Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia

Antenati Storia della letteratura europea - Torna in homepage


Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia / di Emanuele Gentile

 

Le testimonianze dei viaggiatori

      Il Settecento

Una conoscenza enciclopedica

Il viaggio del grandtourist settecentesco ha in via generale le aspettative della conoscenza enciclopedica, esaustiva. Il viaggiatore è paragonabile in questo ad un filosofo sperimentale di «eccezionale voracità tesaurizzante » (Brilli, 1987), che ambisce alla sistematicità. Egli, dotato, quando sia scrupoloso, di una preparazione teorica molto solida, realizzata tramite la lettura di diversi manuali metodologici allo scopo di apprendere come organizzare la visione, ha del tempo una idea quantitativa e quanto più vede tanto più ritiene di avere svolto il suo compito. Le reazioni, i gusti, i pareri troppo personalistici sono banditi. Prevalgono le descrizioni di luoghi e cose in uno stile oggettivo e accurato che si propone come lo specchio fedele della realtà.[1]

Una miscela di utilità e piacevolezza

Una attendibile chiave di lettura del modo in cui il secolo dei lumi considera questo genere letterario, ci viene fornita dalla Critical Review : «un libro di viaggi [...] costituisce uno dei prodotti letterari più attraenti ed istruttivi. In esso si registra una felice commistione di utile e di dulce ; esso diverte e cattura la fantasia senza ricorrere alla finzione romanzesca; ci fornisce un'ampia messe di informazioni pratiche e suggerimenti morali senza la noiosità della trattazione [...]» (Brilli, 1987).[2]

Un profilo originale

Tale intento documentaristico si distingue perciò rispetto ad una pratica di scrittura che nel secolo precedente riteneva ammissibile riportare fatti di seconda mano e utilizzare un repertorio di aneddoti - relativi alle proprie incredibili avventure, ai pericoli corsi, alle difficoltà incontrate -, relegando in secondo piano l'osservazione diretta. Ma prende anche le distanze dallo sfogo memorialistico e dalla predominanza del narratore, atteggiamenti che saranno tipici dell'ultima parte del secolo e poi dell'Ottocento. Nei diari, cronache, relazioni, guide ed epistolari di quel secolo, scarseggia il gusto dell'aneddoto salottiero, la notazione di sentimento o personale, mentre predomina il desiderio di oggettività del resoconto. Diari e lettere, soprattutto, consentono di simulare la piena autenticità (anche se quasi sempre subiscono rielaborazioni e affinamenti nella stasi del dopo viaggio) e di realizzare in modo spontaneo la funzione didattico informativo ritenuta essenziale. La lettera in particolare costituisce una scelta tra le preferite (Bacchereti, 1981). Essa consente uno stile discorsivo, piano e alieno da ricercatezze; autorizza a saltare da un argomento ad un altro grazie alla presenza di un interlocutore (spesso fittizio); comporta l'idea di una scrittura immediata, contemporanea alla stesura che era assicurazione di veridicità.[3]

L’Ottocento.

Col procedere del secolo il viaggiatore comincia a nutrire nuove ambizioni. Piuttosto che rivestire il ruolo di informatore si sente il protagonista degli eventi, sulla cui trama si sposta il baricentro della scrittura. Al viaggiatore filosofico sobrio e impersonale comincia a sovrapporsi il viaggiatore ipocondriaco e quello sentimentale con la sua emotività, con i suoi sentimenti, con il suo io, fino ad allora severamente emarginato, ora invece invitato agli onori della cronaca. Cambia il rapporto del viaggiatore con la realtà esterna: oggetto di descrizione, quanto più esaustiva, ora diviene movente di altre descrizioni, quelle del proprio stato d’animo e delle proprie riflessioni suscitate dalla seduzione pittoresca o dalla sublimità del paesaggio.[4]

Caratteri comuni.

L'impostazione da guida turistica

Nella ricchezza tipologica del genere, un dato comune riguarda il prevalere di una volontà guidistica, da cui deriva una tendenza alla ripetizione poi massificata coi Baedeker (tra le prime e più diffuse guide nel senso moderno del termine): degli stessi itinerari, degli stessi giudizi, persino degli stessi aneddoti. A Firenze, per esempio, il percorso-tipo procede dal Duomo a Palazzo Pitti, ammirando le strade ben tracciate e pavimentate, il campanile di Giotto, i soffitti di Pietro da Cortona, esprimendo orrore per il gotico di Santa Croce e la volgare profusione delle Cappelle Medicee.[5]

La parentela fra i testi

Un secondo dato comune riguarda la parentela strettissima che si instaura fra testo e testo, nessuno ignaro dei predecessori, negati, incorporati o rispettati che siano. Le aspettative degli scrittori di viaggio, insomma, sono già orientate dalle letture con cui si sono preparati. E' perciò difficile uscire dalla casistica per cui da Roma ci si aspetta il trionfo del barocco e delle cerimonie per la Pasqua, da Venezia lo spettacolo del Carnevale e da Pisa la magnificenza della Piazza dei Miracoli, tanto per fare un esempio. E' vero però che il ricorrere degli argomenti crea una progressiva precisazione dei dati. Se uscire dalla logica del luogo comune è infatti impresa che può essere affrontata solo dai grandi scrittori, perfezionare la descrizione di alcuni punti privilegiati serve a dare degli oggetti ritratti precisi, riccamente informativi, oltre che rivelatori, per la loro stessa ripetitività, dei gusti e predilezioni dell'epoca.[6]



[1] cfr. ibidem

[2] cfr. ibidem

[3] cfr. ibidem

[4] cfr. ibidem

[5] cfr. ibidem

[6] cfr. ibidem

Contesto

Alexis de Tocqueville: scheda autore

Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia, di Emanuele Gentile




Homepage | Dizionario autori | Autori aree linguistiche | Indice storico | Contesto | Novità
 [Up] Inizio pagina | [Send] Invia a un amico | [Print] Stampa | [Email] Mandaci una email | [Indietro]
Europa - Antenati - la storia della letteratura europea online - Vai a inizio pagina  © Antenati 1984- , an open content project