Brigate profumate

Pensavamo di aver visto ogni nefandezza. Non avevamo considerato il nuovo Pd

di Adriano Todaro - mercoledì 3 maggio 2017 - 4609 letture

Negli ultimi 50 anni, è la prima volta che “salto” la manifestazione della Liberazione di Milano. Cosa mi sono perso, lo so bene ma non ho partecipato non perché sulla mia barca a due alberi da 15 metri solcavo i mari del Sud, ma perché, più banalmente, avevo 38 di febbre.

So che tutto ciò, a voi, non ve ne può fregare di meno. Ed è giusto sia così. Ma io stavo veramente male, mi sono messo a letto con tre coperte e due maglie di lana e ho sentito la diretta dalle onde di Radio Popolare. Poi, l’indomani, subito le cronache, quelle di carta e quelle impalpabili di internet.

Non vi parlo, dunque, della manifestazione cui, appunto, non ho partecipato ma di uno spezzone del corteo che si è imposto sui media per la sua leggerezza, rigorosità, allegrezza, soavità, levità, rottura con le tradizioni. Sto parlando, come avrete capito, dello spezzone del Pd milanese. I dirigenti milanesi hanno fatto una pensata degna del gran guru Jim Messina. Pensa e ripensa, nelle stanze della Federazione Metropolitana Milanese dalle parti della stazione Centrale, hanno deciso che era necessario rompere con la tradizione del rosso e scegliere un altro colore.

Già ma quale colore? Per giorni e notti, riunioni fumose (perché qualche canna, nel chiuso, se la fumano), i responsabili del Pd metropolitano si sono arrovellati sul colore. Che non è mica una cosa da nulla. Poi Pietro Bussolati, che guida la Metropolitana, sentiti tutti – come fanno le persone democratiche – ha deciso per tutti previa telefonata a Rignano: via il rosso e dentro con il blu e contorno di giallo. L’idea, geniale, viene dai grandi magazzini, in particolare l’Ikea ed Eurospin. E così i militanti di questo partito hanno dovuto di tutta fretta mettere da parte il fazzoletto rosso e mettersi la maglietta blu. Dalle fotografie sembravano tanti commessi dei due grandi magazzini in sciopero per qualcosa, forse perché non li avevano fatto lavorare il 25 Aprile.

Era un colpo d’occhio notevole e addirittura le cronache ci fanno sapere quale fosse la colonna sonora di questi commessi. Chi ha messo assieme le musiche mi sa che non solo una canna si è fatta ma ben più: la vecchia cara “Marsigliese” che non dice proprio parole condivisibili per un partito di centrocentro-destra come il Pd (“Tremate, tiranni e voi crudeli, / l’obbrobrio di tutti i partiti, / tremate! I vostri progetti parricidi / riceveranno presto il giusto compenso!”), una canzone di David Bowie del 1977, “Heroes” e l’Inno di Mameli. E gli inni partigiani? Ancora? Dopo 72 anni ancora “Bella ciao”? Ma va! Meglio l’inno di Mameli che non disturba nessuno, né a destra e neppure a destra, che nessuno conosce bene ma che tutti muovono le labbra facendo finta di cantare. Anche se questo Scipio che stringe la testa dell’Italia, a me fa un po’ senso, mi manca il respiro, mi mette ansia anche perché, sono sincero, non “sono pronto alla morte”. Il finale però è troppo bello e lo cito tutto: “Giuriamo far libero / il suolo natio: / uniti, per Dio, / chi vincer ci può?”. Boh! L’unica scusante è che Mameli quando ha scritto questo inno aveva 20 anni. E a 20 anni, anche nel 1847, qualche canna, sono sicuro, allegramente se la fumava.

Le cose migliori, come sempre, sono alla fine. E così i metropolitani milanesi hanno preparato cartelli con personaggi celebri dell’Europa. Della Resistenza? Mavalà! Magari i nomi dei fratelli Cervi, di don Minzoni, di Tina Anselmi, Gisella Floreanini, magari il nome di una delle 2.750 deportate in Germania nei lager nazisti? Ma no! Figuriamoci. Cose di un altro secolo. Cose vecchie, polverose stantie. Dobbiamo essere moderni, dinamici e così un anziano, con barba bianca e sorriso ebete incorporato, felice di essere straimmortalato dai fotografi, porta un cartello con scritto "Coco Chanel patriota europea". Ora sì che ci siamo. Coco, nome di battaglia partigiano Chanel, è stata una leggendaria staffetta del gruppo denominata XII Brigata del fashion design. Era talmente intraprendente che per sviare le ricerche, spargeva sul terreno un liquido che poi portò il suo nome, Chanel n. 5. In realtà fu anche antiebrea e un tantinello nazista. Uffa! Ormai è tutto passato e il “Cielo – come diceva un altro resistente cartello – è sempre più blu”, con buona pace di Rino Gaetano.

Bene. Qualcuno ha fatto notare questa contraddizione e subito è arrivato un tweet del pensante Emanuele Fiano: “Avessero fatto vedere a me quel cartello, glielo avrei strappato”. Poi una raccomandazione di buon senso: “Mai fare di tutta l’erba un fascio. Se ci sono cazzate, si correggono”. Indi ha fatto un respiro profondo e si è riaddormentato.

Considerata la giornata, l’accostamento del “fascio” non è sembrato molto opportuno, ma insomma questo è Fiano. Il conducente della Metropolitana, Pietro Bussolati, ha riconosciuto l’errore. La colpa? I cartelli, secondo la versione del partito, sarebbero stati preparati "in modo giocoso" da un gruppo di ragazzi che hanno collaborato all’organizzazione dell’iniziativa.

Ragazzacci!!! Comunque siete perdonati perché “se ci sono cazzate, si correggono”. A proposito di “cazzate”. Ci sarebbe un’altra correzione da fare. La richiesta è semplice: “La cazzata che esiste questo Pd che il 25 Aprile si veste da Eurospin, chi la corregge?”.

Ve lo domando “in modo giocoso”, eh.


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