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L’egemonia perduta

La più antica democrazia al mondo ha smarrito la sua egemonia, il suo potere, persa nell’illusione che fosse globale.

di Evaristo Lodi - mercoledì 29 gennaio 2025 - 439 letture

La più antica democrazia al mondo ha smarrito la sua egemonia, il suo potere, persa nell’illusione che fosse globale.

Oggi si fa un gran dire se il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti sia un buffone, un fascista o un eroe invincibile.

Fin dai tempi della guerra fredda, ho sempre pensato che i popoli di Russia e Cina non potessero aspirare e nemmeno immaginare a una democrazia compiuta, in quanto la storia millenaria che avevano alle spalle non lasciava spazio alla benché minima parvenza democratica. Quindi i regimi oligarchici che detenevano il potere erano la naturale espressione di quei popoli che avevano scelto di sacrificare la loro libertà in nome di un’illusoria uguaglianza. Avevano concentrato la loro attenzione solo sulla seconda parola del motto scatenante la rivoluzione francese.

Non che tutte e tre le parole rivoluzionarie abbiano sortito un benefico effetto sui cugini d’oltralpe: anche in Francia la democrazia è a rischio di estinzione. Il gollismo, ad esempio, non si peritò certo di preferire l’uguaglianza dei popoli alla “grandeur”, soprattutto in materia di soggiogamento delle nazioni che costituivano il suo patrimonio coloniale. L’italietta di oggi non merita troppa attenzione: superfluo epigono di miopi politici che non hanno compreso il cambiamento d’epoca a cui stiamo assistendo.

In realtà, a leggere il discorso inaugurale di Trump del 20 gennaio scorso rimango alquanto perplesso. Ho dovuto abdicare la mia ritrosia nel visitare il sito della Casa Bianca per ottenere una versione che rispecchiasse una corretta traduzione in italiano [1]. Altri hanno omesso parti significative sia nella versione statunitense sia in quella italiana.

Nel suo primo discorso inaugurale, Trump mi aveva stupito perché il “sogno americano” era sparito, non se ne faceva menzione, per lasciare il passo ad una cupa visione del presente che necessitava di una svolta radicale. Oggi invece il tetro pessimismo lascia il posto a un trionfalismo anacronistico, dettato più dalla schiacciante vittoria elettorale che da un reale e concreto ottimismo e da una visione rosea del futuro.

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Libertà arrestata dalla polizia

Ciò che più ha sollecitato la mia attenzione sono stati i riferimenti al “manifest destiny” e alla “frontier”. Due miti del sogno americano che, questa volta, rientra prepotentemente sulla scena politica statunitense. Non importa se un fantasmagorico “vichingo” si affaccia di nuovo con arrogante prosopopea. Ciò che più era atteso dalle masse era la certezza di un futuro radioso, magari vaticinato da una “maga”. Senza citare quel bastardo comunista di J.F.K. ma arrogandosi un potere ultraterreno, questo simpatico demagogo è riuscito a unificare i due miti del destino manifesto e della frontiera [2].

Oggi il sogno americano [3] ha mostrato un’accelerazione frenetica e schizofrenica perché si concentra solo sull’aggettivo, in barba ai diritti umani e alle libertà dei popoli (altri). Un curioso utilizzo del termine “cittadini”, fa rientrare dalla finestra ciò che, ormai quotidianamente, viene crudelmente gettato dalla porta, con buona pace del vetusto “melting pot” [4]. Ma il suggello definitivo e inevitabile alla politica di questo arcigno e, a tratti, accattivante vecchio palazzinaro, non poteva arrivare nientemeno che da Dio onnipotente [5].

Ovviamente niente di così originale: la filosofia imperante nel mondo a stelle e strisce è legata al passato protezionistico, basato solo sulla politica economica e che oggi, invece, coglie questi aspetti in ogni piega della vita statunitense. Anche l’usata mannaia dei dazi nonché quella spada di Damocle che minaccia l’ignaro popolo panamense, non poteva essere citata ricordando uno sconosciuto (ai più) presidente del passato. Quel William McKinley, dal cui nome affiorano sentori di ginger beer americana, che fu campione di protezionismo e che volle elargire alla vicina isola di Cuba la sua ala protettiva nei confronti dei cani spagnoli, ancora oggi pronti ad invadere il sacro suolo [6].

Devo essere sincero, le critiche alle promesse di Trump mi annoiano sempre di più perché negano implicitamente il declino ormai irreversibile della democrazia. Si fa sempre più spazio l’accezione greca del termine. È quel “potere del popolo” che, sfrontato e bastonato, si incarna in un improbabile vecchietto dal ciuffo ribelle e si esalta per le smodate sfide stellari lanciate da un potentissimo moloch che detiene un potere assolutamente moderno, quanto concreto: quello dell’etere, delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale che è la vera nuova frontiera dell’umanità.

Dobbiamo rassegnarci al declino dell’impero democratico a stelle e strisce sperando che non trascini il pianeta un un baratro infernale. È una magra consolazione ma spero concretamente che almeno le due guerre più raccontate nel mondo occidentale e più vicine ai nostri lidi terminino in un nulla di fatto. Come continua a dire papa Francesco, la guerra è una sconfitta comunque, e per tutti. Spesso non ce ne rendiamo conto ma, senza paventare minimamente un conflitto nucleare, il XX° secolo è stato il più cruento della storia dell’umanità e il XXI° sembra non essere propenso a imboccare la via della Pace: oltre a continuare impuniti a maltrattare la nostra matrigna natura che, prima o poi, reagirà violentemente, continuiamo imperterriti a compiere genocidi e stragi efferate, dimostrando una memoria davvero corta, che risulta sterile se la coltiviamo solo un giorno all’anno.

Se Donald Trump e il suo entourage riusciranno a realizzare anche solo il 50% delle promesse pomposamente urlate, dovremo rassegnarci definitivamente a tributare l’estremo saluto alla tanto amata e pettegolata democrazia. Più che un’età dell’oro che inizia, è un’età dell’oro che, purtroppo, sprofonda nell’oblio.

[1] I riferimenti che ho utilizzato sono i seguenti: Casa Bianca.gov e Il Foglio.

[2] “Proseguiremo il nostro destino manifesto verso le stelle lanciando astronauti americani per piantare le stelle e le strisce sul pianeta Marte.” (“We will pursue our manifest destiny into the stars, launching American astronauts to plant the Stars and Stripes on the planet Mars.”)

[3] “Il sogno americano tornerà presto a prosperare come mai prima d’ora” (“The American dream will soon be back and thriving like never before”)

[4] “Ci muoveremo velocemente e con determinazione per riportare speranza, prosperità, sicurezza e pace ai cittadini di ogni razza, religione, colore e credo. Per i cittadini americani, il 20 gennaio 2025 è il giorno della Liberazione.” (“We will move with purpose and speed to bring back hope, prosperity, safety, and peace for citizens of every race, religion, color, and creed. For American citizens, January 20th, 2025 is Liberation Day.”)

[5] “Sono stato salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande” (“I was saved by God to make America great again”).

[6] Vedi: Wikipedia.


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