Il telefonista cacciatore segreto
Si esercita con diligenza, senza bisogno di chissà quali talenti o equipaggiamenti speciali, a baciarle le mani, l’anello e la pantofola. (Il lato B non si permette)...
Da credente rigenerato e ritrovato salvatore che la sa lunga si definisce persona pia che sa spiare, vale a dire “devoto spingitore” e da praticante va al seguito di questo governo di fratelli e sorelle, senza tralasciare cognatini e amichetti.
Coscienzioso, zelante predicatore attivo e pastore di talento, l’hanno incaricato di significato e insegnamento dottrinale, rivolto alla pubblica opinione. Distilla essenza nell’assenza di vita politica. Pone in risalto l’importanza della conoscenza della verità che perseguo con impegno costante e tenace, così da poter condurre la vita mia tranquilla e quieta. Porta con sé una promessa di benedizione per la vita terrena e per quella futura. Nonostante i suoi tanti impegni la premier, donna di cultura e grande sensibilità, da vera confidente, comprensiva di tutte le esigenze quotidiane che ha, ogni giorno lo esorta e l’esalta a compiere il suo dovere di ossequio quotidiano; lo vuole sempre pronto ai suoi ordini a lucidare la mazza. Si esercita con diligenza, senza bisogno di chissà quali talenti o equipaggiamenti speciali, a baciarle le mani, l’anello e la pantofola. (Il lato B non si permette).
Dice di avere indizi importanti, composti da tre elementi: terra, aria e fuoco, con cui produce azioni gradite. Appartiene alla libera stampa chiamata a indagare e denunciare. Racconta e metta nero su bianco. Dovrebbe stare a guardare senza scegliere da che parte stare? Sui social ha un’enorme risonanza, oltre un milione di visualizzazioni, con migliaia di commenti. Per animare il carisma da leader qual è a lei è sufficiente postare su Instagram una foto mentre mangia delle tagliatelle al ragù per animare un vivace confronto tra i suoi follower e perfino le pagine degli editoriali sui giornali cartacei. Mai come in questi giorni da giornalista - renitente alla leva – ha potuto e saputo fare la differenza. Lavora in solitaria, in pendolo tra la scrivania della redazione e le incursioni scudate e sottotraccia nel campo largo. Segue personalmente il rito di consegna del giornale fresco di stampa.
Qualche volta, da burlone, per svegliare, dà delle punture di spillo. Ogni parola che scrive, ogni immagine che pubblica potrebbe essere un’altra parola e tutt’altra immagine. A chi gli vuol dare del coglione, cazzone o fascista dice solo di stare molto attento perché lui denuncia e la “magistratura sana” che sta dalla sua parte ha pronto nel cassetto un bel decreto penale da tirare fuori e condannare per diffamazione. Niente da perdere ha. Nella peggiore delle ipotesi chiameranno in causa quel “coglionazzo” dell’editore e in caso di esito maldestro e negativo è lui che dovrà sborsare. Il suo giornale è una caserma, un libero sistema polifonico dove vive tra borbottii e pernacchie, ma ci lavora con passione perché sta al vertice della scala gerarchica. Dalla sua parte, da direttore ha la firma e risponde di ciò che scrive e ci tiene a fingere di apprezzare tutto dalla prima all’ultima riga. Mai testa calda, per concause naturali, senza un filo di capello, ragiona sempre a mente fredda: annota nottetempo pensieri veloci.
C’è chi vorrebbe che cucinasse tutt’altra minestra e con tutt’altri ingredienti. Rappresenta uno degli ultimi bastioni della stampa italiana. In tanti lo leggono, l’apprezzano e di lui parlano bene in quanto curioso, sorprendente, stimolante. Ama impastare, ovviamente da casa, delle storie con fatti, voci, pensieri e tanto di numeri. Le cose che lo riguardano le mette da tutt’altra parte. Deve sbaragliare una delle più potenti politiche italiane: una delle poche in circolazione, un vero astro nascente dell’opposizione da ridurre a stella cadente. Anche per questo lo costringono a lavorare diciotto ore al giorno. Nel 2019 l’hanno inserito nella lista delle 100 persone più influenti.
Per rilassarsi gioca innumerevoli partite al biliardo con Teotto un fascista odioso e convinto che bazzica all’Hotel Principe Umberto, già Papeete, sempre scortese e rude, al seguito della confraternita del “Sacramento dell’agnello”, rimane l’unico in grado di tenergli testa e batterlo a stecca. Fa leva sul suo talento, la propria personalità e storia per elettrizzare i lettori. Dichiara il suo impegno e professa una politica fondata su compostezza e ragionevolezza. Ammette il dubbio, l’incertezza e il mistero. Promette speranza e cambiamento. L’ho sentito dire di persona con le mie orecchie: “L’Italia è il Paese depressivo per eccellenza che amo, dove solo i depressi possono essere non cialtroni, né contaballe e io lo sono. Da unico vero nipotino di Cilindro, mio antico maestro, (di Silvio oso solo nominare il nome) posso ben dirlo e concordo col lagunare campestre, vigile in difesa e abile giocatore all’attacco: “Sono un cornuto, ma ho le corna d’oro”.
Nell’incalzare entusiasta ha statura europea, altro che mezzo contadino venuto chi sa da dove, o goffo provinciale impacciato, guidato da istinti e capricci. Taglia la nebbia della propaganda e spiega agli elettori interessati per far capire cosa succede davvero. Manipola l’agenda delle priorità con analisi oscure e irrazionali, così da moltiplicare i problemi nel dibattito pubblico in modo esponenziale. Meno stupido di quanto i suoi avversari pensino - bravo a farneticare quotidianamente - usa lo sdegno quale strumento incisivo per generare indignazione e sgomento.
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