Chi ha tempo non aspetti tempo

Oggi è il mondo iperefficiente e iperveloce a turbare l’organizzazione del tempo sociale, in conflitto con i ritmi del mondo....
La vita sociale, capaci di concepire il trascorrere del tempo, distingue gli esseri umani dagli altri animali. Il tempo nella concezione della Grecia antica, ha forma circolare, opposta al pensiero biblico che interpreta la dimensione temporale in forma lineare o storica. È il mondo interpretato in direzione lineare a prolungarsi continuamente, senza conoscere né ritorno, né ciclicità, né ripetizione. Il futuro e l’utopia acquistano dimensioni fondamentali nell’intendere il tempo in modo più compiuto. Dopo Nietzsche si afferma un’altra concezione: l’eterno ritorno di avvenimenti identici.
La nostra mente ha confini invalicabili, dove la ragione si arresta: oltre le quattro dimensioni in cui viviamo ne esistono molte, senza poterle percepire. Basti pensare che la vita a velocità superiori a quella della luce scorre in modo diverso e il tempo scorre a velocità diverse a seconda del moto del sistema. Nel cambiare il modo di concepire il tempo l’anno civile si collega alla vita cosmica della natura.
Nel 46 a.C. Giulio Cesare introdusse il calendario giuliano al posto di quello romano, sostituito nel 1582 dal calendario gregoriano.
Com’è interiorizzato il ritmo di vita di una comunità? Il ritmo di vita, la “fretta” cambia secondo la città e la nazione e manipolare il tempo causa comportamenti differenti. I paesi dell’Europa occidentale hanno il ritmo di vita più rapido al mondo, in testa la Svizzera, ma tra i primi troviamo anche il Giappone, mentre il Messico ha il ritmo di vita più lento. La relazione tra gli individui e il tempo può influenzare la probabilità di aiutare uno sconosciuto in difficoltà.
Le città col ritmo di vita più rapido sembrano meno disponibili ad aiutare. Si riconosce in un ritmo di vita più lento la condizione necessaria ma non sufficiente dell’altruismo. Se l’atteggiamento di una persona verso il tempo è essenzialmente appreso, in una relazione inconscia e soggettiva, consapevoli dell’atteggiamento inconscio verso il tempo possiamo modificarlo in meglio.
Gli schemi temporali frazionano il flusso continuo dell’esperienza e permettono l’ordine coerente degli eventi. Possono rispecchiare strutture cicliche e ripetitive. La prospettiva temporale codifica, immagazzina e rievoca le esperienze, ha un ruolo essenziale nella vita delle persone.
- Tempo
Tendiamo a sviluppare e privilegiare una particolare prospettiva temporale, orientata al futuro, al presente o al passato fitto di ricordi positivi e negativi. Gli atteggiamenti contrastanti verso il passato influenzano profondamente le decisioni quotidiane. La mente abbonda di sistemi di riferimento vincolanti.
Chi controlla il passato controlla il futuro (Orwell, 1984), dal punto di vista del controllo sociale e politico. Nel controllare il presente si può riscrivere il passato e controllare il futuro. Il controllo del presente determina cosa entrerà a far parte del nostro passato. Quale atteggiamento si ha verso il tempo?
Il tempo interpretato positivamente è un indicatore di salute psicologica ed emotiva. La maggior parte delle persone misura il tempo con la scala lineare della propria esistenza. Cent’anni sono una lunga esistenza, mille anni sembrano un’eternità. Nascita e morte sono l’ingresso e l’uscita della vita. La scansione rigorosa del tempo, già presente nelle liturgie quotidiane dei monaci benedettini, con la regola che “l’ozio è il nemico dell’anima”, si afferma con l’invenzione dell’orologio meccanico. I benedettini che per primi avvertirono il passare del tempo appartenente al divino, da usare per rendergli omaggio, come “risorsa scarsa”, credevano nell’incessante attività manuale quale penitenza e via per la salvezza eterna. Ogni momento va dedicato a una attività organizzata, assegnandovi un’ora del giorno appropriata. Nessun momento della giornata va lasciato al caso e per questo le campane annunciano l’inizio di ogni attività, per dare la certezza che tutti si presentino al momento giusto. I benedettini, nel razionalizzare il tempo, usano quello che nell’età moderna diventerà e sarà chiamato orario.
Uniformare la durata delle ore permette di programmare con precisione le attività quotidiane e sorvegliare le operazioni con più affidabilità. Gli orologi, al di fuori dai monasteri, raggiunti i comuni urbani, diventano l’elemento centrale di ogni piazza cittadina, nel coordinare la vita quotidiana commerciale e sociale. Le pratiche abituali di gruppo hanno una forte correlazione, sincronizzate, nell’assegnare a ogni membro un ruolo specifico.
La vita in generale e quella commerciale in particolare nel diventare sempre più efficienti richiedono più puntualità e precisione. La lancetta dei minuti fu introdotta nel 1577 e, poco dopo, anche quella dei secondi. E’ con l’ascesa dell’era industriale e del capitalismo che il tempo diventa denaro. A fine ‘700 gli orologi diventano una necessità. Lontani dal tempo della natura ci si orienta al battito costante del tempo meccanico della fabbrica. Orologio e orario delimitano sempre più il tempo.
Nel recuperare, costruire e interpretare i nostri ricordi la concezione del passato, li rimodella psicologicamente, collegati all’immaginare il futuro. Impossibilitati a cambiare quanto accaduto possiamo cambiare però il nostro atteggiamento verso l’accaduto. L’interpretare e codificare gli eventi vi assegna un significato emotivo con i pensieri e i sentimenti attuali che reinterpretano e rielaborano gli eventi trascorsi. Il passato che influenza i pensieri, i sentimenti e le azioni del presente, porta a determinare il corso della nostra vita. La memoria ha natura ricostruttiva e i ricordi nel tempo cambiano. Infatti atteggiamenti, credenze e informazioni del presente influenzano la ricostruzione, con i pensieri e i sentimenti dell’oggi a influenzare i ricordi di ieri.
I modelli di vita imposti dalla società contemporanea modificano profondamente il ritmo naturale del tempo, con la dimensione temporale che ha una sua rilevanza. Verso il passato abbiamo atteggiamenti positivi e negativi, ma quanti hanno un atteggiamento positivo verso il passato tendono a essere più felici e sani. Ricostruire attivamente il proprio passato porta continuità e senso di sé. Il passato torna inaspettato alla mente, colora il presente e muove l’azione. Nasciamo dominati da necessità biologiche e l’orientamento al presente è necessario per godersi la vita.
È prevedibile il futuro alla luce del presente? Perché investire nel futuro? Non conviene più pensare al presente? L’orientamento al futuro necessita di un presente stabile e coerente, domina la sfera lavorativa nell’ambizione e nel bisogno di riuscita a pianificare la vita. Chi è orientato al presente dimostra meno interesse al lavoro, scettico nella possibilità che il tempo ripaghi i suoi sforzi, con meno fiducia nella società, nelle istituzioni e nella famiglia. Vivono nel presente soprattutto i ceti inferiori.
I benestanti nell’ereditare patrimoni partecipano alle tradizioni familiari che sottolineano l’importanza di tramandare il passato e prepararsi al futuro. Perdere il senso del futuro fa perdere l’umanità e quando il presente pesa enormemente il futuro è inimmaginabile.
La tecnologia, dominante negli ultimi anni e il cui potere cresce, ha diffuso un sentimento di sopraffazione; nel far risparmiare tempo, rende più efficienti e permette di svolgere più compiti contemporaneamente. Senza più uno scopo, senza speranza si resta soli, sofferenti e si piomba nell’inutilità, costretti ad accettare la sconfitta. Gli ideali sembrano in frantumi, mentre nei social media verità e menzogna si mescolano, col rischio di distruggere l’umanità, noi stessi e quanto ci circonda. Il linguaggio ordina i pensieri, le esperienze e li comunica. Il lavoro prevalente nella dimensione del presente, organizza la vita quotidiana, resa ordinata e prevedibile. Il luogo dove una persona vive ne influenza il modo di vivere, ma è possibile modificare la prospettiva temporale e diventare equilibrati.
Concentrati sul presente si trascura il futuro, soprattutto se è certo il presente, ma incerto il futuro. Al presente ci si orienta in modo edonistico, fatalistico od olistico. Chi vive intensamente il presente ha solitamente un atteggiamento edonistico verso esso. Gli edonisti attratti dal piacere, lo cercano attivamente, ma lo fruiscono passivamente. Vivono attività e relazioni piacevoli, allettanti, eccitanti, nuove e stimolanti, si concentrano sulla gratificazione immediata, l’autostimolazione, i benefici a breve termine. Evitano i fastidi, i grandi sforzi e l’impegno costante, monotono o noioso. Amano scherzare e nel dedicarsi a giochi e svaghi, agiscono d’impulso. Gli edonisti, nel condurre vite attive e intense, amano circondarsi di persone stimolanti e beni materiali da mostrare.
La sensualità è il tratto principale delle persone orientate al presente, recettive agli stimoli sensoriali. L’umanità oggi è proiettata nell’immediatezza: cambia e scambia alla velocità della luce o quasi. Internet ha permesso alle tecnologie digitali di colonizzare ogni angolo del pianeta.
Ogni azione tangibile si trasforma in un processo informatico e tutto ciò che facciamo assume una dimensione digitale. Impigliati nelle reti digitali, le luci di questo tempo brillano di oscurità, in un presente tenebroso. Siamo sopraffatti dagli oggetti, dominati dai fuochi fatui del successo, del divertimento, sedotti dalle strategie del neocapitalismo, con gli algoritmi, le macchine e i sistemi informatici a compenetrare e dominare i nostri corpi, parte integrante del regno delle merci, degli spettacoli e delle informazioni.
Se la connessione contrassegna la nostra cultura ogni tecnica risuona di magia, nell’accordo profondo, in una stretta dipendenza verso quanto ci circonda. La società digitale, dal valore determinante, trasfigura la vita ordinaria, associa quanto fino a tempi recenti del tutto separato nello spazio e nel tempo. I media sono i nuovi totem dell’essere-insieme. L’orientamento temporale, con diversi aspetti importanti, orienta al futuro, ma la preoccupazione per il futuro spesso impedisce di rendersi pienamente conto del presente.
Si può vivere nel presente una dimensione fusa nel futuro? Alterare il senso del tempo pone dei problemi. Basti pensare alle sostanze psicoattive che senza controllo volontario e incerta la durata dell’effetto, possono influenzare profondamente la nostra percezione del tempo. L’orientamento al presente ha effetti positivi e negativi, ma essere orientati troppo rigidamente al futuro può intralciare la creatività e l’immaginazione. Le persone orientate al futuro tendono a farsi assorbire completamente da quanto fanno in un’esperienza di “flusso”, una condizione mentale speciale, dove si è assorbiti totalmente da un’attività per un certo periodo di tempo.
Coinvolti nel processo di fare qualcosa, focalizzati su quello che si fa, da giudicare e valutare, accettare o rifiutare è in gioco l’io. Le persone orientate al presente-edonistico si abbandonano volentieri all’esperienza di flusso. Più creative se incoraggiate a concentrarsi sul processo, ne trae vantaggio la creatività stessa. Nel susseguirsi dei giorni, nulla si può dare per scontato, si ha l’incognito. Il futuro, come il passato, non lo viviamo direttamente, è uno stato mentale psicologico, di aspettative, speranze e paure. Se convinti di poterci riuscire nel fare ci impegniamo maggiormente.
Credere in noi influenza il nostro comportamento, a sua volta influenzato anche da quanto gli altri pensano di noi. Se i piani efficaci permettono di amministrare giudiziosamente il proprio tempo, lo sprecare tempo diventa motivo di biasimo e forte sofferenza emotiva.
Oggi è il mondo iperefficiente e iperveloce a turbare l’organizzazione del tempo sociale, in conflitto con i ritmi del mondo. Non dobbiamo dimenticare che viviamo nel tempo e il tempo vive in noi, con gli orologi naturali che seguono il trascorrere del tempo. Se alcuni modi di percepire il tempo sono innati, sono gli stimoli ambientali a regolare quotidianamente l’orologio interno affinché i nostri processi fisiologici siano in armonia col mondo esterno. Pensare al futuro aiuta a evitare i pericoli e raggiungere i propri scopi, ma focalizzarsi ossessivamente sul passato può pregiudicare la capacità di pensare al futuro.
Il pensiero ha la funzione importante di immaginare, formare aspettative e fare previsioni, mentre gli esiti guidano il comportamento, col passato che serve per costruire un futuro migliore.
Per saperne di più
J. Barbour, Il punto di Giano. Una nuova teoria del tempo, Einaudi, Torino 2022.
P. Gangemi, Le misure del tempo, Codice Edizioni, Torino 2021.
J. Mazur, Storia del tempo: misurare il tempo da Zenone alla fisica quantistica, Il saggiatore, Milano 2020.
G. Northoff, Il codice del tempo. Cervello, mente e coscienza, Il mulino, Bologna 2021.
G. Orwell, 1984, Mondadori, Milano 2019.
R. Panikkar, Spazio, tempo e scienza, Jaca book, Milano 2021.
P. G. Zimbardo, Il paradosso del tempo: la nuova psicologia del tempo che cambierà la tua vita, Giunti, Firenze 2022.
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