Giro83
/ Movimento / Documenti Che cosa imparano i giovani: Idioti
abbastanza preparati di Fernando Savater (La Stampa, 21
gennaio 2002)
Non vorrei contribuire ad aumentare la frondosità
del bosco di sigle in cui trascorriamo la nostra vita, ma
dato che tutto si contagia (tranne la bellezza, come dice
la sapienza popolare) laltro giorno mi si è
fatta incontro una nuova triade di iniziali: I.A.P. Discutevo
con un amico degli allarmanti risultati di unindagine
internazionale sulla preparazione degli studenti.
Il mio interlocutore si scandalizzava per
la mancanza di conoscenza in materia come scienze, storia,
geografia e letteratura. Io, pur condividendo le sue preoccupazioni,
gli ho risposto che non è tanto la carenza di preparazione
scolastica a preoccuparmi nei giovani doggi.
Quello che invece mi spaventa è che
ci siano sempre più persone con discreta competenza
professionale ma con perfetta incompetenza sociale. Quelli
che potremmo definire «Idioti Abbastanza Preparati».
O per abbreviare, sia pure in modo un pochino idiota: I.A.P.
Uso il termine «idiota» nellaccezione
più aderente alla sua etimologia greca: persona carente
di interesse civico e della capacità di esplicare
le attribuzioni del cittadino.
In uno dei suoi ultimi libri, il venerabile
John Kenneth Galbraith assicura, con cognizione di causa,
che «tutte le democrazie attuali vivono nel timore
permanente dellinfluenza degli ignoranti». Sono
convinto che, per «ignoranti», egli non intenda
le persone che non conoscono lubicazione geografica
di Tegucigalpa o non sanno chi fosse il padre di Chindasvinto,
perché in questo senso saremmo tutti piuttosto ignoranti
(per questo genere di carenze ci sono le enciclopedie o
le banche dati).
Gli ignoranti di Galbraith, quelli che io
chiamo «idioti», non sono tanto inadeguati accademicamente
quanto malformati civicamente: non sanno esprimersi in modo
pertinente su questioni di tipo sociale, non comprendono
le domande degli altri per quanto intelligibilmente formulate,
non sono capaci di discernere in un discorso politico quello
che ha sostanza cerebrale e quello che è mera oratoria
demagogica, non percepiscono i valori che vanno condivisi
e quelli dai quali è invece lecito - e talvolta doveroso
- ribellarsi. Intellettualmente restano sempre dei parassiti
o, peggio, dei predatori.
Mi ha impressionato una pubblicità
che ho visto su diversi giornali spagnoli. Era la pubblicità
di una scuola e mostrava una grande foto di Bin Laden con
la dicitura: «Osama Bin Laden, ingegnere». Più
sotto si leggeva: «Formare professionisti è
facile, il difficile è formare cittadini».
In effetti, la preparazione tecnica ai nostri giorni non
è peggiore che in passato, semmai il contrario; il
male è che listruzione non va più in
là.
Diplomiamo e laureiamo asociali che non si
preoccupano daltro che dei loro diritti e mai dei
doveri, oppure fanatici, facili allintransigenza e
alla demagogia. Manca la preparazione dei cittadini. Questi
hacker giovincelli, dediti alla divertita occupazione di
produrre virus che distruggeranno il lavoro di persone sconosciute,
non mancano di preparazione tecnica; al contrario, ne hanno
fin troppa.
Però sono socialmente e moralmente
idioti, ignoranti di quel che significa vivere in una comunità
più ampia di libertà e di garanzie. Le persone
che oggi, negli Stati Uniti o altrove, plaudono alla demolizione
di queste libertà e garanzie in nome di una discutibile
sicurezza, appartengono alla stessa specie di ignoranti
a cui si riferisce Galbraith. Non meno di quelli che cantano
slogan anti-yankee che non esprimono critiche politiche
sostenibili, e che provano uninconfessabile approvazione
per i crimini commessi a New York e Washington.
Il problema non è quello che non sanno
fare ma quello che non sanno essere: uomini fra gli uomini,
liberi ma responsabili, critici ma non ossessivi né
capricciosi seguaci degli archimandriti della superstizione
apocalittica. Sono, sì, degli idioti, anche se abbastanza
preparati. Educhiamo meglio, o cominciamo a tremare.