Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia

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Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia / di Emanuele Gentile

Intertestualità nella letteratura da viaggio

A un primo acchito il prodotto letterario che si definisce resoconto di viaggio sembra un prodotto di facile lettura e non ci si accorge, nel contempo, che esso è il risultato di un complesso lavoro di elaborazione della propria testualità. In soccorso a questo aspetto fondamentale ci viene un saggio pubblicato nel 1998 da parte della Facoltà di Lettere, Arti e Scienze Umane di Nizza e curato da Sophie Linon-Chipon, Veronique Magri-Mourgues e Sarga Moussa.

Già nella prefazione a cura degli stessi autori si anticipa quello che sarà il tema centrale, ossia capire le dinamiche interne a qualsiasi testo riguardante i cosiddetti resoconti di viaggio. Nonostante il genere letterario appartenga alla letteratura referenziale, ossia di mero riflesso della realtà, il testo appare fortemente influenzato dalla biblioteca del viaggiatore in quanto l’autore è anche lettore.[1] Il problema è che il viaggiatore non confessa il suo background tant’è che i resoconti di viaggio sono pieni di citazioni senza citazione della fonte![2] Certe volte il resoconto di viaggio è un semplice copia incolla e autentico saccheggio di cose altrui…

Pertanto, una corretta analisi del resoconto deve partire da un’attenta analisi dei presupposti e quindi svilupparsi attorno al principio della intertestualità come principio genetico del medesimo. Le referenze si devono erigere a modelli che devono indicare il percorso dentro il testo. E’ il principio di imitatio e dissimulatio di Levant oppure il gioco degli specchi di G. Barthèlemy.[3]

L’intertesto è costruito in modo da sviluppare una rete fitta di somiglianze e dissonanze, esplicite o meno.[4] Così facendo un testo può apparire realmente eterogeneo e di difficile conduzione e interpretazione. In più il testo è autosufficiente o ha bisogno dell’altro?[5] C’è quindi da invenire un discorso di scritture all’interno di una scrittura. Una scrittura riporta ad altre precedenti o, anche, a successive.

I casi di Segalan o di Chateaubriand sono forse propedeutici a tutto questo. Il fondamento del discorso è, pertanto, di questa natura: quanto c’è di reale in un resoconto di viaggio e cosa di riflesso o mediato? Lamartine si portava con sé ben 500 testi con risultato che il suo vedere la realtà che visitava potesse essere spesso travisato dalla pachidermica presenza della cosiddetta biblioteque. Naturale appare, poi, il fatto che il resoconto di viaggio sia un discorso fondato sull’altro.[6] Questo aspetto fa si che il resoconto di viaggio si giochi su due estremi: identità di sé e mutazione continua.[7]

Christine Montalbetti fornisce un interessante contributo intitolato Tra Scrittura del Mondo e Riscrittura della Biblioteca riguardante il conflitto fra fonte e intertestualità nel resoconto di viaggio durante il diciannovesimo secolo.[8] L’autrice passa in rassegna la differenza fra il testo referenziale che attiene alla realtà e il testo finzione che si riferisce al verosimigliante giungendo che il primo non fa parte del campo poetico. Sia dal punto di vista prescrittivo che analitico.[9]

Il resoconto di viaggio ha moltissime difficoltà a raccontare il reale e a forgiare le proprie strategie; e su questa esitazione dinamica il gesto intertestuale gioca un ruolo decisivo e plurale.[10] La scrittura referenziale da viaggio ha delle difficoltà che sono di due tipi. La prima è che l’oggetto esiste già, non deve crearlo, è già un preconcetto. L’altra difficoltà attiene al ruolo che la biblioteca gioca in quanto spesso tale tipologia di scrittura corre i rischio di essere riedizione di testi già esistenti. Tale empasse si può solo superare attingendo a un campionario di scrittura metafisica che permetta di ristabilire una continuità fra la medesima scrittura e l’oggetto stesso.[11] Non solo in questo modo l’empasse succitata può essere risolta in quanto l’intertestualità media fra la pressione della biblioteca (aporia) e il confronto con la realtà (principi di risoluzione).[12]

Nel proseguo l’autrice sviluppa tutta una serie di esempi probanti per dimostrare le sue tesi. Ci si riferisce a Un Hiver à Majorque di Gorge Sand o a Don Chichotte oppure al Voyage dans le Pyrénées et en Corse di Flaubert.[13] Esempi su come la realtà influenzi il testo e come la biblioteca si sviluppa all’interno del testo referenziale.[14] Si prosegue con l’analisi di altri testi ove si gioca sui fragili equilibri fra il mondo reale e la finzione.[15]

Con opportune tecniche la biblioteca può diventare un atout significativo per divenire davvero partecipe al testo del resoconto di viaggio. Questa modalità avviene mediante il continuo paragone fra la biblioteca stessa e il mondo, ovverosia fra le passate percezioni incluse nella biblioteca con lo spazio dove si sviluppa il viaggio.[16] Un’altra tecnica è quella secondo cui la biblioteca deve muoversi con il viaggiatore, anzi deve essere disponile presso il luogo oggetto di visita;[17] o ancora far parlare i protagonisti che vivono lo spazio in modo da celare fra le righe la citazione della biblioteca,[18] In breve, le possibili tecniche sono varie e diversificate; e hanno come obiettivo di rendere la biblioteca un aspetto vincente del testo letterario al fine di avvicinarla alla letteratura referenziale. La biblioteca non come principio immutabile e immobile, ma come principio di dinamismo all’interno della struttura del testo letterario da cui si origina il resoconto di viaggio.[19]

La biblioteca assume, pertanto, differenti tipi di relazione: di mediazione quando si pone fra lo scrittore e il mondo; di paragone quando lo scrittore sviluppa un paragone fra la propria biblioteca e l’esperienza vissuta con il mondo; di inclusione ossia quando il mondo, o per meglio dire la sua rappresentazione, contiene un certo quantitativo di citazioni; di coincidenza allorquando il modo collima con la biblioteca; e, infine, di contiguità allorquando il mondo e la biblioteca sono i lati di un medesimo evento.[20]

Un interessante caso è costituito dai resoconti di viaggio di Chateubriand, e in particolare modo delle Mémoires d’Outre-Tombe. Tale tematica è stata sviluppata da Philippe Antoine in seno al saggio pubblicato dall’Università di Nizza. Perché questi resoconti di viaggio sono di estremo interesse? Contengono un’innovazione unica in relazione alla letteratura da viaggio poiché le dinamiche fra le esperienze vissute, la biblioteca e il mondo si sviluppano secondo modalità assolutamente uniche. Infatti, questi tre succitati elementi interagiscono in modo continuo producendo singolari situazioni.[21]

E’ un caso davvero singolare in quanto il resoconto di viaggio viene sottoposto ad un processo di autobiografismo molto spinto e pesante facendo ruotare il testo sul Je.[22] Spesso utilizza situazioni del passato per descrivere il presente.

Ad esempio, l’incontro con le popolazioni del nuovo mondo descritte utilizzando la contrapposizione greci/barbari. Si può affermare, altresì, che per Chateaubriand l’importante non è lo scrittore, ma la persona.[23]

Il resoconto di viaggio non è opera di uno scrittore, ma dell’uomo stesso. Così facendo il resoconto di viaggio non sceglie nulla, ma include il tutto in quanto non bisogna omettere.[24] Il testo letterario diventa un caleidoscopio di frammenti di diversa origine e sostanza spesso eterogenei e poco compatibili fra di loro.[25] Esemplare in quest’ottica è Le Voyage dans le Midi de la France.[26]

Spesso riprende schemi già utilizzati da viaggiatori antecedenti. Nello specifico sviluppa lunghe introduzioni seguite da un’analisi dell’itinerario percorso per poi terminare con considerazioni sul futuro dei popoli visitati.[27] Ma non è sempre così poiché nelle Mémoires le notazioni enciclopediche sono ridotte a puro background, mentre il testo è infarcito di consistenti intersezioni di poemi in prosa.[28] Chateaubriand, come si può notare, gioca con sagace piacere con il testo e lo sottomette a frequenti azioni di montaggio e smontaggio. L’autore profetizza la fine dell’epoca dei viaggiatori solitari e sognatori in quanto i luoghi visitati dalla bellezza unica saranno presto oggetto delle folle perdendo il loro carattere specifico.[29] In questo si afferma la politica del Je, autentico perno della produzione letteraria di Chateaubriand.

In fin dei conti il viaggio è una terra di benvenuto che ospita i discorsi più disparati spingendoci ad affermare che il resoconto di viaggio non può essere ridotto a certe e definite caratteristiche. La grandezza del genere risiede nell’estrema plasticità della sua struttura che permette di essere oggetto di pesanti intromissioni della biblioteca rimanendo, pur tuttavia, capace di vivere una propria vita autonoma.[30]

Con Chateaubriand il resoconto di viaggio lancia interessanti ponti di collegamento con altri generi letterari come le cosiddette memorie.[31] Il Je, di conseguenza, si trasforma da Je historique in Je lyrique in quanto il resoconto non è solo pura descrizione dello spazio, ma, e soprattutto, tentativo di riscrivere l’esperienza in base al proprio gusto e alla propria sensibilità.



[1] AA.VV., Mirroirs de Textes Récits de Voyage et Intertextualité, a cura di Sophie Linon-Chipon, Veronique Magri-Mourgues e Sarga Moussa, Nice, Publications de la Faculté des Lettres, Arts et Sciences Humaines de Nice nouvelle série n°. 49, 1998, pag. VII

[2] cfr. ibidem pag. VII

[3] cfr. ibidem pag. VIII

[4] cfr. ibidem pag. VIII-IX

[5] cfr. ibidem pag. IX

[6] cfr. ibidem pag. X

[7] cfr. ibidem  pag. X-XI

[8] cfr. ibidem

[9] cfr. C. Montalbetti in Mirroirs de Textes Récits de Voyage et Intertextualité op. cit. pag. 3

[10] cfr. ibidem pag. 5-6

[11] cfr. ibidem pag. 6

[12] cfr. ibidem pag. 7

[13] cfr. ibidem pag. 8-9

[14] cfr. ibidem pag. 9

[15] cfr. ibidem pag. 10-11

[16] cfr. ibidem pag. 11

[17] cfr. ibidem pag. 12

[18] cfr. ibidem pag. 13

[19] cfr. ibidem pag. 14-15

[20] cfr. ibidem pag. 15-16

[21] cfr. Ph. Antoine in Mirroirs de Textes Récits de Voyage et Intertextualité op. cit. pag. 271-272

[22] cfr. ibidem pag. 272

[23] cfr. ibidem pag. 273

[24] cfr. ibidem pag. 274

[25] cfr. ibidem pag. 274-275

[26] cfr. ibidem pag. 275

[27] cfr. ibidem pag. 277

[28] cfr. ibidem pag. 278

[29] cfr. ibidem pag. 279

[30] cfr. ibidem pag. 281

[31] cfr. ibidem pag. 282

 

 

Contesto

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