La Ida di ottobre

Le idi di marzo e Giulio Cesare non c’entrano. Questa Ida si è tagliata lo stipendio

di Adriano Todaro - mercoledì 15 ottobre 2014 - 2342 letture

Ida, quella notte non aveva riposato bene. Un pensiero in testa continuava ad assillarla ed ora, mentre faceva la sua parca colazione nel tinello, prima di andare in ufficio, quel pensiero continuava a disturbarla. Poi aveva detto basta, basta a quel pensiero, bisognava continuare a vivere, prendere una decisione, anche se sofferta. E la decisione era stata quella di diminuirsi lo stipendio.

In ufficio era arrivata in perfetto orario; aveva chiamato il ragioniere capo e aveva dato le relative disposizioni. Ecco, adesso si sentiva appagata, soprattutto si sentiva di aver fatto la cosa giusta.

Questo è un esempio di come in questo Paese tutto funzioni alla perfezione, dove c’è dinamismo, voglia di fare, dove nonostante le avversità economiche (e in questo momento ce ne sono tante), tutti assieme, ognuno per la parte che gli compete, lavoriamo per uscire dalle secche economiche.

E’ vero. Bisogna dire che questo nostro sforzo è supportato egregiamente da un governo attento e sensibile, che ha deciso di porre fine agli sprechi cominciando a porre un tetto agli stipendi dei manager pubblici. E voi capite bene che se vengo a sapere che tagliano i loro stipendi, quando tagliano il mio sono un po’ meno incazzato perché tutti siamo sulla stessa barca. Certo, io sto i remi ed altri nella plancia comando, tuttavia ci sono esempi da cui si può prendere insegnamento.

Conoscete, ad esempio, l’acronimo Cra? Mai sentito nominare? Come al solito siete disinformati. E vabbé ve lo spiego io. Intanto significa Consiglio per la ricerca in agricoltura. Cosa fa? Fa un lavoro molto importante che riguarda la tutela alimentare, cura l’innovazione e la sperimentazione. I ricercatori si beccano un bel 1.600 euro al mese che, diciamolo sino in fondo, è un bel prendere con i tempi che corrono. La direttora generale, che di nome fa Ida Marandola, invece, ha deciso di dare il buon esempio di contenimento della spesa, ha fatto marameo a Cottarelli e invece di 240 mila euro (il tetto previsto), ha tagliato mica male ed ora avrà una retribuzione lorda non di 240 mila euro ma bensì di 239.957,03 centesimi.

Il sacrificio di Ida è sotto gli occhi di tutti: perderà 42 euro e 97 centesimi (lordi) all’anno! Vi rendete conto? Sono ben 3 euro e 30 centesimi al mese in meno. Guardate che per Ida non sarà facile la vita perché oggi tutto aumenta, anche le famose cucuzze che dal compagno Oscar il Paninaro Natale, raggiungono quota 3,90 al chilogrammo. Il futuro di Ida è desolante, affliggente, penoso. Altro che i metalmeccanici di Landini sempre pronti a strazianti lamenti di impoverimento e di rovina: non si può più andare avanti, non ce la facciamo più, abbiamo l’acqua alla gola, ci volete vedere sul lastrico? Che palle!

E non c’è solo Ida. Pensate che il segretario generale della Camera invece del suo stipendio di 480.000 euro, passerà a miseri 360.000. E i barbieri della Camera? Loro si sono visti decurtare lo stipendio ed oggi prendono solo 99 mila euro l’anno. Non sono certo dei privilegiati e, giustamente, i sindacati li difendono come difendono i dipendenti siculi di Palazzo dei Normanni che guadagnano il 10 per cento in più dei colleghi di Camera e Senato. Gli stenografi siciliani, ad esempio, da 235 mila euro l’anno, si debbono accontentare di 204 mila euro; i segretari parlamentari, da 201 scenderanno a 169 mila euro, per non parlare dei "deputati" che il loro stipendio è calato da 16 a 11 mila euro al mese.

Ma si può vivere con soli 11 mila euro al mese? Bella domanda. Sempre da Oscar, l’amico Eataly del presidente, una cotoletta di maiale costa 11,50 euro. Poi c’è il coperto, il contorno. E volete mangiare senza bere?

Ma per fortuna i soldi tagliati escono dalla porta, anzi dal portone parlamentare ed entrano dalle finestre. Infatti, c’è un inghippo tutto italiano: il tetto dei 240 mila euro, infatti, non tiene conto degli oneri previdenziali e delle indennità di funzione. Netto, quindi. Non lordo. Se invece queste due voci vengono conteggiate, allora la cifra sale a 360 mila. I tagli saranno scaglionati su quattro anni quindi solo nel 2018 ci sarà la piena riforma applicata. E resta l’aumento del 2,5 per cento annuo automatico che non ha nessuna categoria al mondo.

Insomma, per un attimo abbiamo pensato al peggio. Ma se si ha buona volontà una soluzione, per il bene comune, la si trova sempre, soprattutto da quando c’è quello con la camicia bianca. E’ interessante questa questione degli abiti: prima c’erano le camicie nere; poi sono diventate verdi padane; ci sono state le canottiere bianche e, ancora le mutande verdi; poi il sobrio loden. Ora siamo alla camicia bianca. Bianca come il "Biancofior simbolo d’amore". Ammettere che è un bel salto di qualità e anche se lo abbiamo già fatto una volta, consigliamo al Renzino di non stare in camicia con i primi freddi autunnali.

Per ultimo, non perché meno importante, una vicenda piccola a dimostrazione che la classe non è acqua e quando uno ha una formazione comunista, questa, fortunatamente, viene sempre fuori. Il subcomandante Fausto, accompagnato dalla sora Lella, è andato ad una festa, o meglio all’ennesimo party a trangugiare tartine e bere champagne. Solo un comunista duro e puro può reggere a tanto stress e a tanto alcol. Questa volta la festa era all’ambasciata tedesca. Con lui tanti buontemponi come il pensionato non troppo Amato, il Passerotto Inquisito, Casini Desaparecido, il Sobrio Monti, un po’ di nobili decaduti che fanno tappezzeria.

Fausto raccontava, per l’ennesima volta, il suo viaggio nel Chiapas ma, soprattutto pensava al domani. Al suo e a quello dei suoi, diciamo così dipendenti. Infatti, il subcomandante comunista ‒ sezione cashmere ‒ essendo stato presidente della Camera, ha il diritto di avere un ufficio e relativo staff da noi pagato. Un servizio da 212 mila euro l’anno. Quisquilie. Ora, però, passati alcuni anni deve lasciare l’ufficio e relativo staff. Cosa facesse lo staff e a cosa servisse l’ufficio non è dato sapere. Comunque Fausto il Comunista non si dava pace al punto che la sora Lella era preoccupata: non mangiava più, non voleva andare ai party, si faceva negare al telefono anche quando telefonata il principe Ruspoli. Insomma stava diventano una larva umana. E tutto perché aveva nel cervello un’idea fissa: come faccio a salvare i miei dipendenti, si chiedeva?

Un comunista però, un comunista vero, ha mille risorse e così i questori della Camera hanno proposto una soluzione all’ufficio di presidenza della Camera, una soluzione che si chiama "Allegato B", come Bertinotti, come Berlusconi, come Bersani, come Boschi. E cosa dice l’allegato B? Dice, in pratica, che coloro che hanno lavorato nello staff mantengono il posto.

Fausto si è animato subito e ha detto alla sora Lella di preparare la giacca di cashmere che sarebbero andati a farsi una bella mangiata dai tedeschi. Preso dall’entusiasmo è passato a prendere anche il principe Ruspoli il quale alla centesima volta che Fausto raccontava il suo incontro con Marcos, data l’età, gli è venuto un coccolone e si è addormentato.


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