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Due piccioni con un trolley

Reitman affronta il problema della disoccupazione negli Usa, causato soprattutto dalla crisi dell’industria delle auto e del mercato immobiliare, facendo sorridere e allo stesso tempo riflettere, riesce a prendere due piccioni con una fava, anzi, con un trolley

di Fabrizio Cirnigliaro - mercoledì 27 gennaio 2010 - 4336 letture

Ryan (George Clooney) è un cinico “tagliatore di teste” esterno, viene chiamato dall’aziende in crisi per compiere un lavoro che nessun manager vuole fare. Viaggia sempre in aereo, 323 giorni l’anno. Vive volontariamente in solitudine, sempre e solo con il suo unico bagaglio, un trolley che riesce a prepararsi in meno di un minuto. Ha da poco conosciuto Alex (Vera Farmiga), una trentenne che gli assomiglia molto (“pensami come se fossi te con la vagina”), una donna che non sembra aver nessun interesse a creare legami profondi, anche lei sembra aver sposato la propria carriera. Tutto sembra andare a meraviglia, sino a quando il suo capo (Jason Bateman) non assume Natalie (Anna Kendrick), una neolaureata che ha proposto un sistema per poter licenziare le persone in videoconferenza, potendo quindi tagliare l’85% delle spese viaggio.

Ryan ama quello che fa, adora viaggiare, e non vede di buon occhio i cambiamenti proposti dalla ragazza, inoltre dovrà far vedere a Natalie come svolge il suo lavoro, svelandogli i trucchi del mestiere, dandogli dei consigli su come poter gestire certe situazioni delicate. Nathalie resta spiazzata dal cinismo del collega, dalla freddezza con cui interagisce con le altre persone, dalla sua folle filosofia di vita. Sarà però Ryan a trarre più vantaggio dalla compagnia della collega: imparerà a rischiare, a compiere delle azioni senza averne prima pianificato le conseguenze, a mettersi in gioco.

Per Ryan accontentarsi vuol dire fallire, non crede nel rapporto stabile, nel matrimonio, non vuole avere figli, ha scelto il trolley come compagno di vita, e crede che le foto ricordo servano solamente a chi non ha memoria.

I protagonisti delle pellicole di Jason Reitman sono dei cinici dalla forte personalità, con dei comportamenti moralmente discutibili e il personaggio interpretato da Clooney in “Tra le nuvole” non è da meno se paragonato al lobbysta Aaron Eckhart (Thank you for smoking) e alla teenager Ellan Page (Juno). Attraverso lo strumento della commedia Reitman riesce ad affrontare argomenti scottanti, di stretta attualità, senza però mettersi su un piedistallo per emettere sentenze o condanne. Nel cast la maggior parte dei personaggi che venivano licenziati dallo squalo Ryan non sono stati interpretati da attori professionisti, ma da persone che hanno perso il lavoro recentemente, a causa dell’ultima crisi che ha tanto sconvolto il mercato del lavoro negli States. Stesso discorso per la canzone che si ascolta nei titoli di coda, scritta e interpretata da un ragazzo che ha recentemente perso il lavoro. “Tra le nuvole” è anche una commedia sentimentale, lontana anni luce da quei film tanto di voga alla fine del secolo scorso interpretati dalla coppia Hanks-Ryan, pellicole in cui si puntava a far commuovere lo spettatore senza preoccuparsi di rappresentare onestamente i piccoli drammi della quotidianità. Nel film di Raitman una persona che viene licenziata sa che deve immediatamente affrontare tante difficoltà, la perdita della copertura dell’assistenza sanitaria, il mutuo da pagare. Il difficile ricollocamento professionale nel mercato del lavoro. I tempi sono diversi, oggi si viene scaricati dal proprio ragazzo o licenziati dall’azienda con un sms, e la casa di proprietà per tutti è una promessa che il sogno americano non riesce più a mantenere.

Ryan si rifugia in un mondo tutto suo, fatto di check in, continui spostamenti, punti fidelizzazione, auto esiliandosi dalla società. Reitman affronta il problema della disoccupazione negli Usa, causato soprattutto dalla crisi dell’industria delle auto e del mercato immobiliare, facendo sorridere e allo stesso tempo riflettere, riesce a prendere due piccioni con una fava, anzi, con un trolley

Sto parlando con i miei coetanei, ascoltandoli raccontare le loro paure interiori, alcuni hanno una vita che non sta andando come avevano programmato, e alcuni sono intrappolati in situazioni che non riescono a sopportare

Kevin Renick “Up in the Air”


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