Il cacciavite

I tecnici sobri e governativi nominano tre supertecnici sobri e governativi. Uno è Giuliano Amato che deve riformare il finanziamento pubblico ai partiti. Lo farà con il cacciavite che gli presterà Bersani
Il ministro Piero Giarda ha deciso che si possono risparmiare 4,2 miliardi di euro tagliando la Pubblica amministrazione. In realtà io ho semplificato perché, come è noto, ho difficoltà con i termini inglesi. Lui ha parlato non di tagli ma di spending review che, ammettiamolo, è tutta un’altra cosa. La spesa pubblica è stimata attorno agli 800 miliardi di euro, ma solo 295 possono essere spending review, cioè revisionati, rivisti, tagliati, sminuzzati.
Anche G.C., portinaio di 55 anni, di Napoli, licenziato e con il suo "basso" dove viveva, pignorato, voleva fare spending review. Ma cosa revisionava? E non avendo più cosa tagliare, si è impiccato. Ha fatto male, naturalmente. Perché non è il solo ad essere disperato. Sono disperati i sobri tecnici governativi, sono disperati i politici, gli amministratori dei partiti, sono disperati coloro che hanno i soldi in Svizzera ed ora faranno una fatica bestia a trasferire i loro averi in altri Paesi del mondo prima che Monti faccia loro pagare le tasse. E sono disperati anche i supertecnici nominati dai tecnici del governo per fare un po’ di pulizia nella Pubblica amministrazione.
Uno di questi supertecnici, è Enrico Bondi che non è un economista ma un chimico. Non conosceva il povero portinaio di Napoli che si è suicidato ma era amico di Enrico Cuccia ed è amico di Gianni Letta e Cesare Romiti. Tutta gente che conta e che ha contato. L’altro supertecnico è Francesco Giavazzi, professorone della Bocconi che dalle colonne del Corriere criticava spesso Monti. Così ora impara e non lo criticherà più.
Bondi, per il suo superlavoro, ha chiesto solo un rimborso spese ma il governo "per comodità", così dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, gli ha "accordato una retribuzione di 150 mila euro". Chi, invece, non vuole nulla, è la persona che si dovrà incaricare della riforma del finanziamento pubblico ai partiti e cioè Giuliano Amato. Lavorerà gratis a dimostrazione che quando si vuole salvare il Paese non si guarda esclusivamente al proprio orticello come fanno certi operai. Ci si sacrifica. E poi, dovete ammettere che Amato è l’uomo giusto al posto giusto. E’ sempre stato staccato dai partiti, non ha mai avuto incarichi governativi, è uno studioso liberaleuropeo che studia sempre assieme al suo compagno di banco Maximo.
Casualmente un giorno conobbe un certo Bettino il socialistino, casualmente diventò socialista, casualmente vicesegretario del partito, casualmente presidente del Consiglio, sempre per caso ministro del Tesoro e dell’Interno. Lui, però, era staccato, volava alto e s’interessava esclusivamente del bene dei ceti meno abbienti. Quando era presidente del Consiglio, fece una manovra lacrime e sangue. Indovinate un po’ chi era stato scelto per versare lacrime e sangue? La Casa delle Libertà, l’associazione no profit di Silviuccio nostro, lo aveva proposto anche come possibile presidente della Repubblica ma fu battuto da Giorgio Napolitano.
Come si vede è la persona adatta e disinteressata per studiare la riforma del finanziamento pubblico ai partiti. Nel passato, ha imposto anche una delle tante riforme delle pensioni ed è giusto che sia stato lui ad attuarla perché se si vuole salvare il Paese e lì che bisogna tagliare. Lui, di pensione, prende 1.047 euro al giorno: 31.411 ogni mese e, quindi, chi meglio di lui può interessarsi dei problemi dei pensionati?
Eppure, sebbene il costo della vita cresca ogni giorno, lui ‒ per il bene di tutti noi ‒ lavorerà gratuitamente. I generi alimentari aumentano ogni giorno, la benzina è aumentata, in un anno, del 20,8 per cento, le famiglie sono sempre più indebitate, la disoccupazione è al 9,7%, i giovani senza lavoro rappresentano il 32,6% e i disoccupati di lunga durata sono il 51,1 per cento. Come farà Giuliano ad andare avanti? Come farà a fare il pieno di benzina? E sua moglie, che la immaginiamo garbata e seria, al ritorno del supermercato si lascerà andare ad esclamazioni non certo consone alla sua posizione?
In un Paese dove gli imprenditori si bruciano per non pagare le tasse, dove ci si impicca per non lavorare, ci sono anche persone che non fuggono dalle responsabilità. Uno è, appunto, Giuliano Amato ma anche Pierluigi Bersani che alcuni giorni fa ha rappresentato in modo vivace e plastico come uscire dalla crisi. Fino a quel momento non ci aveva pensato nessuno. Il metodo è quello del cacciavite che da questo momento s’incomincerà a studiare nei master economici delle università mondiali.
Il cacciavite è un utensile molto versatile e moderno. Vale per la Difesa ma anche per la Scuola. Lo si può adattare a tutte le esigenze. Infatti, Bersani parlando a Palermo ha sottolineato, a proposito dei possibili tagli, che "Il settore della Difesa merita di essere rivisitato col cacciavite". A Sky 24, invece, Bersani, ha usato il cacciavite per la scuola perché è sicuro "che Giarda pensa di entrare con il cacciavite in queste meccanismi perché usare la mazza non va bene".
Certo che non va bene. La mazza la si deve usare per mazziare, appunto, chi vive del proprio lavoro. Per i tagli, o meglio la spending review, è meglio il cacciavite. Un giro oggi e un giro domani, senza fretta, adagio adagio. D’altronde è solo dal 1956 che si parla di tagliare gli enti inutili.
E noi italiani riusciremo mai a fare spending review delle persone inutili e delle cazzate che dicono? Nell’attesa, abbiamo cominciato ad eliminare i portinai.
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