Sei all'interno di >> :.: Culture | Libri e idee | Z-eyes |

Z-eyes: Sotto lo stesso cielo

L’incontro con lo scrittore Paolo Rumiz e il professor Federico Losurdo si è tenuto a Urbino il 18 maggio 2023. Chiudiamo con l’amarezza di un tramonto, ma anche con un’agenda che parla di condivisione, accoglienza, nuova narrazione.

L’incontro con lo scrittore Paolo Rumiz e il professor Federico Losurdo, giurista costituzionalista ed esperto di politiche europee, si è tenuto a Urbino il 18 maggio 2023 a conclusione del ‘seminario di pensieri’ Europamerica.

Chiudiamo con l’amarezza di un tramonto, ma anche con un’agenda che parla di condivisione, accoglienza, nuova narrazione. I giovani hanno sperimentato, in Europa, la possibilità di viaggiare senza passaporto, di accedere al programma Erasmus, di frequentare corsi e università di altri paesi. Non lasciamo che tutto questo si perda. Oggi è tornato lo spettro della guerra. Sono le fabbriche di armi il vero nemico: non certo i profughi, i richiedenti asilo, quelli che continuiamo genericamente a chiamare migranti. Ma spesso non sono persone che scelgono di migrare (e ne avrebbero comunque il diritto). Sono persone che scappano. Se l’Europa non è pronta a cambiare visione, davvero la ‘terra dei sogni’ – non più America, ma Europa – tradirà i suoi miti fondativi e si giocherà il futuro delle nuove generazioni. (Alessandra Calanchi)

Su Rumiz vedi anche: Canto per l’Europa.


Il titolo – Tramonto di civiltà? Canto per Europa – si ispira all’ultimo libro di Rumiz, Canto per Europa: si tratta della metafora di un viaggio realizzato in barca e di Europa, una profuga siriana che fugge da oriente a occidente e dai conflitti di fronte ai quali l’Europa ha chiuso gli occhi. Durante questo tragitto in mare tra Grecia e Turchia, il confine principale è quello tra Asia ed Europa, l’Europa che ha dimenticato le sue origini. L’Europa, nata come progetto giuridico ed economico, “senza cuore e alcuna prospettiva”, dopo le due guerre mondiali ha cercato di superare i propri confini interni con l’accordo di Schengen, favorendo così una maggiore solidarietà tra i propri paesi membri.

Allo stesso tempo però ha creato un nuovo confine esterno sul Mediterraneo, chiudendosi a riccio e rimanendo indifferente ai migranti in fuga e in cerca di aiuto. Il libro è nato da tutta una serie di delusioni, dure da accettare per “un europeista senza scampo”, come Rumiz stesso si definisce. Prima tra tutte è stata la guerra in Jugoslavia, dove l’Europa ha accettato che la pace potesse realizzarsi solo con la separazione dei diversi che coabitavano la stessa zona, tradendo quindi sé stessa. L’evento successivo è stato quello della guerra in Kosovo, una guerra dove l’America è intervenuta bombardando chirurgicamente alcuni obbiettivi in Serbia, costruendo poi alla fine del conflitto delle basi militari. Tra gli altri episodi, Rumiz ha ricordato anche le traversate di migranti, avvenute in concomitanza con la Brexit e l’atteggiamento dell’Unione Europea a Bruxelles, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale. In questa occasione, infatti, nessuno ha voluto dare una visione unitaria della tragedia per evitare di scatenare tensioni tra i paesi vinti e vincitori.

Situazioni ed eventi personali sono poi diventati “la miccia che ha fatto detonare il suo malessere” accumulatosi nel corso degli anni. Ciò che reso obbligatorio per lui uscire dal silenzio, è iniziato in Puglia, a Santa Maria di Leuca, dove a seguito di un naufragio, ha assistito al ritrovo del corpo di un migrante, chiuso in un sacco bianco scaricato da una nave vedetta della capitaneria di porto. Dopo aver scoperto che si trattava di una donna etiope incinta, la necessità di darle un nome, di darlo alla sua storia e al simbolo che essa rappresentava, si è fatta sempre più forte. La spinta decisiva per scrivere il libro è poi arrivata durante il suo viaggio in Libano, quando dalla telefonata di un amico da Londra, nasce l’idea di realizzare un viaggio in barca, in cui la discussione sull’Europa e le sue origini si scatena in qualsiasi momento.

Ho trovato l’incontro estremamente interessante, e mi ha fatto riflettere sull’accezione che per noi europei la “frontiera” assume, diversa rispetto a quella degli americani. Negli Stati Uniti, infatti, la frontiera non fu intesa come un limite, bensì come qualcosa che si spostava e cambiava costantemente, e perché no, come la speranza di un futuro migliore, che spinse gli europei migrati in America durante il diciannovesimo secolo a spostarsi verso l’ovest. Un altro pensiero scaturito dall’incontro è come l’Italia e gli altri stati europei possano mostrarsi così indifferenti alle richieste di aiuto di persone in cerca di libertà e di una vita migliore, dopo il passato da migranti che ci contraddistingue. Grazie al corso di “Storia dei processi socio-economico globali” ho avuto la possibilità di studiare nel dettaglio non solo i flussi di emigrazione degli italiani verso l’estero, ma anche la storia dell’immigrazione straniera in Italia. Noi italiani in prima persona siamo stati per decenni migranti in tutta Europa e oltre oceano, dove non solo siamo stati oggetto di scherno, vessazioni e pregiudizi, ma siamo stati anche vittime di linciaggio, soprattutto negli Stati Uniti, a causa dell’ignoranza, degli stereotipi e della chiusura mentale delle persone. Nonostante questo, siamo comunque capaci di voltare le spalle alle richieste di aiuto di chi sta lottando per la propria vita e non siamo in grado di praticare la gentilezza e la solidarietà che avremmo voluto venisse rivolta a noi.

Giorgia Piscaglia


JPEG - 223.1 Kb
Copertina di Canto per Europa, di Paolo Rumiz

  Canto per Europa nasce dal bisogno di Paolo Rumiz di esprimere un forte dissenso e malessere provocati da un Europa fantoccia, non identitaria, rivendicando la complessità e l’importanza degli eventi storici, di fronte a una comune attitudine di banalizzazione. Rumiz ricorda un fatto accaduto a Santa Maria di Leuca (Puglia), quando vide il corpo di un migrante chiuso in un sacco bianco. Venne a conoscenza che si trattava di una donna etiope incinta, una donna che rimase senza nome e che esalò il suo ultimo respiro nella cosiddetta terra dei sogni, l’Europa. Da qui nacque la volontà di riscrivere il mito di Europa (la migrazione da oriente a occidente) di cui Rumiz rivela l’attualità, ridando vita a una narrazione che di fatto è fondatrice della nostra cultura “europea”. Nel manifesto di Ventotene del 1941 si decantava un’Europa unita, uno stato federale che si rifaceva agli Stati Uniti, in cui le nazioni partecipanti avrebbero rinunciato alla sovranità individualistica per un governo comune. Oggi questa idea non è che una lontana utopia, poiché il progetto europeo è sempre stato di matrice economica (si pensi alla CECA), con una filosofia di base funzionale. In Europa governa invece oggi un vuoto narrativo privo di pensiero proprio. Si dovrebbe fare un passo indietro e guardare al passato: siamo figli della lingua greca, di una terra di mescolanze fra diversi. L’Europa dovrebbe rivendicare i popoli venuti dal mare, dai quali nacquero la filosofia, il diritto / dovere di conservare il suo passato e celebrarlo. Le singole nazioni celebrano invece i propri traguardi senza mai ringraziare la grande madre che li accumuna. 

Lorenzo Angelini


Accorso sul luogo dell’ennesimo naufragio, Rumiz riuscì ad arrivare in tempo per vedere il corpo di una migrante chiuso in un sacco bianco. A quel punto ha iniziato a tormentarsi del fatto che doveva dare un nome a quella donna etiope incinta. Da qui nasce l’idea della protagonista di Canto per Europa: una giovane siriana, profuga di guerra, che fugge sulla barca di quattro uomini di frontiera. La ragazza si chiama Europa: in lei rivive la leggenda della principessa fenicia rapita da Giove che dà il nome al nostro continente e si rivela il senso della nostra patria comune. Mi è piaciuto molto come Paolo Rumiz ci ha raccontato questo libro e ci ha trasmesso tutta la sua conoscenza. Si è percepito in modo molto chiaro come con le sue parole voglia lanciare agli europei un grido d’allarme affinché non smarriscano la propria storia e il sogno che li ha uniti, ma anche la capacità di accogliere e comprendere quell’anima migrante e straniera, che è il cuore dimenticato della nostra Europa. È un richiamo a ciò che siamo e da dove veniamo, perché oggi, più che mai, è importante chiederselo e rispondersi in modo preciso, poiché per volgere lo sguardo al futuro è sempre essenziale guardare al nostro passato. E ho apprezzato anche molto il fatto che ci ha raccontato come è nato questo libro, il quale è il prodotto di alcune migliaia di foglietti che tiene sempre sul comodino. Ci ha svelato che il momento chiave in cui il verso lo coglie avviene proprio di notte, nei momenti di dormi-veglia. Generalmente nel cuore della notte le percezioni si dilatano e lo stesso avviene con la creatività. Sono i versi che vanno a bussare al suo cervello, proprio quando la parte razionale è assopita. È come se una corrente ritmica trasformasse e rendesse armonici tutta una serie di pensieri d immagini che durante il giorno non saprebbe mettere nero su bianco. In altre parole, alla notte gli capita di vivere delle avventure meravigliose.

Vittoria Smacchia


A mio parere, la Storia dovrebbe insegnare a non commettere gli errori del passato, ma questa incapacità di far dialogare le parti si ripercuote anche oggi con la guerra in Ucraina. Un tema che condivido e penso che persista anche oggi giorno è la banalizzazione di alcuni eventi. L’Europa sta crollando di fronte a certe banalizzazioni perché non si fanno distinzioni e Paolo Rumiz ha riportato un esempio emblematico: un dissenziente russo (contrario all’ideologia di Putin) è visto ugualmente in malo modo e si pensa che non esistano russi “buoni”, cadendo sempre più nelle generalizzazioni (presenti anche nella nostra stampa italiana).

Elisa Colonna


Sono cresciuta con l’orgoglio di essere italiana e siciliana, con l’orgoglio di appartenere a terre meravigliose e ricche. Per la prima volta forse oggi mi è stato fatto notare che sono anche europea, terra per cui non ho mai percepito l’appartenenza. Il concetto di Europa nella mia testa è prettamente politico ed economico, mai legato alla storia e alle tradizioni che ci accomunano. Mi sono spesso sentita una privilegiata, perché vivo in un mondo stabile, senza guerre e carestie, senza aver paura per la mia vita. Non avevo mai riflettuto però sul fatto che chi fugge dalla Siria o dall’Etiopia per esempio e quindi cerca sicurezza e salvezza, vede l’Europa, vede un paese dove la vita è quella che per noi è assolutamente normale. Amici, famiglia, università, lavoro, social, normalità appunto. Purtroppo, normale è diventato anche vedere sbarcare donne e uomini (io vivo a 30 km da Porto Empedocle, ogni estate è lì che vado al mare), mentre noi continuiamo la nostra solita vita. Confesso che questo pensiero ogni tanto mi mette in crisi.

Nella lettura del brano invece mi colpisce il linguaggio utilizzato, aulico, ricco di riferimenti storici e mitologici, del tutto fuori luogo rispetto alla piccola migrante. Però l’autore la definisce ‘divina’ e forse con questo linguaggio vuole elevare la sua figura al livello della millenaria tradizione del continente Europa, dove lei sta arrivando.

Gaia Inzalaco


L’identità europea si rivela piena di contraddizioni. Fino agli anni 90, l’Europa è stata un mero progetto economico, originariamente basato sulla condivisione di carbone e acciaio e sull’adozione di una moneta unica. Ma come si poteva credere allora che bastasse una moneta unica per costituire l’identità di un continente? Oggi, sembrerebbe quasi opportuno di parlare di Stati Uniti d’Europa, come se si trattasse di una federazione di stati. Ci troviamo in un momento di drammatico individualismo, in cui appare quasi impossibile pensare ad un’identità a livello comunitario. Da un lato, con il trattato di Schengen, le barriere interne tra gli stati sono state abolite, e ora permesso circolare liberamente. Dall’altro, tuttavia, ciò ha favorito la chiusura dell’Europa al mondo esterno, la cosiddetta “fortezza Europa”, che diventa impenetrabile per tutti coloro che vengono da fuori, i migranti soprattutto.

Sarah Ricci


Ho trovato molto coraggioso da parte di Paolo Rumiz, anche se d’altronde è lo scopo della sua professione, esprimere un’opinione su una questione delicata e attuale come quella della guerra in Ucraina. Aggiungerei che, avendo parlato anche di eventi appartenenti alla storia recente, non essendo nemmeno oggetto di discussione nelle scuole, non l’avevo mai pensata in questa maniera. Siamo tutti abituati a difendere il più debole dal punto di vista del più forte, ma è sempre necessario conoscere entrambe le “versioni” per poter giudicare. Mi ha colpito anche quando, parlando del suo libro e delle sue ideologie, Rumiz ci ha tenuto a sottolineare che per lui l’importante è riuscire a passare il suo messaggio a chi legge i suoi scritti. Non è interessato al guadagno economico tramite i suoi testi, bensì vuole diffondere la sua idea di un’Europa che sta fingendo di possedere un’identità che non ha mai mostrato. In questo caso, ho sentito molto la vicinanza con Alice Walker, infatti anche lei ha sempre ribadito come non sia interessata al guadagno e che non ha mai spinto nessuno a comprare i suoi libri, lei vuole solo diffondere i suoi pensieri e mettere a conoscenza il mondo sui fatti reali dell’attualità, cosa che fa già attraverso il suo blog che è di dominio pubblico e completamente gratuito.

Alessia Paoli


Mi rendo conto di quanto triste sia vivere in una situazione di difficoltà e vedere persone appartenenti allo stesso mondo ‘snobbarti’. Nel mio piccolo, ho sempre dato il massimo per aiutare le altre persone. Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in una famiglia che mi ha insegnato i veri valori della vita: tra questi, l’importanza di aiutare sempre l’altro. La vita è imprevedibile e in qualsiasi momento la nostra vita potrebbe cambiare totalmente; io credo che in momento di difficoltà ogni persona deliberebbe ricevere supporto e aiuto. In fondo, seppur provenienti da paesi e culture diverse, viviamo tutti sotto lo stesso cielo.

Letizia Masini



- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Versione per la stampa Versione per la stampa
Ricerca
Inserisci la parole da cercare e premi invio

:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questo autore
:.: Articoli di questa rubrica