Provateci con la macumba
Mi accusano di vampirismo e azzardano congetture sul mio aspetto mi danno dello spettro, anche se più o meno in carne. Da parte mia mi sento portatrice della civiltà, anche se rimasta invischiata col fascismo in tradizioni e atteggiamenti inappropriati. Costretta a trascinarmi dietro la fiamma. Trasmetto la paura palpitante del mondo altro e occulto.
Come regalo di Natale ho ricevuto dal cellario di cucina del Senato quattro sacchi di carbone di quercia per tenere i fornelli e le stufe accesi; quattro vesciche di strutto e due cafisi d’oli, una coscia di vitella e un pesce spada sano sano, mezza ruota di formaggi e mezzo barile di vino, un timballo di maccheroni con la crosta di pasta frolla, sette arancine di riso grosse ciascuna come un mellone; olive imbottite e crespelli melati e infine lo spumone e la cassata gelata. Mi piacciono i cibi delicati e poco sostanziosi: le meringhe, la panna montata e la frutta candidata perché ben fatti diventano un vero e proprio ristoro per l’anima, mentre l’arrosto lo destino al corpo. Eccetto il naso in parte caduto ho il corpo fresco in tutto e per tutto. La ciccia ancora ce l’ho tutta addosso.
La mia sensibilità politica, nel riconoscere ogni volta nuovi problemi, nuove storie e ricercare un ordine sistematico di risoluzione, mi porta a parlare.
Voglio fornire un quadro definito nella direzione del mio lavoro senza il bisogno di sintesi anche solo provvisorie. Abbiamo molti cantieri PNRR aperti, tra sentieri interrotti e quelli effettivamente percorsi: non voglio lasciare opere incompiute. Con avanzamenti e correzioni di rotta di diversa consistenza dovrò compiere scelte sostanzialmente obbligate, per fortuna ho messo su un piano alternativo: una distilleria da dove esce il miglior liquore della zona, con annessa una bottega di generi alimentari, dove potrò vendere sanguinacci e salsicce. Mi accusano di vampirismo e azzardano congetture sul mio aspetto mi danno dello spettro, anche se più o meno in carne. Da parte mia mi sento portatrice della civiltà, anche se rimasta invischiata col fascismo in tradizioni e atteggiamenti inappropriati. Costretta a trascinarmi dietro la fiamma. Trasmetto la paura palpitante del mondo altro e occulto. Incarno la volontà della popolazione contro l’innaturale sottomissione alle sinistre di tutti questi anni trascorsi. Hanno generato un cortocircuito burocratico tra centro e periferia. Grazie al principio del cameralismo potrò instaurare un “ordine poliziesco”, in risposta a chi vuole applicare una logica giuridico-amministrativa e fare di me un mostro. Senza bisogno di tante autorizzazioni, né di leggi scritte: si fa così anche perché si è sempre fatto così. La mia azione contro le tasse contrasta le pratiche riesumatorie dei tributi.
Pretendono di dissotterrare le cartelle per accertarne l’indissoluzione come coi corpi. Chi non si allinea lo emargino, l’esilio, lo umilio. Il comunismo quale Grande Male va combattuto con le armi della politica e del sacro.
Domenica 13 agosto 2028 farò celebrare dall’altro Matteo il don una funzione religiosa e avvierò ufficialmente i lavori della costruzione del Ponte, ma già da oggi, supportata da verbali e scartoffie, condanno all’impotenza i cittadini e gli abitanti delle due sponde, così da evitare qualsiasi protesta che generi allarme sociale. Dopo che un’alluvione devastante si abbatté sulla Città Eterna Matteo fu nominato “frappeur”: il bussatore ritornante, i cui colpi alle porte squarciavano la notte. A suon di nocche preannunciava la tragedia che si sarebbe abbattuta sulla casa che toccava. La premier si spaventò al punto che pensava di darsela a gambe. Il terrore assoluto dilagò: le persone piangevano disperate. Il Paese invece di essere unito venne spaccato in due.
Ho sempre avuto difficoltà a distinguere bene tra destra e sinistra, ma vi e mi ricordo che il male sta sempre dall’altra parte. Quando qualcuno di notte mi chiama la prima volta non rispondo mai. Al mattino presto, dopo essermi alzata verso le sei e un quarto, faccio rapidamente colazione con una fetta di pane e una tazza di tè o di caffè d’orzo, senza avere nemmeno il tempo per sedermi. Dopo qualche attimo sospirò in una esalazione prolungata, teatrale, quasi estatica: mi spiace di avere sempre poco tempo per lavorare a maglia.
Impartì una benedizione con un gesto diretto. Si recò alla porta di amici e parenti, invocandoli da porta a porta. Quando si avvicinava si alzavano in punta di piedi. Da parte mia ho sempre inteso il dovere di stare tra la gente e sporcarmi le mani. Alla cattedra ho preferito la politica della strada per sentirmi ancora più popolo, uomo, non donna di marciapiedi. Se la politica non viene vissuta diventa inutile e perfino dannosa: una forma deviante.
Colpita dalla visione delle acque impetuose del fiume in quel momento in piena si appoggiò con cautela e giunse le mani, affondò il volto tra le mani e con la voce stentorea gridò: “Venite in mio aiuto, santi di Dio, accorrete angeli del Signore. Scendete dai pulpiti, dalle cattedre e uscite allo scoperto” rimbombò forte “Io ti chiamo a gran voce e anche se tu mi non rispondi l’eterno riposo donami, o Signore, e splenda su di me la luce perpetua”. Respiro aria di catastrofe. Durante l’ultimo anno ho avuto anche momenti dove i miei pensieri sembravano arrestarsi e commettevo perfino con la calcolatrice errori nella contabilità, sembravo cadere addormentata. Per strada capitava di dirigermi verso una meta sbagliata e solo dopo aver camminato per un bel tratto e un continuo girare in lungo e in largo mi rendevo conto di aver smarrito la via.
Devo averne combinate delle belle e grosse se ho avuto il piacere di diventare una celebrità senza sapere nemmeno come e perché. Nella prassi impasto da tempo disciplina e rigore nel fare della politica il mio pane quotidiano, mentre assecondo molte iniziative, sin da quelle messe in campo nel tavolo ovale nella Casa Bianca dove affermo la necessità di avere riconosciuta mia libera fedeltà. La libertà per avere valore deve costare, ma non c’è prezzo che la paghi nel saperla apprezzare e usare, per mantenerla, senza perderla.
La fedeltà si inserisce nella tradizione e so che più si è tradizionali più si è rivoluzionari. Senza fedeltà ci si inaridisce. Al divino spetta segnare la storia e a me di non perdermi d’animo di fronte alle avversità. Tempo verrà che messa alle strette mi costringeranno a lasciare, con le valigie cariche di speranza, sofferenze e liberi libri, ma ce ne vorrà: aspettate e intanto sperate.
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