Giro81
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Agli e alle studenti, ai e alle docenti
LETTERA DALL'AUTORIFORMA GENTILE
Corso di studi accorciato, orario lavorativo
aumentato, ossessione della valutazione, mano libera e finanziamenti
alle scuole private, nessuna attenzione agli aspetti relazionali
ed emotivi del fare scuola, affermazione della logica di
mercato come unica, nessuna nominazione delle differenze,
del loro valore, degli scambi necessari per creare convivenza...
Ancora una volta scelte ministeriali unidirezionali
vengono imposte
dall'alto, abusando del proprio potere e riducendo la scuola
a pedina di scambio utile a mantenere l'alleanza, non con
la parte più nobile dei cattolici, ma con quella
meno legata agli interessi pubblici della scuola, meno interessata
al dialogo con le soggettività giovani e meno giovani,
femminili e maschili, che dalla scuola cercano di parlare
alla società tutta.
Negli ultimi 50 anni, dalle scuole periodicamente
e ripetutamente si sono alzate voci che chiedevano cambiamenti
in direzione di una società più giusta, che
spostavano l'attenzione verso valori di collaborazione,
di ascolto dei sentimenti e dei desideri, che ponevano la
necessità di interrogare il sapere e le tradizioni
a partire dalla soggettività di ognuno.
Noi siamo tra quelli che hanno fatto la scelta
difficile di tener vive
queste esigenze nell'impegno quotidiano, in un continuo
confronto con
studenti e colleghi\e, sapendo che avremmo perso l'alone
eroico che
accompagna i gesti eccezionali, sapendo che avremmo fatto
i conti con le
nostre stesse contraddizioni e limiti, sapendo che avremmo
corso il rischio
dell'invisibilità. Eppure sapendo che in questa scelta
si giocava il
superamento di un'impostazione tradizionale e patriarcale
della politica:
quella per cui puoi dire di tutto, tanto le parole sono
separate
dall'azione; l'azione che realizza le parole è rimandata
ad un futuro
utopistico, mentre il presente rimane il luogo della protesta
e della
critica, sempre più urlata.
Noi abbiamo voluto tenere insieme il qui
e ora della possibilità e
l'infinito del nostro desiderio.
Non avevamo e non abbiamo ideologie rassicuranti
né nessuno che pensi al
posto nostro. Ciò che è possibile e ciò
che desideriamo possiamo
scoprirlo solo con l'ascolto attento di noi stessi\e e di
chi ci circonda.
Seguire la strada del proprio desiderio significa,
lo abbiamo scoperto,
sottrarsi alla tentazione di agire per contrapposizione
all'altro,
lasciandogli così nelle mani la misura delle cose.
L'abbiamo cercata e la
cerchiamo, questa misura, invece, in coloro che ci aiutano
a capirlo, il
nostro desiderio, a realizzarlo per quanto possibile, a
non dimenticarlo,
perché anche questo è il rischio.
E qui si gioca un senso nuovo della libertà.
Questa modo di far politica dà grandi
soddisfazioni: trasforma il lavoro e
lo studio in una passione che mette in gioco la propria
vita, dà il piacere
di introdurre cambiamenti, anche quelli apparentemente impossibili,
permette
di vedere gli altri, fa scoprire risorse e tesori dove sembrava
che ci fosse
solo noia, fa sentire vivi.
Alcuni di noi l'hanno chiamata politica esistenziale
perché risponde a
bisogni esistenziali, altri politica dell'esserci, perché
fa sperimentare
la gioia di esserci, esprimersi.
Nella piattaforma sulla scuola, che si sta
elaborando in questo momento di
lotta, noi vorremmo che fosse inserita questa proposta:
-costruiamo la possibilità, anche
dopo i momenti di lotta, di vivere la
vita scolastica mantenendo forte il desiderio di relazioni,
di creatività,
di saperi liberati e liberatori. Naturalmente questo non
può essere chiesto
a nessuno, ma ognuno\a può adoperarsi a realizzarlo.
Mentre diciamo no al disegno reazionario
della Moratti e di Bertagna,
facciamo vedere ciò a cui diciamo sì: diamogli
esistenza pubblica.
Facciamolo diventare l'asse intorno a cui si ripensa e si
ricostruisce la
scuola pubblica.
La questione dei saperi e della scuola è
una questione che non può essere
lasciata nelle mani di nessun governo. Deve assumersela
la società tutta.
Dobbiamo assumercela noi.
E' questa la necessità che ci ha motivati.
alcuni docenti dell'autoriforma gentile
della scuola di Foggia
(Antonietta Lelario, Clelia Iuliani,
Pia Marcolivio, Katia Ricci, Adele
Longo, Anna Potito, Maria Grazia Maitilasso, Donata Glori,
Ella Digaetano,
Gian Piero Bernard, Fernando Lelario, Eugenio Gargiulo.)