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Z-eyes: Terre Di Confine. La Frontera-La Nuova Mestiza di Gloria Anzaldúa

Terre Di Confine : La Frontera-La Nuova Mestiza / di Gloria Anzaldúa ; riedizione a cura di Paola Zaccaria. - Black Coffee, 2022.

di Giorgia Piscaglia Sarah Ricci - mercoledì 5 aprile 2023 - 1221 letture

Paola Zaccaria in dialogo con Mara De Chiara e Lorena Carbonara

Sono lieta di aver potuto partecipare il 31 marzo a un incontro della “Webinair Series” di AISCLI (Associazione Italiana Studi Culture e Letterature di Lingua Inglese) dedicato alla presentazione del libro Terre di Confine. La Frontera. La nuova mestiza di Gloria Anzaldúa, scrittrice e attivista statunitense, con un focus sulla riedizione e traduzione dell’opera a cura da Paola Zaccaria per la casa editrice Black Coffee. Quando il libro uscì nel 1987 fece scalpore perché considerato un testo “indisciplinato”, dal momento che unisce e confonde tante discipline diverse, come la storiografia, memoir, letteratura, musica, poesia, geografia, politica ed economia, il che rende difficile trovare un confine preciso. È un testo che riguarda la memoria collettiva del popolo chicano, ovvero messicano americano e che è difficilmente racchiudibile in una precisa categoria. Il libro diventa infatti una personificazione del rifiuto dell’autrice stessa di essere ingabbiata in un corpo unico. Al suo interno si mescolano inoltre generi numerosi e se originariamente l’idea era di realizzare solo un testo di poesie, il risultato finale è bene diverso; il libro si compone per due parti e la prima, quella più consistente, è in prosa. Si distingue anche per la commistione di linguaggi, va infatti da un linguaggio alto e filosofico a uno che tocca la filologia e la narrazione storica, per poi diventare molto intimo, trattando della famiglia, del se, delle proprie convinzioni, memorie e ricordi. Nulla viene lasciato fuori; c’è un rifiuto da parte dell’autrice a immaginare che il corpo materiale si possa staccare dal corpo spirituale e non c’è quindi la suddivisone, quasi coloniale, tra mente e corpo e spirito e corpo. Il libro ha avuto diverse riedizioni, accompagnate da altrettante problematiche, come quella accennata nella quarta edizione del 2012, quando il libro fu vietato in alcune scuole dell’Arizona. Questo conferma la sua profondità; è un libro che fa pensare e riflettere, un libro a tutti gli effetti attivista.

Giorgia Piscaglia

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Copertina di Terre Di Confine - La frontera - La nuova mestiza, di Gloria Anzaldua

I principali temi affrontati sono l’odio, la rabbia, lo sfruttamento e la violenza, che hanno luogo soprattutto nelle terre di confine, luoghi non confortevoli e pieni di contraddizione. Sono rimasta colpita da un’affermazione in merito alla questione della traduzione post-coloniale. Nel testo alcune espressioni sono state lasciate in lingua originale, ovvero in spagnolo. Di conseguenza il lettore è ostacolato, non è in grado di comprendere il significato completo del testo, in quanto l’Altro non si lascia tradurre. Oggi diamo per scontata la possibilità di poter tradurre e restituire il senso di tutto, e restiamo attoniti quando non ci riusciamo. Un altro aspetto che mi ha colpita è stata la metafora del serpente e l’uso del termine Nepantla. Il primo fa riferimento a una divinità che non contempla le opposizioni binarie, che non distingue bene e male. La sua lingua biforcuta rappresenta il passaggio dall’inglese allo spagnolo, una condizione di “in-betweenness”, che viene rappresentata anche dal Nepantla. Questo viene descritto come un concetto, una pratica, un’esperienza; significa “terre di mezzo”, l’essere tra due cose. È uno stadio della vita, un territorio tra più prospettive, che consente di essere sempre in contatto con il proprio inconscio. Lo stato Nepantla rifiuta questa repressione, anzi ci invita a “infilare le dita nel nostro ombelico” per tirare fuori quello che non vorremmo riconoscere di noi stessi. Credo che il contatto con il nostro inconscio sia estremamente importante, perché ci permette di conoscerci meglio, di accettarci per quello che siamo, anche nei nostri tormenti più intimi, perché solo così potremmo essere davvero in armonia con noi stessi e con gli altri. L’autrice afferma anche di “dover diventare amica dell’oscurità”, che viene rappresentata dal silenzio, dalla depressione, dalla malattia, dalla povertà e anche dall’emarginazione: con il termine Nepantla, Gloria Anzaldúa offre un manifesto per la componente omosessuale, e per tutti coloro che si sentono rifiutati e non si riconoscono in nessuna comunità. Se pensiamo a tutte le discriminazioni cui assistiamo oggigiorno, si tratta sicuramente di un libro militante, femminista, che offre molti spunti di riflessione.

Sarah Ricci



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