Giro82
/ ZeroBook Le città invisibili di Calvino di Angelo Luca Pattavina
Titolo: "Le città invisibili"
Autore: Italo Calvino
Edizione: Oscar Mondadori (1993)
Anno di prima pubblicazione: 1972 (Einaudi)
Note: Presentazione dell'autore basata sul testo di una
conferenza tenuta da Calvino il 29 marzo 1983 agli studenti
della Graduate Writing Division della Columbia University
di New York.
Un
viaggio nel cuore delle città, in quello che resta
di loro, in quello che vorremmo che fossero, in quello che
non sono mai state.
Tra memoria e desiderio, tra occhi e cielo, tra segni e
morti, cinquantacinque piccoli angoli di sogno: Moriana,
Armilla, Ottavia, Zemrude, Tecla, Olinda, e molte altre;
donne astratte, continue, sottili, riflesse in mille parole
di un dialogo melanconico tra il "veneziano" ed
il "tartaro", intimamente sospeso tra la città
d'utopia e la città infernale.
Uno spazio a-temporale dove entrare, girare, magari perdersi,
in mezzo a colonne d'acqua, giardini di magnolie, dondolii
di cammelli, sfingi, grifi, chimere, draghi e arpie, condottieri
e mercanti, cupole d'argento e statue di bronzo.
Infiniti involucri illusori contenenti il tutto ed il nulla...
Buon viaggio!
"Nelle 'Città
invisibili' non si trovano città riconoscibili. Sono
tutte città inventate; le ho chiamate ognuna con
un nome di donna; il libro è fatto di brevi capitoli,
ognuno dei quali dovrebbe offrire uno spunto di riflessione
che vale per ogni città o per la città in
generale... Le città sono un insieme di tante cose:
di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio..."
(Italo Calvino)
"... Le descrizioni
di città visitate da Marco Polo avevano questa dote:
che ci si poteva girare in mezzo col pensiero, perdercisi,
fermarsi a prendere il fresco, o scappare via di corsa..."
"... Al centro di Fedora, metropoli
di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera
di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si
vede una città azzurra che è il modello d'un'altra
Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto
prendere se non fosse diventata come oggi la vediamo..."