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L’Abbaglio

Regia di Roberto Andò. Un film con Toni Servillo, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Tommaso Ragno, Giulia Andò (Italia, 2025 - 131 minuti).

di Piero Buscemi - mercoledì 22 gennaio 2025 - 745 letture

Cosa ci volesse dire il regista palermitano in questo film, ce lo palesa dal titolo stesso. Si direbbe che, considerato il periodo storico raccontato in questo frammento degli eventi che condurranno l’Italia alla celebrata unità, mai del tutto completata, la metafora utilizzata appunto nel titolo, suggerisce un epilogo prevedibile e scontato.

Questa fase storica del nostro Risorgimento è stata raccontata e messa sul grande schermo, ma non solo, da svariati autori e registi che, sulla liberazione dell’Italia dal dominio borbonico, hanno visto una sorta di armageddon con il quale spiegare e giustificare gli ultimi centocinquanta anni di storia, tra corruzioni, disillusioni e il mantenimento di uno status quo che, non deve prima di ogni cosa, non può mutare col tempo.

locandinapg1I concetti e le ricostruzioni storiche sono risapute, più volte discusse, a volte rinnegate. Questa illusione, tradita come tante altre, però viene raccontata dal regista palermitano utilizzando un episodio non molto conosciuto, né riportato palesemente nei testi scolastici.

Si tratta della Colonna Orsini, così chiamata per chi la mise in pratica, ossia dal tenente colonnello siciliano Vincenzo Orsini, interpretato da Toni Servillo che, su incarico di Garibaldi (Tommaso Ragno), illude l’esercito borbonico di una remissiva ritirata dalle ostilità conducendo un gruppo di soldati, disperati e rassegnati a un probabile sacrificio, nelle zone interne della Sicilia, permettendo di fatto l’entrata trionfale a Palermo del generale dei due mondi.

Roberto Andò ci consegna questa vicenda storica, alternando all’interno dell’intera proiezione, quei momenti drammatici e illusori che il Servillo/Orsini esterna in suo sfogo personale e consapevole di un futuro non così roseo come quanto auspicato, parlando con il suo giovane tenente vicentino Ragusin, interpretato da Leonardo Maltese. Come contraltare di questa presa di coscienza di un’illusoria liberazione, i due picari per eccellenza, strutture portanti degli ultimi film di Andò, quei Ficarra e Picone, pronti ad interpretare i ruoli del lavoro sporco, quello che con i fatti, diventa la prova del nove delle supposizioni disincantate del colonnello Orsini, consapevole di condurre alla morte giovani speranzosi e improvvisati combattenti, sacrificati a un ideale di unità patriottica, strumentalizzato e snaturato da coloro che, da queste morti inutili, sapranno trarne i vantaggi per gestire i futuri poteri sulle generazioni future, destinate a soccombere ancora una volta.

Roberto Andò ci consegna quella giusta riflessione che si specchia nei giorni nostri. Ci riconosce quella sufficiente intelligenza per comprendere e pensare ai sacrifici di vite, votate alla giustizia e all’onestà, che diventano uno spreco inutile tanto da farsi chiedere per chi e per cosa, aver perso la vita, davanti a furbi disonesti, Ficarra e Picone, a monache votate al facile guadagno gestendo un bordello, aperto a fine guerra, l’Assuntina interpretata da Giulia Andò.

Non sappiamo se fosse nelle intenzioni del regista, fare un esplicito riferimento agli illustri sacrificati di un vano senso di giustizia, fra tutti Falcone e Borsellino. Ci piace, però, poterlo credere.

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