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Binomi di parole (18): Abdicazione e Abduzione

A inizio d’anno ripartiamo dalla “A”, con due parole apparentemente simili ma molto diverse. La prima significa rinunciare, ripudiare...

di Alessandra Calanchi - sabato 20 gennaio 2024 - 411 letture

A inizio d’anno ripartiamo dalla “A”, con due parole apparentemente simili ma molto diverse. La prima significa rinunciare, ripudiare, rifiutare una carica (es. abdicare al trono), e deriva dal latino ab (=da) e dicare (= consacrare). Oggi lo usiamo spesso a indicare una rinuncia in senso negativo (abdicare al ruolo di padre, abdicare alle proprie responsabilità). La seconda è un pochino più complicata: in un senso si riferisce a qualcosa di intermedio tra l’induzione e la deduzione, in un altro significa rapimento (così vengono chiamati i rapimenti alieni: abduzioni). L’etimologia è il solito ab + ducere = allontanare. In fisiologia, poi, l’abduzione avviene dentro il piano frontale (lungo l’asse sagittale) e comporta l’allontanamento di una parte mobile dall’asse longitudinale mediale, mentre l’adduzione avviene dentro il piano frontale (lungo l’asse sagittale) e comporta l’avvicinamento di una parte mobile all’asse longitudinale mediale.

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Charles Sanders Peirce

Usato per la prima volta da Aristotele, il termine abduzione piacque molto al filosofo statunitense Charles Sanders Peirce, che lo sviluppò estendendone il significato, ovvero considerandolo “il primo passo del ragionamento scientifico”. Nella deduzione la conclusione scaturisce in modo automatico dalle premesse. L’induzione consente invece di ipotizzare una regola a partire da un caso e da un risultato. A differenza della deduzione, e come la stessa abduzione, l’induzione non è logicamente valida senza conferme esterne. L’abduzione, secondo Peirce, è l’unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere, ovvero permette di ipotizzare nuove idee, di indovinare, di prevedere. È altresì vero che l’abduzione è il modo inferenziale maggiormente soggetto a rischio di errore. Un esempio di questo ragionamento è offerto dal celebre detective letterario Sherlock Holmes.

Il termine abdicazione può essere un nobile gesto, dettato dall’autoconsapevolezza, ma più spesso significa sottrarsi ai propri doveri. Se sei un sovrano e abdichi in favore di tuo figlio, magari perché sei cosciente della tua incipiente demenza senile, va bene. Se sei un padre e abdichi al tuo ruolo di educatore, non dicendo mai dei no a tuo figlio e dimenticandoti di insegnargli che deve portare rispetto alla maestra, non hai scuse: la differenza sta nel fatto che in quel caso non abdichi in favore di qualcun altro, anzi, carichi la tua / il tuo partner anche delle tue responsabilità. Questo non va bene.

A volte si può anche cambiare idea, ma questo ha i suoi rischi. Il re Vittorio Amedeo II abdicò nel 1730 ritirandosi a Chambéry, ma, incapace di tollerare la lontananza dal potere e insoddisfatto del governo del figlio, tentò un anacronistico ritorno finendo incarcerato e morendo probabilmente pazzo. Insomma, è bene pensarci due volte. Nel 2013, Benedetto XVI fu il primo Papa ad abdicare dopo 600 anni: l’avevano preceduto San Clemente, quarto pontefice romano, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel primo secolo dopo Cristo; Ponziano nella prima metà del III secolo; Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio. Vi sono poi Martino (VII secolo); Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, nella prima metà dell’anno Mille; ma il più celebre caso di rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche “il Papa che fece per viltade lo gran rifiuto” (Dante), che portò all’elezione di Bonifacio VIII nel 1294. In questi giorni, The Guardian ha scritto che Re Carlo dovrebbe abdicare come Margherita di Danimarca, in favore di William. Il rischio è diventare “una statua di cera cerimoniale”.

Il termine abduzione può indicare un ragionamento che non fa una piega. C’è chi lo chiama “pensiero laterale”, chi la associa alla serendipity. All’Università di Salamanca ci sono corsi di “abduzione, pensiero ipotetico-deduttivo e metodo indiziario". L’abduzione si studia nell’ambito della filologia, della semiotica e dell’ermeneutica, della logica e della linguistica. Dunque: se usi l’abduzione per trovare una soluzione difficile, va bene. Se invece scappi di casa per farti i fatti tuoi e poi racconti di essere stato/a rapito/a dagli alieni, questo non va bene. Almeno se vivi in Italia – perché se stai in America l’abduction è un fenomeno studiato da serissimi psichiatri e rischi che ti credano.

Insomma, la lingua italiana ci dà molte scelte, nel bene e nel male. Sta sempre a noi decidere.

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Attenzione, pericolo di abdution alieno!

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