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Il primo a prender fuoco fu Totò

Il primo a prender fuoco fu Totò : La Grande Storia di monsù Peppino cuoco errante / di Bruno Damini. - Bologna : Minerva Edizioni, 2025. - 192 p. - ISBN 978-88-3324-799-1.

di Alessandro Castellari - giovedì 24 aprile 2025 - 487 letture

Il napoletano Masotola Giuseppe, da tutti conosciuto come Peppino, fu un grande cuoco. Ormai vecchio di sé dice: “Sono morto prima di morire quando ho smesso di cucinare”, e allora brucia le piccole foto in bianco e nero che lo ritraggono con senatori e ammiragli, con tanti potenti del tempo, con la principessa Pignatelli e con Ingrid Bergman. “Ma il primo a prender fuoco fu Totò”. Le foto sono incenerite, ma le voci della moglie e delle figlie rimangono: al vecchio rimangono i ricordi che non pigliano fuoco. Il libro di Bruno Damini sarà il racconto che Peppino fa di sé.

Fin da ragazzo frequenta le cucine sotto il Salone d’Ercole del Palazzo Reale di Napoli, un “ambiente pieno di fumi, vapori, rumori”, e osservando attentamente i cuochi e gli sguatteri si impadronisce dell’arte.

Attraverso la sua voce narrante inseguiamo le avventure per il mondo di “monsù Peppino cuoco errante”. È “cuoco borghese” nella nave ammiraglia della Regia Marina prima della Grande Guerra, poi soldato nelle trincee del Carso fra il ’16 e il ’18 fra assalti, contrassalti ed epidemia di Spagnola. Tornato dalla guerra, dopo un breve periodo con la moglie Maria, Peppino viene ripreso dal fascino del mare e per lui si aprono le porte dell’Oriente; lavora in cambusa fino ad Hong-Kong, Shanghai, Nagasaki dove riceve in dono un incantevole Budda in porcellana policroma che lo accompagnerà nei suoi vagabondaggi e che non vorrà distruggere. Lo troviamo come cuoco di Guglielmo Marconi a bordo dello yacht Elettra che diventa un laboratorio scientifico galleggiante. Quando segue il generale Mombelli a Bengasi, scopre le prelibatezze della cucina araba, i colori, i suoni, gli odori di una terra la cui malia gli procura uno struggente “mal d’Africa”. Ma scoppia la guerra e Peppino e Maria vivono le strazio della separazione dalle figlie rispedite in Italia nelle colonie della Gioventù Italiana del Littorio. Le lettere della figlia Angelina da Rimini sono toccanti. Lei morirà a Parma nell’aprile del ’44 in un bombardamento inglese.

La vita deve continuare. A Napoli e poi a Triste è cuoco degli Americani e deve adattarsi a quei palati poco raffinati e ai loro prodotti in scatola o congelati. Dopo il 1950 torna a Napoli da Maria con una sola valigia per metà piena di coltelli da cuoco e libri di cucina. Trova lavoro a Villa Pignatelli a Chiaia presso la vecchia contessa Rosina Pignatelli Cortés, monarchica dichiarata, ma antifascista perché non ha mai sopportato la presunzione e l’ottusa arroganza dei gerarchi. L’ultimo suo impiego è nelle cucine di Villa Olivella del conte Paolo Gaetani D’Aragona. In quell’armonioso edificio neoclassico sono ospiti Ingrid Bergman e Roberto Rossellini a godersi la vista di Capri e della penisola sorrentina; lì capita Totò, il Principe de Curtis con la sua Alfa Romeo 1900. Il conte Paolo apre a Peppino, appassionato di musica, le porte del San Carlo: sono i tempi della Callas e della Tebaldi, e spesso il direttore d’orchestra è Francesco Molinari Pradelli.

Poi si ritira dalla professione, “morto prima di morire” quando decide di smettere di cucinare.

Dietro la voce narrante di Peppino si coglie l’abilità narrativa di Bruno Damini che ci fa immergere in fumanti cucine e cambuse; che ci fa vivere il devastante terremoto giapponese del primo aprile 1923; che ci fa sorridere alle imprese degli scugnizzi napoletani che salgono sui camion militari in corsa e gettano in strada casse di viveri e di sigarette; che ci rivela con maestria i segreti della cucina da grande esperto di gastronomia e da amante della buona tavola.

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Copertina di Il primo a prender fuoco fu Totò, di Bruno Damini

Sinossi editoriale

"Mi chiamo Masotola Giuseppe, per tutti monsù Peppino, pure mia moglie mi chiamava così. Sono nato a Napoli nel 1889 e sono morto prima di morire quando ho smesso di cucinare. Maestro senza eredi, dopo una vita avventurosa che ha attraversato come un romanzo epico quasi un secolo di Grande Storia, Peppino decise di cancellare ogni traccia di sé, bruciando preziose lettere, attestati e fotografi e: la trama della propria grande storia. Il primo a prender fuoco fu Totò, nella piccola istantanea scattata a Villa Olivella, lui col Principe e il conte Caetani, negli anni d’oro del cinema italiano quando Roberto Rossellini, Ingrid Bergman e George Sanders si riposavano a Torre del Greco durante le riprese di Viaggio in Italia. Il romanzo delle sue mille vite scorre sul confine dove la morte le ha corteggiate, prende corpo dai documenti scampati al maldestro autodafé e dai ricordi – quelli non prendono fuoco – anche di avvenimenti che il cuore avrebbe preferito cancellare."

L’autore: Bruno Damini

Giornalista e scrittore, parmigiano di nascita, infanzia e adolescenza fra Parma e Napoli, bolognese d’adozione. Fino al 2014 direttore comunicazione e marketing di Nuova Scena - Arena del Sole - Teatro Stabile di Bologna. Predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Nella sua cucina e nella pratica yoga trova equilibri altrimenti inarrivabili. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

Fra le sue recenti pubblicazioni, i racconti Tarabàcli, Cose di case che non vale la pena ricordare (CasadeiLibri, 2014); Bologna ombelico di tutto (Minerva, 2016); L’uovo di Marcello. Fame e fama dalla voce di grandi attori (Minerva, 2019), da cui sono state tratte 18 puntate per Rai Radio3; Buttami in pentola. La cucina degli avanzi per trasformare le zucche in carrozze (Pendragon, 2019); I Fagioli Ribelli (Minerva, 2021), da cui è nato l’omonimo progetto nazionale di educazione terapeutica all’alimentazione per i pazienti pediatrici con Malattia Renale Cronica approvato dal bando “Scienza Partecipata” dell’Istituto Superiore di Sanità; Borìdola! Ai bambini che saremo. Favoletta morale, con la postfazione di Moni Ovadia (Minerva, 2023); Il mondo dei Fagioli Ribelli. Il diritto alla normalità dei bambini con MRC (Minerva, 2024).



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