Tutto il mondo riunito nel grande continente
americano.
Emisfero nord - Emisfero sud.
New-York (USA), Porto Alegre (BRASILE).
Il bianco e il nero.
Due mondi a confronto. Due modelli in antitesi.
Un'unica dimensione: la globalizzazione.
Il lusso asettico del Waldorf Astoria statunitense e i colori
multietnici del forum brasiliano.
Così vicini, così lontani.
Concorrenza e competitività contrapposta a cooperazione
e solidarietà.
Leader contro leader. Un confronto a distanza. Senza scontri.
Ma anche senza incontri.
Da un lato il presidente americano Bush, il ministro francese
Laurent Fabius e tutto il gotha del World Economic Forum;
dall'altro, Bernard Cassen (presidente di Attac), Naomi
Klein (giornalista canadese e autrice di "No logo"),
Aminatà Traore (ex-ministro della cultura del Mali)
e tutto il popolo no-global che da Seattle a Genova è
cresciuto sempre più.
Due voci diverse che urlano i propri slogan senza ascoltarsi
vicendevolmente.
Mercati-governi-società civile, tutti invischiati
in questo gioco assurdo che rischia di diventare una perversa
strumentalizzazione fine a se stessa.
Forse ci sarebbe bisogno di più autocritica e di
maggiore dialogo. Gli argomenti in campo stanno diventando
sempre più caldi, rischiando di avvampare chi li
tratta. Attenzione agli ideali. Ma stiamo ancora più
attenti alle ideologie.
Un altro mondo è possibile.
Forse basta sommare queste due Americhe. Magari con un po'
di vanità e di folklore in meno.