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Still Life

Un film di Jia Zhang-Ke. Con Zhao Tao e Han Sangming.

di Antonio Cavallaro - lunedì 2 aprile 2007 - 4290 letture

Il villaggio di Fengjie (provincia rurale cinese) come già tutta la zona circostante, sta per essere sommerso dall’acqua a causa della costruzione della diga delle tre gole. Qui giungono i due protagonisti, il minatore Han Sanming e l’infermiera Shen Hong, ciascuno alla ricerca di un passato che sembra averli dimenticati. Due tristi storie di solitudini che fanno da contrappunto a un intenso racconto sulla Cina contemporanea, sospesa fra una società legata a costumi e insegnamenti secolari e il giogo forzato della modernità.

Trionfatore a sorpresa dell’ultimo festival del cinema di Venezia, Still Life è il primo film di Jia Zhang-Ke a trovare una distribuzione cinematografica nel nostro paese, i precedenti Xiao Wu e l’ottimo UnKnown Pleasures hanno “goduto” solo del passaggio televisivo, grazie (come sempre) a Fuori Orario.

La natura morta a cui fa riferimento il titolo, è il territorio e la civiltà soccombente di questa Cina del ventunesimo secolo, la resa incondizionata a quel futuro che è già oggi. La vana ricerca dei due protagonisti di riallacciare i rapporti con i rispettivi coniugi rappresenta il tentativo, il desiderio, di ritrovare ciò che ormai non esiste più, i loro matrimoni al pari di una vecchia idea di Cina, crollano come crollano uno dopo l’altro i palazzi di Fengjie, che diviene luogo della memoria, sito della storia in distruzione.

La stessa figlia che Han Sanming cercherà vanamente di conoscere ha sedici anni, gli anni che separano l’odierna Cina dal tentativo di opposizione di piazza Tien An Men, come a voler sottolineare un ulteriore legame con un passato, un’idea sociale, irrecuperabile, schiacciata dalle esigenze dettate da quel moderno conflitto che si combatte nei territori dello sviluppo economico.

Zhang-Ke filma quest’opera di “trapasso” con una sobrietà quasi gelida, necessaria per meglio definire il processo di alienazione a cui sono sottoposti i protagonisti, servendosi di dialoghi calibrati riempie Still Life di elementi quotidiani e quasi inessenziali, e volutamente mostra la mancanza di contestualità dei nuovi cimeli del progresso e della modernità.

Gli elementi surreali inseriti nel film suggeriscono l’idea del regista di voler stigmatizzare il desiderio d’onnipotenza della moderna Cina: il disco volante che attraversa il cielo pare voler sbeffeggiare questo nuovo “assalto al cielo” del Partito Comunista; mentre il decollo degli edifici prossimi alla demolizione sembra voler sottintendere la fuga degli elementi rappresentativi di un passato che non può più mantenere il suo ruolo.


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