Binomi di parole (22): Opinione, valutazione
"Io credo ch’ei credette ch’io credesse..." (Dante, Inferno, XIII)
Un amico si è rivolto a me per chiedermi se c’è differenza tra questi due termini, in quanto dopo aver espresso un’opinione personale gli è stato obiettato di non avere le competenze necessarie per esprimere una valutazione. Una terza persona presente gli ha dato perfino del bugiardo. Un’altra amica mi ha confidato di essere stata attaccata verbalmente per aver sostenuto la propria (legittima) opinione senza produrre dati, numeri o grafici.
Capisco dunque che esiste una certa confusione in merito, e che una delucidazione è indispensabile.
Queste due definizioni semplici e chiare sono offerte da Google (Oxford Languages):
OPINIONE: “L’interpretazione di un fatto o la formulazione di un giudizio in corrispondenza di un criterio soggettivo e personale: tutte le o. possono essere vere o false; o. valida, probabile, assurda; qual è la tua o. in proposito?; condivido la tua o.; ecc.”
VALUTAZIONE: “Determinazione del valore di un bene calcolato in moneta (v. di uno stabile, di un dipinto, di un gioello, ecc.); determinazione del valore da assegnare a cose o fatti ai fini di un giudizio, di una classifica, ecc. (v. scolastica, ambientale, costo-beneficio, dei titoli in un concorso, ecc.).”
Si tratta dunque di due cose ben diverse fra loro.
Il primo caso (opinione, detta anche libero pensiero) è tutelato dall’articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Inoltre, chi esprime un’opinione non può essere definito bugiardo/a o incompetente (come è successo ai miei due amici), in quanto un’opinione non è un fatto, non ha alcuna pretesa di veridicità o assolutizzazione, e comunque chi la esprime non ha il dovere di dimostrare alcun expertise di settore.
Il secondo caso (valutazione) è invece qualcosa che pertiene a personale specializzato o tecnico e non può sussistere senza un sistema di dati di riferimento. Infatti, una valutazione richiede dati (numeri, grafici, voti, ecc.) e la necessaria competenza, e chi la esprime ne è ovviamente responsabile. Anche esprimere un’opinione implica un certo grado di responsabilità, sebbene in questo caso non sia richiesto di fornire dei dati: un’opinione può infatti avere conseguenze per il suo contenuto, che si può ritenere offensivo di valori morali o sentimenti condivisi; i “reati d’opinione” includono ipotesi di vilipendio, propaganda, apologia.
A complicare le cose, ma per i soli dipendenti pubblici, il “codice di comportamento nazionale dei dipendenti pubblici” (14/07/2023) impegna il/la dipendente a non tenere “condotte che possano danneggiare l’amministrazione pubblica”, e per questo può succedere – per fare un esempio – che un dipendente del Ministero dell’Istruzione, o dell’Università, o della Sanità, venga sanzionato per aver contestato il rispettivo Ministero di appartenenza. Il che, per alcuni, rende il suddetto codice anticostituzionale, motivo per cui si stanno raccogliendo firme per cancellarlo.
Per semplificare ulteriormente le cose, farò un esempio.
Al mattino, un collega mi chiede che ne penso di una poesia che ha scritto per la sua fidanzata. La leggo, gli dico se mi piace o no, e magari gli do qualche consiglio generico: OPINIONE.
Al pomeriggio, ricevo via mail una richiesta formale di referaggio di un articolo per la pubblicazione su una rivista di classe A. Leggo l’articolo, controllo la bibliografia, verifico la pertinenza, l’originalità, il rigore metodologico e gli eventuali aspetti di innovazione, e infine redigo una relazione concludendola con una valutazione alfanumerica: VALUTAZIONE.
Ora è più chiaro? Buon allenamento!
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