Grazie insegnanti

Senza nulla togliere all’attività – in taluni casi veramente eroica – di medici e infermieri, operatori della salute e della sicurezza, e anche di tante altre categorie...
Scrivo questa paginetta per ringraziare da parte mia e spero di tutti gli italiani una categoria di lavoratori e soprattutto lavoratrici di cui nessuno sembra accorgersi.
Senza nulla togliere all’attività – in taluni casi veramente eroica – di medici e infermieri, operatori della salute e della sicurezza, e anche di tante altre categorie che meritano la nostra piena riconoscenza, vorrei ricordare il numero esorbitante di maestri e maestre della scuola dell’infanzia e primaria che dalla fine di agosto, in condizioni a volte disperate, stanno portando avanti il lavoro didattico in presenza.
Spesso senza banchi, senza mascherine, spesso dovendo inventare giorno dopo giorno una programmazione che tenga conto dell’emergenza e delle modifiche quotidiane che questa comporta, sempre mettendosi a servizio dei genitori e dei bambini, sempre dispensando conoscenza e rassicurazione, tenendo insieme un giorno dopo l’altro gruppi smembrati, spaventati, rifacendo le classi e le interclassi, dovendo spiegare cos’è la quarantena, perché la mamma dell’amichetto non è tornata a casa, perché la collega è ancora all’ospedale, senza mai discriminare fra normodotati e bambini con problemi di apprendimento, magari con disabilità che riguardano la vista o l’udito, e nel frattempo svolgendo accuratamente i programmi, redigendo relazioni e verbali, trascrivendo registri, formalizzando decisioni, tenendo riunioni online nel “tempo libero”, partecipando a corsi di formazione, e tutto questo – spesso – senza nemmeno avere ancora un posto di ruolo, ma come precari, in attesa della “chiamata”, magari dopo un concorso vinto due anni fa…
A loro rivolgo il mio grazie, a loro che lavorano in tutte le zone, anche quelle rosse, e rischiano la vita, la salute, l’equilibrio psichico per uno stipendio che anche quando si è “di ruolo” resta fra i più bassi d’Europa, a loro che con una, due, tre o quattro lauree stanno prendendosi cura dei nostri figli e dei nostri nipoti, uomini e donne di domani, che mi auguro proveranno la stessa gratitudine per questo esercito silenzioso che tiene viva la Cultura, l’istruzione, la dignità, il rispetto dell’Altro, lo spirito di comunità.
Grazie.
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