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Una storia sbagliata

Strane storie di politica isolana, che involontariamente fanno tornare dal passato, racconti dagli esiti incerti. In Sicilia il problema non è solo Vladimiro Crisafulli.

di Piero Buscemi - martedì 27 luglio 2004 - 8111 letture

Quando a fine aprile, Vladimiro Crisafulli, vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana, eletto nelle liste dei DS, apprese la notizia della candidatura di Bruno Marziano, presidente della provincia di Siracusa in carica, che lo sostituiva nella composizione della lista "Uniti per l’Ulivo", ebbe la contropartita da lui stesso richiesta, in cambio della sua esclusione. Una candidatura forte da affiancare a Claudio Fava nella corsa per l’Europa, che giustificasse il suo "passo indietro", così da lui stesso definito.

Non era certo produttivo e strategicamente conveniente, inserire nella lista il nome di Crisafulli legato alla vicenda di "MessinAmbiente", la società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, indagata per illeciti e connivenza con alcune famiglie mafiose cittadine. Quindi, le votazioni democratiche tenute nella sede della direzione regionale dei DS il 26 aprile, si sono trasformate in un atto "necessario".

Il caso "Crisafulli" trova però, le sue origini in questioni ancora più complesse, che legano, ancora una volta, il presente "siciliano" al passato ricco di contraddizioni e malaffari le cui ferite, riaffiorano prepotentemente nel cronaca dei nostri giorni. La sua esclusione alle elezioni europee, volontaria o no che sia stata, trova un processo di continuità nel tentativo dei DS regionali di dare un volto nuovo e più credibile in vista delle future elezioni. Un tentativo, anche, di risanamento delle varie fratture che si sono annidate dentro le stanze della direzione regionale, provocate dai giochini e dalle coalizioni dai quali (sic) non restano immuni i due grandi schieramenti politici di centrodestra e controsinistra. L’accantonamento di Crisafulli, ha visto, come spesso capita in queste "guerre" di vertice, il rilancio di un altro personaggio, Elio Sanfilippo, che oggi occupa la carica di presidente della Lega regionale delle cooperative.

Ma facciamo un "passo indietro", anche noi. Era il 6 giugno del 1982. Elezioni per il rinnovo del consiglio comunale a Baucina, noto centro turistico in provincia di Palermo, che è stato negli anni passati sede di vari convegni antimafia, tra i quali spicca la commemorazione dell’uccisione del sindacalista Nicolò Azoti, ucciso dalla mafia nel 1946. Anche le elezioni amministrative del 1982 videro la lotta tra due schieramenti: quello rappresentato dai comunisti, i socialisti e i socialdemocratici; quello rappresentato dalla DC e dal PRI. Qualche giorno prima, era stato ucciso Pio La Torre, ma ciò non aveva impedito alle autorità locali di intralciare la campagna elettorale condotta dallo schieramento di sinistra, che auspicava in una riconferma del sindaco uscente Ciro Coniglio. Particolari problemi si erano avuti da parte dei carabinieri, che avevano vietato l’uso della piazza centrale e si parlò addirittura, di scelta pilotata degli scrutatori, tanto da richiedere la nomina del commissario straordinario per individuare i nominativi atti a questa funzione. Domenico Rizzo, autore del libro "Pio La Torre. Una vita per la politica attraverso i documenti" (edito da Rubettino), intervenne in quella bagarre elettorale con un discorso tenuto il 2 giugno 1982. Durante il comizio, Rizzo accusò aspramente i condizionamenti mafiosi di quella tornata elettorale che sfociarono nella decisione di esporre denunzia all’Assessore Regionale agli Enti Locali.

La mafia non restò a guardare. Una telefonata dagli ovvi contenuti di "prudenza" del giorno dopo, chiarì come le dichiarazioni di Rizzo fossero qualcosa in più che semplici supposizioni. Rivoltosi al generale Dalla Chiesa, Rizzo ebbe conferma dell’origine della "telefonata" riconducibile alle parole pronunziate al comizio. Il risultato elettorale fu quasi scontato: la lista di sinistra venne sconfitta per solo 15 voti. La comunicazione intimidatoria ottenne lo scopo prefissato e Rizzo provò a coinvolgere i dirigenti politici dell’epoca per auspicare in un intervento parlamentare che denunciasse il comportamento filo mafioso delle autorità di Baucina. Fu consegnata a Domenico Rizzo una copia dell’interrogazione che sarebbe stata presentata all’Assemblea Regionale Siciliana, ma quattro mesi dopo fu scoperto che tutto questo, in realtà, non era mai avvenuto. Per essere più precisi, l’interrogazione fu presentata ufficialmente il 9 febbraio 1983 e registrata con il n.585. Fu ritirata sei mesi dopo, senza essere stata mai discussa e lo stesso Rizzo ci informa che la giustificazione ufficiosa fu: "perché non era il caso di rovinare la carriera di un funzionario". L’insistente richiesta di interrogazione vide il suo destinatario in Elio Sanfilippo che insieme all’on. Colombo diede la sommaria risposta riguardante la "probabile rovina della carriera di un funzionario".

Due anni dopo, ad aggravare la posizione dei dirigenti dell’allora PCI, come ci racconta Domenico Rizzo nel suo libro, fu il rifiuto di costituirsi parte civile nel processo avviato per l’omicidio La Torre, che lasciò seri dubbi sulla tesi passata alla cronaca con l’appellativo di "pista interna" che non ha dato ancora risposte certe.

Dal 1° all’11 luglio a Terrasini si è tenuta la consueta Festa dell’Unità sul Mare, alla quale ha partecipato anche Elio Sanfilippo, che nel frattempo, dal lontano 1982, non ha mai pensato di smentire i fatti narrati nel libro di Rizzo. Lo stesso on. Colombo ha svolto le funzioni di oratore ufficiale durante la commemorazione di Pio La Torre tenutasi a Palermo ed organizzata dalla CGIL.


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> Una storia sbagliata
1 agosto 2004, di : Libero

La tua analisi è bella anche se molto in ritardo... Aggiungerei che personalomente non odio i "probabili mafiosi" (crisafulli = voti della mafia tutto da provare...) invece viscerlmente odio i "grandi ipocriti" come Claudio Fava. Quest’ultimo e la propria corrente politica sono stati tra i più ferventi oppositori alla candidatura di Crisafulli stigmatizzandolo come "Crisafulli = mafia"; alla fine l’assurdo si è relizzato... Fava grazie all’appoggio dei voti di Crisafulli (non fatto candidare) ritorna a Bruxelles (basta vedere i tanti voti che ha avuto Fava nell’ennese...). Ciliegina sulla torta, il "grande ipocrita" dopo aver incassato la vittoria dichiara: "Crisafulli è un uomo perbene..." Prima MAFIOSO dopo aver incassato l’appoggio (determinante) Fava decide di riabilitarlo come "UOMO ONESTO". Che dire... Povera Sicilia... Poveri noi... :-(
    > Una storia sbagliata
    27 dicembre 2008, di : pietro ancona |||||| Sito Web: Fava e Crisafulli in un fatidico Congresso del PCI siciliano

    Caro Orioles,

    per un certo periodo di tempo sono stato iscritto al PCI, Nell’’87 uscii dal PSI di Craxi nel quale non mi riconoscevo più e, attratto da una visione mitica astratta del PCI - la realtà sarebbe stata ben diversa - decisi di dare una mano collaborando al regionale di Corso Calatafimi per le zone interne. Che cosa sono? Esisteva un progetto politico nella sinistra di sviluppo dell’area centromeridionale della Sicilia e delle zone minerarie e degradate dell’osso montagnoso centrale. Naturalmente, tutto si risolse poi in qualche manciata di cantieri e di contributi. Per tornare a noi partecipai ad un Congresso animato da una forte contrapposizione tra Fava da un lato e Crisafulli dall’altro. Questi, sovrastato da un enorme cappellaccio da brigante, in giacca e pantaloni di velluto, gilè si annacava passando tra le file dei congressisti, salutando ora questo ora quello, ammiccando ai giornalisti con l’aria di dire.....tutte parole......la politica vera è quella che faccio io!! Io opero, io agisco!!!! Ci aspettavamo una rottura clamorosa in conclusione del dibattito tra i due fronti. Diciamolo pure; uno era decisamente antimafioso l’altro lo possiamo definire "realista"........ Le speranze nostre erano tutte in Claudio Fava che speravamo vincitore con una linea di deciso rinnovamento della politica regionale...... Le nostre speranze furono deluse. La conclusione fu un pateracchio, un accordo tra i due che non ebbero neppure la buona educazione di spiegare al congresso che cosa era successo nella notte in cui si decisero le cariche. Da allora Crisafulli è padrone quasi assoluto del Partito Siciliano. Gode di appoggi trasversali che lo hanno condotto assieme a Cuffaro a fare un duetto assai istruttivo in televisione nella rubrica condotta da Ferrara che si comportò come persona informata dei fatti e fece le domande appoggio ai due personaggi.