Intervista (im)possibile a Sora Lella

Sora Lella: Il Cuore della Cucina Romana. Un’icona della Tradizione. Una delle figure più amate della cucina romana e della cultura popolare
Ah, ora mi è tutto chiaro! Volete intervistare Elena Fabrizi, più conosciuta come Sora Lella …
Un personaggio iconico della cucina romana: una delle figure più rappresentative della gastronomia tradizionale della Capitale. Sora Lella era una cuoca straordinaria, nota per il suo ristorante a Trastevere dove ha accolto numerosi personaggi famosi, da attori a politici. Nata a Roma nel 1921, è diventata un simbolo della cucina povera romana, nel preservarla e celebrarla con passione. La sua cucina un omaggio ai piatti tipici romani, come la pasta alla gricia, la coda alla vaccinara, e i famosi frittelli, con un focus particolare sulla valorizzazione del "quinto quarto" (interiora e frattaglie), come la trippa, il fegato e le animelle. Una fama cresciuta grazie alla personalità affabile e alla comunicativa naturale: Sora Lella cuoca, ma anche una grande raccontatrice di storie, che amava condividere con i suoi clienti. La sua cucina, semplice ma ricca di sapori, ha reso il suo ristorante un luogo dove si respirava la vera Roma tradizionale. Inoltre, Elena Fabrizi ha partecipato a numerosi programmi televisivi e anche a film italiani, dove ha interpretato se stessa, diventando una vera e propria celebrità nel panorama culturale italiano. Il suo personaggio ha conquistato anche il cuore del pubblico, facendo di lei un’icona della cucina e della cultura romana.
Nel cuore di Roma, dove la cucina non è solo cibo ma anche cultura e storia, c’è un nome che resiste al tempo: Sora Lella, al secolo Elena Fabrizi. Con il suo ristorante nel caratteristico quartiere di Trastevere, Sora Lella è diventata una figura simbolica della gastronomia capitolina, tanto che il suo nome è ormai sinonimo di cucina romana autentica. La sua cucina un viaggio nei sapori e un racconto di memorie familiari e di saggezza popolare. Sora Lella ha aperto il suo ristorante negli anni ’50, un angolo di tradizione dove i piatti tipici della capitale venivano preparati con un amore e una passione che si riflettevano nei sapori ricchi e genuini. Pasta alla gricia, coda alla vaccinara, trippa alla romana: piatti della cucina povera che riscoprono i sapori di un tempo, fatti con ingredienti semplici ma straordinari, e una maestria che ha fatto scuola. Quella di Sora Lella era una cucina semplice, robusta, autentica, preparata come una volta. Una delle sue specialità più amate era il quinto quarto, il cuore della cucina romana povera, che ha saputo esaltare in piatti come la pajata o il coratello. La cucina di Sora Lella raccontava la Roma più verace, quella che non ha paura di utilizzare tutte le parti dell’animale, per rispetto della tradizione e della materia prima. Sora Lella era una cuoca, ma anche una storica della tradizione gastronomica. La sua cucina un racconto continuo, che narrava la Roma del popolo che si adattava alle necessità quotidiane, senza mai rinunciare alla qualità. La sua ospitalità leggendaria: ogni cliente che entrava nel suo ristorante un ospite a cui Sora Lella raccontava, con una risata e una battuta pronta, il segreto delle sue ricette. La sua voce e il suo carattere memorabili quanto i suoi piatti. Sora Lella è riuscita a far conoscere la cucina romana tradizionale ben oltre i confini della capitale. Il suo ristorante meta per i turisti, ma anche per molti romani che, magari in cerca di un po’ di nostalgia, si sedevano ai suoi tavoli per gustare un piatto di coda alla vaccinara o una trippa come quella della nonna. L’incontro tra romani e stranieri ai suoi tavoli ha reso il suo ristorante un piccolo rifugio di autenticità in una città che, con il passare degli anni, stava cambiando. Anche dopo la sua morte nel 1991, la figura di Sora Lella continua a essere una guida per quanti cercano di capire, assaporare e preservare la cucina di Roma. Oggi, la sua cucina vive nel cuore di chi ancora prepara i suoi piatti secondo le sue ricette, nel rispetto delle tradizioni. Molti ristoranti e cuochi romani si ispirano ancora a lei, mantenendo viva la memoria di una donna che ha fatto della cucina la sua vita e il suo amore più grande. Sora Lella ha insegnato che la cucina romana è più di un semplice atto di cucinare: è un’arte che racconta la storia di una città, di una cultura, di una comunità. Le sue ricette, tramandate con passione e dedizione, sono un omaggio alla Roma di un tempo, quella che sa riconoscere il valore degli ingredienti semplici e trasformarli in piatti che rimangono nel cuore di chi li assapora. A Trastevere continua a vivere la tradizione gastronomica di Sora Lella.
Buongiorno, Sora Lella! È un onore averla qui con noi. Partiamo dal principio: com’era la Roma della sua giovinezza?
Sora Lella: Ah bello de zia, Roma era tutta ‘n’artro discorso! Er Tevere era più pulito, la gente se conosceva, se volevamo bene… o ce menavamo, ma sempre co’ ‘na stretta de mano dopo! Nun c’era ‘sto traffico che te fa diventà matto e soprattutto la gente nun stava tutto er giorno co’ ‘sti telefoni in mano.
"Sora Lella, lei è un’icona della cucina romana e una persona che ha saputo raccontare con il suo sorriso e la sua cucina la tradizione della Capitale. Com’è iniziata la sua carriera in cucina?"
Sora Lella: "Ah, caro mio, altro che carriera quella, è stata una passione che è arrivata un po’ per caso. Da giovane, sono sempre stata in cucina con mia madre e mia nonna, che mi insegnavano a fare i piatti tipici romani, quelli che sanno di casa. Poi, col tempo, ho deciso di mettermi in gioco, prima aiutando nella trattoria di famiglia e poi aprendo il mio ristorante. Ma per me, non si trattava mai solo di cucinare, era una questione di cuore. La cucina è un atto d’amore."
"Lei è conosciuta per i suoi piatti tipici, come la pasta alla gricia, la coda alla vaccinara e le fettuccine. Qual è il piatto che sente più vicino al suo cuore?"
Sora Lella: "Ah, la pasta alla gricia! Quella è la vera Roma, fatta con i pochi ingredienti giusti, il guanciale, il pecorino, il pepe... una ricetta semplice, ma che se la fai bene, ti conquista. Però, ogni piatto romano ha la sua storia. La coda alla vaccinara è un piatto che racconta il cuore popolare di Roma, la sua forza e la sua tradizione. Ogni volta che lo preparo, mi sembra di sentire la città che parla."
"Nel corso degli anni, la cucina romana ha subito cambiamenti. Cosa pensa delle tendenze moderne che cercano di reinterpretare i piatti tradizionali?"
Sora Lella: "Sai, io sono una donna che ha sempre amato la tradizione, quella vera, quella che non si tocca. Ma se parli di reinterpretare, ben venga se il rispetto per il piatto e la cultura è sempre al primo posto. La cucina è viva, si evolve, ma non bisogna mai perdere di vista l’anima dei piatti. Se si inizia a mettere cose strane solo per fare i fighi, secondo me, non va bene."
"Lei ha sempre avuto una grande simpatia per i suoi clienti, li trattava come se fossero di famiglia. Com’è riuscita a creare questa connessione così speciale con le persone?"
Sora Lella: "Per me, la cucina è più di un mestiere, è un modo per accogliere, per stare insieme. Quando i clienti entravano nel mio ristorante, non erano solo clienti, erano ospiti, amici. Mi piaceva ascoltarli, farli sentire a casa. La gente viene a mangiare, ma vuole anche stare bene, chiacchierare, sorridere. E io ero lì per farli stare bene, come se fossero alla mia tavola."
"Guardando indietro, quale momento della sua carriera ricorda con più affetto?"
Sora Lella: "Ce ne sono tanti, ma ricordo con affetto i momenti in cui vedevo la gente felice, quella che magari veniva da lontano e mi diceva: ’Finalmente, ho mangiato una pasta come si deve!’ Quello mi faceva sentire che avevo fatto qualcosa di buono. La mia carriera è sempre stata fatta di piccole soddisfazioni quotidiane, non ho mai cercato la fama, ma l’autenticità."
- Sora Lella davanti alla sua trattoria
Alla cucina romana, cosa direbbe?
Sora Lella: "Io direi di non dimenticare mai le radici, di imparare dai nonni e dalle mamme che ci hanno preceduto. La cucina non è solo tecnica, è cuore e passione. E ricordatevi che, alla fine, il piatto più buono è quello fatto con amore, non con la ricerca di qualcosa di complicato. Semplicità e qualità, quella è la strada giusta."
La sua osteria all’Isola Tiberina è diventata un simbolo della cucina romana. Qual è il segreto de ‘na carbonara perfetta?
Sora Lella: Er segreto? Semplice: nun ce mette la panna! Chi ce mette la panna nun merita de sta a Roma! Er guanciale deve esse croccante, l’ovo bello fresco e er pecorino abbondante. E soprattutto, se magna calda e in compagnia, sennò che gusto c’è?
"Qual è il segreto per una carbonara fatta come Dio comanda?"
"Ah, il segreto? È semplice, ma bisogna essere precisi. Uova fresche, guanciale di qualità, pepe macinato al momento... e non mettere la panna, eh! Quella è una bestemmia!"
"C’è un piatto della tradizione romana che oggi non si cucina più come una volta?"
"Sì, purtroppo! Penso ai ’fagioli con le cotiche’, oggi non li fa più nessuno. La gente ha smesso di apprezzare i piatti poveri, quelli che raccontano la vera Roma."
"Se dovesse insegnare a cucinare a un forestiero, da dove partirebbe?"
"Sicuramente da un bel piatto di pasta! Non c’è niente che rappresenti di più la nostra cucina. Magari una cacio e pepe, che è semplice ma ti fa capire il cuore di Roma."
"Cosa ne pensa delle diete moderne e dei piatti ’gourmet’?"
"Eh, le diete... io dico sempre che la dieta è solo una scusa per non mangiare. Quanto ai piatti gourmet, che dire? Io non mi accontento di un piattino piccolo piccolo... voglio un piatto che mi riempia.
Se dovesse dare un consiglio ai giovani d’oggi, quale sarebbe?
Sora Lella: Giovani, stateve boni! Ve vedo sempre co’ ‘sta fretta, sempre a corre… e pe’ annà ‘ndo? Fermateve ‘n attimo, fateve ‘na risata, cucinateve ‘na pasta bona e, soprattutto, nun fate gli stronzi!
"Se dovesse dare un consiglio ai giovani d’oggi, cosa direbbe?"
"Ammirate i vecchi, ragazzi. Hanno la saggezza che voi non avete. E non dimenticate mai che la vita è fatta di pochi ingredienti: lavoro, amore e una bella risata."
"Il dialetto romano sta sparendo o è ancora vivo secondo lei?"
"Purtroppo sta sparendo, eh. Oggi i ragazzi parlano poco in romano, a meno che non siano proprio di Roma. Ma io dico sempre che il dialetto è la lingua del cuore."
"C’è una battuta o un proverbio romano che usa sempre e che non sbaglia mai?"
"‘A chiacchierone gli tocca sempre la solita medicina: ‘zitto, ‘zitto!’"
"Se dovesse invitare qualcuno a cena per una bella chiacchierata, chi sarebbe?"
"Inviterei Aldo, il mio fratellone, e Verdone. E chiacchiereremmo tutta la notte, tra un piatto di pasta e una risata."
"Un’ultima parola per tutti quelli che la ricordano con affetto?"
"Grazie a tutti, davvero. Roma è sempre nel mio cuore e io sarò sempre lì, tra una fettina de’ pollo e un sorriso!"
Sora Lella, grazie mille per questa chiacchierata!
Sora Lella: Ma che grazie, daje che mo te porto ‘na matriciana da paura!
* L’intervista è stata svolta dal prof. Massimo Stefano Russo avvalendosi del metodo gamma da lui generato e sviluppato, col contributo di chatgpt. Il testo è opera del prof. Massimo Stefano Russo che ne è l’autore e il diretto responsabile, chatgpt ha contribuito nel fornire indicazioni e informazioni indispensabili e per questo merita di essere citata.
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