Il Vittorini C'è un museo a Lentini? di Luigi Gallitto (V S)
Solo pochissimi giovani risponderanno di
sì a questa domanda e ci sarà sicuramente
chi resterà nell'incredulità, chi nemmeno
se lo immagina, chi dirà: "lo sapevo, ma non
ricordavo bene!". La verità è che pochi
cittadini, e soprattutto pochi ragazzi della nostra età,
sanno che Lentini potrebbe fruire di un Museo Archeologico.
Dico potrebbe perché il museo è momentaneamente
chiuso.
Durante un breve colloquio con il direttore,
Franco Valenti, sono venuto a conoscenza di una realtà
di cui pochi s'interessano. Dopo il terremoto del '90, il
nostro museo è stato chiuso a causa di danni alla
struttura dell'edificio, e si pensava che, grazie alle opere
di consolidamento e di restauro, di lì a poco tutto
sarebbe tornato allo stato di prima, seppur con le dovute
modifiche, relative alle norme di sicurezza. Si era pensato
inoltre che la chiusura fosse un buon pretesto per riorganizzare
l'allestimento del museo, cercando di migliorarlo e modernizzarlo.
Tutto questo però, un po' a causa del disinteresse
delle amministrazioni locali, un po' per i consueti intoppi
burocratici, non è stato attuato e, cosa ancor più
grave, il museo dopo 11 anni dal terremoto è ancora
chiuso.
Solo quest'anno, grazie all'intervento dell'Assessore
Regionale, Fabio Granata, è in progettazione
la riapertura del nostro museo. Entro il 2002 quindi dovrebbe
essere allestita una mostra di reperti organizzati in ordine
cronologico, secondo un percorso che partirà dalla
Preistoria per arrivare sino al Medioevo ed inoltre questo
nuovo allestimento sarà presentato anche come 'work
in progress' e supportato per mezzo di percorsi didattici
multimediali.
Valenti aggiunge che l'istituzione museale
deve essere concepita come un "propulsore di cultura",
ossia che essa "deve mostrare il passato, pensando
al futuro". La realizzazione del progetto sarà
curata da uno staff che, oltre al direttore del museo, comprenderà
anche un restauratore esterno, due giovani laureati e due
laureandi della facoltà di lettere. Al finanziamento
dell'opera, che ammonta a circa un miliardo di lire (516.000
euro), si è provveduto attraverso una sovvenzione
ministeriale, derivante dai fondi provenienti dal lotto.