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Barbie e il Presidente

Barbie is no longer on the table / di Camilla Pazzaglia. - Senigallia : Ventura edizioni, 2024. - 33 p. - (Parole madri). - ISBN 979-12-81388-57-4.

di Alessandra Calanchi - sabato 29 marzo 2025 - 465 letture

Nel 2024 è uscito un piccolo libro, tanto piccolo quanto prezioso, un gioiellino. Scritto da una giovane donna appena laureata e piena di sogni e progetti, Camilla Pazzaglia, porta come titolo Barbie is no longer on the table ed è stato scritto l’anno prima dell’uscita del film Barbie di Greta Gerwig (2023). Dedicato “Al genere femminile, per l’immenso potenziale che racchiude”, oggi forse sarebbe censurato dal governo dell’attuale presidente USA per il solo fatto di contenere due parole – genere e femminile – che sono state recentemente bandite dal linguaggio dell’amministrazione pubblica insieme a molte altre.

Quello che sta succedendo negli Stati Uniti sembra sfuggirci, presi come siamo a preoccuparci di riarmare l’Europa, mentre invece dovrebbe preoccuparci, eccome. Anche più dei dazi.

Il controllo delle parole è il primo sintomo, e il più grave, dell’insediamento di un’autocrazia. Il pensiero, espresso tramite la parola, è infatti il primo nemico della tirannia, delle dittature e delle oligarchie. Il divieto del dissenso viene subito dopo, spesso quando è già troppo tardi, quando le parole sono già state cancellate e dimenticate. Il famoso caso del cane libero da pulci (1984 di George Orwell, 1949) come unico esempio possibile di cosa significhi la parola libertà è drammaticamente chiaro.

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Copertina di Barbie is no loger on the table, di Camilla Pazzaglia

Ma andiamo avanti nel libro di Camilla Pazzaglia. L’Introduzione garantirebbe all’autrice una condanna senza appello: si parla infatti di “abbattimento di barriere, stereotipi e pregiudizi legati al genere”, e di donne come Marie Curie, Cecilia Phyne-Gaposchkin, Inge Lehmann, Mary Wallace Funk, Samantha Cristoforetti ed Ellen Stofan come “pioniere contemporanee”.

Potreste obiettare: che c’entra tutto questo con Barbie? Una bambola, non una scienziata, per giunta da sempre ritenuta simbolo sessista? Ecco, Pazzaglia ci propone (con insolito coraggio post-neo-femminista) una nuova visione del femminile in cui Barbie trovi posto accanto a una scienziata come Swati Mohan, creando un mosaico capace di superare tutte le frontiere. Barbie, infatti, è a suo parere “libera e indipendente”, ed è stata capace di “far dialogare due mondi lontanissimi”, quello delle donne adulte e quello delle bambine.

Le donne che troviamo in questo libro sono tante, ma mi piace citare le africane americane Creola Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson (quelle che troviamo nel film Il diritto di contare di Theodore Melfi, 2016, basato sull’omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly); la bielorussa Valentina Vladimirovna Tereskova (che ha volato intorno alla Terra 48 volte); e la scienziata della NASA Swati Mohan, di cui forse ricorderete la voce emozionata quando, nel 2021, annunciò l’attesissimo arrivo di un rover sul Pianeta Rosso con queste parole: “Perseverance is alive on the surface of Mars!”

Una donna che parla di “vita” non in un ambiente domestico, ma a proposito di un evento accaduto nello Spazio – e riguardo a una macchina, per giunta – è una lezione talmente importante che non avremmo dovuto permettere venisse ignorata, come di fatto è successo. Credo che Donna Haraway si sia sentita molto fiera di lei. E a questo proposito credo che abbia proprio ragione Pazzaglia quando scrive: “Il genere femminile […] ha percorso una terza tipologia di frontiera, quella che, personalmente, io definisco frontiera elicoidale. Questo aggettivo rimanda all’idea di resistenza, flessibilità, durata e potenza e, con la sua forma, tende a inglobare, in una spirale, ciò che è passato e ciò che è futuro". (Gli altri due tipi di frontiera a cui allude l’autrice, ferratissima nel campo della storia americana, sono ovviamente quello orizzontale dell’espansione coloniale e quello verticale dei grattacieli e della corsa allo Spazio).

E arriviamo al marzo del 2025.

Quando con incredulità e angoscia ho scoperto che l’elenco ignobile del Presidente veniva applicato veramente, in quella che per anni abbiamo chiamato (probabilmente con una benda sugli occhi) land of freedom. Possibile? E mentre circolavano le voci più strane ho scoperto che dalla NASA venivano tolte parole e intere voci, fino a cancellare frasi, progetti e a modificare addirittura le biografie delle donne che lavorano per l’agenzia spaziale americana. La missione Artemis, che avrebbe dovuto avere un equipaggio inclusivo a livello di genere e di etnia, oggi non fa più alcun riferimento alla “prima donna sulla Luna” o cose del genere.

Sono personalmente indignata riguardo all’obbedienza di queste agenzie. Sono preoccupata che alla cancellazione delle parole segua la cancellazione delle persone.

Tra i molti siti che riportano la notizia ho scelto questo che spiega i fatti in modo preciso [1]:

L’obiettivo di portare la prima donna, la prima persona di colore e il primo astronauta internazionale sulla Luna potrebbe non realizzarsi mai. Non in questo secolo. E sicuramente non se Donald Trump continuerà su questa linea politica.

Fino al 21 marzo, la NASA riportava sul suo sito ufficiale una missione chiara per il programma Artemis: far sbarcare sulla Luna, entro il 2027, astronauti appartenenti a gruppi storicamente esclusi dalle missioni spaziali. Ma oggi quel messaggio è stato rimosso.

Censura silenziosa: la NASA cancella i riferimenti alla diversità

Non è un caso isolato. Non solo la NASA ha modificato la pagina ufficiale del programma Artemis, eliminando ogni riferimento alle politiche DEI (Diversity, Equity, Inclusion), ma ha anche cancellato una graphic novel del 2023, First Woman, che raccontava la storia della prima donna sulla Luna.

Questa revisione del sito web arriva mentre molte aziende e istituzioni governative stanno smantellando programmi DEI, allineandosi alla visione di Trump, che ha definito queste iniziative come una forma di “discriminazione”.

La NASA obbedisce all’ordine esecutivo di Trump

“In linea con l’ordine esecutivo del Presidente, stiamo aggiornando il nostro linguaggio riguardo ai piani di invio di equipaggi sulla superficie lunare come parte della campagna Artemis. Non vediamo l’ora di conoscere i nuovi piani dell’amministrazione Trump per l’agenzia.”

Un’affermazione che suona come un’ammissione: la diversità non è più una priorità, almeno per questa amministrazione.

Un’inversione di rotta rispetto al passato

Ironia della sorte, il piano di portare sulla Luna la prima donna e la prima persona di colore è stato approvato proprio durante la presidenza Trump del 2019. Fu la sua amministrazione a selezionare i 18 astronauti del programma Artemis, includendo profili diversi come Christina Koch, Victor Glover, Reid Wiseman e Jeremy Hansen.

Loro saranno l’equipaggio di Artemis 2, la missione che circumnavigherà la Luna nel 2026 per testare le tecnologie. Ma il sogno di vedere una donna camminare sulla superficie lunare appare oggi più lontano che mai.

Concludo questo mio scritto con un appello: possiamo fare poco, forse. Ma acquistando il libro di Camilla Pazzaglia, facendolo girare, regalandolo alle amiche e agli amici, facendolo acquistare alle Biblioteche, possiamo fare tanto.

Acquistiamo e regaliamo libri scritti da donne, giovani e coraggiose. Donne che parlano di genere, di diversità, di inclusione. Magari pubblicati da piccole case editrici indipendenti, altrettanto coraggiose. Facciamo massa critica, sul serio.


La webpage del libro.



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