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Non sono stato io

Un libro di Gianni Bono e Raffaele Mangano (IF Edizioni, 2 ottobre 2024 - ISBN-10 8852402497, 192 pagine)

di Piero Buscemi - mercoledì 13 novembre 2024 - 344 letture

Diciamo la verità: negli anni in cui i fumetti rappresentavano la via di fuga e l’azzardo per molte generazioni di giovani lettori e, sicuramente, vendevano più di tanti quotidiani, nessuno si preoccupava di approfondire le proprie conoscenze sugli autori, gli editori e gli sceneggiatori delle varie storie che si apprestava a leggere, una volta uscito dall’edicola.

Per ovvietà si sapeva che Topolino era una creazione di Walt Disney, ma salvo qualche maniacale appassionato, conoscere chi avesse creato Tex Willer, Zagor o qualsiasi altro fumetto gelosamente impilato nelle personale libreria, non aveva poi così importanza.

Stesso discorso vale per quello che, a nostro modesto avviso, oltre ad avere riscontrato un successo che neanche i suoi creatori supponevano di raggiungere e ad avere, inoltre mantenendo questa attenzione nei confronti dei lettori anche oggi dopo una sessantina di anni dalla pubblicazione del suo primo numero, riteniamo sia stato il fumetto che per eccellenza ha stravolto il mercato del settore, apportando una certa modernità che negli anni si è saputa adattare alle evoluzioni, o involuzioni se preferite, della società italiana.

Stiamo parlando dell’uomo mascherato con la calzamaglia nera a coprirgli l’intero corpo, eccetto gli occhi. Stiamo parlando di mille volti dietro la stessa faccia, grazie a una sapiente capacità di creare maschere perfette per camuffarsi. Stiamo parlando di una Jaguar E-Type nera che sfreccia per le strade di Clerville, con tutti i suoi trucchetti anti-cattura durante gli inseguimenti della auto della Polizia. Stiamo parlando dell’affascinante Eva, compagna inseparabile dell’inafferrabile criminale al quale, inutilmente, prova a dare la caccia l’intelligenza sopraffina dell’ispettore Ginko. Scrivere il nome del personaggio, dopo queste premesse, diventa davvero superfluo.

Leggere Diabolik negli anni della sua nascita - la prima uscita è del 1° novembre 1962, pubblicato dalla casa editrice Astorina e con il titolo accattivante "Il Re del Terrore", prezzo di copertina 150 Lire - era davvero farsi catturare dalla tentazione di ribellarsi alle regole della censura, in quegli anni particolarmente severa e pronta a troncare qualsiasi pubblicazione che, a sua detta, potesse nuocere la crescita dei giovani Italiani e offendere il pubblico decoro.

Un motivo in più per recarsi in edicola e comprare il nuovo numero. Anche per Diabolik, come abbiamo accennato, conoscere chi scrisse le prime storie e chi le illustrò non solleticava più di tanto la curiosità generale dei suoi lettori che, in quel fumetto scaricavano le paure e i condizionamenti ma, nel contempo, venivano attratti inesorabilmente da un eroe senza scrupoli, pronto all’omicidio ed eroe/emulo di un sogno interrotto da anticonformista.

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Copertina

La curiosità sui suoi ideatori e soprattutto sul nome dell’illustratore di quell’innovativo fumetto, ce l’hanno fatta venire gli autori del libro "Non sono stato io", ossia Gianni Bono e Raffaele Mangano. In questo che potremmo chiamare romanzo, il lettore entra nel dietro le quinte di una redazione che concepì l’idea di trasformare un criminale in un eroe. Sapere che un’idea così "malsana" potesse addirittura venire in testa a una donna, quell’Angela Giussano che insieme alla sorella Luciana negli anni hanno costruito le storie del fumetto, sorprese più del dovuto, considerando gli anni ’60, sicuramente più bigotti di quelli di oggi.

Il libro, però, accende un altro tipo di curiosità. La trama si concentra sulla ricerca ostinata del primo illustratore di Diabolik. Si tratta di Angelo Zarcone, personaggio misterioso, forse di più dello stesso personaggio, che disegnò le prime tavole e inconsapevolmente dettò la strada di un incredibile successo editoriale.

Soprannominato "Il Tedesco", nel tentativo di costruirsi una carriera di successo come pittore, accetta di collaborare con rotocalchi e riviste dell’epoca, in veste di illustratore. Ingaggiato dalla "banda" Giussani e dal marito di Angela, quel Gino Sansoni editore e produttore di varie riviste considerate osé e che, molto probabilmente ispirò il nome dell’ispettore Ginko, Zarcone confeziona nel suo stile personalissimo il primo numero di Diabolik, ma subito dopo scompare misteriosamente, non lasciando alcuna traccia di sé.

Ecco che, il libro di Gianni Bono e Raffaele Mangano, dopo un’iniziale descrizione della nascita del fumetto più venduto in Italia, si trasforma lentamente durante la narrazione in un vero giallo, quasi a voler omaggiare la natura intrinseca delle tavole di Diabolik e dei suoi misteri.

Si passa così da una sommaria ricerca di questo artista ad una approfondita ossessione per rintracciarlo. Il compito verrà affidato addirittura a un noto investigatore del tempo, certo Tom Ponzi che però non porterà a risultati salienti. Un intreccio incredibile di avvistamenti, più o meno falsi, indizi, collegamenti ad opere d’arte esposte nei luoghi più impensabili - una di queste addirittura presso la basilica di Sant’Apollinaire, famosa per essere stata coinvolta nelle indagini di un altro mistero italiano, la scomparsa di Emanuela Orlandi - e poi, personaggi stravaganti che rispecchiano le caratteristiche dell’artista Zarcone.

Ricerche apparentemente inutili, notizie svianti, mezze verità che sembrano non portare a nulla, fino a che... È d’obbligo la lettura del libro per svelare il mistero.

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