Meno male che c’era Luciano Violante

Venerdì 5 maggio siamo stati alla Fiera del Libro di Torino. Le premesse del programma erano molte, ma i risultati, almeno noi, non l’abbiamo visti.
Alla fine, dopo qualche ora trascorsa all’interno del Lingotto, veniva da chiedersi: ma chi ce lo ha fatto fare? A percorrere i 129 km della Milano-Torino in sole 3 ore, tra cantieri di rimodernamento e la TAV che ci guardava silenziosa sulla sinistra? A tagliare in due la città, poiché la tangenziale ci era stata sconsigliata dal casellante dell’autostrada?
A seguire i micro-cartelli che indicavano “Lingotto” (ma un nostro accompagnatore, abituale della Fiera, ha commentato che almeno adesso ci sono!), distratti dalle sculture post-olimpiadi e le minigonne delle hostess che si dirigevano verso l’ingresso della Fiera del Libro?
Ad accodarci alla reception per il ritiro degli accrediti professionali, così frequentata, da dubitare sul numero effettivo di coloro che hanno pagato il prezzo intero (n.b. 8 € il prezzo per i visitatori normali contro i 5 € per gli addetti stampa, scrittori, relatori e insegnanti)?
A farci spintonare dalle allegre scolaresche in gita, provenienti da tutta Italia, tra i tre padiglioni e la coda ai bagni pubblici?
Quando siamo entrati in possesso del programma, nell’analizzarlo, siamo stati presi dal panico, esitanti sulla cronologia degli eventi da seguire e la paura di perdere un appuntamento importante, e forse unico, con la storia della letteratura. Il dilemma se andare a seguire le cronache di guerra di Ennio Remondino, ospite della presentazione del volume A cena con i terroristi di Phil Rees, o magari ascoltare cosa aveva da dire Marcello Pera su Le avventure dello spirito, ci ha messo seriamente in difficoltà.
Abbiamo deciso di andare a vedere Debora Caprioglio, che si è prestata alla lettura di brani tratti da Ti lascio il meglio di me di Giancarlo Marinelli. La nostalgia del personaggio Brassiano ha preso il sopravvento, ma la sensualità della sua voce infantile ha riscontrato ancora un notevole consenso del pubblico.
Sapere poi, che i paesi ospiti d’onore della manifestazione, erano il Brasile ed il Portogallo, ha risvegliato la nostra curiosità, intorpidita fino a quel momento dagli sbadigli delle ragazze che sorvegliavano gli stand. Una scritta a caratteri cubitali dominava su un banco esposizione, dove potevi trovare i titoli di Saramago, Couto, Tavares o Coelho. Allo stesso prezzo e con la stessa disponibilità di una qualsiasi libreria della città, tanto da farti chiedere ingenuamente se valesse la pena comprarlo lì o dall’amico libraio, che magari un piccolo sconto sul prezzo di copertina te lo avrebbe fatto.
Che l’edizione di quest’anno, poi, fosse indirizzata verso un tentativo di riavvicinamento alla lettura degli adolescenti, lo si è capito dalle varie iniziative organizzate per trasformare gli studenti nei veri protagonisti dell’evento. Qualcosa ci ha lasciato più di un dubbio sulla scelta dei metodi per solleticare la curiosità dei ragazzi verso i libri.
Abbiamo provato a dare delle risposte a quesiti che, forse, gli organizzatori e le case editrici, non si sono posti. Ci siamo chiesti i motivi del perché l’Italia è un paese dove la maggior parte dei cittadini non legge, e i pochi che lo fanno, sono costretti a sostenere l’onere del prezzo di copertina per appagare la propria passione.
Si ha quasi la sensazione che, essendo il mercato del libro legato a lettori-compratori, che sono stati stimati in circa un quarto della popolazione, i costi di gestione delle case editrici debbano ricadere su questi folli sognatori che si ostinano a riempire le proprie case di libri. Il tutto “arricchito” da un costante aumento del prezzo di copertina, molte volte non giustificato.
Oltretutto, i così detti costi di gestione, sono ben sopportati dalle grosse case editrici che si permettono spese di pubblicità e di diffusione che, i piccoli editori non riescono a realizzare neanche svuotando le riserve di magazzino delle loro pubblicazioni annuali.
Tornando all’argomento ragazzi-libri, appare quantomeno curioso tenere conferenze, durante le quali ricercare responsabilità oggettive e soggettive attribuibili all’uso sconsiderato di internet e della televisione, per poi addobbare il salone della Fiera del Libro di punti multimediali, di dischetti omaggio contenenti parti più o meno complete di e-book e di protagonisti del teleschermo da far sfilare per i padiglioni, con l’unico scopo di spettacolarizzare tutto ad ogni costo.
I veri lettori, quelli che lo sono da sempre. Quelli che non spengono la luce se non hanno finito di leggere il capitolo. Quelli che si incazzano se qualcuno osa oltraggiare un libro con le “orecchiette” promemoria. Quelli che non presterebbero il proprio libro preferito, neanche sotto minaccia. Tutti questi, il libro lo pretendono di carta, meglio se riciclata e con la copertina brossurata. Lo vogliono tenere tra le mani, accarezzarlo, sfogliarlo, assorbirlo piano piano. Unirsi mentalmente e carnalmente a quel viaggio di parole ed emozioni scritte.
Questi tentativi, più o meno fantasiosi, non sono di certo indirizzati al tipo di lettore sopra descritto. L’obiettivo è attirare l’attenzione del giovane che riceve le ultime notizie al telefonino, su chi sarà abbandonato sull’isola dei famosi. Del giovane che scarica musica mp3, più o meno legalmente. Del giovane che, se gli interessassero, masterizzerebbe pure i libri.
Gli esiti di queste prove di marketing, ogni anno, danno delle risposte poco incoraggianti sull’adeguatezza delle strade scelte per il rilancio della cultura italiana, che non può prescindere dal libro. Chi lo ha capito e sta provando a percorrere percorsi culturali alternativi, sono le piccole case editrici.
E’ per questo che siamo andati a trovare Andrea Giannasi, editore di Prospettiva editrice presente alla Fiera del Libro di Torino che, con molti sforzi, passo dopo passo, accontentandosi dei piccoli spazi promozionali che i quotidiani e le riviste letterarie gli concedono, sta portando avanti da qualche anno un progetto letterario. Ambizioso, forse anche utopistico, ma sostenuto dalla passione per la scrittura, sua e dei suoi semi-sconosciuti autori che, attraverso libri semplici ed economici, provano a costruire un ponte di comunicazione e di scambio culturale.
Altra gradita sorpresa è stato l’incontro con Luciano Violante che ci ha parlato della Costituzione, con il suo Lettera ai giovani sulla Costituzione. Un libro che rivolgendosi ai giovani, prova a semplificare il percorso politico-culturale di un’Italia sgretolata nella sua identità, messa a rischio di uno smarrimento provocato proprio dal diniego dell’elemento base che ha contribuito a restituirla al mondo come stato libero, dopo il ventennio fascista: appunto, gli articoli della Costituzione.
Abbiamo rincontrato Violante all’uscita della Fiera. Ci siamo fermati per salutarlo e chiedergli una dedica sulla nostra copia del suo libro. Con umiltà e quasi impacciato dalla richiesta, ha scritto “un cordiale augurio” prima di firmarlo. Poi, ci ha stretto la mano e ci ha regalato un sincero grazie.
Grazie a lei. E’ stata la nostra risposta.
- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -