Il "digital use divide" la nuova sfida da affrontare

Intervista a Carmine Martinucci, presidente dell’Associazione internazionale per la promozione della Scuola a Rete DiCultHer e responsabile editoriale della rivista Culture Digitali.
- Carmine Marinucci
Carmine Marinucci ha svolto attività di ricerca nei settori della Geobotanica e della Paleoecologia naturalistica e culturale partecipando anche a numerose missioni di archeologia insediamentale in Italia e in Medio Oriente. È stato vicepresidente della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) fino al 2005, membro del Comitato di Presidenza e dal giugno 2007 al 2009 segretario generale. Dal novembre 2013 all’aprile 2015 segretario generale dell’Associazione Italiana Istituti di Cultura (AICI) (www.aici.it), dal 2015 è segretario generale della Scuola a Rete in Digital Cultural Heritage (www.diculther.it), dal marzo 2019 è presidente dell’ Associazione internazionale per la promozione della Scuola a Rete DiCultHer e dall’agosto 2021 responsabile editoriale della rivista Culture Digitali [1].
Lo abbiamo intervistato per condividere con lui sensazioni e informazioni sullo stato attuale della cultura digitale.
Può raccontarmi del suo percorso professionale e delle esperienze che l’hanno condotte alla presidenza di DiCultHer?
"Il mio percorso professionale ha radici lontane nella mia formazione in Scienze Biologiche, che mi ha permesso di sviluppare un interesse sia per la ricerca naturalistica che per quella culturale. Fin dai miei primi anni, mi sono dedicato infatti a studi in Geobotanica, Paleoecologia e Archeologia insediamentale, partecipando a missioni archeologiche in Italia e in Medio Oriente. Queste esperienze sono state significative, in particolare perché mi hanno sempre spinto a conoscere e dialogare con gli ambiti disciplinari altrui per progettare interventi interdisciplinari.
Negli anni ’80 e ’90 ho lavorato presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, occupandomi dell’organizzazione della ricerca scientifica e collaborando direttamente con i Ministri del periodo. Durante questo periodo ho avuto modo di partecipare alla definizione delle politiche della ricerca in Italia e in sede europea, occupandomi tra l’altro di promuovere iniziative di diffusione della Cultura scientifica e storico-scientifica, come la “Settimana della Cultura Scientifica” attiva dal 1991, che miravano a diffondere la cultura scientifica su scala nazionale ed europea.
Oggi, come presidente di DiCultHer, metto a frutto tutto questo bagaglio di esperienze per promuovere una cultura digitale che sappia unire tradizione e innovazione, valorizzando il patrimonio culturale attraverso strumenti e tecnologie avanzate.
Quali le principali sfide affrontate nel promuovere la cultura digitale in Italia?
"In Italia le sfide sono molteplici. Da un lato c’è il divario digitale, che richiede un costante impegno per migliorare l’alfabetizzazione tecnologica di ogni cittadino. Dall’altro, il passaggio dalla “confidenza tecnologica” alla “consapevolezza tecnologica”. Oggi, infatti, non si parla più tanto di digital divide, ma di digital use divide. In questo senso, la comprensione del ruolo del digitale e dell’IA nella valorizzazione del patrimonio culturale è rilevante. Immaginare cioè strumenti concreti per vivere il patrimonio culturale nel nostro tempo e per la co-creazione di un insieme di competenze digitali abilitate ad assicurare la conservazione, sostenibilità, valorizzazione e promozione del Patrimonio culturale, ma anche e soprattutto per favorire la conoscenza approfondita dell’uso consapevole del digitale e dell’IA e degli strumenti e tecniche di comunicazione rese disponibili oggi dal digitale e dall’IA per una comunicazione eticamente efficace.
Da ultimo, ma certamente non di minore rilevanza, la difficolta ad essere compresi, quando si parla di nuovo Patrimonio Culturale Digitale (PCD). Il concetto di Patrimonio Culturale Digitale è ancora in fase di definizione, senza una visione univoca e consolidata. Un patrimonio che si colloca al centro di una trasformazione culturale epocale, in cui le risorse digitali, sia native che derivate da processi di digitalizzazione, assumono una rilevanza strategica per il dialogo tra passato e futuro. L’Associazione #DiCultHer, in linea con le indicazioni del Consiglio dell’Unione Europea del 2014, si è impegnata nella promozione di una definizione condivisa e operativa del PCD, con particolare attenzione alla sua funzione educativa e progettuale. PCD che oggi, in ambito educativo trova riscontro nelle numerose iniziative di #DiCultHer, come #HackCultura, che stimolano studentesse e studenti a riflettere sul concetto di “titolarità culturale” e a sviluppare una consapevolezza critica verso l’uso delle tecnologie digitali. Attraverso questi percorsi, il patrimonio digitale diventa uno strumento per costruire identità culturali condivise e per favorire l’inclusione sociale.
Qual è la missione principale di DiCultHer e quali obiettivi si prefigge di raggiungere?
"#DiCultHer persegue la finalità della promozione della Cultura Digitale per concorrere alla formazione delle competenze nel settore del Patrimonio Culturale Digitale e per garantire contesto e sviluppi attuativi al “diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del digitale e dell’IA per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei luoghi della cultura”. In questa direzione, nel corso dei suoi primi dieci anni di attività, #DiCultHer ha avviato un percorso per la costruzione di un sistema di competenze digitali consapevoli, abilitate alla gestione, co-creazione, salvaguardia, conservazione, sostenibilità, stabilità, trasferimento, accessibilità, riuso delle entità culturali digitali contemporanee e future, tramite acquisizione cosciente dell’identità connaturata al digitale.
Obiettivi questi peraltro sottolineati nel Manifesto Ventotene Digitale1 nato nel 2017 quale contributo #DiCultHer all’Anno europeo del patrimonio culturale (2018) e ribaditi nella sua revisione (2021) in occasione dell’anniversario degli ottanta anni dal Progetto di Manifesto “Per un’Europa libera e unita” di Spinelli-Rossi e ribaditi nella Carta di Pietrelcina per l’educazione all’eredità culturale (2) per una sfida ben più ampia e strutturata di quella che il sentire comune sintetizza nell’uso critico della Rete, o nell’informatica. Una sfida da affrontare partendo da un’idea di ecosistema di conoscenze e competenze strutturate perché siano allineate alla rapidità evolutiva che caratterizza il Ventunesimo secolo, fatta di nuove alfabetizzazioni, ma anche e soprattutto di conoscenze e competenze inter-, trans- e multidisciplinari da sviluppare e di creatività, con particolare attenzione al rafforzamento della produzione e comprensione di contenuti complessi e articolati anche all’interno dell’universo comunicativo digitale, nel quale oggi prevalgono ancora granularità e frammentazione.
In che modo l’associazione contribuisce alla valorizzazione del patrimonio culturale digitale?
"#DiCultHer promuove sul piano nazionale e internazionale iniziative di supporto e promozione della cultura digitale in ambito scolastico ed ha attivi numerosi Accordi Quadro con organismi centrali del Ministero della Cultura (ICCU, ICBSA) e con la DG Educazione e Ricerca per l’attuazione del Piano Nazionale per l’Educazione al Patrimonio Culturale. Ha inoltre Protocolli d’intesa con rilevanti organizzazioni culturali (Cultura Italiae, PA Social, Stati generali delle Donne), con alcune Università (UniTO, UniBA, UniBO, UniMercatorum), nonché con INDIRE e Italia Nostra.
In particolare, #DiCultHer ha avviato e consolidato negli anni una serie di iniziative quadro confluite annualmente in documenti programmatici3. Per l’anno scolastico 2024-25:
1) Decima edizione della Settimana delle Culture Digitali “Antonio Ruberti” (6-11 maggio 2025);
2) Settima edizione di #HackCultura2025 l’hackathon delle studentesse e degli studenti per la titolarità culturale;
3) Settima edizione della #Rassegna dei Prodotti Digitali realizzati dalle Scuole italiane sui temi del Digital Cultural Heritage;
4) Quinta edizione dei Webinar settimanali sui temi della Cultura Digitale e l’AI;
5) Quinta edizione della Festa dell’Europa (9 maggio 2025)
6) Prima edizione del Festival Culture Digitali @niene.
7) Cantiere “Ragazze Digitali”
8) Ha prodotto la Carta dei Diritti nell’era digitale e dell’AI, per le nuove generazioni
9) Canale YT dedicato
10) Manifesto Ventotene Digitale
11) Rivista “Culture Digitali” codice ISSN 2785-308X
12) Ha promosso una serie di Comunità Patrimoniali per l’attuazione della Convenzione di Faro in alcuni territori quali il Molise, la Sicilia, Rete Scuole Abruzzo, nonché per la salvaguardia e la valorizzazione del Patrimonio Culturale della Moda, denominata “DiCultHer Faro Moda”;
13) Ha avviato, in collaborazione con la casa editrice Stamen, una collana editoriale sulle Culture Digitali, i cui primi libri sono:
IL PATRIMONIO CULTURALE DIGITALE. Modelli teorici, proposte didattiche nuovi linguaggi educativi
CULTURA DIGITALE, RELAZIONE, EMPATIA. Paradigmi della nuova rivoluzione industriale.
14) TG CULTHER, il TG delle culture digitali.
Può illustrarci alcuni dei progetti più significativi promossi da DiCultHer negli ultimi anni?
"Sicuramente #HackCultura, l’hackathon delle studentesse e degli studenti per la titolarietà culturale, quest’anno alla sua settima edizione rappresenta il “laboratorio” delle idee e del fare di #DiCultHer. Per #DiCultHer infatti, #HackCultura, rappresenta il riferimento pedagogico per valorizzare le potenzialità e la creatività degli studenti; l’alfabetizzazione all’informazione e ai media, la comunicazione e collaborazione digitale. Veri e propri spazi di dialogo e di approfondimento con il mondo della Scuola per sostenere una “Cultura digitale” attraverso un’attenzione costante all’innovazione, ai temi dell’inclusione sociale, dell’interculturalità, della sostenibilità e del contrasto dei pregiudizi verso le differenze di ogni genere, di cultura, di età, di provenienza, di abilità, di colore della pelle.
Nello specifico, #HackCultura, “sfida” docenti e studenti per il superamento del concetto di FRUIZIONE legato al valore d’uso a favore del concetto di ‘PARTECIPAZIONE’ dei processi di tutela attraverso la piena consapevolezza della ’titolarità culturale’ del patrimonio esercitata con diritto e la sua “presa in carico” dell’eredità culturale che ricevono dal passato. #HackCultura, quindi una vera e propria “maratona virtuale” basata su contenuti, che termina durante la Settimana delle culture digitali A. Ruberti a maggio di ogni anno scolastico.
Infine, uno dei progetti di cui sono particolarmente orgoglioso è il TGCULTHER, un format che riprende il modello del telegiornale che avevamo lanciato nel 2015, quando nacque DiCultHer per “raccontare” le trasformazioni digitali nel campo culturale.
Come coinvolgete le istituzioni educative e culturali nelle vostre iniziative?
Fondamentalmente attraverso accordi quadro con le istituzioni di riferimento, di cui ho accennato prima.
Qual è il ruolo dell’educazione nella promozione della cultura digitale?
" Rispondo con le parole dell’On. Anna Ascani, Vicepresidente Camera dei deputati, con le quali introduce l’edizione 2024 della Carta di Pietrelcina: “Educare per partecipare” Sono queste parole che racchiudono lo spirito e la funzione della Carta di Pietrelcina quale documento che mira a offrire indicazioni e spunti di intervento per fare di ciascuno di noi un cittadino attivo, un “titolare” del nostro patrimonio, capace di prendersi carico della “casa comune” e della comune eredità culturale e di farne occasione di sviluppo per i territori e per il Paese. A partire dalla scuola, luogo in cui si formano generazioni di donne e uomini che, attraverso la conoscenza, potranno incidere sugli scenari futuri e sulla crescita dell’Italia e dell’Europa.
In che modo DiCultHer supporta la formazione di docenti e studenti nell’ambito del patrimonio culturale digitale?
" Non siamo una istituzione formativa, quindi la nostra attività di supporto ai docenti si manifesta attraverso numerosi percorsi di approfondimento come, per esempio, la rivista “Culture Digitali”, i vari workshop e webinar che mirano a fornire competenze aggiornate e strumenti pratici sia ai docenti che agli studenti.
Con quali enti o istituzioni collaborate per promuovere la cultura digitale?
"Collaboriamo con una vasta gamma di enti, tra cui gli Istituti Centrali del Ministero della cultura , gli USR del MIM, università, enti locali e organizzazioni non profit. Queste sinergie ci permettono di ampliare la portata delle nostre iniziative e di garantire una condivisione efficace delle risorse e delle competenze, favorendo un impatto reale e diffuso sul territorio."
Quali sinergie ritiene siano fondamentali per il successo delle vostre iniziative?
"La forza delle nostre iniziative risiede nella capacità di creare reti, “ecosistemi” collaborativi, in cui pubblico e privato, istituzioni e comunità, lavorano insieme verso un obiettivo comune. L’integrazione di competenze interdisciplinari e la condivisione di esperienze sono essenziali per innovare e superare le sfide, creando un ambiente favorevole all’educazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale digitale."
Quali sono le principali sfide che il patrimonio culturale digitale deve affrontare oggi?
"Le sfide principali riguardano la conservazione a lungo termine dei dati digitali, l’accessibilità universale e la protezione contro le minacce informatiche. È necessario sviluppare tecnologie avanzate e metodologie innovative per garantire che il patrimonio digitale non venga solo preservato, ma anche aggiornato e diffuso in modo equo, superando le barriere tecnologiche e culturali che ancora oggi limitano il suo potenziale."
Come vede l’evoluzione della cultura digitale nei prossimi anni e quale ruolo intende avere DiCultHer in questo contesto?
"Credo che la cultura digitale diventerà sempre più integrata nella vita quotidiana, trasformando il modo in cui conserviamo e fruiamo la cultura. DiCultHer intende essere un attore di riferimento, capace di anticipare le tendenze e di guidare progetti innovativi. Il nostro impegno è quello di creare un ambiente inclusivo e dinamico, dove tradizione e tecnologia possano coesistere per promuovere un futuro culturale sostenibile e partecipato."
In che modo le nuove tecnologie influenzano la conservazione e la diffusione del patrimonio culturale?
"Le nuove tecnologie, come la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale e le piattaforme digitali, stanno rivoluzionando il modo in cui possiamo archiviare e valorizzare il patrimonio culturale. Esse permettono di creare esperienze immersive e interattive che facilitano la comprensione e la fruizione dei contenuti storici, offrendo al contempo strumenti avanzati per la digitalizzazione e la conservazione dei materiali, anche in presenza di minacce di obsolescenza o attacchi informatici."
Quali innovazioni ritiene possano avere un impatto significativo nel settore culturale digitale?
"Ritengo che l’adozione della blockchain per garantire la trasparenza e l’autenticità dei contenuti digitali, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per il restauro e la digitalizzazione di materiali storici, e l’implementazione di tecnologie immersive come la realtà aumentata possano davvero rivoluzionare il settore. Queste innovazioni offrono nuove opportunità per conservare il patrimonio culturale e renderlo fruibile in modi completamente nuovi, ampliando gli orizzonti della comunicazione e dell’esperienza culturale."
Come promuovete la partecipazione attiva della comunità nella valorizzazione del patrimonio culturale digitale?
"In DiCultHer crediamo fortemente nel valore della partecipazione collettiva. Organizziamo eventi, laboratori e piattaforme online che invitano cittadini, esperti e istituzioni a condividere le proprie esperienze e conoscenze. Questo approccio collaborativo non solo arricchisce il patrimonio digitale, ma crea anche un senso di responsabilità condivisa, fondamentale per un’effettiva valorizzazione culturale."
Quali strategie adottate per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della cultura digitale?
"Utilizziamo una comunicazione multicanale che spazia dai social media agli incontri pubblici, fino alle collaborazioni con media locali e nazionali. Attraverso campagne informative, storie di successo e dati concreti, miriamo a mostrare come una corretta educazione digitale possa influire positivamente sulla nostra capacità di preservare e valorizzare il patrimonio culturale. In questo modo, coinvolgiamo direttamente il pubblico e lo invitiamo a partecipare attivamente alle nostre iniziative. Ma anche attraverso la promozione di una nostra rivista di approfondimento e scambio di buone pratiche “Culture Digitali" (ISSN 2785-308X) e, da ultimo il TGCULTHER, che utilizza la comunicazione multimediale per la promozione delle esperienze.
Cosa l’ha motivata a dedicarsi alla promozione della cultura digitale?
"Ho ricevuto molto sia nel mio spazio privato che professionale, ed è giunto il momento di “restituire” il tanto che ho ricevuto. In questo mi aiutano le esperienze pregresse, la passione per la tecnologia e la convinzione che il digitale rappresenti un’opportunità straordinaria per innovare il modo in cui apprendiamo, viviamo e trasmettiamo la cultura. Vedere come le nuove tecnologie possano rendere la conoscenza più accessibile e interattiva mi ha spinto a dedicarmi a questo campo, con l’obiettivo di creare un ponte tra tradizione e innovazione che possa arricchire la società nel suo complesso."
Quali sono le sue aspirazioni future per DiCultHer e per il panorama culturale digitale italiano?
Dopo 10 anni di attività dedicati alla promozione della Cultura Digitale per un uso consapevole e critico del digitale stesso e dell’IA nel settore della cultura e del patrimonio culturale, è forse arrivato il momento di avviare una nuova fase: non solo promuovere l’uso dell’IA per la cultura, ma costruire una vera e propria AI per la CULTURA. Finora, infatti, la maggior parte delle riflessioni sull’intelligenza artificiale si è concentrata sull’uso consapevole ed etico dell’IA in una molteplicità di settori, compreso il settore culturale. Tuttavia, manca un framework che definisca l’etica e la responsabilità nella progettazione stessa di sistemi IA per il settore culturale.
L’idea è quella di colmare questo vuoto, lavorando su un modello che metta la cultura e i diritti digitali al centro della progettazione, basandosi su alcuni principi irrinunciabili per la progettazione responsabile dell’IA per la cultura:
1. Etica Integrata nel Design → L’IA non deve solo rispettare principi etici nell’uso, ma deve essere progettata fin dall’inizio con valori culturali, inclusività e rispetto per la diversità.
2. Patrimonio Culturale Digitale come Fonte di Valore → Le soluzioni AI devono valorizzare il patrimonio (materiale e immateriale), senza snaturarlo o standardizzarlo in logiche puramente commerciali.
3. Trasparenza e Accessibilità → Algoritmi e dataset devono essere aperti, comprensibili e accessibili a tutte le comunità, non solo a esperti tecnici.
4. Bias Culturali e Diversità → L’IA deve essere progettata evitando il predominio di un’unica visione culturale, garantendo la rappresentazione di lingue, minoranze e patrimoni meno valorizzati.
5. Co-Creazione e Partecipazione Democratica → Le comunità patrimoniali, i cittadini e i professionisti della cultura devono essere coinvolti nella progettazione dell’IA.
6. Sostenibilità e Impatto Sociale → Le soluzioni di IA per la cultura devono considerare il loro impatto ambientale e sociale, promuovendo modelli di sviluppo sostenibili.
7. Memoria e Innovazione → L’IA deve connettere passato, presente e futuro senza sostituire la creatività umana, ma potenziandola in modo rispettoso e significativo.
8. Governance e Regolamentazione Specifica → Serve un framework normativo per guidare lo sviluppo di IA che operano nel settore culturale, con una governance chiara e partecipata.
Questi principi saranno sviluppati e consolidati in un Manifesto per la Progettazione Responsabile dell’IA per la Cultura, per una AI CULTURA. In altre parole, uno spazio di intelligenza artificiale etico e inclusivo, progettato per promuovere la consapevolezza e l’esercizio dei diritti culturali nell’era digitale.
Ringraziamo Carmine Marinucci per la sua disponibilità.
[1] Fonte: DiCultHer autori.
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