lento. Una rana molto piccola con gli occhi grandi e spenti. Lentamente si accartocciò e cominciò a ritirarsi. La pelle si aggrinzì e cedette. Finì informe a galleggiare sulle superficie dell’acqua. Una sacca di pelle che cominciò a sprofondare.

Cosa mostruosa e terrificante. Epifania rimase a bocca aperta, disorientata e spaventata. L’aveva attaccata la cimice d’acqua gigante: creatura marrone e corpulenta che si nutre di insetti, girini, pesci e rane. Le zampe anteriori ad artiglio: potenti e ricurve verso l’interno. Una volta catturata la preda la stringe forte e la paralizza con gli enzimi che inietta con un morso velenoso.

La cimice d’acqua gigante con la puntura libera i veleni che sciolgono i muscoli, le ossa e gli organi della vittima, le aspira il corpo ridotto a un sacco. Tutto tranne la pelle.

Rimase inginocchiata sull’erba. Si alzò e si pulì le ginocchia dei pantaloni, senza riuscire a prendere il fiato che le mancava. Molti animali carnivori divorano viva la loro preda. Soggiogano la vittima con l’atterrarla o afferrarla, senza che possa fuggire, poi la ingoiano intera o con una serie di morsi violenti. Le rane mangiano le loro prede tutte intere, se le cacciano in bocca. Le formiche, senza nemmeno catturare la preda, in primavera brulicano sopra gli uccellini appena sgusciati, implumi nel nido e li mangiano a poco a poco.

Vi voglio raccontare la mia natura, i miei desideri, le mie qualità più profonde.

In questi giorni di inizio anno mi ritrovo a pensare come sono arrivata fino a qui, a questo punto e dove sto andando. Affronto questi interrogativi da politica underdog e osservo che la risposta risiede nelle vittorie del mio fare politica. Gestirò bene la transizione da una economia manifatturiera a una economia dei servizi, nel contenere il settore finanziario affronterò in modo adeguato la globalizzazione perché soprattutto so domandare e mendicare con una mano davanti e l’altra dietro assegno tasse e lavoro flessibile, così faccio crescere il Pil e la disuguaglianza. L’esperienza e lo studio mi hanno fatto capire che la vita e la politica non si possono separare. Il denaro guida il mondo politico. Sono diligente nel parlare di politica. La povertà diminuisce … diminuisce … diminuisce!

I poveri stanno per appropriarsi di una percentuale molto elevata del reddito della nazione: bisogna impedirlo loro. Agisco come agisco più rivoluzionaria che conservatrice perché posso e so farlo. Uso un’arma dal chiaro richiamo fallico, l’ho ottenuta dal perfetto connubio tra yin e yang, tra maschile e femminile. Ho un corpo formato completamente e posseggo la testa, una parte che si è sviluppata troppo e in fretta. Da piccola mi chiamavano “bimba sanguisuga”. So entrare in relazione con gli altri, in un gioco di luci e ombre, tensioni e contraddizioni, fatto di forza e passioni. So parlare alle qualità o alle sofferenze di ogni individuo. Ho un carattere talmente allegro che c’è chi mi appella “la divina che ride” e nell’atto sessuale calda e bollente parlo per prima e prendo l’iniziativa, so dare il via al tutto”.

Si avvicinò all’acqua per rinfrescarsi gli occhi e spegnere gli ardori. Il vento soffiava fortissimo da est e col sole che andava e veniva. “E per finire vi dico che da maestro con la bacchetta nera dirigo come una maghella di carnevale, ciarliera nel mio voler operare prodigi. Di me dicono che ho tutta l’aria abusiva di chi arriva a credere di essere proprietario del luogo in cui si trova, mentre la si è chiamata solo per il lavoro che deve svolgere. La politica è il mio svago, oltre che il mio dovere per lavoro: un gioco. Avrei voluto fare l’agente segreto perché ci trovo tutto il mio gusto del fare la spiona. Ricerco ostinatamente il ben pensare e il ben fare. Sono quella che li ha convinti di più. Si fidano di me. Sono il loro tramite: l’amica americana”.

Tra le braccia di Morfeo dormiva profondamente, come una neonata, senza sapere che i servizi l’avrebbero scartata nel sostenere poiché l’innocente lasciato solo in una sala interrogatori passa la notte in preda all’angoscia e alla confusione per le false accuse che gli vengono imputate, mentre il colpevole dorme come un angioletto. Si limitarono a prendere tempo, per escogitare una spiegazione plausibile, farla calmare e considerare le alternative.


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