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Miss Marx

Un film di Susanna Nicchiarelli (Italia, 2020, 107 minuti) con Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Philip Gröning

di Piero Buscemi - mercoledì 4 agosto 2021 - 3670 letture

Raccontare un dettaglio della vita di Karl Marx, partendo dalla sua dipartita per concentrarsi sulla figura della figlia Eleanor, protagonista di una storia poco conosciuta e sicuramente adombrata ingiustamente dalla Storia, è stata una scelta azzeccata da parte della regista italiana.

Miss MarxIl colpo di genio però lo ha espresso in maniera inconfondibile e lanciando un messaggio tutt’altro che celato, con l’accostamento di una colonna sonora che distorcendo il rock più classico in divagazioni che raggiungono il punk-rock, attraverso le mani dei Downtown Boys e dei Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo, consegna allo spettatore la conferma dello spirito rivoluzionario che la musica rock ha rappresentato sin dalla sua nascita nelle società di tutto il mondo.

Azzeccata anche la scelta dell’attrice britannica Romola Garai, una sorta di Janis Joplin in chiave moderna e della recitazione che, anche in una epica scena del film, al ritmo sincopato di chitarre distorte finisce per improvvisare una danza da "sballo" oppiaceo che da sola merita davvero il prezzo del biglietto.

Non era facile incuriosire il pubblico sulla storia di una donna, vissuta all’ombra di un padre così "rivoluzionario", interpretato dall’attore tedesco Philip Gröning, vincitore nella 70° edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia il Premio speciale della giuria con il film La moglie del poliziotto - la stessa kermesse che ha visto la presentazione di Miss Marx - una donna che ha provato a trasmettere con maggiore determinazione il messaggio di equità sociale alla sua generazione, quella che alla fine del XIX secolo era considerata il completamento della Rivoluzione Industriale inglese iniziata nella seconda metà del XVIII secolo e che avrebbe creato una società mondiale di sfruttamento dei lavoratori sin dalla tenera età di dieci anni.

Una donna che ha pagato con la propria vita, suicidandosi poco più che quarantenne, le contraddizione di una società in ogni caso machista reietta a liberarsi completamente da quell’ideologia, mai del tutto debellata, di una sorta di superiorità socio-culturale dell’uomo rispetto alla donna.

Ci sono due momenti, o per meglio due sequenze, che dimostrano il coraggio provocatorio della regista per sottolineare certi concetti oggetti da sempre delle più svariate disquisizioni in quella che definiremmo filosofia del vivere. Ad un certo punto del film, il nipote della protagonista figlio della sorella morta prematuramente, afflitto dalla scomparsa del nonno Karl viene "rincuorato" dalla zia Eleanor con la consolazione della certezza che dopo la morte non ci sia un’altra vita, condizione che avrebbe garantito all’autore de Il capitale di non finire sicuramente all’inferno.

L’altro momento è la sequenza di immagini di repertorio che ci mostrano le contestazioni di piazza della classe operaia in quel fine 1800, alternate ad immagini più sessantottine che sembrano volerci simboleggiare una continuità storica e una disillusione rivoluzionaria completata nel XX secolo, sedata e ridimensionata dai manganelli dei "bobby" e dall’arroganza del potere manifestata in ogni angolo di mondo.

Tra gli altri interpreti ricordiamo Patrick Kennedy, attore londinese che interpreta il compagno di vita di Eleanor e che, con il suo atteggiamento egoistico e spendaccione, sarà la causa dell’infausto gesto della protagonista. Non possiamo non citare John Gordon Sinclair, attore scozzese protagonista di diversi musical di successo che in questo film interpreta Friedrich Engels.


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