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Cosa c’entrano Baricco, Foster Wallace e Quentin Tarantino con un altoatesino?

Sinner rappresenta l’italiano medio?

di Fabrizio Cirnigliaro - mercoledì 11 settembre 2024 - 283 letture

Oliviero Toscani ha detto quello che in tanti pensano ma che in troppi non capiscono. Certo che Sinner non rappresenta l’Italiano medio, l’italianità è Fabrizio Corona, è imbrogliona, mafiosa. Non è solo il lungolinea di rovescio che mi ha incantato di Sinner, ma è perché se è vero quello che dice David Foster Wallace, che il tennis è “come giocare a scacchi correndo” allora Jannik è indubbiamente il Kasparov di questo sport Un altro intellettuale, anzi…l’ultimo degli intellettuali italiani, Alessandro Baricco ha detto che la competitività tira fuori il peggio dall’essere umano. Cattiveria, egoismo, spietatezza.

Ecco, l’attuale numero uno al mondo ha una caratteristica che nessuno dei suoi colleghi o tifosi, o gente del settore ha messo mai in dubbio. La gentilezza. Quando ero adolescente avevo un compagno di classe che rubava, per poi rivendere, qualsiasi cosa. Ad essere sinceri avevo altri amici che rubavano, anche se non per rivendere, soprattutto alla Standa di Corso Gelone a Siracusa. Un giorno mio padre mi ha fatto un discorso che mi ha fatto capire perché è sbagliato rubare. È stata l’occasione per capire di che pasta fossi fatto. Non mi sentivo né un imbroglione, né un mafioso, ero piuttosto un fessacchiotto ipersensibile, ma la quotidianità mi convinceva che fosse il mondo ad essere malvagio ed egoista. Non erano ancora i tempi di “un mondo diverso è possibile”.

Adesso è il momento di citare il più grande artista vivente, Quentin Tarantino. Nella scena finale di Pulp Fiction (1994) fa spiegare ad uno dei protagonisti il percorso di cambiamento che sta cercando, con fatica, di compiere. “La verità è che tu sei il debole ed io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo. Ci sto provando con grande fatica a diventare il pastore.” Una volta all’anno leggo due monologhi, tutti gli anni. “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace e “L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza” di George Saunders. È un po’ come fare l’analisi del sangue, controllare dei valori, quelli che contano.

Da anni ho trovato un altro modo per riflettere sui miei comportamenti, sull’essere gentile. Che si può stare in campo senza essere per forza cinici, mugugnare e giocare sporco. Fino al prossimo caso di doping, piuttosto che una polemica pleonastica sulla residenza a Montecarlo o sulla mancata partecipazione alla Coppa Davis. La stampa prima, i social oggi, danno sempre risalto alle “cattive notizie”, alle cose che ci “indignano”. Cerco di uscire da questo automatismo tossico. Da Toscani, a Wallace, fino a Tarantino. Da uomo malvagio a uomo timorato, da imbroglione mafioso a uomo gentile. Da Fabrizio Corona a Jannik Sinner.


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