Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia

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Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia / di Emanuele Gentile

 

Attori del viaggio

Il postiglione

Una delle figure più bistrattate nei ricordi di viaggio è quella del postiglione, personaggio equivoco ma indispensabile almeno fino a quando, in pieno Ottocento, viene introdotto l'uso dei freni a martinicca sulle ruote posteriori. Solo allora, il ruolo del giovane postiglione che cavalcava uno dei cavalli del traino alla barra cominciò a essere sostituito con quello del cocchiere, che guidava la pariglia e controllava la vettura dall'alto della serpa.[1]

Si trattava di un individuo alquanto detestato, le cui caratteristiche ricorrenti sembravano essere insolenza e tracotanza, e non solo in Italia ma in tutta l'Europa. Possedeva una sua divisa, con pantaloni aderenti di cuoio e stivaloni alla scudiera, una redingote piuttosto attillata e un cappello che calcava sui lunghi capelli, raccolti in un codino dondolante. Una delle sue abitudini più condannate è quella di esigere continuamente supplementi esosi rispetto ai prezzi pattuiti. Ne deriva un ritratto che lo disegna sempre avido, imbroglione e arrogante.[2]

Corriere

Per i proprietari di carrozza, un'altra figura indispensabile è quella del corriere. Il suo compito era quello di correre in avanti provvedendo ad ogni nuova stazione di posta a far bardare i cavalli e prepararli così che non si perdesse tempo nei cambi. Un buon corriere era colui che saldava i conti del proprio padrone sollevandolo dalle mediocri incombenze dei cambi e delle trattative in lingue non familiari, conosceva l'offerta della città e sapeva procurare una locanda degna del rango del suo padrone, era edotto sui monumenti da visitare e le operazioni necessarie per aggirare divieti o orari di apertura proibitivi, era a giorno delle principali novità così che sapeva condurre le signore a fare acquisti regolando i prezzi in maniera vantaggiosa. In tempi in cui non esistevano le guide cartacee il corriere insomma «faceva da baedeker privato in grado di intuire tutto quello che al cliente avrebbe fatto piacere vedere» (Brilli, 2004).[3]

Il vetturino

Per coloro che noleggiavano carrozza e conducente, bisognava trattare con il vetturino. Se, come si è visto, si levavano alte voci di pretesta contro l'esosità della categoria, il suo ruolo si distingueva però da quello degli altri attori dell'organizzazione del viaggio per l'alta percentuale di rischio personale che investiva nel suo mestiere. Era, in effetti, un piccolo imprenditore cui si riconosceva professionalità e audacia. Come il viaggiatore Cobbett (1821), grande estimatore del viaggio a noleggio, ci ricorda: «quella del vetturino è una attività che richiede grande spirito di iniziativa, il che vuol dire essere pronto in ogni momento a percorrere qualsiasi distanza e a dirigersi verso qualsiasi meta. Corre seri e continui rischi, infatti se capita un'improvvisa azzoppatura o la morte di un cavallo quando è lontano da casa, può assistere alla rovina della propria attività, specie se non ha un capitale per ricominciare da capo» (Brilli, 2004).[4]

Comitive

Il viaggio solitario non era contemplato nella liturgia del Grand Tour, se non in circostanze rare. Se il viaggiatore era di giovane età aveva bisogno di un tutore, un bear-leader che lo sorvegliasse. Se il viaggiatore non aveva bisogno di tutela la forma della piccola comitiva era comunque la preferita, per condividere gioie, fatiche e, perché no, le spese. Misson (1688) a questo proposito, pur consigliando ai viaggiatori di unirsi in piccoli gruppi, nota che, come in tutte le unioni, è essenziale un analogo temperamento fra i compagni di viaggio. Se gli umori non combaciano (e c'è chi vuole vedere tutto a costo di buscarsi gli acquazzoni e nutrirsi di panini e chi pensa soltanto ad un buon letto e ad un pasto caldo), meglio evitare di muoversi in gruppo.[5]

Tutor

La scelta del tutore, invece, piuttosto che badare alla compatibilità, doveva garantire le qualità personali di chi era destinato a ricoprire quel delicato ruolo, un individuo normalmente rintracciato nel mondo degli scrittori, artisti, scienziati, fra uomini cioè mossi dall'onesto desiderio di trarre vantaggi culturali da un incarico didattico. A questo proposito il prete cattolico Richard Lassels, dall'alto della solida reputazione conquistatasi come tutor nell'ambiente cattolico inglese, mette in guardia sui rischi di una scelta affrettata e non ponderata. Sono molti, secondo Lassels, i tutors che approfittano in modo subdolo delle facoltà a loro disposizione, per esempio iscrivendo i giovani aristocratici a scuole meno prestigiose di quelle previste e intascando la retta, oppure permettendo loro di intrattenere amicizie equivoche, o addirittura, a Venezia, di avere fissa dimora in qualche bordello.[6]

I cortei

Una forma teatrale e appariscente del viaggiare era quella di chi si affacciava in Italia con un vero e proprio corteo di diverse vetture al seguito. Tra i leggendari, quello di William Beckford (1783), accompagnato da un precettore, un medico, un musicista, un maestro di pittura, diversi servitori; quello del conte di Burlington, che nel 1714 viaggia con non meno di quindici persone al seguito; il rinomato Blessington Circus al seguito di Lady Blessington (1826); il falconiere, i tre falchi i dieci cavalli, i centoventi segugi e i quattordici servitori al seguito del colonnello Thornton (1816), grande cacciatore.[7]



[1] cfr. ibidem

[2] cfr. ibidem

[3] cfr. ibidem

[4] cfr. ibidem

[5] cfr. ibidem

[6] cfr. ibidem

[7] cfr. ibidem

 

Contesto

Alexis de Tocqueville: scheda autore

Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia, di Emanuele Gentile




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