Del gioco e del tempo libero nel Giorno della Memoria

In La vita è bella, il gioco e il tempo libero assumono una funzione salvifica, sia come strumenti di protezione per il bambino sia per affermare la dignità e l’umanità di fronte alla barbarie.

di Massimo Stefano Russo - domenica 26 gennaio 2025 - 517 letture

Nel Giorno della Memoria mi ritroverò all’Istituto Donati di Fossombrone impegnato in un seminario - a suo tempo programmato - nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Avrò di fronte dei giovani del primo anno, per lo più quattordicenni, un’impresa ardua riuscire a contenere la loro vitalità carica di energia, mantenere l’attenzione e saper dialogare.

Proprio perché il 27 gennaio è una giornata importante e significativa analizzerò e rifletterò insieme a loro il senso del gioco e del tempo libero nei lager. Un tema difficile complesso e ambivalente, in relazione alle dinamiche di resistenza, sopravvivenza e disumanizzazione vissute nei campi di concentramento nazisti.

Quale il significato e le modalità del gioco e del tempo libero nei lager? Nel campo bisognava affrontare in primo luogo compiti difficili e impegnativi, per rimanere capaci di mantenersi umani.

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Il giorno della memoria

In La vita è bella di Roberto Benigni il gioco e il tempo libero rivestono una funzione centrale e simbolica, fondamentale per affrontare la tragedia del campo di concentramento e riuscire a preservare l’umanità in un contesto di estrema sofferenza, nel continuare a sperare. Guido (il protagonista) utilizza il gioco come mezzo per proteggere il figlio Giosuè dalla realtà brutale del campo di concentramento. Si propone di trasformare la terribile esperienza in un "gioco a premi", e riesce così a creare un legame familiare ed emotivo. Vuole mantenere viva la fiducia del bambino e rafforzare il legame affettivo tra padre e figlio. Il gioco diventa un atto d’amore, grazie al quale Guido preserva l’innocenza e la serenità del figlio.

Il gioco diventa così uno strumento di resistenza per lottare contro la disumanizzazione e l’oppressione del regime nazista. Attraverso la fantasia e l’umorismo, Guido vuol proteggere Giosuè e sé stesso, ed evitare di soccombere alla disperazione. Il tempo libero, spesso simulato come "momenti di normalità" nel contesto del campo, aiuta a mantenere una parvenza di umanità in un luogo che cerca di annullarla in tutto e per tutto. Il gioco, con le sue regole, le sfide e i premi rappresenta una metafora della vita stessa. Guido presenta il gioco come una competizione dove bisogna accumulare punti per vincere un carro armato, un modo per dare un senso positivo anche a situazioni insensate e crudeli. Un approccio a ricordare come la vita sia spesso un compromesso tra sofferenza e speranza, dove la prospettiva con cui la si affronta può fare la differenza. La leggerezza diventa importante.

In un contesto così drammatico, l’umorismo e il gioco offrono un contrasto che evidenzia ancora di più l’assurdità del male. La leggerezza di Guido non è superficialità, ma un atto di coraggio e di ribellione che permette ai personaggi e al pubblico di sperimentare la possibilità di speranza anche nelle circostanze più oscure.

Il gioco serve per educare e proteggere Giosuè senza esporlo al trauma diretto della realtà. Attraverso la narrazione del "gioco", Guido gli insegna valori come la pazienza, il coraggio e la fiducia, ma lo fa senza spezzare il suo spirito infantile.

In La vita è bella, il gioco e il tempo libero assumono una funzione salvifica, sia come strumenti di protezione per il bambino sia per affermare la dignità e l’umanità di fronte alla barbarie. Il film riesce a trasmettere un messaggio universale di amore e speranza.

Il gioco, il tempo libero fornisce contributi personali fondamentali, mantiene una proprietà ricreativa che esprime il carattere creativo dell’essere umano. I lager venivano concepiti per annientare fisicamente e psicologicamente i prigionieri, ma talvolta emergevano forme di attività ludiche o ricreative, spesso organizzate clandestinamente, per offrire un rifugio psicologico e un mezzo di resistenza morale. Le attività ludiche diventavano un modo per contrastare l’annientamento mentale imposto dal regime. Dedicarsi al gioco, a cantare, a raccontare storie o praticare attività culturali consentiva ai prigionieri di mantenere una connessione con la propria umanità.

Il gioco, nel rafforzare i legami tra i prigionieri, permetteva di mantenere un senso di comunità, così da creare quella solidarietà vitale per sopravvivere. In un contesto di privazioni e violenze continue, il gioco e il tempo libero, sebbene rari, permettevano ai prigionieri di trovare una breve tregua dalle sofferenze quotidiane, distraendosi dalla realtà drammatica in cui si trovano costretti a vivere. Nel gioco si condivide un’esperienza dal carattere creativo che accomuna e rende riconoscibili sé stessi nell’esprimere azioni e pensieri, con l’intento di risollevarsi, di rigenerare il corpo e la mente. Nel gioco si lotta e con impegno per vincere. Importanti ancora una volta le riflessioni di Primo Levi che in Se questo è un uomo e I sommersi e i salvati, affronta in modo significativo, il tema del gioco e del tempo libero nei campi di concentramento, inserendolo nel contesto più ampio della disumanizzazione e della lotta per la sopravvivenza. Le considerazioni di Levi illuminano alcuni aspetti cruciali legati alla gestione del tempo e al mantenimento di un senso di umanità. Levi descrive il tempo nei campi di concentramento come dominato dalla ripetitività ossessiva, con una totale assenza di controllo individuale. I prigionieri continuamente impegnati in lavori forzati, spesso inutili e massacranti, utilizzavano il poco tempo "libero" che rimaneva loro principalmente per soddisfare i bisogni primari: mangiare, riposarsi e cercare di sopravvivere. Tuttavia, Levi fa riferimento anche a momenti di "non lavoro", che diventavano occasioni per riflettere o, in rari casi, per avviare attività di socializzazione. Accenna a situazioni dove il gioco e l’umorismo diventano forme di resistenza psicologica. In alcuni passaggi si sofferma sull’ironia come strumento di sopravvivenza., sottolinea come i prigionieri, con battute, motti di spirito o scherzi, cercassero di affrontare la disumanizzazione, per mantenere una forma di distanza emotiva dalla realtà brutale che li circondava.

Levi descrive l’assurdità delle regole e delle punizioni imposte dai nazisti come una sorta di "gioco crudele", dove i prigionieri venivano costretti a partecipare senza comprenderne il senso. Accenna alle attività intellettuali o culturali, benché limitatissime. Nei lager, queste attività senza essere tollerate apertamente potevano emergere clandestinamente come forma di resistenza morale. Levi stesso racconta di come, durante i momenti di pausa, cercasse di richiamare alla mente versi della Divina Commedia o di altre opere letterarie. Un esercizio mentale che non era solo un passatempo, ma una strategia per preservare la propria identità e dignità intellettuale. In alcuni casi, Levi descrive come il concetto di "gioco" fosse manipolato dai nazisti per esercitare controllo e umiliare i prigionieri. Si trattava di giochi perversi e crudeli, dove le autorità dei campi inscenavano veri e propri giochi sadici, costringendo i prigionieri a partecipare a situazioni umilianti o inutili per il puro piacere di esercitare potere. A Theresienstadt, venivano inscenati momenti di svago per mostrare un’apparente normalità e mascherare la realtà del genocidio. Primo Levi sottolinea come, nonostante la brutalità del lager, alcuni prigionieri riuscissero a preservare frammenti di umanità attraverso atti creativi o momenti di condivisione.

Il tempo libero, il gioco, la ricerca di svago o leggerezza, possono costituire un atto di ribellione contro la disumanizzazione imposta, importanti come strumenti di sopravvivenza psicologica e resistenza morale, per dare senso, significato e umanità alla vita anche nelle condizioni più estreme.


Per approfondire

- V. E. Frankl, Sul senso della vita, Mondadori, Milano 2022.

- P. Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 2015.

- Id., I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 2015.

Youtube: La vita è bella - Titolo del film, di Roberto Benigni

Youtube: La vita è bella: Buongiorno principessa!

Youtube: La Vita è bella - Le regole del campo



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