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Funerali Papa: regìa perfetta

«Scemo chi legge» – Gad Lerner lascia Il Fatto – Sciopero giornalisti testate venete – Turchia: arrestato giornalista svedese

di Adriano Todaro - mercoledì 30 aprile 2025 - 501 letture

FUNERALI DEL PAPA: REGÌA PERFETTA – Prima di parlare della regìa, guardiamo i numeri di questo grande evento mediatico. Sono state 500 milioni le persone, in tutto il mondo, che si sono collegati per seguire i funerali di papa Francesco. Il Dicastero per la Comunicazione – oggi retto dal Segretario S.E. Mons. Lucio Ruiz – ha messo in campo: 70 telecamere ufficiali, tra fisse, mobili e su braccio telescopico; 2 droni certificati per riprese aeree su autorizzazione vaticana e italiana; 15 postazioni mobili audio-video; una regia centrale presso la Palazzina Leone XIII, con doppio backup di emergenza; oltre 60 feed televisivi simultanei distribuiti ai broadcaster di tutto il mondo; dirette in 15 lingue principali. Il segnale video è distribuito tramite Vatican Media, Associated Press, Reuters e le principali agenzie internazionali. Il Vaticano ha anche predisposto: streaming ufficiali su YouTube, Facebook, Instagram, Twitter/X, Telegram e WhatsApp, Clip e highlights ottimizzati per TikTok e Instagram Reels, sottotitoli simultanei e trascrizioni automatiche in tempo reale. L’hashtag ufficiale #PapaFrancesco ha superato 20 milioni di interazioni nelle prime 24 ore. La cerimonia è stata trasmessa sia attraverso le piattaforme di streaming sia tramite la copertura televisiva tra cui: In Italia: Rai 1 (diretta dalle 8:25 con lo speciale del Tg1); Canale 5 (speciale “Il mondo piange Francesco” dalle 8:45; La7 (diretta con Enrico Mentana dalle 9:40); Tv2000 (trasmissione dedicata dalle 8:30); Sky TG24 (speciale “Addio Francesco” dalle 6:00). In molti momenti più del 70% di share per il funerale trasmesso su varie reti tv. Oltre il 43% su Rai1 per lo speciale del Tg1, quasi il 18% su Canale5 per lo speciale del Tg5, il 6% circa sul TgLa7, l’1% sul programma di Rai2. In Europa: BBC One (Regno Unito); France 2 (Francia); ZDF (Germania); TVE (Spagna); RTÉ One (Irlanda); Euronews: copertura multilingue. In America: CNN (Stati Uniti); Televisa e TV Azteca (Messico); TV Globo/Globo News (Brasile); CBC e CTV (Canada). In Africa e Asia: SABC (Sudafrica); NHK (Giappone); CCTV (Cina); Al Jazeera (Medio Oriente). Se si osserva con attenzione la diretta Tv, si può notare che tutto è stato studiato a tavolino e realizzato molto sapientemente: dall’incontro tra Trump e Zelensky alla disposizione delle delegazioni c’è un capolavoro diplomatico e mediatico tanto che l’Associated Press ha scritto che oggi «la scelta di non commentare l’incontro è stata essa stessa una dichiarazione». Con la proibizione della Santa Sede di fare fotografie non autorizzate all’interno della Basilica, la stessa si è appropriata del pieno controllo della narrazione visiva. Tutto perfetto al punto che il comunicato ufficiale sulle presenze è stato rilasciato solo dopo la conclusione della messa, evitando che l’attenzione si spostasse sugli ospiti anziché sulla figura del Papa. Una regìa perfetta, da grandi comunicatori.

LERNER LASCIA IL FATTO – Il giornalista Gad Lerner ha dato le dimissioni dal Fatto Quotidiano, dopo cinque anni di collaborazione. Al Fatto era arrivato nel 2020 dopo le sue dimissioni da Repubblica. Nel 1976 inizia a scrivere per Lotta Continua di cui diventerà vice-direttore. Poi al Lavoro di Genova, a Radio Popolare, manifesto e L’Espresso. La televisione lo farà conoscere al grande pubblico, soprattutto Rai 3 con trasmissioni come Profondo Nord. Poi Tornato alla carta stampata dal 1993 al 1996 è stato vicedirettore de La Stampa, allora diretta da Ezio Mauro, prima di tornare nuovamente in Rai per condurre su Rai 1 e poi su Rai 2, Pinocchio (1997-1999). Nell’ aprile 2000 ottiene la direzione del TG1, da cui si dimetterà in seguito. Le motivazioni del suo abbandono da Il Fatto Quotidiano sono in una lettera indirizzata ai colleghi del Fatto: «Ringrazio i colleghi della redazione per questi cinque anni trascorsi insieme. Negli ultimi tempi, però, ho avvertito una distanza sempre più marcata rispetto alla linea del giornale, in particolare per l’indulgenza – a mio giudizio – nei confronti dell’ascesa delle destre nazionaliste e autoritarie: da Trump a Putin, fino a casi più vicini a noi». Questo, però, continua Lerner «non intacca il mio rispetto per l’indipendenza del giornale e la sua capacità di portare alla luce notizie scomode. Ho ringraziato il direttore per la libertà di espressione che mi è sempre stata garantita, e saluto tutti con affetto». Contraddizione? Certo è che Lerner si sta guardando attorno per nuove esperienze giornalistiche.

SCEMO CHI LEGGE – Greenpeace ha pubblicato su alcuni quotidiani un’inserzione pubblicitaria con il seguente titolo: «Scemo chi legge». Poi oltre la fotografia di un giovane che legge il giornale su una panchina semi-immersa nell’acqua, così prosegue: «Avremmo voluto pubblicare questa inserzione pubblicitaria su uno dei maggiori giornali italiani per denunciare il greenwashing delle aziende inquinanti come ENI, tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale, ma la redazione del giornale si è rifiutata». Il greenwashing è l’ecologia di facciata e il quotidiano che si è rifiutato è Il Corriere della Sera. Poi così continua Greenpeace «Eppure sui principali quotidiani italiani ci sono più pubblicità di aziende inquinanti che articoli dedicati alla crisi climatica. E questo spiega perché nelle pagine dei giornali non si parla quasi mai di cause (combustibili fossili) e responsabili (aziende del gas e del petrolio)». Infine: «Noi amiamo i giornali e crediamo che il buon giornalismo possa avere un ruolo centrale nella difesa del pianeta, ma di fronte allo strapotere che le compagnie dei combustibili fossili possono esercitare sui media ci sentiamo ingannati. Per salvarci da alluvioni e siccità abbiamo bisogno di un’informazione completa, trasparente e senza censure. Unisciti a noi per chiedere libertà di stampa per il clima». Sul sito di Greenpeace si legge che secondo l’Osservatorio di Pavia, nel 2024, «il Corriere della Sera ha pubblicato sulle sue pagine più pubblicità di aziende inquinanti che articoli dedicati alla crisi climatica (in media 5,2 pubblicità contro 3,9 articoli a settimana). Inoltre, fra i principali quotidiani italiani, il Corriere è quello che ha ospitato il maggior numero di pubblicità di ENI: ben 64».

SCIOPERO GIORNALISTI TESTATE VENETE – I quotidiani veneti Il Mattino di Padova, la Nuova Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, tutti del gruppo editoriale Nem, il giorno 25 Aprile non erano in edicola a causa di uno sciopero delle redazioni. Lo sciopero è avvenuto a seguito della scelta editoriale di oscurare la notizia dell’omicidio-suicidio di Lamon nel bellunese, all’insaputa delle redazioni e al termine di una giornata di lavoro a dir poco complesso. Il fatto di cronaca è relativo a Vladislav Gaio, 49 anni, che ha ucciso il figlio 17enne, Riccardo. Una violenta aggressione, seguita dall’agonia del ragazzo. Nove coltellate al torace e alla gola, e poi tre colpi al capo con una pistola da macellazione, di cui nessuno sapeva nulla. Infine un unico colpo, preciso, in fronte contro di sé. Una decisone che è stata giustificata come una scelta presa «per prudenza» e motivata dal direttore delle sei testate, Luca Ubaldeschi, dalla preoccupazione di tutelare l’identità della seconda figlia, appena tredicenne. Secondo i giornalisti veneti, la scelta «è stata giornalisticamente sbagliata e oltretutto mal gestita, visto che altre testate del nostro stesso gruppo hanno pubblicato la notizia con tutti i dettagli tolti dalle edizioni venete. Segno che c’è un problema di sistema» e che significa «aver abdicato a svolgere il lavoro di cronisti», perché «i fatti vanno raccontati con il dovuto rispetto per le persone coinvolte (in particolare i minori), ma tacerli o censurarli significa prima di tutto rinunciare all’abc del giornalismo che è il nostro mestiere» e, in secondo luogo, significa anche «tradire i lettori che comprano i nostri giornali per essere compiutamente informati».

ARRESTATO E ACCUSATO – Un giornalista svedese – Joakim Medin, 40 anni – del quotidiano Dagens ETC, è stato arrestato al suo arrivo in Turchia. È accusato di offesa al presidente e crimini terroristici e rischia ben 12 anni di carcere se ritenuto colpevole. Il processo è previsto per oggi, 30 aprile, per la prima accusa (offesa al presidente) mentre non è stata ancora fissata la data per la seconda accusa (crimini terroristici).


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