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Del Papa, dell’umiltà, degli ultimi e dei poveri riconosciuti "brava gente"

Il Folle di Dio alla fine del mondo / di Javier Cercas. - Parma : Guanda / Gruppo editoriale Mauri Spagnol., 2025. - 468 p. - (Narratori della Fenice). - ISBN 978-88-2353-543-5.

di Massimo Stefano Russo - sabato 26 aprile 2025 - 357 letture

La notizia della morte di Papa Francesco mi coglie al telefono: me la comunica una cara amica mentre ci ritroviamo a conversare e commentare “i fatti del quotidiano”: da parte mia da giorni immerso in una lettura folgorante: Javier Cercas, Il Folle di Dio alla fine del mondo.

Alla voce “E’ morto il Papa …” Rimango sorpreso, stento a credere e dico e più volte ripeto “siamo sicuri? O si tratta di una fakenews? … No, no, è vero…!” Radio e televisione prontamente avviati confermano.

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Copertina di Il folle di dio alla fine del mondo, di Javier Cercas

Al mattino, in ascolto del giornale radio tre avevo sentito la voce affannata e affaticata del Papa che augurava la Buona Pasqua, nonostante ciò, pensavo - come tanti – lontana e in breve inimmaginabile una repentina morte.

In questi giorni ho ascoltato servizi e visto immagini che hanno cercato di fare luce sulla figura di Papa Francesco e il suo pontificato. Uno spettacolo interessante, ma per molti aspetti persino indecoroso, soprattutto quando a esprimersi sono stati i politici, nel loro richiamare appelli, proclami e riflessioni spesso fuori luogo. Quando la grossolana ignoranza si esprime senza ritegno rasenta la volgarità. Ma di che stupirsi? E’ lo specchio dei tempi.

Cercas da grande narratore ha saputo scrivere di Papa Francesco e dei misteri della fede, nella complessità della religione. Un libro fondamentale per continuare a interrogarsi e riflettere sul senso dell’essere cristiani, religiosi, del credere nel divino e del viverlo a partire dal quotidiano. La fede è e rimane un mistero: il Vaticano storicamente, quale sistema istituzionale e strutturale, la sua fabbrica.

All’annuncio della morte di Papa Francesco c’è anche chi ha sospirato “Era ora!”, in una agognata forma di liberazione dal sentirsi addosso un peso fattosi insostenibile, inteso opprimente. Qualcuno ha persino pensato a una tenuta in vita medicale apposita per dare un significato spirituale a una morte, avvenuta chissà per quale casualità, proprio il Lunedì dell’Angelo, quasi a conferma della Pasqua di resurrezione.

Quando si parla di Chiesa, religione, Vaticano si corre sempre il rischio che l’ignoranza regni sovrana e diventi arroganza di sapere sbandierato per verità e fonte di saggezza, in una contrapposizione di opinioni divergenti, e intolleranza espressiva.

Il Magistero di Papa Francesco è stato radicale in una lotta infaticabile contro il potere e i suoi abusi sul piano corporale, economico, finanziario. I clericali e i curiali l’hanno sin dall’inizio attaccato e osteggiato. ( https://infovaticana.it/)

Se si vuol capire il ruolo avuto da Papa Francesco, il pastore Jorge Mario Bergoglio e il travaglio vissuto dalla Chiesa, diventa utile, per non dire imprescindibile la lettura del libro, Il folle di Dio alla fine del mondo, scritto da Cercas e appena pubblicato da Guanda.

Cercas ha fatto parte del seguito che ha accompagnato Papa Francesco nel suo viaggio pastorale in Mongolia nel settembre 2023 e in questo libro narra l’aver vissuto un’esperienza intensa e partecipata di un’avventura indimenticabile, al seguito del Papa che l’ha portato a porre e porsi tante domande sul piano spirituale della fede e materiale dell’esistenza della Chiesa, su cui continuare a riflettere.

Il testo prende spunto e si fonda su una domanda fondamentale, in tutta la sua semplicità: esiste la vita eterna e se si è sostenuta e riformata dal corpo e nel corpo? Si può avere la certezza di incontrare materialmente, in carne e ossa, i propri cari? L’auspicio di una risposta di inconfondibile speranza fatta di profonda, certezza e senza ombra di dubbio, è chiesto esplicitamente dalla madre di Cercas, fervente cattolica che vuol essere in ciò debitamente rassicurata dalla riposta papale. Cercas da ateo e laico ha accettato la proposta del Vaticano di scrivere un libro sulla visita del Papa in Mongolia legandola al poter formulare direttamente la domanda materna al Papa. Sin dall’inizio rimane stupito dalla richiesta avanzata e rivolta proprio a lui dalle fonti vaticane di farsi cronista e messaggero della visita papale, ha molti dubbi, una malcelata ansia, ma anche tanta curiosità rispetto a un mondo e a un sistema a lui lontano, da prendere in considerazione, senza ignorarlo. Il dialogo con i vaticanisti, gli esponenti della comunicazione della Santa Sede, gli consentirà sin dall’inizio di entrare in relazione e conoscere una realtà distante dal proprio quotidiano, nel suo ordinario svolgimento. Cosa sta dietro la scelta religiosa? Soprattutto nel farsi missionari della fede cristiana? La maestria dello scrittore si rivela di pagina in pagina e raggiunge l’eccellenza espressiva nella parte finale, dal titolo significativo, Il segreto di Bergoglio.

Illuminanti sono i dialoghi intrattenuti da Cercas, in particolare con le suore missionarie in Mongolia e i religiosi che lì operano in situazioni difficili e problematiche: una minoranza ridottissima di poco più di un migliaio. Il discernimento e il cercare “la riuscita” nell’agire della Chiesa hanno caratterizzato l’azione di Papa Francesco, nel voler concretizzare la gioia del Vangelo che si fa fiducia e speranza, nell’accogliere e abbracciare con umiltà gli ultimi. Un Papa che proprio per questo ha voluto parlare ai migranti e ai carcerati a cui si è rivolto sin dal principio e per cui si è speso sino all’ultimo.

Ha sfidato i potenti e i luoghi comuni affidandosi alla misericordia e al perdono, quale cuore del vangelo, come indicano i suoi quarantasette viaggi apostolici. Il confidare nell’incontro, la solidarietà, la fraternità umana hanno fatto parte del suo agire concreto, nel richiamare con forza l’attenzione sui doveri, la cura e la responsabilità universale rispetto al creato e alla natura. La sua voce ha implorato la pace e la ragionevolezza contro l’orrore della guerra distruttiva che “lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente” in una dolorosa e tragica sconfitta. Possiamo sperare che i suoi eredi, sin dall’interno dello stesso Vaticano e la Chiesa continuino a saperlo ascoltare, interpreti, nel migliore dei modi possibili, della sua testimonianza di gioia e pace?


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