Trapani, oltre le saline
Abbagliati dal sale, ma anche da tante attrattive culturali che questa città offre al visitatore.
Quando si pensa a Trapani, immagini suadenti e consolidate invadono l’immaginazione del visitatore di passaggio. Le saline, i mulini a vento, i tramonti con il sole che ci saluta immergendosi in mare, il panorama abbagliante della città e ancora del suo mare dalla collina di Erice, le isole Egadi sullo sfondo.
Certo, come non menzionare la varietà ittica del suo fondale, che si può apprezzare nei numerosi ristoranti presenti sul lungomare, anzi sui lungomari, e nel centro storico. Le busiate, le accattivanti ricette a base di pesce. Le genovesi, che non sono ragazze liguri in visita, ma irrinunciabili dolci di pasta frolla ripieni di crema pasticciera. Ma anche i cannoli, unici davvero quelli del paesino di Dattilo, le panelle, il pane nero, le arancine e, ovviamente, il cous cous.
Trapani non è solo questo, come molti dei turisti che ritornano frequentemente in città, hanno potuto constatare negli anni. C’è la Storia di millenni che va dalla sua fondazione, ricollegata ad opera degli Elimi, sicuramente prima della caduta di Troia, datata il 1184 a.C., passando dall’alleanza con Cartagine agli Antichi Romani, fino al dominio bizantino, arabo e normanno, come del resto gran parte della Sicilia può rivendicare. E poi, ovviamente i Borboni, questi non mancano mai, dopo un breve periodo di passaggio dei sabaudi e degli austriaci.
Come altri territori e città siciliane, queste "invasioni" oltre mare che si sono susseguite nei secoli, hanno lasciato le tracce di un ciclo storico lunghissimo che, fortunatamente, sono state raccolte e conservate nei siti archeologici e nei musei.
La nostra attenzione, durante questo lungo fine settimana appena concluso, si è concentrata sul Museo regionale Agostino Pepoli, approfittando anche delle miti giornate che questa estate allungata sta offrendo ai turisti in Sicilia, e non solo.
Dalla zona portuale, presso la quale abbiamo concentrato la nostra visita, abbiamo raggiunto il museo, ospitato nell’antico convento trecentesco dei Carmelitani, all’interno del giardino affacciato alla basilica santuario di Maria Santissima Annunziata.
Accolti dal chiosco dal quale si accede alle stanze espositive, siamo stati guidati da una gentilissima signora che ci ha indicato il percorso da seguire per una visita completa e dettagliata. Il museo è organizzato su due ambienti, il piano terra e il piano superiore. Voluto dal suo fondatore, Agostino Sieri Pepoli, al quale è dedicato, fu inaugurato nel 1914.
All’interno delle sale espositive è possibile ammirare una vasta varietà di cimeli, tra i quali vari dipinti, alcuni di autori anonimi che rappresentano una testimonianza della cultura artistica in Sicilia occidentale tra XIII e XIX secolo. Di particolare pregio, sono esposte varie sculture, tra cui quelle attribuibili ad Antonello Gagini, importante scultore palermitano. Una sezione a parte è dedicata all’arte dei presepi dell’artigianato trapanese, caratterizzati dalla manifattura in legno, tela e corallo.
L’oreficeria, con gioielli appartenenti al tesoro della Madonna di Trapani, argenti della tradizione trapanese e alcune opere in corallo, un materiale che aveva in Trapani un importante centro di produzione e di lavorazione, tanto da costituire una caratteristica dell’artigianato del luogo.
Diversi paramenti sacri sono in mostra all’interno di bacheche di vetro, che furono acquisiti grazie alle Leggi eversive del 1867 al patrimonio dello Stato, inoltre abiti d’epoca appartenuti alla nobiltà trapanese, perfettamente conservati.
Di particolare fascino le maioliche, fra cui risaltano le pavimentazioni raffiguranti la pesca del tonno, importantissima attività produttiva della zona e frammenti di arazzi.
Non poteva mancare, ovviamente, la sezione dedicata ai cimeli del Risorgimento e quelli che testimoniano l’importanza della parte occidentale della Sicilia sulle vicende che hanno portato all’Unità d’Italia. Tra gli oggetti esposti, ricordiamo l’ampio vessillo commerciale a liste bianche e rosse del piroscafo “Il Lombardo”, i "Busti di Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso conte di Cavour", la "Divisa del garibaldino trapanese Vincenzo Gemelli" e, particolarmente agghiacciante alla vista, la "Ghigliottina di epoca borbonica", già appartenuta alle collezioni del Comune di Trapani, macabro strumento di morte che fu attivo in tutto il territorio della provincia dal 1842 sino ai primi anni ’60 dell’Ottocento.
La parte dedicata alla sezione archeologica, come del resto in molte località della Sicilia, espone una Storia millenaria che, inevitabilmente, ha condizionato l’attuale cultura e le tradizioni fino ai giorni nostri. Il patrimonio archeologico del museo è costituito da un ricco complesso di manufatti diversi per epoca, produzione e funzione, provenienti da vecchie collezioni private, donazioni e acquisti. I reperti, scoperti nella quasi totalità in vari siti archeologici della Sicilia occidentale, sono relativi a tutte le culture che si sono avvicendate o che sono state compresenti in questo territorio, dalla preistoria all’età bizantina.
Sono esposti, inoltre, alcuni reperti preistorici che testimoniano la varietà culturale della Sicilia nord-occidentale che comprende un lunghissimo periodo dalla fine del Paliolitico superiore all’età del Ferro. Del Paleolitico sono esposti diversi strumenti litici, risalenti all’Epigravettiano finale (XII - IX millennio a. C:). Un altro ambiente è stato riservato ai manufatti greci e sicilioti, databili tra la fine del V secolo a. C., provenienti in gran parte dalla necropoli e dal santuario della Malophoros di Selinunte, la colonia greca più occidentale della Sicilia, che fu terra di frontiera, al confine con il territorio fenicio-punico dell’isola e che merita una visita approfondita a parte.
Il ruolo di ciliegina sulla torta è affidato dalle due opere pittoriche di Renato Guttuso, presentate al pubblico lo scorso 3 maggio. Il primo dipinto, "Contadino in sella a un asino" realizzato nel 1954, facente parte di uno studio per un olio di grandi dimensioni dal titolo "L’occupazione delle terre incolte", espressione di quel “realismo sociale” che ispira un’ampia fetta della produzione del maestro bagherese. La seconda tela, "Contadina" realizzata nel 1956, sulla quale è ritratta una donna con un ampio fagotto sul capo all’interno di un paesaggio selvaggio e roccioso. Un omaggio al mondo degli umili e del duro lavoro.
Una varietà di attrattive davvero suadenti, al pari degli ambienti naturalistici che questo territorio mostra ai suoi numerosi visitatori. Un invito per coloro che non hanno avuto la fortuna ancora di esplorare questi territori che, auspichiamo, possa essere raccolto, grazie anche alle immagini a corredo dell’articolo.
- Ingresso Museo Pepoli
- Ex Convento Padri Carmelitani
- Acquasantiera
- Ciborio marmoreo di Giacomo Gagini
- Pinacoteca
- Sala Pinacoteca
- Madonna con Bambino e Angeli
- Natura morta con frutta di Giovan Battista Ruoppolo
- Vedute ideate di Leonardo Coccorante
- Presepe Trapanese
- Carrozza del Senato
- Vessillo commerciale piroscafo Il Lombardo
- Pavimenti e arazzi
- Medaglie
- Sezione archeologica
- Quadri Guttuso
- Santuario della Santissima Annunziata
- Rosone Santuario della Santissima Annunziata
- Sale trapanese
- Tramonto
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