Donnie Darko, diverso fra gli uguali

È arduo riuscire a raccontare dell’intrigante e sconvolgente trama di Donnie Darko, film che volutamente sfugge a qualsiasi classificazione di genere...
Si riaccendono le luci in sala ed il mondo, le emozioni, le paure, gli incubi di Donnie Darko ti hanno lentamente travolto costringendoti a fare i conti con inedite prospettive e visioni di vita che credevi inimmaginabili. È la potenza del debutto cinematografico del regista americano Richard Kelly realizzato nel 2001, che un sotterraneo ma incessante tamtam (il web ha fatto la parte da leone!) ha trasformato in un vero film cult, nonostante diverse traversie distributive attinenti a problematiche contingenze storiche e temporali sembrarono decretarne l’insuccesso (il film in America uscì poco dopo l’11 Settembre).
È arduo riuscire a raccontare dell’intrigante e sconvolgente trama di Donnie Darko, film che volutamente sfugge a qualsiasi classificazione di genere (thriller soprannaturale? Sci-fiction? Horror? Apologo moralistico travestito da film giovanilistico?) e che in un ambizioso e riuscito mix di umori, colori, visioni e prospettive si rivela come una delle più illuminanti e scioccanti fotografie sul sistema di vita americano. Lo spietato e cinico ritratto di una società sull’orlo del baratro fa da sfondo ad una favola avveniristica sui viaggi nel tempo concatenata ad una storia d’amore adolescenziale, pura ed assoluta. Alla vigilia delle elezioni presidenziali che vedevano contrapposti Dukakis e Bush senior, Donnie Darko muove i primi incerti e risoluti passi di vita, mentre nella sua scuola si sperimentano lezioni di ottimismo del nuovo guru di turno e i rivoli più stretti e lontani della società americana sono ricondotti nelle vicine e facili sponde che delimitano l’amore e la paura. Donnie Darko si presenta al mondo adulto come il peccatore da educare: è troppo diverso, non si riconosce nei ritmi e nelle angosce del mondo moderno, non è integrato e quindi non ha paura. La guerra fredda è ormai agli sgoccioli, ma questa piccolissima fetta d’America ha paura e va educata all’amore.
I problemi di sonnambulismo di Donnie Darko, così come le sue turbe psichiche, le allucinazioni o l’insofferenza nei confronti di una società, quella americana, che tende a banalizzare l’esistenza umana, lo portano a convivere con una dose quotidiana di psicofarmaci e a chiacchierare sotto ipnosi con la sua psicanalista. Ma è tutto frutto della sua immaginazione o è invece una scioccante realtà il terrificante mondo che lo circonda? Una fantasia tipica degli anni ’80 abbruttita dalla cultura pop, dagli eccessi materialistici, dal fondamentalismo, da un cinismo ed individualismo prevaricante e dall’ipocrisia dilagante?
Infinite possono essere le risposte ed interpretazioni che ogni singolo spettatore darà alla storia di Donnie Darko (e questo era nelle intenzioni dell’autore!), tutti però concordi nell’aver assistito ad uno dei più promettenti e fortemente originali debutti della recente cinematografia americana. Supportato da un cast d’attori strepitoso e perfetto in ogni singolo ruolo (Jake Gyllenhall/Donnie, Jena Malone/la sua amata, Mary McDonnell/la madre iper wasp, Katharine Ross/la psicologa, Patrick Swayze/il guru, Drew Barrymore/la professoressa alternativa) e coadiuvato da un cast tecnico che è riuscito nell’impresa di rendere l’aspetto fantascientifico della storia in modo realistico, Kelly ha diretto così il suo American Beauty speciale e folgorante, impreziosito da una geniale fusione di elementi che fanno della sua opera prima un’esperienza visiva, emozionale ed intellettuale veramente unica, illuminata da una regia bellissima e visionaria, che si sofferma con leggerezza ed eleganza su altri protagonisti del film, mostrandoci il lato oscuro che alberga in ognuno di noi.
La capacità di Kelly di ridare un senso alle immagini, rendendole indipendenti dalla parola, è una delle maggiori sorprese di questo film; una tra le tante. Donnie, ha la colpa di mostrare il suo lato nero (Dark/o), in un mondo che invece lo nasconde, incapace di guardare oltre l’apparenza. Nonostante gli attacchi massicci del sistema, allineato e coperto nel demonizzare la sua diversità, indicandogli i rimedi (analisi e medicine), Donnie Darko resiste e reagisce, vuole capire, seminare scomode domande e vivere di dubbi… La schizofrenia di Donnie diventa così il modo migliore per fuggire dalla follia della normalità e dei luoghi comuni; nella ricerca "dell’universo tangente" è celato il mistero di un film colto, raffinato, elegante che mette in guardia sulle derive del mondo odierno.
OP16
www.opifice.it
- Ci sono 9 contributi al forum. - Policy sui Forum -
ciao sono un ragazzo di 17 anni ho visto questo film quattro volte di seguito, mi è piaciuto tanto...troppo. Non so come mai, ma è la prima volta che un film mi riesce a prendere allo stomaco e addirittura quasi portarmi alla commozione(cerebrale!)...soprattutto quando,nell’ultima scena lui ride aspettando la morte...che poi sarebbe la strada che ha scelto...mah,forse mi sono immedesimato un po’ troppo,o forse sono schizofrenico anche io....comunque l’attore che fa Donnie è bravissimo! Complimenti per l’articolo!! gk
ciao sono 1 ragazza di 15 anni secondo me alla fine quando donnie aspetta la morte lui nn l’ha scelto dio gli ha voluto dare 1 possibilità di vivere quei 28 gg e perciò di avere la ragazza e mandare in galera jim cunningham agire senza aver paura.ma doveva cmq morire xkè cm dice donnie il cammino di Dio è già segnato con i viaggi nel tempo può vedere il futuro ma nn cambiarlo. frank gli ha fatto vedere il disegno di dio ma se il suo cammino fatto da Dio è già compiuto donnie deve cmq morire la fine del mondo è la sua morte e come voleva lui nn è solo ma pieno di ricordi di quei 28 gg muore ma felice xkè ha fatto ttt quello ke voleva in quei giorni.è stato ttt reale ma tornando indietro nel tempo si ritorna al vero destino quindi è cm se nn fosse successo niente i 28 ggg sono 1 deviazione nel cammino di Donnie.
ridurre donnie darko ad una critica alla società americana significa sovrapporre al film l’ideologia e cadere in un usuratissimo luogo comune. sta storia che non ci sia film americano che non denunci l’ipocrisia del sogno americano la sento da quando ero bambino. Mi ricorda certa pessima sociologia marxisteggiante per la quale i grandi romanzi (da proust a mann a musil a joyce a kafka) erano sempre l’espressione della decadenza e corruzione della borghesia. Peccato che sta benedetta borghesia stia sempre meglio, mentre peggio stanno i regimi costruiti da coloro che volevano abbatterla. Ebbasta! dopo quarant’anni ci vorrebbero altre categorie critiche. usare ancora quelle di sadoul, luckas e adorno, più che sintomo di vetero marxismo è sintomo di prigrizia intellettuale
mi piacerebbe sapere quali sono le società che secondo l’autore dell’articolo non sarebbero sull’orlo del baratro in quali società (presenti e passate) non ci siano ipocrisia brutalità stupidità guerra disagio giovanile.
A Cuba?
donnie darko è un film sugli uomini e le donne e sui loro destini e vite. non sugli USA.
Bell’articolo direi...+ che altro fa riflettere il lettore sulla complicata trama del film! A dire il vero ho appena visto "Donnie Darko" e mi è subito piaciuto molto. Mi piace molto la contrapposizione tra il vero e il fantastico, tra quello che Donnie vuole e quello che invece è il suo destino. Ottima capacità interpretativa degli attori, penso che ognuno di noi dovrebbe riflettere su quello che il film vuole trasmettere. Meglio crearsi un mondo paranormale e fantastico dove tutto quello che vogliamo si avvera o vivere la realtà affrontando tutti i problemi della vita? In ogni caso si finisce sempre x trovarsi faccia a faccia cn il destino, qualsiasi strada scegliamo...qualcuno ne ha un’altra in serbo per noi! *Martina*
Io non ci ho capito molto del film, ma ammetto di averlo guardato distrattamente e di aver dovuto rivedere la fine due volte per cominciare ad avvicinarmi a qualcosa di plausibile... Sono daccordo con quel che scrive il terzultimo commentatore, Donnie Darko è sicuramente un film sulla vita e come tale mostra ipocrisia, paure e congestioni mentali indipendetemente dal paese e dall’epoca in cui sia ambientato. Ora non vorrei fare il rompiscatole di turno, ma non vorrei che films come DD, esattamente come alcuni esempi di pittura o di scultura astratta o surrealista, puntino a creare il mito dalla mancanza di significato reale. Voglio dire... DD può significare tutto, ognuno può dare una libera interpretazione, è un miscuglio di vari generi cinematografici solitamente distanti tra loro e come tale crea attenzione, interesse, come se ognuno ingigantisse dentro di sè con la propria esperienza quel poco che FORSE (e ripeto FORSE perchè la mia non è una affermazione ma una semplice riflessione) lo sceneggiatore ci ha messo veramente. Prendete una tela bianca e metteteci un punto nero al centro, cosa sarà mai? La piccolezza dell’uomo nei confronti dell’essere? La solitudine? L’astenzione da falsi qualunquismi? O sarà semplicemente un punto nero in mezzo a una tela bianca? Con molto poco si può creare molto è vero... ma a volte si rischia di essere presi in giro talmente facilmente da non potersene rendere conto in alcun modo. Bel film, ma spero che sia stata con onestà nei nostri confronti che il regista lo abbia realizzato e non con la capacità di offendere l’altrui attenzione e le altrui aspettative, seppur in maniera eccellente. Lo ammetto è un discorso complesso.... se qualcuno ne vorrà parlare approfonditamente mi farà molto piacere.
Che dire? Non si vedono molti film del genere(e di questo mi dispiaccio, essendo io amante del buon cinema italiano e straniero). E’ estremamente innovativo, visionario e criptico, per questo vi terrà incollati al divano fino alla fine. Mi è piaciuto dal primo momento, anche se ci vuole un po’ di tempo prima che si riesca a capire con chiarezza e forse è proprio questa la sua forza: la complessità della trama che una volta risolta equivale ad una pugnalata nello stomaco. E’un film psicologico perchè agisce sul nostro modo di pensare e sembra quasi volerci imporre il suo. Vi farete conquistare dalla sfacciataggine di Donnie, dalla dolcezza di Ms. Pomeroy(Drew Barrymore), dalla falsità e dall’orrore che avvolgono la vita di Jim. Formidabile Jake Gyllenhaal, ma interessante (e spiazzante!)anche l’interpretazione del "santone" Patrick Swayze, che a parer mio è la vera chiave di volta del film. Donnie è un adolescente disturbato, ma intelligente, irriverente e desideroso d’incontrare l’amore per poter condividere le sue paure. E’ continuamente perseguitato da un coniglio gigante che gli annuncia la fine del mondo ("28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi ecco quando il mondo finirà").E sarà proprio così, il mondo finirà ma solo per Donnie... Da non perdere il dialogo tra il già citato Jim Cunningham (Swayze)e Donnie a scuola. Vi farà sorridere ma soprattutto riflettere! Vi segnalo anche la colonna sonora :MAD WORLD DI GARY JULES ( mai canzone fu più appropriata). Buona visione!!!!!!!!!!
Che dire? Non si vedono molti film del genere(e di questo mi dispiaccio, essendo io amante del buon cinema italiano e straniero). E’ estremamente innovativo, visionario e criptico, per questo vi terrà incollati al divano fino alla fine. Mi è piaciuto dal primo momento, anche se ci vuole un po’ di tempo prima che si riesca a capire con chiarezza e forse è proprio questa la sua forza: la complessità della trama che una volta risolta equivale ad una pugnalata nello stomaco. E’un film psicologico perchè agisce sul nostro modo di pensare e sembra quasi volerci imporre il suo. Vi farete conquistare dalla sfacciataggine di Donnie, dalla dolcezza di Ms. Pomeroy(Drew Barrymore), dalla falsità e dall’orrore che avvolgono la vita di Jim. Formidabile Jake Gyllenhaal, ma interessante (e spiazzante!)anche l’interpretazione del "santone" Patrick Swayze, che a parer mio è la vera chiave di volta del film. Donnie è un adolescente disturbato, ma intelligente, irriverente e desideroso d’incontrare l’amore per poter condividere le sue paure. E’ continuamente perseguitato da un coniglio gigante che gli annuncia la fine del mondo ("28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi ecco quando il mondo finirà").E sarà proprio così, il mondo finirà ma solo per Donnie... Da non perdere il dialogo tra il già citato Jim Cunningham (Swayze)e Donnie a scuola. Vi farà sorridere ma soprattutto riflettere! Vi segnalo anche la colonna sonora :MAD WORLD DI GARY JULES ( mai canzone fu più appropriata). Buona visione!!!!!!!!!!
Condivido l’interpretazione di Simone su questo straordinario film. E’ vero che l’atteggiamento di DD potrebbe verificarsi in ogni luogo, ma questo è ambientato in America. DD, vede le cose come stanno, capisce ciò che dovrebbe fare, ma rinuncia perchè pensa che così facendo danneggerebbe i suoi famigliari che ama sopra ogni cosa. Il coniglio, il motore dell’aereo che lo uccide, secondo me, sono dei simboli riferiti alla sua persona e alla sua scelta di vita. Struggente!
Le congetture fisiche"spazio temporali"del film hanno un qualche riscontro scientifico?
Effettivamente d.d può essere interpretato in diverse maniere.Ma penso che vi sia un evidente critica al nostro tipo di società superficiale di cui gli stati uniti"non a caso il film è ambientato negli states"sono i campioni.D.d esce dagli schemi del suo tempo e contesta in modo irriverente una società puramente e rigidamente dettata da regole morali non scritte ma accettate da tutti.Per essere più chiari la società di donnie vede"in bianco o nero in buono e cattivo o si è da una parte o dall altra senza possibilità di sfumature".Donnie vede e vive fuori da queste due scelte,accettando il lato oscuro di se senza vergogna,anzi a volte ostentando le proprie paure e le proprie debolezze.Ovviamente questa è la "mia" opinione del film.