Dicembre neutro

Certe tradizioni continuano a coinvolgere ma sono cambiate le esigenze. Meno compere in giro per negozi. Meno ore passate in casa tra parenti. Più voglia di uscire in un clima di normalità e continuità con il passato.
Ogni Dicembre sembra uguale nel suo clima di grande preparativo ma quest’anno a Milano l’interesse nei confronti di vie animate da negozi sembra minore. Le strade stesse sono meno addobbate: non si ascoltano i suoni di ocarine, organetti e cornamuse che ripetono le stesse nenie. Ci sono anche meno babbi Natale che si arrampicano sugli edifici. Del resto non ha più molto senso attirare l’attenzione di possibili consumatori in giro per la città quando i regali si scelgono su internet e arrivano direttamente nelle case avvolti in carte grezze, per poi essere di nuovo rivestiti, distribuiti. É questo un aspetto nuovo che un po’ sorprende: la gente si è accorta che è più comodo ricevere oggetti a domicilio già da quando c’è Amazon ma, intanto, ha perso fascino la merce che si vede esposta.
I centri commerciali in parte sostituiscono l’andare per negozi lasciandosi incuriosire dalle vetrine tanto che, a Dicembre, sono particolarmente frequentati ma la spesa in rete ha comunque la meglio. In tutto questo verrebbe da pensare a un impoverimento della tradizione natalizia almeno per quanto riguarda le grandi città: che sono più dispersive, con una composizione di abitanti in continuo mutamento e la presenza di visitatori temporanei. Da quando Milano si è aperta al turismo, nelle serate di Natale e Capodanno molti si trovano di passaggio. Non partecipano a pranzi e riunioni di parenti. Vanno in giro per una città che ancora non si è adeguata a questo nuovo senso delle feste natalizie: meno intimo dal punto di vista famigliare, con più desiderio di spostarsi, camminare, vedere gli altri, vistare musei, monumenti ecc. Del resto il successo che riscontrano i cinema nel pomeriggio del 25 Dicembre, e la presenza di laici alle messe di mezzanotte del ’24, dimostrano che, anche a livello locale, con la crisi della famiglia tradizionale, c’è bisogno di uscire dalle case, di frequentare luoghi della collettività.
Il Natale non ha perso la sua spinta allo scambio di auguri, all’opportunità di rifarsi vivi con chi non si sente da tempo, all’acquisto di beni non necessari ma sono cambiati i meccanismi, le cornici. Se le città sono diventate meno fastose (con l’istinto consumistico che segue altri canali) non è diminuita l’agitazione lungo strade trafficate da camion che trasportano pacchi, materiali. Ciclisti che consegnano cibo nelle case. Cui si unisce l’ansia di impegni che si devono concludere entro l’anno per imprese, lavoratori autonomi, persone comuni. Dicembre rimane un mese di scadenza, di bilanci economici, personali.
Al di là del Natale e del Capodanno è Dicembre il vero protagonista di tanto dinamismo e anche di tanto stress. In tutto questo, i giorni di festa facilmente si trasformano in vuoti che i turisti vorrebbero colmare attraverso luoghi dove andare, dove poter stare. E i residenti, in preda a sensazioni di tristezza e stimolo al ripensamento (una volta passata l’euforia di pranzi e scambi di doni) attraverso una dimensione meno privata di queste giornate: con meno senso di interruzione attorno a se, di inizio forzato per una nuova fase. Più di naturale congiunzione tra i mesi che precedono e quelli che verranno: più neutra!
Questo articolo è diffuso anche da Fana.one.
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