Tanti ombrelloni e neppure un quotidiano
Difficoltà a trovare le edicole. Il 25% dei comuni italiani non ha edicole. In compenso 80 milioni di telefonini
In questo scorcio di calda estate che sta terminando, faccio alcune riflessioni mentre da una spiaggia della costa ionica calabrese, guardo il mare. I lidi sono, ormai, in disarmo. Fra poco chiuderanno e tutta l’attività turistica-balneare – malgrado il tempo favorevole – si fermerà. Infatti qui la stagione turistica dura poco.
Non è della stagione turistica, però, che vi voglio parlare quanto, piuttosto, di una piccola indagine (non sociologica) che ho compiuto, visivamente, sulla diffusione dei quotidiani.
Vicino a un residuo di spiaggia libera dove ho piantato l’ombrellone, c’è uno stabilimento balneare. Cinque file per dieci ombrelloni per un totale di 50 ombrelloni. Sotto ogni ombrellone quattro/cinque persone. Consideriamo almeno tre adulti per ombrellone (in difetto), arriviamo a 150 adulti. L’età media degli occupanti degli ombrelloni è alta. I giovani sono pochi perché preferiscono andare nei vicini lidi dove trovano la loro musica, i loro amici, la loro amabile confusione.
Osservo gli “abitanti” degli ombrelloni. Chiacchierano, guardano l’infinito del mare, giocano o, immagino, “chattano” con il telefonino. Che hanno tutti. Qualcuno legge un libro. Vorrei tanto conoscere i titoli di queste letture, ma dalla mia posizione è impossibile. L’unico che sono riuscito a vedere la copertina, è un libro dell’immarcescibile Bruno Vespa. Guardano il mare, parlano al telefono, si “messaggiano” in continuazione. Ma non vedo quotidiani. Nessuno legge un quotidiano. Una signora bionda sfoglia qualcosa. Mi alzo e vado verso il suo ombrellone per “rubare” visivamente la testata che sta leggendo. Falso allarme. Non è un quotidiano. È Giallo, settimanale dello stesso padrone del Corriere della Sera, un settimanale di cronaca nera che ha una tiratura di circa 200 mila copie settimanali.
Le indagini (quelle serie) che si compiono periodicamente su vendita e lettura dei quotidiani, ci fanno sapere che ormai il quotidiano è letto e acquistato, soprattutto, dagli anziani. Su questo pezzo di costa calabrese, non è così. D’altronde qui non ci sono edicole e nei lidi si vende di tutto, dai gelati alle pizzette, dagli aperitivi ai cappuccini, ma non i quotidiani. Se proprio vuoi acquistare il quotidiano, devi andare in paese: circa 15 chilometri fra andata e ritorno.
Ho deciso di farmeli in bicicletta la mattina presto perché poi fa troppo caldo e, alla mia età, potrei anche schiattare. I giornali li acquisto presso un grosso distributore di benzina sulla Statale 106. È anche bar, tabaccheria, edicola. In effetti ci sono sul bancone tantissime testate locali e nazionali. Tutto bene, dunque? Eh, no. Perché di un quotidiano che acquisto ho l’abbonamento e, quindi, consegno il coupon all’edicolante. Il coupon? Siamo nella splendida Calabria e il coupon è guardato dal rivenditore con molto scetticismo. Spiego, con molta calma, che quel pezzo di carta che guarda con apprensione vale 2 euro (come del resto c’è stampato sopra) che il distributore poi risarcirà. Affermo anche che in tutta Italia gli abbonati ai quotidiani usano la formula dei coupon quando non possono farseli recapitare nella propria abitazione.
Niente da fare. Senza soldi, niente quotidiani. Intanto gli altri avventori fra un caffè e una brioche mi guardano con commiserazione, come uno che pretende non solo di acquistare un quotidiano, ma anche di non pagarlo. Consiglio l’edicolante-barista di telefonare al proprio distributore dei giornali e chiedere lumi al riguardo. Proposta fortunatamente accettata. Il distributore conferma che quel pezzetto di carta vale 2 euro. Faccia rasserenata dell’edicolante e voglia, da parte sua, di capire meglio come funziona l’abbonamento in edicola.
Spiego il tutto e poi domando: «Ma veramente lei non sapeva cosa fossero i coupon?». «No. Mai visti». Questo piccolo siparietto che vi ho raccontato dimostra ampiamente l’importanza dell’edicolante, della capacità di questo operatore nella diffusione dell’informazione. E l’importanza dell’edicola che, come abbiamo scritto tante volte su queste pagine, è presidio di aggregazione e civiltà.
Purtroppo, in Italia, le edicole chiudono continuamente. Ne sono rimaste 12 mila (in Italia ci sono 8 mila Comuni). Ben il 25% dei Comuni italiani non ha un’edicola. In 2.500 Comuni, di edicole ce n’è una sola. Con questi numeri come pretendere che si leggano i quotidiani? In compenso ci sono 80 milioni di telefonini per 60 milioni di abitanti. Persone che hanno l’illusione di essere informati, gratuitamente, attraverso il piccolo schermo del telefono.
Una volta, quando non c’erano i telefonini, si diceva che la radio diffonde la notizia, le Tv te la fa vedere, il giornale la spiega. Oggi i giornali non li acquistano neppure gli anziani. Chi spiegherà le notizie agli italiani?
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