Sei all'interno di >> :.: Culture | Cinema - Visioni |

I Giorni Contati

Un film di Elio Petri. Con Salvo Randone, Lando Buzzanca, Franco Sportelli, Regina Bianchi, Angela Minervini e Vittorio Caprioli.

di Antonio Cavallaro - mercoledì 18 marzo 2009 - 6659 letture

Cesare idraulico cinquantatreenne, assiste sul tram alla morte di un suo coetaneo. Questo evento del tutto casuale porta il protagonista ad interrogarsi sulla morte, facendogli assumere un atteggiamento disilluso che lo porta a decidere di smettere di lavorare prima e poi a vagare in giro per Roma, osservando, da spettatore interessato che “cerca di capire”, l’inesorabile viaggio di un mondo verso una fine tanto diversa nelle forme quanto ineluttabile e spietata.

“I Giorni Contati” è un film dell’ormai lontano 1962; dopo il brillante esordio dell’anno precedente con “L’Assassino”, il giovane e promettente Elio Petri realizza il film che negli anni successivi verrà considerato forse la sua opera più personale. Ispirato alla figura del padre e scritto in collaborazione con Tonino Guerra e Carlo Romano, il film pur denotandosi per la sua originalità nel panorama cinematografico di quegli anni non ebbe un grande successo commerciale, malgrado anche i diversi riconoscimenti che gli furono attribuiti.

La figura dell’idraulico Cesare, stagnaro di mezza età, che decide di affrancarsi dalle pastoie di una società che segue quello che pare essere un inevitabile percorso di annientamento, assume la connotazione quasi di un ribelle. Ma allo stesso modo il protagonista sublima ansie e timore che pare aver accumulato da una vita, e la lucida riflessione che ne scaturisce lo rende definitivamente un disilluso esistenzialista. Cesare è il primo pessimista di una lunga galleria di personaggi che affolleranno tutti i film di Petri.

Ne “I Giorni Contati” Petri muove la prima e radicale critica all’autodistruzione della società capitalistica, l’alienazione che produce le sue dinamiche e la riproduce. La vertiginosa parabola che porta quasi alla follia Cesare fino a decidere di vendere una parte del proprio corpo è la stessa che subiranno gli altri protagonisti dei film di Petri; l’approdo ad una follia – che è rifiuto – pare assumere il significato di un traguardo inevitabile per chiunque provi a comprendere e a interrogarsi sullo spirito reale della società moderna.

Il film pur peccando in alcuni momenti di un certo manicheismo fornisce una serie di spunti che ne esaltano il valore contenutistico, dal tema dell’ossessione per la morte alla caratterizzazione dei comprimari: il mercante d’arte, l’amico operaio che dipinge la notte strisce pedonali lungo le strade di Roma, Giulia l’amore del tempo perduto, la servetta che si svende ad uomini più facoltosi nella speranza di sottrarsi ad un destino di miserie, i criminali che cercano di coinvolgere Cesare in una truffa assicurativa; tutte figure di forte impatto analitico e simbolico, valorizzate da una sceneggiatura quanto mai diretta ed essenziale che conferisce loro una concreta profondità.

“I Giorni Contati” è anche il film con il quale Petri dà prova per la prima volta del proprio talento visivo e di quella vocazione che lo renderà uno dei più grandi autori del nostro cinema: il taglio delle inquadrature innovativo per l’epoca, l’uso del dolly, l’utilizzo godardiano delle musiche, la trasfigurazione dell’arte nelle sue diverse forme, le speculazioni sui processi creativi. Benché sia stato uno degli autori italiani più premiati e ammirati (specie all’estero) con riconoscimenti importanti come un oscar e una palma d’oro, da anni ormai e senza una spiegazione, Elio Petri e tutto il suo lavoro viene sistematicamente ignorato. Rimosso sarebbe la parola più adatta; colpevole forse per quella sua incapacità di accettare compromessi, quella sua indole tanto onesta quanto spietata nel voler raccontare l’Italia di quei difficili anni sessanta e settanta, che ne faceva un personaggio scomodo sia a destra che a sinistra. Nel voler ritracciare le ragioni di una tale volontà di rimozione occorrerebbe cominciare proprio dalla feroce onestà intellettuale di Elio Petri e dalle reazioni che ne scaturirono nel corso degli anni.

Tornando a “I Giorni Contati”, non può non essere segnalata la grande prova d’attore fornita da Salvo Randone, vero e proprio attore feticcio di Petri, con cui fin da “L’Assassino” prende forma un sodalizio comune ricco di soddisfazioni per entrambi e che si concluderà solo con la morte dell’interprete siciliano.


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
I Giorni Contati
23 novembre 2013

Capolavoro tra i tanti di un grande regista. L’articolo di Cavallaro dà il senso vero al contenuto di quest’opera. Grazie.