Quando c’era l’URSS, caro lei
Mi vergogno di ciò che sto per affermare ma, parafrasando una frase in voga durante la guerra fredda, potremmo affermare: «ha da veni’ ciuffone»... Meglio un’autarchica democrazia che una falsa e illiberale democratura?
Nelle mie orecchie avverto sempre più spesso il rumore della guerra fredda. E risuona stridente come fossero unghie che si arrampicano su enormi specchi di cui non si percepiscono a pieno le dimensioni. Hanno scambiato alcuni prigionieri, accusati di spionaggio, tra Russia e Stati Uniti. I giornalisti si affannano a sostenere che sia lo scambio più significativo dall’epoca della guerra fredda a oggi. Ritengo sia una notizia priva di significato, considerando la contingenza dell’accadimento.
La polemica LGBT relativa all’inaugurazione delle olimpiadi parigine mi sembra capziosa anche se, ovviamente, in Italia sembra essere una notizia da cui non si possa prescindere. Le principali cariche istituzionali, assieme alle opposizioni, ne stanno creando un caso di rilevanza internazionale. Le lacrime della giovane pugile italiana, picchiata selvaggiamente sul ring dall’avversaria, sembra nascondere, una potenza nei muscoli, inaudita per una donna. Mi sembra che l’atleta algerina, presa di mira dai media e con gli interventi, niente di meno che di J.K. Rowling ed Elon Musk, sia nata e viva in un paese africano e, per giunta, a maggioranza islamica. Non sono certo né contro la religione islamica né tanto meno contro i paesi africani ma sospetto che siamo tutti diventati esperti di regolamenti olimpici e di diritti LGBT in Algeria [1]. Tutti vogliamo essere tolleranti o meno sui diritti umani. Eppure vedo gareggiare atleti iraniani (40), israeliani (88), ucraini (140) e palestinesi (8, sic!) ma non russi o bielorussi (in realtà sono rispettivamente 15 e 16 che gareggiano con lo status di “neutri”) anche se spesso, durante la guerra fredda, ingaggiavano dispute sportive infinite con gli USA.
Nel frattempo i diritti degli esseri umani vengono calpestati, devastati, negati e azzerati in decine di paesi dove la vita umana conta molto meno di un animale, con buona pace degli animalisti nostrani.
Durante la guerra fredda il popolo dell’Unione Sovietica si permetteva di invadere paesi amici come l’Ungheria e la Cecoslovacchia, senza tanto spargimento di sangue, sollevando le ire (per fortuna solo quelle) delle democrazie, cosiddette occidentali. La CCCP si azzardò ad istallare missili nucleari a Cuba, minacciando direttamente le coste della Florida. Dopo poche settimane, grazie a quei due santi, al secolo J.F. Kennedy e Nikita Kruscev, tutto si fermò e la guerra nucleare fu scongiurata.
- John Kennedy, Nikita Khrushchev - 3 giugno 1961
Sull’altra sponda democratica, gli USA si permettevano di compiere nefandezze inaudite in Vietnam (per tacere di altri esempi), cancellando il diritto alla vita di tanti che appartenevano al popolo di quel paese. Nessuno parlò di genocidio anche se vennero utilizzate armi di distruzione di massa. Gli stessi americani si macchiarono dell’appoggio a regimi militari e dittatoriali sparsi nell’America latina e in parte anche in Africa. Morte, terrore e disperazione esondarono su quelle popolazioni che, ancora oggi, continuano a soffrire le conseguenze delle atrocità compiute da quei regimi.
Anche prima della guerra fredda il Medio Oriente era una polveriera: quando l’O.N.U. si decise a promulgare quella nefasta risoluzione [2] tutte le forze in campo si scatenarono. Il risultato fu una serie di guerre, guerricciole, ribellioni, invasioni che coinvolsero molti paesi confinanti e non solo. Ma le due guerre principali durarono poche settimane e, pur causando morte e distruzione, non arrivarono mai al genocidio che si sta compiendo oggi [3].
Ora la situazione non ha niente di paragonabile alla guerra fredda e affermo questo con la speranza di essere smentito dai fatti. La Guerra Grande o la Terza Guerra Mondiale a Pezzi, che dir si voglia, si fonda su un equilibrio che ormai non esiste più e che ha sconvolto i nostri punti di riferimento geopolitici ma anche di umanità convivente sul pianeta che non è solo surriscaldato dal progresso industriale globale ma anche dalle guerre inaudite che si svolgono sotto i nostri occhi indifferenti.
Durante la guerra fredda, l’autodeterminazione dei popoli fu bellamente disattesa e aggirata dalle due superpotenze che si fronteggiavano a suon di sfide che, ai nostri occhi ingenui di occidentali, sembravano non avere conseguenze anche perché la propaganda dell’una e dell’altra parte manipolavano la nostra attenzione sullo spazio o sullo sport. Relegando alla cronaca spicciola il pericolo delle esplosioni termonucleari e della fame nel mondo.
Una curiosità: lo stato di Israele e quello dell’Ucraina sono frutto di accordi internazionali recenti (dopo la seconda guerra mondiale, il primo e dopo la guerra fredda e la conseguente dissoluzione dell’URSS, il secondo) ed entrambi stanno scatenando atroci guerre e distruzioni. Per entrambe le situazioni si invocano gli accordi del passato che non hanno mai visto una vera e propria attuazione [4].
In politica estera nulla è dato per scontato e ogni frase ha un peso che spesso non è dato di capire a noi poveri mortali. Per questo motivo le dichiarazioni di Erdogan, relative alla minaccia di invasione turca [5] in territorio d’Israele, suonano macabre e scompaginano la geopolitica della guerra fredda. Il leader turco (definito dittatore dal nostro beneamato Mario Draghi, quando era Presidente del Consiglio, per uniformità con le posizioni statunitensi: Biden l’aveva definito addirittura assassino) eletto democraticamente dal suo popolo, vuole invadere un paese governato da Bibi Netanyahu che anche lui resta in sella in un regime democratico, anzi nell’unico regime democratico della regione mediorientale.
La Turchia è un paese membro della NATO, la nostra potente organizzazione strategica e militare che ci proteggeva dalla minaccia comunista, durante la guerra fredda. Mi risulta che la minaccia comunista sia sparita, così come l’omologa organizzazione creatasi e poi dissoltasi all’inizio degli anni Novanta e denominata Patto di Varsavia. Ora le minacce sono relative a dittature efferate come quella russa e quella iraniana, per tacer del terrorismo. La dittatura comunista cinese ci fa troppo comodo economicamente ma, se si dovesse azzardare ad invadere Taiwan, si trasformerebbe, per incanto, nella peggior dittatura della storia (sic!).
Israele non è mai stato un membro effettivo della Nato ma, visti gli interessi statunitensi economici e politici, risulta essere un membro associato del Mediterraneo [6]. Mentre i giornalisti si affrettano a ipotizzare il giorno e l’ora della rappresaglia iraniana sul territorio israeliano, in pochi riescono a districarsi sulle attuali vicende mediorientali [7]. È davvero difficile prevedere qualsiasi sviluppo ma, di sicuro, se i paesi occidentali vogliono rimpatriare i propri cittadini dal Libano e dalle zone limitrofe è probabile che qualcosa di veramente grave stia per verificarsi. Ricordo solo che l’invasione russa in Ucraina fu preconizzata dagli Stati Uniti con un mese di anticipo e che ciò ha portato alle conseguenze di una guerra devastante che continua a svolgersi da più di due anni. Anche Israele potrebbe sostenere una lunga guerra mediorientale, grazie alle munifiche elargizioni statunitensi e occidentali in genere, ma in quella regione le tensioni esistono ormai da troppo tempo, da quasi ottant’anni, e l’allargamento di un conflitto porterebbe a conseguenze assolutamente imprevedibili. Non basterebbe dire che la dittatura islamica (ma non ci sono state le elezioni, poco fa?) è lo stato aggressore e canaglia. Fanno sorridere le parole del nostro ministro degli esteri Tajani quando sostiene di lavorare per evitare una escalation del conflitto mediorientale.
Sarebbe come scoprire Tom Sawyer (leggi Bibi Netanyahu) con le mani nella marmellata e dirgli, con cipiglio da adulto, «Non lo fare più!». Le opposizioni poi risultano tragicamente grottesche quando chiedono al governo di dirci come intende evitare l’escalation. Loro cosa fanno? Quali sono le proposte avanzate? Speriamo solo che i servizi segreti non parlino ma lavorino intensamente per scongiurarla.
Mi vergogno di ciò che sto per affermare ma, parafrasando una frase in voga durante la guerra fredda, potremmo affermare: «ha da veni’ ciuffone», intendendo l’elezione imminente di Donald Trump come inevitabile e sperando che questa porti a un allentamento dell’attenzione statunitense verso i panorami globali di tensione internazionale. Meglio un’autarchica democrazia che una falsa e illiberale democratura.
[1] Vedi: Wikipedia, diritti LGBT in Algeria.
[2] Vedi: Treccani, risoluzione ONU 181.
[3] La guerra dei Sei Giorni fu combattuta davvero per sei giorni, dal 5 al 10 giugno 1967; la guerra del Kippur, invece, poco di più, dal 6 al 22 ottobre 1973: vedi Treccani.
[4] La risoluzione ONU del 1947 per Israele, e gli accordi di Minsk del 2014, sotto l’egida dell’OSCE, per porre fine al conflitto nel Donbass.
[5] Vedi: Formiche.net.
[7] Vedi: ISPI online.
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