Quattro risate

In Sicilia ha vinto il Pd, il Pdl, l’Udc. Insomma, tutti. Ma incombe il gravoso problema Fiat e così alcuni ministri cominciano a fare le barricate. Contro Marchionne? Ma cosa avete capito?

di Adriano Todaro - mercoledì 7 novembre 2012 - 2157 letture

Allora, cerchiamo di mettere in ordine tutto quello che è avvenuto in Sicilia nelle ultime elezioni regionali. Il povero Bersani, quello che aveva il papà che faceva il benzinaio, deve essersi fatto con i vapori della super perché era raggiante e ha affermato: "Abbiamo vinto in Sicilia, cose da pazzi". Ed, infatti, il suo partito, il Pd, fra queste elezioni e quelle del 2008 ha perso il 49%, esattamente 248.649 voti.

Anche il genero di Caltagirone era radioso e azzurro: "La Sicilia anticipa sempre le scelte della politica nazionale. E da lì è arrivata un’indicazione chiara e semplice: è ineludibile il rapporto tra progressisti e moderati che mette al bando gli estremismi e i populismi ed è l’unico antidoto all’antipolitica". Infatti, il suo partito, sempre in confronto al 2008, ha perso il 38%, esattamente 129.281 voti.

Il più coraggioso è stato l’uomo dalla fronte spaziosa e dell’inutilità evidente, il nostro Ange Lino. Ha sfidato impervi sentieri, ha meditato tanto, che per lui è una sfacchinata, ha telefonato al suo principale e poi ha tuonato facendosi un baffo dell’aritmetica: "Il risultato del 25% della nostra area di riferimento a Musumeci mi sembra straordinariamente positivo. Alle condizioni date è la prova che il centrodestra c’è ed è potenzialmente vincente". Potenzialmente vincente? Boh! Il Pdl, in Sicilia, nel giro di quattro anni ha perso il 73% che significa ben 654.152 voti.

Poi ci sono state le dichiarazioni di Ciuffetto Monte Zemolo che da un momento all’altro dovrebbe entrare in campo e intanto si allena a sparare cazzate: "Se il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ‒ ha spiegato ‒ risulta essere il primo partito sull’isola, allora è evidente che qualcosa non va".

Eh sì, qualcosa non va. E non va soprattutto per questi rincoglioniti che tentano, ancora una volta, di prenderci per il culo e non vogliono andarsene. In questo bailamme risorge anche un poeta non troppo considerato, Sandro Bondi. La sua disamina sul voto ha qualcosa di criptico come conviene ad un poeta: "Siamo di fronte a una reazione sociale che investe pesantemente i partiti, ma che in realtà chiama in causa le responsabilità del governo Monti". Altre responsabilità? No? Secondo quello con grembiulino e compasso, invece, "Il candidato del centro-destra e con esso il Pdl e le forze politiche alleate hanno tenuto...". Forse hanno usato il mastice.

Dalla parte opposta gli fa eco Ciccio Bello, quello disattento con Lusi che si è consultato con Barbara e poi ha asserito: "E’ una grande gioia e una soddisfazione, è un importante passo avanti per la Sicilia". Poi è rimasto nel vago perché sino a quel momento tutti che gli dicevano che doveva fare un passo indietro e ora la Sicilia si era messa a fare un passo in avanti e lui non ci capiva più nulla.

Un altro amico di Rutelli che in passato è finito, inconsapevolmente, a fare il ministro, l’ex democristiano Beppe Fioroni, ha voluto vedere le cose da una diversa prospettiva, quella del coraggio: "Coraggio Bersani, serve alleanza riformisti moderati. Invita Monti a scendere in campo guidando i moderati. Serve questo per salvare l’Italia". Certo, la prosa non è incoraggiante visto che è stato ministro alla PI. E poi il fatto che tutti debbano "scendere in campo"converrete che ha del preoccupante. Chissà che affollamento ci sarà, fra breve, in area di rigore. E poi Monti è già in campo e ha già salvato l’Italia.

Chi invece non intende scendere in campo ma preferisce stare sulle vette con gli sci ai piedi è il legnoso ex ministro Frattaglie che dice riferendosi al Pdl "abbiamo deluso e confuso l’elettorato". Subito dopo parla di "crisi valoriale all’interno del Pdl". Chissà cosa significa, ma lui si toglie gli sci e, pazientemente, ci spiega che l’obiettivo è "unire i moderati" per recuperare innanzitutto "toni e linguaggi della nostra cultura politica...". Questo è angosciante perché c’è il rischio che coloro che intendono "mettersi in gioco" debbano partecipare, obbligatoriamente, a corsi di aggiornamento affinché si approprino dei "toni e linguaggi della nostra cultura politica". Illustri docenti già incaricati, famosi per la loro raffinatezza, sono Daniela Santa Che?, Za-La-Mort Sallusti e Vittorio Sgarbato. Renatino Brunettina porta l’inchiostro.

Comunque sia, non crediate che i nostri politici pensino solo alle elezioni. Vegliano su di noi anche per quanto riguarda il lavoro. Sì perché Maglioncino Marchionne ha affermato una cosa lapalissiana: se sono obbligato ad assumere 19 della Fiom, mando via 19 di altri sindacati. Mi sembra equo. La Elsa Piangente era la più incazzata anche perché gli avevano appena svaligiata la villa sulle alture di Torino. Per lei erano stati alcuni choosy. Non ha però potuto indagare oltre perché ha dovuto interessarsi della Fiat. E cosa ti fa la ministra?

Fa un atto rivoluzionario e si permette addirittura di invitare "la Fiat a soprassedere all’avvio della procedura di messa in mobilità". Come se invitasse Maglioncino a prendere il te: "Prego signor amministratore delegato, vuole ancora un pasticcino, un cioccolatino?". Poi parla della "mancanza di volontà di dialogo di entrambe le parti". Un colpo qua e uno là. Manca la volontà di parlarsi, questo è il problema. C’è una sentenza che non è rispettata, c’è la volontà di dividere i lavoratori, la Fiom non viene neppure invitata alle trattative e questa qua invita la Fiat a soprassedere. Maglioncino non dorme più dalla paura!

Il Passerotto Inquisito, invece, tiene conto che ad aprile ci sono le elezioni e lui è candidato in pectore di Lega, destra, sinistrati ed affini ed ecco allora che sottolinea che lui non entra nel merito di decisioni interne. Poi così continua: "Il Lingotto è un’azienda libera e se la vedono al loro interno". Lui dovrebbe rivedere i congiuntivi ma è vero quello che dice. La Fiat è un’azienda libera di continuare a spillare soldi a tutti noi, diretta da un incompetente che manco paga le tasse nel nostro Paese e il Passerotto ritiene che se la debbano vedere al loro interno. E come fanno? Se la giocano a tresette?

Cari ministri, vi diamo un consiglio: visto che avete la vocazione sovversiva, se uno di questi giorni deciderete di fare la rivoluzione, chessò fare le barricate, avvisateci in tempo. Non vorremmo perdere il cruciale momento e, soprattutto, la possibilità di farci quattro risate. Nella speranza che almeno una delle risate vi seppellirà.


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