Il lavello del senatore

Relatore sul salario minimo garantito. Pagava i dipendenti 4/5 euro l’ora. Più minimo di così…
La scorsa settimana, in questa rubrica, vi ho parlato dell’importanza dei notai e di come uno di loro, per aiutare mammina sua, assumeva pastori e operai: pagava 65 euro al giorno e, subito dopo, se ne faceva ridare 40. Un’aquila! Un siciliano spertu.
Quello di oggi, invece, è piemontese, o almeno sta in Piemonte perché in realtà l’è un terún anca lu, di Lavello, provincia di Potenza. E di mestiere non fa il notaio ma il senatore e, prima, faceva il presidente del Consiglio regionale del Piemonte. Insomma, uno sgobbone mica da ridere. Lui viene dalla Margherita e, oggi, è nel Pd. Ve lo cito perché è giusto sottolineare le qualità di una persona quando ne vale la pena. E per il senatore Mauro Laus ne vale proprio la pena.
La sua prima qualità è la coerenza. Già, si fa presto dire coerenza. Ma cosa significa, in soldoni? Il dizionario recita che la coerenza è la “Conformità tra le proprie convinzioni e l’agire pratico”. Bene. Ora ne so di più. E perché il senatore è coerente?
Adesso ve lo spiego. Intanto se andate nel suo sito ufficiale (http://www.maurolaus.it/), vedrete tre grandi fotografie. Nella prima ci sono i suoi denti. Nel senso che è una foto istituzionale con il suo faccione in primo piano e i denti d’ordinanza. Sta seduto ad un tavolo importante e, di lato, un paio di bandiere; la seconda foto mostra il coerente in Consiglio regionale mentre sta parlando; la terza foto è una manifestazione, tutti in camicia, con a fianco qualche sindaco. Ma soprattutto i suoi 54 denti ben in mostra, in primissimo piano. Lo slogan di questa foto è: “Al servizio della gente”. Sì perché i politici sono sempre al “servizio della gggente”, tutti prestati alla politica. Lui, classe 1966, non dice esattamente da chi è stato prestato ma un altro sito dice è “dirigente”. Cosa diriga, o cosa abbia diretto, io non lo so ma nel suo curriculum di quando era presidente del Consiglio regionale scrive: “Nel 1990, a soli 24 anni, da studente fuori sede diventa presidente di una piccola cooperativa di servizi che l’allora giovanissimo manager accompagna in una costante e significativa crescita”.
Ottimo. Poi sale al Nord e dirige la coop di servizi Rear, a Torino. Lavora, quindi, nel sociale perché lui il sociale c’è l’ha in testa mica fra i denti. Tanto è vero che il 25 febbraio 2018, al Centro congressi “Giovanni Agnelli” fa un intervento che resterà negli annali della coerenza. Dice il Laus di Lavello: “Tu dopo che hai retribuito le persone a 4 o 5 euro l’ora, ti permetti il lusso di voler rappresentare i diritti dei lavoratori?”. Domanda retorica. Ma a chi si rivolgeva il senatore? Con chi ce l’aveva?
Ce l’aveva con uno di Lavello che nel 2012 aveva, diciamo così, sanzionato o licenziato i lavoratori che protestavano per le misere paghe: 5,44 l’ora. Lordi neh! Cosa era successo? Era successo che la coop Rear aveva l’appalto per il controllo del Museo del Cinema e della Reggia di Venaria, l’accoglienza e la biglietteria. Nel giugno 2011, l’assemblea dei soci coop decide un taglio del 10% perché i soldi degli enti pubblici arrivavano in ritardo. Ci sono proteste e licenziamenti. I licenziati vincono sia in Tribunale che alla Corte d’Appello: i licenziamenti sono illegittimi e il contratto applicato deve essere quello della Confcommercio non quello della coop Unci.
Intanto i dirigenti del Pd si sono riuniti per decidere a chi far elaborare la proposta di legge sul salario minimo garantito. Ci voleva uno di grande esperienza, di grande coerenza, di grande spessore culturale, di grandi visioni, di grandi aperture e con tanti denti. Ebbene, sì, avete indovinato: il promotore della proposta di legge dem sul salario minimo garantito sarà il Lavello, anzi quello di Lavello, cioè Mauro Laus.
E perché fra le qualità citavo anche lo spessore? Perché in Senato mentre si discuteva dell’abbominevole Decreto sicurezza, una senatrice dei 5 Stelle, Alessandra Maiorino ha duramente criticato la politica migratoria del governo precedente e in particolare di quello guidato da Matteo Renzi e ha affermato: “Per colpa di questa politica di una sinistra salottiera e spensierata si è creata una situazione insostenibile in termini d’impatto sociale e di costi per lo Stato”. Eh no, Alessandra. Così non va. Infatti è insorto subito il piemontese-lucano con una frase sibillina: “Tornatene in cucina!”.
Attaccato un po’ da tutti, Laus, a sua volta, si è difeso: “Non accetto accuse di sessismo da nessuno, men che meno dalle senatrici della Lega e del M5s... La collega Maiorino e altri senatori della maggioranza non facevano altro, in Aula, che provocarci dandoci dei ‘salottieri’. Io ho risposto: ‘Invece che al nostro salotto, pensate alla vostra cucina’. Mi riferivo al patto di potere tra Lega e M5s”.
Forse dirò una cosa scontata e certamente non voglio inserirmi in un dibattito così alto perché io, è risaputo, non capisco niente di politica. Ma sto pensando: se il senatore che pagava 4/5 euro lordi i lavoratori fosse rimasto a Lavello, non era forse meglio? Sì! Sarebbe stato meglio per noi, per i lavoratori, per il Senato, per i salotti, le cucine. E anche per i lavelli.
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