Z-eyes: Alla (ri)scoperta di Tim Burton
Un incontro con Mattia Allegrucci (Urbino 15/11/2023), il video Tim Burton’s Movie Tribute, il cinema di Tim Burton.
Seguire l’incontro su Tim Burton, uno dei più grandi registi americani, è stato molto stimolante. Mattia Allegrucci, esperto nel campo cinematografico e nella comunicazione, ha aperto questo seminario mostrandoci un video, Tim Burton’s Movie Tribute, che secondo lui racchiude il vero spirito di Burton. L’ho trovato un tributo veramente molto accattivante, in quanto ci mostra i film più rappresentativi del regista, come The Corpse Bride (La sposa cadavere), Alice in Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie), Frankenweenie, Edward Scissorhands (Edward Mani-di-forbice), Beetlejuice, Planet of the Apes (Il pianeta delle scimmie), Mars Attacks!, Charlie and the Chocolate Factory (La fabbrica di cioccolato) e molti altri.
Trovo importante sottolineare le caratteristiche di questo grande regista che sono state evidenziate durante questa giornata. Prima di tutto il fatto che Burton è inclusivo: chiunque può godere di un suo film, anche se non si conosce la cultura americana. Burton è quindi per tutti, infatti parla degli emarginati, degli outsiders, dei non compresi, manifestando una sensazione universale che percepiamo sempre di più. Un’altra caratteristica del regista è rappresentata dal fatto di essere provocatorio e dal piacere di esserlo: riprende storie e favole della tradizione in modo nuovo, rielaborandole e riadattandole alla contemporaneità. Inoltre, è un regista poliedrico: i suoi film non parlano solo di scheletri e di mostri, basti pensare a Big Fish, un film che rappresenta il massimo della poesia e che ci racconta il rapporto tra padre e figlio. Come ha sottolineato la Prof.ssa Alessandra Calanchi, è fondamentale avere la consapevolezza che quello che vediamo di un artista, di uno studioso, è soltanto la punta di un iceberg, ma in realtà dietro c’è una vita di studio. Il cinema di Burton racchiude una cultura profondissima: riferimenti trasversali giochi di parole, allusioni, tanti rimandi a culture e a generi diversi.
- Tim Burton e alcuni dei suoi personaggi
Una tematica che ho sempre amato dei suoi film, e che è stata trattata durante questo incontro, è quella della morte, soggetto di cui di solito non vogliamo parlare. In Burton troviamo un equilibrio tra attrazione e repulsione: basti pensare agli scheletri, resi tutti simpatici. Il regista ha un rapporto umoristico con la morte e questo lo trovo un aspetto molto importante da sottolineare in quanto le fiabe, con un tocco di terrore, non vengono più raccontate ai bambini. Invece, secondo me, la visione del male aiuta molto i piccoli nella crescita, perché fa comprendere loro che nella vita ci sono cose inevitabili, cose che occorre conoscere, accettare ed esserne consapevoli. Altre caratteristiche che apprezzo molto dei film di Burton sono l’attenzione che il regista dà allo sguardo, agli occhi, occhi tutti grandi, e più in generale alle diverse parti del corpo umano.
Un ulteriore aspetto da rilevare è che nei suoi film esistono mostri sia belli sia brutti. Per riuscire a inquadrare quest’ultimo concetto, Allegrucci ha citato The Planet of the Apes, un remake del celebre Pianeta delle Scimmie del 1968, dove Burton ci fa vedere la società delle scimmie così sfaccettata mostrandoci la differenza tra il bello e il brutto. Ho trovato infine molto interessante conoscere una nuova tecnica cinematografica, la stop motion, che posso aggiungere alle altre tecniche che sto imparando nel corso di cultura angloamericana. La stop motion consiste in una serie di scatti fotografici che, attraverso il montaggio, vengono trasformati in un video. Questa tecnica non va confusa con la slow motion che invece consiste nel rallentare una data scena (ralenti).
Per ricapitolare: inclusivo, provocatorio, poliedrico, poetico, umorista, sperimentatore – non sono tutte valide ragioni per andare a (ri)vedere i suoi film? E ancora grazie a Mattia Allegrucci di cui ricordo il canale youtube CINEFOLLIE.
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