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Una coraggiosa denuncia

"Gomorra", il romanzo-verità sull’imprenditoria criminale della Campania.

di Antonio Carollo - martedì 6 marzo 2007 - 4275 letture

“Gomorra” di Roberto Saviano, Mondadori, ha vinto nel giugno scorso il Premio Letterario Viareggio-Repaci per l’opera prima. Conobbi questo Autore in una serata presso uno stabilimento balneare sulla spiaggia di Viareggio agli ‘Incontri sotto le stelle’ con i vincitori e i finalisti del Premio. Mi stupì la sua giovane età: al tempo della stesura del libro non doveva aver superato i ventisei anni. Mi sembravano così pochi per un lavoro e un impegno di quella portata.

Oggi, dopo aver letto e meditato sui contenuti del libro, trovo quasi naturale che quelle storie, quei personaggi siano raccontati da un giovane. A Napoli si fa presto ad aprire gli occhi su una realtà che ti viene sbattuta contro quasi ad ogni passo. Gli spettacoli dei corpi straziati, delle urla disumane delle donne, della prepotenza, dell’arroganza, della ferocia dei gruppi criminali organizzati, sono esperienze di quasi tutti i giorni, che ti segnano e ti fanno crescere in fretta. A Napoli un ragazzo di diciotto anni è più carico di vissuto di un trentenne non napoletano.

Saviano ha immagazzinato tutto questo; si è laureato e si è messo al lavoro per creare, con la sola arma posseduta, la parola, raccontando semplicemente i fatti, una sorta di rete di resistenza contro l’assurdità, l’incredibile rovesciamento di valori, la sudditanza o la complicità di un ambiente, la violenza, la sopraffazione, la paura . Conoscere per raccontare (e svegliare le coscienze). Questo mi sembra il binomio caratterizzante un giovane intelligente che costruisce la propria vita sull’impegno teso a ridare dignità, pulizia, speranza, giustizia alla gente della sua città.

La resistenza contro il conformismo e la rassegnazione, la rivolta contro la violenza morale e fisica trovano terra vergine più nel cuore, nella mente, nello slancio di un giovane che di un uomo maturo. Saviano quella sera non fu molto loquace; raccontò brevemente alcuni episodi dell’efferata guerra di camorra, delle sue investigazioni, della sua Vespa, ormai divenuta mitica (ne hanno parlato e scritto i media di mezzo mondo), con la quale riusciva spesso ad anticipare l’arrivo della polizia sul teatro dei delitti più atroci e a fissarsi nella mente le orribili immagini di volti e petti insanguinati, crivellati di colpi di quei poveri morti ammazzati. Più che la sua narrazione mi colpirono il suo tono grave, il volto come scolpito, le sue occhiaie, la sua barba severa, il suo sguardo diritto, il suo cranio rasato, la determinazione proiettata nelle parole. Saviano non parlava di vicende e personaggi di un romanzo, parlava di vita reale, di fronte ad un uditorio fortemente preso dalle sue parole che in quella occasione si lasciò scivolare di dosso la rilassatezza vacanziera. I critici si sono lungamente soffermati sulla natura del libro: è un romanzo? un saggio? un reportage?

Qualcuno, per ragioni di concomitanza professionale, non scevre da punte di invidia, lo definisce romanzo tout court perché basato su fatti già noti, non portati alla luce da rischiose investigazioni dell’autore. Sappiamo quanto sia sfuggente il concetto di romanzo. Per larghe approssimazioni si è d’accordo su un punto: si tratta di una narrazione di largo respiro. Io definirei il libro di Saviano romanzo-verità. Del reportage gli mancano la tecnica investigativa, la ricerca personale e la scoperta di fatti prima sconosciuti. Del saggio possiede la materia e la sua sistemazione; mancano le teorizzazioni, essendo la realtà narrata di bruciante percettibilità; inoltre il rigore della trattazione scientifica è inquinato, per così dire, dalla partecipazione emotiva dell’io narrante e dalla sua presenza sulla scena come coscienza critica di fronte agli orrori del potere criminale.

Il narratore, a tratti, si materializza in un giovane che lavora all’interno del ’Sistema’ oppure nelle vesti di un testimone ansioso di conoscere personaggi, meccanismi d’azione dei clan, motivazioni apparenti o segrete, regole non scritte dell’agire imprenditoriale-criminale, rapporti intercorrenti tra affiliati e boss, tra boss di diversi clan, rapporti di collaborazione, di delega, di autonomia tra clan. Le sue armi sono l’osservazione diretta, i sopralluoghi, l’immersione nel mare degli atti giudiziari dove è registrata dai magistrati ogni mossa dei gruppi di camorra, le consapevolezze e le intuizioni di chi è nato e cresciuto negli stessi luoghi dello strapotere criminale, conosce la struttura mentale degli attori in campo. Siamo lontani dal freddo report del lavoro giornalistico in cui spesso vengono affastellati fatti e nomi senza entrare nel vivo degli atteggiamenti di capi e sottoposti.

In “Gomorra” si sentono distinti i battiti di un cuore che reagisce ma continua a immergersi in una realtà allucinante. Può darsi che sia stato fatto un grosso lavoro di editing, ciò nulla toglierebbe alla genuinità di una passione, alla ricchezza e all’attrazione di un racconto che sa muoversi con passo sicuro nel groviglio di ambizioni sfrenate, di esecuzioni, di guerre, di atti di dominio totale sopra i territori controllati. L’impatto di certe immagini, la razionalità perversa degli interventi nell’ambito di una gestione affaristico-criminale, le logiche della conduzione delle attività economiche per gran parte lecite, sono elementi vivi di una trama che si svolge organicamente attraversando uno per uno i grandi filoni su cui prosperano i clan di un sistema criminale di micidiale potenza: le merci, la droga, il cemento armato, l’edilizia, gli appalti, le armi, i rifiuti. Il libro si apre con la scena impressionante dello scarico di centinaia di cadaveri da un container, si chiude con la desolazione di una terra imbottita in ogni suo interstizio di rifiuti velenosi a contatto con una popolazione esposta a intossicazioni, leucemie, tumori. In mezzo la complessità di un potere imprenditoriale che occupa ogni snodo della vita economica del territorio e si avvale di una forza militare di straordinaria spietatezza ed efficacia. Roberto Saviano racconta tutto questo, padroneggiando la massa opaca di una materia incandescente, entrando nei gangli di gestione e di espansione delle miriadi di attività diffuse a livello planetario, costruendo un romanzo-verità di forte intensità e, al contempo, un documento di clamorosa denuncia.


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